Capitolo 21

1.3K 86 46
                                    

GIORGIO
Quando esco dal reparto, dopo essermi tolto il camice, trovo Tommaso, Edoardo e i miei genitori seduti nella sala d'aspetto. Non appena mi vedono si alzano tutti e mi vengono incontro.
< Allora? Sono nati?>, domanda Edoardo.
< No, è ancora in travaglio. Sto andando a prenderle della cioccolata per darle energia>, spiego.
< Bravo, come sta?>, chiede ancora mio fratello  maggiore.
< Malissimo. Lei ha sempre sopportato bene il dolore, ma ora veramente sta soffrendo come un cane>.
< A me lo dici? Guarda, per partorire Edoardo e Vittorio ho visto le stelle, un dolore lancinante, mai provato prima; fortunatamente voi due siete stati più veloci ad uscire>, racconta mia mamma per poi indicare me e Tommaso.
< Non mi ci far ripensare!, durante il travaglio mi ha offeso in tutte le lingue del mondo>, racconta a sua volta mio padre.
< Anche Nicole>, affermò chinando il capo.
< Vabbe figliolo, è normale, come hai detto tu sta soffrendo come un cane, inoltre ha paura ed è ansiosa, è più che giustificabile il fatto che sia nervosa>, mi rassicura mio padre poggiandomi una mano sulla spalla.
< Già. Vado alle macchinette e rientro>. Tutti tornano a sedersi, mentre io vado alle macchinette.
Ero talmente preso da Nicole che avevo accantonato le mie stesse emozioni. Mi sento nervoso, molto nervoso. Cazzo, non ci credo, tra qualche ora diventerò padre! L'ansia prende possesso di me mentre inserisco i soldi nella macchinetta. Mi tremano le mani, cazzo. Solo ora che il parto è vicino realizzo quanto sarà dura fare il padre ed inizio anche io ad avere seriamente paura.
Guardo l'orologio: sono le due e mezza del mattino. Sono abituato a stare sveglio fino a tardi, ma per precauzione mi prendo un caffè. Ci metto dentro il massimo dello zucchero, così che mi dia l'energia necessaria per stare sveglio forse tutta la notte.
Mentre sto cercando di tranquillizzarmi tornando nella stanza di Nicole, trovo seduti nella sala d'attesa anche Chiara e Giulio, seduti a debita distanza l'uno dall'altro, e Valerio.
< Ragazzi, non c'è bisogno che state qua, chissà quando nasceranno>, dico avvicinandomi a loro.
< Bro', i nostri migliori amici stanno per diventare genitori, dobbiamo darvi supporto morale>, ribatte Giulio alzandosi e venendomi incontro, seguito poi dagli altri nuovi arrivati.
< Allora, come sta?>, chiede Chiara. Spiego ai tre la situazione ed insisto affinché vadano a casa, ma insistono a loro volta per rimanere e di questo gliene sono grato, perché si mostrano essere veramente dei buoni amici.
< Sei ansioso?>, domanda Tommaso avvicinandosi con Edoardo.
< Da morire>.
< Dai fratellino, vedrai che andrà tutto bene>, mi incoraggia il maggiore dei miei fratelli cingendomi le spalle con un braccio.
< Mo' devo andare>. Saluto tutti, che si raccomandano di fare gli auguri a Nicole da parte loro, e rientro in camera, dove trovo la mia fidanzata nella stessa posizione in cui l'ho lasciata.
< Tieni amore>, dico porgendole la cioccolata, che ho aperto per non farlo fare a lei.
< Grazie>. Mi rivolge un sorriso, ma è  stanco, forzato.
< Fuori ci sono i miei genitori e i miei fratelli ed in più Giulio, Chiara e Valerio; ti fanno tutti gli auguri>.
< Grazie, mia mamma non c'è, vero?>.
< No>.
< Bene, son contenta. Mi aiuti ad alzarmi?>. Con non troppa facilità l'aiuto a mettersi seduta, dopo aver sollevato lo schienale del letto. Mangia qualche pezzo di cioccolata, ma subito dopo la vedo strana.
< Passami quella bacinella>, dice indicando una bacinella sul tavolo; non capendo cosa voglia farci mi alzo e gliela porgo, non appena la prende si gira da un lato ed inizia a vomitare. Prontamente le tiro su i capelli raccogliendoli con una mano, mentre con l'altra premo il bottone per chiamare l'infermiera, la quale arriva pochi secondi dopo.
< Di cosa hai bisogno?>, domanda entrando nella stanza.
< È normale che vomiti?>, chiedo a mia volta.
< Sì ragazzo, è abbastanza frequente>. Non appena Nicole finisce di vomitare porgiamo all'infermiera la bacinella ed aiuto Nicole a girarsi su un fianco. Sotto sua richiesta, le porgo una salvietta umidificata ed una gomma; a quelle non rinuncia mai!
< Che coglioni, prima sembrava un po' calato il dolore>, piagnucola prendednosi la testa tra le mani. Mi sporgo sul lettino e lascio un bacio sul pancione, facendo attenzione a non toccare i macchinari che gi sono collegati; penso che sarà l'ultima volta che lo farò.
< Amore, pensa che tra poco potrai tenere tra le braccia i nostri bambini>.
< Lo so, ma perché deve fare così male?>.
< Mi dispiace che tu stia così male>. Prende una mia mano e la stringe, e solo ora mi accorgo del braccialetto che le hanno messo al polso.
Prendo il telefono e scatto una foto alle nostre mani unite, che poi posto su instagram e su facebook.
" Ci siamo quasi 😍 " scrivo e poi pubblico. Ormai tutti i miei fans sanno della gravidanza di Nicole, difatti in questi tre mesi ho pubblicato molte foto che la riguardavano. Naturalmente non sono mancati i commenti stupidi di qualche bambina arrapata, ma li ho ignorati.
Subito dopo iniziano ad arrivare centinaia di notifiche.
< Spegni quel cazzo di telefono o te lo infilo nel culo>, mi minaccia con molta grazia di Nicole. Effettivamente il suono ripetuto delle notifiche era diventato fastidioso anche per me, figuriamoci per lei. Metto il silenzioso e lo ripongo in tasca.
< Ti prego, dimmi qualcosa, un aneddoto, una barzelletta, fai il cazzo che ti pare, basta che non stai zitto>, mi supplica.
< Per tutte quelle notti in cui soffri dentro, baby, moriremo sorridendo>, dico autocitandomi e rivolgendole un sorriso.
< Stai cercando di dirmi che il dolore che sto provando in questo momento sarà ripagato dalla gioia di poter finalmente abbracciare i miei bambini?>
< Esatto, vedo che sei perspicace>, rispondo sorridendo.
< Avevi qualche dubbio?>.
< Ma no, mia bellissima ed intelligentissima fidanzata>.
< Ma grazie, mio lecchinissimo fidanzato>. Facendola parlare tranquillamente sembra quasi che il dolore si attenui, perciò continuo a parlarle del più e del meno.
Durante le contrazioni le massaggio la schiena o le stringo la mano; è sicuramente più tranquilla di prima. Di tanto in tanto l'ostetrica entra per assicurarsi che vada tutto bene e per controllare i progressi che sta facendo.
< Sai, prima ero così agitata perché avevo paura che non saresti arrivato in tempo>, mi confessa accarezzando il dorso della mia mano.
< Ma figurati, i miei bambini non sarebbero mai nati sapendo che il loro papà era lontano>, la rassicuro immaginando che i piccoli possano decidere quando nascere.
< Me lo sentivo che non sarei dovuto andare>, continuo, chinando il capo, sentendomi in colpa.
< Volevo starti accanto fin dalle prime contrazioni>. Mi sono perso fin troppi  momenti di questa gravidanza.
<L'importante è che tu sia qui ora. Ah, il telefono ce l'hai carico per fare le foto?>, domanda cambiando discorso.
<No, vado a prendere il carica batterie in macchina e torno, okay?>. Annuisce e quindi esco dalla stanza. Quando entro nella sala d'attesa tutti si alzano e mi vengono incontro.
< Tranquilli, ancora non sono nati, sto solo andando a prendere il carica batterie>, dico facendo loro segno di tranquillizzarsi.
< Che palle Gio', ci fai prende 'sti cacacci per niente>, sbuffa Tommaso.
<Eh oh, scusate. Tommi, dove hai parcheggiato la macchina? Devo prendere il carica batterie>.
< Ti accompagno>. Usciamo uno di fianco all'altro dall'ospedale, Tommaso mi conduce verso l'auto, dove prendo il caricabatterie portatile, che fortunatamente tengo sempre in auto per le evenienze.
< Allora, sei agitato?>.
<Da mori', solo che non posso darlo a vedere o agiterei ancora di più Nicole>.
< Non riesco a crederci che tra qualche ora sarai padre>, afferma poggiandosi allo sportello della macchina e incrociando le braccia.
< Io nemmeno; ti giuro, ho stra paura>, rispondo infilando il carica batterie nel telefono.
< Di che?>, incalza.
< Di tutto, anche semplicemente di prenderli in braccio>. Dire che sono ansiosa è dir poco. E se dovessero scivolarmi dalle mani e cadere? Mi Dio, non voglio neanche pensarci.
< È normale, Gio'. Tranquillo, sarai un papà bravissimo>.
< Speriamo>.
< Ma figurati, non farti paranoie inutili...vuoi?>, chiede tirando fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca del giacchetto.
< No, sto cercando di smettere>, declino l'offerta, sollevando anche la mano.
< Cosa?>, domanda stupito.
< Sì, ho paura che l'odore di fumo dia fastidio ai bimbi>, ammetto. Chi l'avrebbe  mai detto che avrei fatto un discorso del genere, soprattutto alla mia età.
< Non ti riconosco più, sei diventato responsabile tutto insieme>, scherza Tommaso mentre accende la sigaretta tra le sue labbra.
< Lo diventeresti anche tu se stessi per diventare padre>.
< Forse>, dice sbuffando il fumo, ma non sembra convinto. Ha solo 19 anni, è normale che per lui sia impensabile prendersi tutte queste responsabilità. Non che io sia tanto più grande di lui, ma comunque sono molto più maturo rispetto a quando avevo io 19 anni. Ho quasi 24 anni, l'adolescenza è passata da un bel po', e se Dio vuole in questi anni mi sono divertito, senza mai rinunciare a nulla.
< Torno da Nicole>, dico per poi incamminarmi versi l'entrata.
< Gio',> mi richiama subito lui.
< Dimmi>, dico voltandomi. Si avvicina a me e mi abbraccia, facendo attenzione a non bruciarmi con la sigaretta.
< Ti voglio bene, Gio'>.
< Anche io, Tommi>.

SPAZIO AUTRICE
Ahia, le sofferenze per Nicole non sono ancora finite!
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, ma oggi voglio porvi un quesito: qual è la vostra canzone preferita di Giorgio?
Io adoro "ho fatto quello che ho potuto", giuro, è una canzone che mi aiuta tantissimo a tranquillizzarmi, però in generale mi piacciono tutte le canzoni che fece nel periodo de Ill Movement, sia quelle del mixtape che i vari featuring ( Do you love me, Forever, Demoni e potrei dirvene altre cento).
Fatemi sapere 😘❤

Proteggimi, siamo rondini con il guinzaglio~ MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora