Capitolo 16

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NICOLE
Manca solo un'ora e mezza alla cena di ritrovo con tutti i miei amici, perciò decido di iniziare a prepararmi, mentre Giorgio rimane sul divano a guardare la televisione; questo solo perché ha i capelli già sistemati, altrimenti avrebbe dovuto iniziare ora a prepararsi per aggiustarli. Vado in bagno e mi faccio una doccia calda, dopo essermi asciugata phono i capelli in modo da farli diventare perfettamente lisci e ci passo la piastra, poi passo al trucco. Mi è sempre piaciuto mettermi l'eyeliner, anche perché credo faccia risaltare il colore dei miei occhi, ma ogni volta per metterlo ci impiego tantissimo tempo, dato che voglio che le due linee siano identiche. Io le cose o le faccio bene o non le faccio, non ci sono vie di mezzo.
Quando mi metto davanti all'armadio, però, non so che cosa mettermi: non perché non abbia abbastanza cose, solo che non mi stanno più, oppure non mi ci sento a mio agio. Ho molti vestitini corti che arrivano a malapena sotto al sedere, ma adesso non mi sembra proprio il caso di indossarli.
< Problemi coi vestiti?>, chiede Giorgio entrando in camera con un asciugamano legato in vita e il torso ancora leggermente bagnato; sicuramente è andato a farsi la doccia nell'altro bagno.
In questi mesi ha ulteriormente aumentato la sua massa muscolare, nonostante i suoi muscoli rimangano sempre fini ed allungati; ha proprio un bel fisico. E pensare che quando lo avevo visto a dicembre mi sembrava che fosse dimagrito.
< Potresti farti venire la pancetta per solidarietà>. Faccio una smorfia ammirando il suo fisico perfetto senza un filo di grasso, provocando una sua risata.
< Sarei proprio un amore quando ai live mi levo la maglia per lanciarla al pubblico con la pancetta da alcolizzato>. Rido per la sua ipotesi per poi tornare a guardare l'armadio nel quale questa mattina ho messo dentro tutti i miei vestiti abbastanza alla rinfusa.
< Uffa, non so che mettermi>, sbuffo.
< Dai, ti aiuto io>. Giorgio si piazza davanti all'armadio e non appena vede il casino che c'è all'interno fa finta di avere un infarto, buttandosi poi a peso morto sul letto, facendomi scoppiare a ridere.
< Non c'è poi così tanto casino>, cerco di minimizzare, ma lui apre un occhio e mi fulmina con lo sguardo.
< Non c'è così tanto casino? Ma stai scherzando? Stamani te l'ho detto almeno almeno 10 volte:" ti aiuto io a mettere a posto l'armadio" e te:" no no, faccio da sola"! Dài, guarda lì, ti toccherà stirare di nuovo tutte le magliette!>, esclama gesticolando e imitando il mio tono di voce mentre dice la frase che ho usato questa mattina.
< Vabbe dài, domani lo metto a posto, ora scegli qualcosa che è tardi!>. Lo incito ad alzarsi e così fa. Torna davanti all'armadio ed inizia a rovistare tra i vari vestiti, molti dei quali sono stati acquisiti recentemente.
< Perché hai comprato tutte queste felpe quando eri a Milano?>, domanda indicando la pila di felpe, per lo più nere.
< Perché voglio nascondere la pancia>, ammetto in tutta sincerità.
< E perché dovresti?>, chiede inarcando un sopracciglio.
< Non voglio che gli altri la vedano>.
< Che cazzata>, esclama continuando a cercare qualcosa di adatto per la serata. Ha detto che andremo in ristorante, uno anche abbastanza elegante, perciò dobbiamo vestirci "per benino", citando le sue parole.
< Non vuoi che la gente la veda perché ti vergogni di essere incinta?>, continua.
< No, cioè...forse sì>, ammetto. Effettivamente è vero: mi vergogno ad essere incinta, e potrà sembrare una cazzata, ma è così.
< E perché dovresti vergognarti?>. Lascia per un attimo la missione "trova qualcosa da mettersi a Nicole" e si siede vicino a me; cinge le mie spalle con il suo braccio e mi attira a sé, facendomi poggiare la testa sulla sua spalla.
< Perché ho paura di ciò che potrebbe pensare la gente; guardami: una ventitreenne ricoperta di tatuaggi non sembra proprio il soggetto migliore per diventare mamma!>.
< Amore, da quand'è che ti fai tutte queste paranoie? Prima non te ne fregava un cazzo del giudizio della gente, mentre adesso ti manda praticamente in fissa; e poi non sono di certo dei tatuaggi che fanno di te una cattiva mamma, tua madre non ne ha nemmeno uno eppure come mamma fa schifo. Amore, basta farti tante fisse, te l'ho già detto decine di volte: sarai una mamma stupenda, punto. E adesso mettiti questo...>. Si alza e torna davanti all'armadio, prende un qualcosa di nero, che non riesco a riconoscere, e me lo tira proprio in faccia. Sbuffo e me lo tolgo da davanti; lo guardo e riconosco un vestito che comprai un paio di anni fa: è nero, senza maniche e con uno scollo sulla schiena. Esce dalla stanza e rientra subito dopo con le mie air max in mano e le posa vicino ai miei piedi.
< Con queste>, continua sorridendo.
< Devo ricordarti che sono incinta?>, domando tirandogli nuovamente il vestito, che lui prende prontamente al volo.
< E dato che sei incinta hai intenzione di andare a giro col burqua?>, scherza.
< Dài, mettitelo>, continua lasciandomi nuovamente il vestito.
< Perché vuoi tanto che mi metta questo vestito?>.
< Perché la sera che ci siamo messi insieme eri vestita così>. Faccio mente locale e devo ammettere che effettivamente ha ragione, indossavo proprio quel vestito e lo stesso modello di scarpe, che non sono le solite, dato che quelle che avevo quella sera si sono rotte, ma le ho ricomprate identiche.
< Tu invece avevi una camicia nera, i pantaloni neri e le Jordan bianche>, affermo sorridendo al ricordo di quella sera.
< Già. Bando alle ciance, mettiti quello, fallo per me>, insiste.
< Sarò ridicola>. Guardo il vestito chinando il capo, notando quanto sia corto. Fino a qualche mese fa non sarebbe stato assolutamente un problema indossarlo, ma ora che sono incinta mi sentirei ridicola. Un vestito corto, reso ancora più corto dal pancione, e tutti i tatuaggi non sono proprio le caratteristiche della "perfetta mamma italiana".
< Ti prego>. Si inginocchia davanti al letto ed unisce le mani a mo' di preghiera facendo il labbrino; non posso fare altro se non cedere alla sua richiesta, anche se non penso che mi sentirò a mio agio.

Proteggimi, siamo rondini con il guinzaglio~ MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora