Missing moment- Scappando da un incubo

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NICOLE
Mi sveglio di soprassalto a causa dell'ennesimo incubo. Guardo la sveglia poggiata sul comodino al lato del letto e vedo che sono le 4; è passata a malapena un'ora da quando sono riuscita ad addormentarmi, ma a quanto pare il mio riposo è durato ben poco. Respiro profondamente, cercando di tranquilizzarmi.
Avverto una sensazione di nausea, così mi alzo e vado verso il bagno; raccolgo velocemente i capelli e mi chino davanti al water, cominciando a rimettere.
< Fa strano pensare che sia bello il motivo per il quale stai vomitando>, esclama una voce femminile. Conosco quella voce, fin troppo bene, ma è impossibile che sia la sua. Probabilmente è la voce di Viola, ma essendo assonnata mi sembra tale e quale a quella di Clarissa.
Una volta terminato il mio atto mi volto a destra, rimanendo paralizzata vedendo poggiata allo stipite della porta mia sorella. Ha le braccia incrociate e mi guarda con un sorrisetto stampato sulle labbra. Indossa il vestito da sposa ed è assolutamente meravigliosa, proprio come lo era prima della morte di Vittorio. Il viso non è scavato dalle occhiaie e nessun tagli deturpa le sue braccia. O si tratta di un sogno, o sono ancora assonnata e sto vedendo Viola con le sembianze di Clarissa, ma la prima è sicuramente l'ipotesi più accreditabile. Mi alzo e vado al lavandino per sciacquarmi il viso e la bocca, dopo aver tirato lo sciacquone.
< Non è bello il motivo per il quale stavo vomitando, sarebbe stato meglio essere di nuovo bulimica>, ribatto acidamente. Si riferisce evidentemente alla mia gravidanza, che in questo momento è una delle cose più brutte che mi potesse capitare. Vittorio e Clarissa sono morti, mi sono lasciata con Giorgio e mi sono trasferita in una città dove conosco solo due persone, non è già abbastanza pesante come punizione? A quanto pare no, perché si è aggiunta anche una gravidanza più che inattesa. Quanto dolore può sopportare una persona, prima di esplodere? Non lo so, ma ci sono veramente molto vicina.
Mi asciugo il viso con l'asciugamano, mentre lei controribatte.
< Ma che cazzo dici? Aspetti un bambino, dovresti essere la donna più felice del mondo!>, esclama Clarissa prendendomi per un braccio, subito dopo che ho posato l'asciugamano nel portasciugamano. Chino lo sguardo e fisso la sua mano avvolgere il mio braccio, cosa che odio profondamente. Strattono il braccio per liberarmi dalla sua presa e punto poi il mio sguardo su di lei.
< Tu saresti stata felice, non io. Guardami: ti sembro una che possa diventare madre?>, domando alzando il tono della voce mentre mi indico. In questo momento non mi interessa se ciò che sto vivendo è un sogno o un'allucinazione, tratto la ragazza davanti a me come se fosse veramente la mia defunta sorella.
< Io sarei stata felicissima e anche tu dovresti esserlo. Non ti ricordi quanto sei stata brava con Alessia un paio di estati fa? Sei stata praticamente 3 mesi con lei e da quanto raccontavano gli zii eri bravissima>. Sta facendo riferimento all' estate del 2013, quando passai quei tre mesi in Sardegna e, dato che vivevo a casa dei miei zii, passavo quasi tutto il mio tempo libero con Alessia, la mia cuginetta, prendendomi quindi cura di lei. Il suo paragone è alquanto stupido.
< Un figlio è una cosa completamente diversa, e certe volte non avevo neanche voglia di stare con lei>. Mi piaceva passare del tempo con lei, ma a volte avevo bisogno dei miei spazi. Quando poi si metteva a fare i capricci non riuscivo proprio a sopportarla, come potrei sopportare un bambino ancora più piccolo di lei 24 ore al giorno? È praticamente impossibile, io non potrei mai essere una mamma, non sono assolutamente la persona adatta.
< E sentiamo, cosa vorresti fare?, Abortire?>. Mi guarda dritta negli occhi con le braccia spalancate, già infastidita al solo pensiero della risposta che potrei dare alla sua domanda. In questo momento sto parlando con lei normalmente, come abbiamo sempre fatto, non come se fosse morta. Mi risulta impossibile fare altimenti, abbiamo passato 23 anni della nostra vita a battibeccare in questa maniera, nemmeno nei sogni il nostro rapporto può cambiare. In queste ore l'idea dell'aborto è stata sicuramente la più gettonata, perché non sono assolutamente nelle condizioni fisiche, mentali ed economiche per poter sopportare una gravidanza, o almeno così credo.
< Probabilmente sarebbe la scelta migliore>. Mia sorella lascia ricadere le mani lungo i fianchi con un'espressione stupita in volto.
< Sei ridicola, sai? Dopo la mia morte e quella di Vitto avresti dovuto capire che la vita è il dono più grande di tutti; tu hai la possibilità di metterne al mondo una nuova e vuoi far morire quel povero bambino prima ancora che cominci a vivere? So perfettamente che sembra stupido detto da me, ma se io mi sono uccisa è perché non avevo più alcun motivo per cui vivere, non ce la facevo più ad andare avanti, e poi sono stata io a decidere. Quel bambino ha un vita intera davanti a sé, che diritto hai di vietargli di provare anche le più semplici emozioni? E sì, la vita spesso può far schifo, ma è comunque giusto viverla!>, urla, facendo cambiare all'istante la mia posizione nei confronti dell'aborto. Ha ragione: chi sono io per impedire a questo bambino di vivere? L'errore è stato mio e di Giorgio, perché dovrebbe rimetterci questa povera creatura? Sono state spente già troppe vite nell'ultimo periodo, perché farn spegnere un'altra piccola fiaccola, prima ancora che la luce della fiamma possa squarciare anche solo una volta le tenebre? E se non le mie tenebre, quelle di qualcun altro? Ci sono migliaia di donne che sarebbero madri migliori di me, ma che non possono esserlo. Mio figlio, concepito a causa di un errore, potrebbe diventare la gioia di qualcuno che realmente lo desideri e che saprebbe prendersi cura di lui. Forse in queste ore ho prediletto l'aborto perché è la via più facile: direi addio a mio figlio prima di affezionarmi a lui, prima ancora di sapere se è un maschietto o una femminuccia.
Gli occhi di Clarissa si fanno improvvisamente spenti, vuoti, come se fossero assenti. Rilassa il viso teso, aprendo leggermente la bocca. China il capo ed io con lei, e guardando nella sua stessa direzione noto che ha sollevato le braccia tremanti; riconosco i tagli verticali che aveva quando la trovai morta all'interno del suo bagno, gli stessi tagli che le sono stati fatali. Il sangue proveniente da essi cola sul pavimento, formando una piccola pozzanghera rossa. Riporto lo sguardo sul suo viso, che è divenuto molto più pallido rispetto a qualche secondo prima. D'un tratto chiude gli occhi e sviene, cadendo in avanti.
< Clari!>, urlo cercando di prenderla, ma non appena il suo corpo impatta col suolo sparisce nel nulla, come se non fosse mai esistito.
< Clari>, sussurro piano, turbata da quell'avvenimento sovrannaturale. Sono sotto shock, un po' come mi sentivo quel maledetto 3 settembre. Cosa diavolo è appena successo? Questo è un incubo.
< Nic>, sussurra un voce maschile, rompendo l'assordante silenzio che riempiva la stanza e facendomi sobbalzare. Solo una persona mi chiama così. Riconoscerei la sua voce tra mille altre. Mi volto e vedo Giorgio dietro di me; indossa una felpa, degli skinny strappati e le Nike air max, il tutto rigorosamente nero. È così bello, anche se il suo viso non lascia trasparire alcuna emozione, è assolutamente neutrale.
< Gio'>, sussurro d'istinto, stupita nel vederlo.
< Mi avevi promesso che non mi avresti mai abbandonato, che da parte tua ci sarebbe sempre stata la volontà di risolvere i problemi, e invece? Cos'è successo?>, domanda con voce rotta dal dolore. Sento il malessere crescere dentro di me, ma non riesco ad affrontarlo, anche se vorrei; per la prima vera volta in vita mia non voglio e non riesco a parlare con Giorgio. La ferita è ancora fresca, fa male parlare della fine del nostro rapporto, soprattutto ora che ho scoperto di aspettare un figlio. Ma cosa sto dicendo? Sono felice di avervi posto fine, stavamo andando alla deriva, o forse ci eravamo già arrivati. Non riesco a non provare dei sentimenti nei confronti di Giorgio, tutti quelli che ho provato in tutta la mia vita surclassano di gran lunga la mia caratteristica apatia. I rapporti tra noi due erano insostenibili nell'ultimo periodo, anche da prima della morte di Clarissa ogni motivo era buono per litigare e non saremmo andati avanti ancora a lungo in quella maniera, prima o poi sarebbe comunque finita, anche se il modo in cui è accaduto è stato in assoluto il più drammatico. Se fossi rimasta a Roma avrei continuato inevitabilmente a vederlo, anche involontariamente, e forse avremmo continuato a stare insieme, ma non saremmo mai stati capaci di risolvere i nostri problemi. Sono sempre più convinta che quella che ho preso sia la scelta giusta, però adesso che l'ho visto mi manca come non mi era mai mancato prima.
< Rispondimi>, sussurra dopo qualche istante.
< Ti ho detto di rispondermi!>, urla avvicinandosi ulteriormente a me; sembra inferocito. Mi prende un braccio e mi spinge violentemente contro il lavandino, gesto che non mi sarei mai aspettata.
< Giorgio, fa piano>, lo supplico cominciando a tremare. Cosa mi succede? Da quando reagisco così alle provocazioni? Questa non sono io, se fossi realmente in me gli avrei già tirato uno schiaffo, volendo stare leggera.
< E perché dovrei?>, continua ad urlare.
< Perché... perché sono incinta>, confesso chinando il capo, sentendomi a disagio come mai prima d'ora in sua compagnia. Alzo una mano e mi meraviglio vedendo quanto stia tremando. D'un tratto mi sento sbalzata all'indietro e sbatto la schiena contro il lavandino di ceramica bianca, cosa che prima ero riuscita ad evitare. Giorgio mi ha preso per i lembi del pigiama e mi guarda con sguardo assassino; ha gli occhi carichi d'odio.
< Sei una puttana, ti sei già fatta mettere incinta da un altro!, Puttana!>, urla strattonandomi.
< Giorgio, è figlio tuo>, sussurro con adesso anche la voce tremante.
< Io non lo voglio un figlio da una bastarda>. Mi spinge ancora una volta, questa volta contro la parete. Mi sento strana, sempre più debole. Sento le gambe diventare calde all'improvviso, così chino lo sguardo e vedo un'enorme macchia di sangue espandersi lungo i pantaloni del pigiama. Cosa sta succedendo? Sto avendo un aborto spontaneo, probabilmente. È l'unica spiegazione logica.
< No>, sussurro toccando attraverso i pantaloni il punto da cui proviene tutto quel sangue. Sollevo la mano tremante e sporca di sangue e la guardo per qualche istante; in quel momento mi torna in mente la stessa immagine, vissuta il giorno della morte di Clarissa: le stesse mani insanguinate a causa di una vita spezzata troppo precocemente.
Le riporto nello stesso punto di prima, per controllare, ma il sangue continua a sgorgare.
< Nooooo!>, urlo in preda alla disperazione.

< No!>, urlò balzando a sedere. Ho il respiro corto e sono tutta sudata, a causa dell'agitazione. Sono turbata, probabilmente ho avuto l'ennesimo incubo, ma non mi ricordo assolutamente chi o cosa riguardasse. Nonostante l'abbia vissuta tante volte, non mi abituerò mai a questa sensazione di spaesatezza quando mi sveglio a causa di un brutto sogno. Poggio le mani sul materasso e faccio leva sulle braccia, tornando sdraiata. Mi giro a pancia in giù, la classica posizione nella quale ho sempre dormito, ma dopo qualche istante mi rigiro di lato, perché mi sembra quasi di schiacciare il bambino che è dentro di me. So che a lui in verità non succede nulla, ma a darmi fastidio è stata la semplice idea. Ancora scombussolata dell'incubo, del quale non ricordo nulla, poggio le braccia sul ventre, come a volerlo coprire. Non so cosa mi sia preso, ma sento il bisogno di farlo, come se volessi far sentire alla piccola creatura che è dentro di me che io le sono vicina e che comunque vada, qualsiasi decisione io prenda, le ho voluto bene, anche solo per un momento.

Proteggimi, siamo rondini con il guinzaglio~ MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora