Capitolo 40

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L'ho detto, ma lo ripeto: questi capitoli saranno incentrati sui problemi riguardanti l'adolescenza di Tarek, Chantal e Dylan e come li affronteranno Nicole e Giorgio. Buona lettura.

NICOLE
Nonostante siano passati anni, il ricordo delle grandi paranoie riguardo al mio peso è ancora vivo nella mia mente. In verità continua a tormentarmi, ma molto meno rispetto a prima.
Ho smesso ormai da anni di indurmi il vomito, ma il peso è comunque un fattore essenziale per me. Nonostante le due gravidanze, peso "solo" 50 kg. Non sono mai pesata così tanto, nonostante sia ancora leggermente sottopeso. So che molte pagherebbero per avere il mio fisico dopo ben due gravidanze ( qualcuna anche prima di esse), ma a me continua a non piacere. Come ho sempre sostenuto, alla testa non si comanda.
Durante le gravidanze ho fatto di tutto per non prendere kg in eccesso, se non quelli necessari per i bambini, e credo di esserci riuscita abbastanza bene.
Come ho sempre sostenuto, basandomi anche sul mio seno prosperoso rispetto alla mia corporatura minuta, se non avessi condotto quello stile di vita sarei stata una ragazza formosa, difetto ereditato da quella bastarda di mia madre. Non solo mi ha sempre odiata, ma mi ha anche trasmesso tutti i suoi difetti. Fanculo.
Quando Chantal ha raggiunto i 13 anni ed è sviluppata ha iniziato a vedere il suo corpo mutare. Non è mai stata sovrappeso, è sempre stata nella norma, ma per lei non bastava. Lei voleva essere ancora più magra, proprio come me.
A quell'età, si sa, si mangia come dei pozzi senza fondo, ma lei ogni qualvolta lo faceva subito dopo si chiudeva in bagno e vomitava. Bulimica. Era diventata bulimica. Proprio come me. Proprio come sua mamma, la persona che dovrebbe darle il buon esempio.
Nonostante i nostri sforzi per aiutarla, non è riuscita a migliorare. Nessuno meglio di me può capire come si sente. Lei è l'unica in grado di salvarsi. Non importa tutto ciò che diremo o che faremo, l'unica in grado di decidere di smetterla è lei. Certo, per me l'aiuto di Giorgio è stato fondamentale, ma ho deciso io di essere aiutata, di essere salvata. Se fossi stata contraria lui non sarebbe riuscito nel suo intento.
Non mi ero mai realmente resa conto di quanto fosse drammatica la mia situazione fino ad oggi.

GIORGIO
Siamo arrivati veramente al limite. Chantal ha bisogno di aiuto, nonostante né lei né la madre lo vogliano capire. Pesa 35 kg, cazzo, non è più possibile continuare così. Ho odiato con tutto me stesso vedere Nicole autodistruggersi in quel modo e vedere mia figlia nelle stesse condizioni mi fa stare ancora peggio, se possibile.
Le avevo promesso che non avrei permesso a niente e nessuno di farla soffrire, ma a quanto pare non ci sono riuscito. Soffrire fa parte della vita, è parte integrante di ognuno di noi. È ovvio che io vorrei che i miei figli abbiano sempre una vita meravigliosa e che non soffrano mai, ma per quanto mi sia impegnato so che non è possibile una cosa del genere.
Siamo intervenuti non appena abbiamo scoperto ciò di cui soffriva, le abbiamo parlato, l'abbiamo portata da un nutrizionista, ma nulla. Evidentemente non siamo stati abbastanza bravi da poterla aiutare.
< Basta, io la porto in ospedale!>, sbraito prendendo le chiavi della macchina dal comodino con un gesto brusco, sentendo che sta vomitando per l'ennesima volta. Salgo a due a due gli scalini, diretto verso camera di Chantal, dove prenderò le cose necessarie.
< Non ti ci azzardare!>, urla Nicole tirandomi per la maglia nera- mio must have da vent'anni a questa parte-. Continuo a camminare a grandi falcate, ignorando la sua presa e le sue urla. Cerco di ignorarla, ma alla fine sbotto.
< Ma cosa cazzo ti dice la testa?>, urlo voltandomi verso di lei e fulminandola con lo sguardo.
< Non ti azzardare a portare mia figlia in quel posto schifoso>, mi minaccia con calma e freddezza .
< Non mi interessa di ciò che dici tu!>, urlo guardandola dritta negli occhi. Rimango fermo per un secondo, poi mi passo una mano sul viso e riprendo a parlare con tono più calmo.
< Ha bisogno d'aiuto e dato che noi non siamo stati capaci di aiutarla abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia una mano>.
< Ti sei forse scordato ciò che ho passato io stando in quel posto schifoso, eh?>. Mi punta il dito contro il petto, ma glielo scanso bruscamente.
< Tu non sei Chantal, e lei non è te. Lei non lo fa per farsi del male, lei lo fa perché ha delle paranoie sul suo corpo, che probabilmente le hai messo in testa tu, come ha fatto tua madre con te!>. Non appena finisco di dire, anzi, di urlare l'ultima frase capisco di essere nella merda fino al collo. Non avrei mai dovuto dire una cosa del genere.
Proprio come pensavo, mi rivolge il suo sguardo assassino,
uno di quegli sguardi che mi fa venire voglia di sotterrarmi. O magari di scappare in Messico e di crearmi una nuova identità: Jorge Ferrarios, suona bene.
Mentre sono totalmente immerso nelle mie più improbabili fantasie, Nicole inizia a urlarmi contro e a darmi delle spinte.
Non me ne accorgo nemmeno, mi risveglio dal mio stato di trance- dove sto sognando di essere su una sdraio in riva al mare a sorseggiare un cocktail con ghiaccio- quando si accascia a terra ed inizia a piangere, prendendosi la testa tra le mani.
Trema e suda, farfugliando parole che non riesco a capire. Sta avendo un attacco di panico, cazzo.
Non voglio assolutamente che i bambini- anzi, Tarek e Chantal ormai non lo sono più- la vedano in queste condizioni, perciò la sollevo velocemente da terra poggiando le mani sotto alle sue cosce e sulla schiena e la porto in camera nostra, chiudendo la porta a chiave. Sollevarla è sempre stato facile, dato che è leggerissima, anche se rimane rigida.
La poggio delicatamente sul letto con l'intento di farla sdraiare, ma lei si tira le gambe al petto, tenendosi la testa tra le mani.
Quando eravamo dei ragazzini era raro che lei avesse degli attacchi di panico, quello di cui ci soffriva ero io, perciò quando capitava a lei non sapevo mai come reagire. Con il passare degli anni, in particolare a seguito della morte di mio fratello, sono aumentati i suoi attacchi di panico, perciò ho imparato a gestirli. Quando la vedo stare così, mi sembra che gli anni non siano passati. Mi sento ancora il ragazzo 22enne che cercava di tranquillizzarla cantandole per la prima volta "l'ottava meraviglia del mondo", dopo che aveva avuto un attacco di panico guardando un film che le ricordava mio fratello. Oppure mi sento ancora il ragazzo che cercava di calmarla nel bagno di un ristorante dopo averle chiesto di sposarmi. O ancora quello che la calmava quando aveva paura di diventare un madre di merda o quando era in ansia per il matrimonio.
< Sono diventata come mia madre>, sussurra con voce strozzata e rotta dal pianto. Mi siedo sul letto di fianco a lei e le accarezzo la schiena e i capelli che le ricadono morbidi sopra di essa.
Sono anni che la mia voce l'aiuta a calmarsi, ed è l'unico metodo che ancora oggi funziona.
Le canto una canzone che ho scritto una decina di anni fa, subito dopo la nascita di Dylan. L'ennesima che ho dedicato a lei e ai bambini, ma che forse è quella che mi piace più di tutti.
Come sempre, smette di tremare e di sudare, ma continua a piangere, e non riesco a farla smettere in alcun modo.
< Amore, sei un' ottima mamma, stai tranquilla>, la rassicuro abbracciandola, ma lei non ricambia e anzi, mi scansa.
< Se la fossi veramente stata mia figlia non si troverebbe in queste condizioni>. Sto per ribattere, quando sento qualcuno- certamente uno dei miei figli- bussare alla porta, ma non apro, e gli/le dico di andarsene.
< Papà, per favore, apri>, dice Chantal da dietro alla porta. Ha la voce simile a quella di Nicole, solo è leggermente più acuta.
< No Cha', mamma sta male>, le dico cercando di essere il più gentile possibile, ma lei insiste. È anche testarda come la madre, è incredibile. È la sua fotocopia, sia fisicamente sia caratterialmente, purtroppo per me; l'unica cosa che ha ereditato da me è la passione per il rap, anche se lei è bravissima a cantare, a differenza mia.
Alla fine cedo, esasperato, e le vado ad aprire. Entra dentro la camera e si dirige subito dalla madre, senza degnarmi nemmeno di uno sguardo. La abbraccia, e Nicole ricambia, smettendo di piangere.
< Mamma, ti prometto che smetterò di vomitare. Se ho iniziato non è colpa tua, sei la mamma migliore del mondo>, le sussurra all'orecchio, ma non abbastanza piano perché io non la senta. Sorrido come un' ebete sentendo Chantal pronunciare quelle parole e lo stesso fa Nicole, emozionata al massimo. Non credo che una figlia dovrebbe vedere la propria madre in un momento di debolezza, ma a quanto pare sentirle pronunciare quelle parole ha aiutato Nicole.
< Papà, ti prego, non portarmi all'ospedale>, mi supplica Chantal guardandomi con occhioni da cucciolo, voltando la testa e portando l'attenzione su di me. Guardo ora lei ora Nicole e vedendo quelle due paia di occhioni da gatta cedo, non riuscendo a dire loro di no.
< Va bene, ma solo se vedo che migliorerai>, affermo cercando di sembrare severo, cosa che proprio non mi si addice.
< Ve lo prometto>, esclama per poi correre ad abbracciarmi. Cinge il mio busto con le sue esili braccia e affonda il viso nel mio petto.
Ricambio l'abbraccio e mentre la stringo a me mi viene in mente un'idea per tirare su il morale a Nicole. Faremo una cosa che non facciamo da più di dieci anni, e so per certo che apprezzerà.

SPAZIO AUTRICE
No ragazze, non sono morta in Sardegna, sono ancora viva, tranquille.
Non avrei voluto dividere in due il capitolo, ma ho tre buone ragione per cui l'ho fatto:
1) Il capitolo sarebbe venuto troppo lungo;
2) la seconda parte parlerà solo di Nicole e Giorgio ( lo so che vi mancano, no non è vero, vabbe) e volevo dividerla da questa parte;
3) volevo aggiornare, perché era da troooooppo che non lo facevo e mi era preso il lezzo.

Ditemi se i capitoli sull'adolescenza di Tarek, Chantal e Dylan vi piacciono o se li trovate noiosi.
Un bacio a tutte, e scusate ancora ❤

Proteggimi, siamo rondini con il guinzaglio~ MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora