Capitolo 41

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GIORGIO
< Ma dove cazzo sono finiti?>, dico a bassa voce alla ricerca dei nostri- ormai vecchissimi- skateboard in garage.
< Cosa papà?>, domanda Tarek sbucando alle mie spalle e facendomi sobbalzare.
< Cazzo Ta', mi hai fatto spaventare>, dico portandomi una mano al cuore.
< Scusa Pa'. Cosa stavi cercando?>.
< Il mio skateboard e quello della mamma>, rispondo continuando a rovistare tra i vari scatoloni.
< Anche mamma faceva skate?>, domanda lui stupito, strabuzzando gli occhi.
< Esatto, forse era anche più brava di me>.
< Non lo sapevo, comunque gli skate sono dietro alla bici di Dylan, li ho visti l'altro giorno>. Mi verrebbe da dire che ci sono tante, tantissime cose che non sa su Nicole, ma evito.
Mi avvicino alla bici del più piccolo dei miei figli ed effettivamente trovo ciò che stavo cercando, seppur semi nascosti. Rivederli evoca nella mia mente una miriade di ricordi, e sorrido inconsapevolmente.
< Oggi mamma non stava molto bene; stasera la porto fuori a cena, e voi andate a dormire dallo zio Tommaso, okay?>, chiedo, ma Tarek già sa che non glielo sto realmente domandando, è solo un'informazione messa sotto forma di domanda. Sono io il padre, sono io che decido.
In verità quando ero un ragazzino e mio padre mi obbligava a fare qualcosa pensavo che, se mai un giorno fossi diventato padre- il che mi sembrava impossibile, dato che all'epoca credevo sarei morto prima dei trent'anni- avrei fatto fare a mio figlio tutto ciò che voleva, senza restrizioni di alcun genere. Diventando realmente padre ho capito che non funziona così, anche se do ai miei figli abbastanza libertà. Avendo avuto io un'adolescenza difficile, da ragazzo ribelle, so perfettamente che se vorranno fare delle cazzate le faranno, a prescindere dal fatto che io gli abbia proibito di farlo o meno. Noi essere umano siamo fatti così: vogliamo sempre fare ciò che ci è stato proibito, e  proprio per questo ho deciso di dare loro abbastanza libertà, nei limiti del possibile. Certo, se uno di loro mi venisse a chiedere di comprargli le sigarette non lo farei mai e anzi, probabilmente gli arriverebbe uno schiaffo, anche se io e Nicole all'età di Tarek e Chantal già fumavamo le canne, ma i nostri sbagli non devono essere i loro.
< Okay papà, divertitevi>, risponde gentilmente Tarek. È un ragazzo d'oro, fin troppo buono per essere figlio mio e di Nicole. Fa quasi ridere vedere me, che sono suo padre, vestito completamente di nero e con i pantaloni strappati e lui vestito come uno studente universitario modello, con i maglioncini perfettamente stirati. Certo, non si veste sempre in quella maniera, ma è sicuramente il modo di vestire che preferisce.

NICOLE
< Amore, stasera usciamo>, annuncia Giorgio subito dopo che i ragazzi se ne sono andati, accompagnati da Tommaso a casa sua.
< Non ho voglia>, rispondo buttandomi a peso morto sul divano nero. Accendo la televisione con il telecomando, ma Giorgio la va a spegnere dal bottone al lato di essa.
< Oggi si esce, niente storie>, insiste lui. Si avvicina a me e mi prende per un braccio, tirandomi per farmi tornare in piedi.
< Che palle, non ho voglia>.
< Mamma mia, quanto sei diventata vecchia>, si lamenta sbuffando, per poi continuare il suo discorso.
< Prima uscivamo tutte le sere, adesso se usciamo una volta al mese, per altro con i ragazzi, è grassa>.
< Innanzitutto non abbiamo più vent'anni, dovresti saperlo bene, e poi uscire è estenuante: c'è sempre gente che ci riconosce, che chiede foto o autografi e sinceramente non ne ho voglia>, mi lamento a mia volta, sedendomi nuovamente sul divano. Effettivamente ciò è vero. Io e Giorgio stiamo avendo sempre più successo, perciò incontriamo sempre tantissimi fans.
< Tranquilla, non ti porto in nessun posto affollato. Adesso vai a infilarti un paio di jeans e una felpa>, ordina gentilmente, per poi rivolgermi uno di quei suoi bellissimi sorrisi a cui, ancora oggi, non so resistere.
< Esco di casa solamente quando non c'è gente, è tutto spento>, canticchio inconsciamente allontanandomi per andare a cambiarmo.
< Ti ricordi ancora le canzoni di quasi vent'anni fa?>, domanda Giorgio sorridendo, poggiando un gomito alla ringhiera della scala.
< So tutte le tue canzoni a memoria, dal 2010 ad oggi, alcune meglio di te>, lo canzono. Gli faccio l'occhiolino, per poi salire le scale. Vado in camera, mi infilo un paio di skinny neri, una felpa nera del merchandising di Giorgio e il suo cappellino abbinato. Nonostante non abbia più vent'anni, non ho cambiato il mio modo di vestire. Certo, non mi metto più vestitini succinti, ma per il resto mi vesto come allora.
< Sei perfetta>, afferma Giorgio entrando nella camera, facendomi sobbalzare.
< Dove andiamo?>, domando mentre lui si toglie la maglia e si infila una felpa. Si sfila anche i pantaloni della tuta e si mette degli skinny neri strappati sul ginocchio. È incredibile, anche se si vede che il suo viso e più maturo, sembra sempre il solito ragazzo di un tempo.
< In un posto dove non andiamo da tempo. Daje>. Mi prende per mano e mi trascina fino alla macchina, dopo aver chiuso a chiave il portone di casa.
Attraversiamo l'incrocio nel quale feci l'incidente una quindicina di anni fa e capisco che probabilmente stiamo andando nella zona dove abitavamo prima.
Qualche minuto dopo, parcheggiamo davanti a un ristorante. Guardo stranita la struttura, che mi ricorda qualcosa, ma proprio non mi viene in mente.
< Non ti ricordi?>.
< Sinceramente no>.
< È il ristorante di Marco, quel nostro amico...quello dove siamo andati alla nostra prima uscita da fidanzati>, spiega sorridendo e guardando la struttura, forse ricordando tutte le serate passate in quel locale.
< Oddio, come ho fatto a non ricordarmelo? Ci andavamo sempre!>, esclamo, forse fin troppo entusiasta. Effettivamente quando eravamo ragazzi venivamo spesso qui a mangiare, sia perché apparteneva a un nostro amico, sia perché si trova nella zona dove vivevamo e che frequentavamo.
Entriamo dentro il ristorante, che è molto cambiato da l'ultima volta in cui ci siamo stati. Ad accoglierci è un ragazzo su per giù della nostra età, e dagli occhi riconosco che sia Marco, il nostro vecchio amico. Era da un secolo che non lo vedevamo.
< Marco?>, chiediamo all'unisono io e Giorgio, entrambi stupiti di vedere quanto sia cambiato. Ci guarda per un attimo, forse non capendo chi siamo, ma subito dopo sorride.
< Oddio, Giorgio, Nicole!>, esclama abbracciandoci. Dopo aver scambiato due chiacchiere con il nostro vecchio amico, ci fa accomodare a un tavolo. Purtroppo per noi, il ristorante è molto frequentato, perciò veniamo riconosciuti da molte persone che, come sempre, chiedono foto, autografi e quant'altro.
< Scusami>, sussurra Giorgio al mio orecchio poggiando le mani sui miei fianchi e attirandomi a sé. Sono felice che sia io che Giorgio facciamo di lavoro ciò che sognavamo di fare da sempre, ma a volte mi chiedo come sarebbe la nostra vita se non fossimo dei personaggi pubblici. È vero, lui è diventato famoso prima di me, ma ho sempre avuto anche io molta visibilità, soprattutto sui social, essendo la sua fidanzata. Già allora la situazione era stancante, adesso è veramente estenuante, perché lui ha avuto un successo pazzesco ed io con i miei libri ho fatto numeri da capogiro.
Alla fine però, veniamo pagati per ciò che più ci piace fare, e va bene così. Chissà, se non fossimo diventati ciò che siamo dovremmo spezzarci la schiena a lavoro, e non riusciremmo nemmeno ad arrivare a fine mese. Mi sento quasi egoista a lamentarmi della mia vita, e probabilmente lo sono anche. Ho una meravigliosa famiglia vengo pagata per fare ciò che più amo, l'unica pecca è la mancanza di privacy, ma non è nulla al pensiero di non riuscire a dare da mangiare ai miei figli. Mi vengono i brividi solo a pensarci.
< Tranquillo>, lo rassicuro per poi stampargli un bacio sulle labbra.
Dopo la cena salgo in macchina, convinta che andremo a casa, invece Giorgio mi dice di scendere, perché la serata non è ancora finita. Apre il baule dell'auto e tira fuori i nostri vecchi, vecchissimi skate.
< Oh mio dio>, sussurro prendendo tra le mani il mio e sfiorandone il bordo. Quanti ricordi che sono raccolti in 4 ruote e una tavoletta di legno.
< Sono anni che non ci vado>.
< E adesso lo farai>, dice Giorgio poggiando a terra il suo skateboard.
< Non so se sono ancora capace di andarci>, ammetto rattristendomi un po'. Un tempo la utilizzavo sempre, poi ho smesso quando sono partita per Milano.
< Una volta che impari ad andare sulla bici non lo scordi più, e lo stesso vale per lo skate>, mi rassicura Giorgio, stampandomi poi un bacio sulle labbra. Chiude il baule dell'auto, mentre io continuo a guardare ammaliata lo skate.
< Daje>, mi incita mio marito. Poggio lo skate a terra e, anche se inizialmente un po' timorosa, mi do una spinta e parto, venendo raggiunta poco dopo da Giorgio, che mi prende per mano, proprio come faceva anni fa. Mi sento ancora una ragazzina.
< Ferma>, ordina dopo qualche minuto. Scende dallo skate e lo prende sotto braccio.
< Scusa, non era qui lo skate park?>, domanda guardando un capannone, sede di un'azienda.
< Giorgio, hanno demolito lo skate park anni fa, non ricordi?>.
< Cazzo, non lo sapevo>, ammette rattristendosi.
< Volevo fare una cosa carina, rivivere una serata da vent'enni, e invece...>. Indica il luogo dove prima era presente la pista di skate che tanto ci piaceva, guardando con malinconia il capannone ora presente.
< Ehi amore>, sussurro dolcemente accarezzandogli il volto. C'è rimasto male, lo vedo.
< Il parco qui vicino dovrebbe essere ancora integro>, propongo, sperando che almeno quello esista ancora.
< Hai ragione>. Andiamo a controllare- ancora a bordo dei nostri skate- e, fortunatamente, il parco esiste ancora, anche se è ridotto male.
< Non è più bello come un tempo>.
L'erba alta, le panchine rotte e disegnate e gli alberi secchi danno al parco un aspetto tetro, completamente diverso da quello che aveva anni fa, quando io Giorgio ci venivamo quando avevamo voglia di tranquillità.
Spesso e volentieri ci capitavamo con la comitiva dopo una serata alcolica, ma quello è un discorso a parte. Inconsciamente rinizio a pensare alla comitiva, e a quanto mi manchi passare del tempo con tutti loro. La comitiva del "quando si esce, ci si diverte", non esiste più da tempo. Gli unici con cui abbiamo ancora buoni rapporti sono Valerio, Matteo e Andrea, con gli altri ci sentiamo di rado, o non ci sentiamo proprio. La persona per cui mi dispiace di più di tutti è Giulio. Dopo il suo trasferimento a Milano è profondamente cambiato, e ha chiuso i rapporti con tutti noi. Anzi, con Giorgio si sono addirittura dissati. È stata una cosa orribile, pensando soprattutto al fatto che ci conoscevamo dalla prima superiore e che era il nostro migliore amico, ma oramai ciò che è fatto è fatto.
< Guarda, la nostra panchina!>. Giorgio indica una panchina un po' più isolata dalle altre, e subito la riconosco. Un sorriso ebete si fa spazio sul mio viso, nonostamte mi fossi rattristata pensando a quello che una volta era il mio migliore amico.
Mi prende ancora una volta per mano e mi conduce alla panchina, dove ci sediamo entrambi. Cinge con un braccio le mie spalle, facendomi poggiare la testa al suo petto. Mi accarezza i capelli e mi lascia un bacio sulla fronte.
Rimaniamo così, abbracciati a goderci il silenzio della notte, come facevamo un tempo.
Tutte le cose belle della mia vita derivano proprio dal ragazzo, anzi, uomo seduto qui accanto a me, e ringrazio il fato per averci fatto nascere quasi contemporaneamente, e quindi averci permesso di incontrarci, e di vivere una vita insieme.

SPAZIO AUTRICE
Tanti auguri a te,
Tanti auguri a te,
Tanti auguri figlio del diavolo, tanti auguri a teee.
Ipoteticamente oggi sarebbe anche il compleanno di Nicole, HAHAHA.
Okay, la smetto.
E anche Giorgio ha compiuto 24 anni, wow. Fa strano pensare che il 60%- forse anche di più- delle sue fans ha la metà dei suoi anni, eh eh.

Che poi, io vedo certe foto e penso:" come cazzo ho fatto a scrivere che questa persona così sobria ha avuto dei figli?" Ma vabbe, tralasciamo.
È matto da legare, ma a noi piace proprio per questo.

È matto da legare, ma a noi piace proprio per questo

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A parte le cazzate, tanti auguri a Giorgio 😍.

Tornando al capitolo: ho voluto riprendere molte cose dei primissimi capitoli di
" Correggimi Se Sbaglio", giusto per farvi capire che nonostante gli anni che passano loro sono sempre gli stessi; ditemi cosa ne pensate.
So che forse ci ho messo dentro troppe cose, ma dovete capirmi, sono gli ultimi capitoli.
A proposito, mancano pochi, pochissimi capitoli alla fine della storia 😭😭😭.

Proteggimi, siamo rondini con il guinzaglio~ MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora