9. Heartbreaks

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«Dovresti smetterla di guardare il soffitto e andare da lei!»

Jennifer si sistemò sul letto a pancia in giù per poi stringersi un cuscino al petto. Julian era steso accanto a lei, completamente nudo, gli occhi contro l'intonaco del suo soppalco e l'aria assente.

Avevano fatto sesso tutta la notte, aveva lasciato che la scopasse pur sapendo che, mentre lo faceva, i demoni gli si agitavano dentro e non la smettevano di urlare, di imprimergli un nome sulle pelle, come scritto col sangue, come marcato a fuoco: il nome di Marlene.

Lei non ne era gelosa, dopotutto. Non si aspettava dal ragazzo niente di più di ciò che, quando e se ne aveva voglia, le dava, ovvero un po' di sano piacere per qualche ora e la sua silenziosa – forse troppo - compagnia.

Lui non reagì a quelle parole, quindi si sollevò su un gomito e lo incalzò. «Hai sentito cosa ho detto?»

Per tutta risposta, Julian fece un sonoro sbuffo, chiuse gli occhi per un istante e, quando li riaprì, guardò la bionda in tralice. «Sei la prima donna che mi porto a letto che mi invita a cercarne un'altra. Se ti secca vedermi, basta dirlo! Ho la rubrica dei contatti piuttosto fornita, non temere» affermò, ironico, nonostante la poca voglia di parlare, di ascoltare e, soprattutto, di giustificarsi. Jennifer era un ottimo espediente per non pensare a Marlene, almeno fino a quando teneva le gambe aperte e la bocca chiusa; dopo decisamente no. Sembrava quasi farlo apposta a ricordargliela. Si comportava da amica, ma a lui non interessava la sua amicizia, stava con lei solo per sfogare la rabbia, il dolore e tutto ciò che lo tormentava. Se non lo avesse fatto scopando, probabilmente avrebbe ucciso qualcuno.

«Io proprio non ti capisco. Se vuoi quella ragazza, prenditela! Dici di non esserle indifferente, quindi cosa aspetti?»

Julian le rivolse un'altra occhiata sbieca. «Che Andy sparisca dalla faccia della Terra, per esempio!» esclamò in tono incolore senza smettere di guardare Jennifer. «Dimentichi che Marlene è la sua ragazza!»

La bionda ridacchiò. «E allora? Tu gioca le tue carte meglio che puoi, alla fine sarà lei a scegliere. È sempre così» affermò, serafica, accompagnando il tutto con una scrollata di spalle.

Julian scosse la testa e restò in silenzio per un po', intento a riflettere su ciò che Jennifer aveva appena detto. Si era già spinto oltre il limite con Marlene, lei aveva già tradito suo cugino, ma il tempo passato con la ragazza, ciò che avevano condiviso – e non era poco – non sembrava essere bastato a far pendere la bilancia dalla sua parte. Marlene era innamorata di Andrew, non c'era niente che lui potesse fare per cambiare le cose.

«Non sceglierà, lo ha già fatto. Io potrei essere il suo amante a vita, forse

«Ma non è ciò che vuoi. Tu la vuoi tutta per te» disse Jennifer facendosi più vicina a Julian.

Adagiò la testa tra il petto e la spalla del ragazzo, mentre seguiva le linee perfette degli addominali con un dito. Lui, invece, le infilò una mano tra i capelli.

«Ciò che voglio è vincere, sempre, ma ho la mia dignità. Andy crede che io non sia ambizioso solo perché faccio le cose a modo mio, perché non passo tutto il mio tempo chiuso dentro uno studio, ma si sbaglia. Ho la sua stessa voglia di affermarmi, di spaccare il mondo, e non sarò mai secondo a nessuno, che si tratti di lavoro o di vita privata. Non mi accontenterò delle briciole, soprattutto di quelle della sua donna. Se non posso portargliela via, non serve che continui a frequentarla, sarebbe solo uno spreco di energie.»

Jennifer sollevò la testa in cerca dello sguardo di lui, che trovò. «Se sei così sicuro di ciò che dici, allora perché continui a pensarci? E non metterti a negare, per favore, perché non sono stupida, lo sai!» esclamò, puntandogli un'unghia sul petto.

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