27. Kill me softly

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Quando varcò la soglia del Chrysler Building al braccio di Julian, Marlene avvertì un fremito all'altezza dello stomaco. Il party organizzato dall'Ordine degli Avvocati, quell'anno, si sarebbe tenuto proprio lì, all'interno di uno dei grattacieli più famosi e importanti della City, che la ragazza si trovava a visitare per la prima volta. I suoi occhi vagarono curiosi ed estasiati per la lobby in cui era stato allestito l'evento, soffermandosi a lungo sul marmo rosso che rivestiva le pareti e i soffitti obliqui, sulle lampade in stile déco che facevano risaltare con la loro luce splendente il mogano e il metallo dell'intero arredamento. Un sogno. Era quella la sensazione che le suggeriva l'atmosfera magica che aveva intorno, le pareva di essere appena entrata in una dimensione irreale e meravigliosa. Insieme all'uomo che amava.

Julian colse lo stupore che permeava il suo volto truccato alla perfezione, ma al contempo fresco e naturale e sorrise, appoggiando una mano su quella che si teneva aggrappata a lui e che, ne era certo, per un piccolo istante aveva sentito tremare.

La sala era già piuttosto gremita. I partecipanti erano intenti a chiacchierare tra loro amabilmente, gli uomini rigorosamente in abito scuro di alta sartoria e le donne con indosso mise di vari colori e modelli, ma tutte eleganti e sofisticate, ornate da gioielli che riflettevano senza sosta la luce artificiale delle lampade in un gioco a dir poco suggestivo.
Julian aveva indossato un tre pezzi total black firmato Giorgio Armani e pettinato i capelli in stile Cary Grant, con la riga laterale e il ciuffo sistemato all'indietro; Marlene, invece, aveva scelto per l'occasione un vestito corallo dal taglio asimmetrico, con la gonna che scendeva ampia e più lunga sul retro e un corpino a cuore senza spalline. I capelli erano legati in uno chignon morbido ornato da strass leggeri. Intorno alla sua gola candida era ben visibile la collana appartenuta a sua madre e sull'anulare sinistro il rubino che le aveva donato Julian, simbolo tangibile dell'amore che li legava.

Julian salutò subito alcuni dei presenti, ma senza fermarsi a parlare con nessuno di loro; Marlene sorrideva e faceva cenni col capo, mentre sentiva gli sguardi dei più puntati addosso. La coppia attraversò la sala adagio e si fermò nei pressi del ricco buffet con annesso angolo bar. Nel frattempo, alcuni camerieri in livrea bianca e cravattino nero facevano lo slalom coi vassoi colmi di bicchieri di champagne e una piccola orchestra suonava vecchie canzoni.

Julian osservò il cibo disposto sui tavoli e arricciò il naso. «Ecco le solite tartine al caviale, i soliti vol au vent al salmone, quelli ai gamberetti...», prese al volo due bicchieri dal vassoio di un cameriere di passaggio e ne annusò uno, «e il solito champagne scadente!» esclamò infine, porgendo l'altro a Marlene, ma lei fece no con la testa, quindi Julian li buttò giù entrambi.

La ragazza lo guardò con un sopracciglio sollevato. «So che non avevi voglia di venire, ma intendi polemizzare per tutta la sera? A me quelle tartine non sembrano affatto male.»

«Perché per te è una novità, tutto ciò che hai intorno lo è. A me, oramai, non fa più effetto» affermò, adagiando i calici vuoti su un vassoio d'argento nelle vicinanze. «L'unica che riesce a catturare la mia attenzione sei tu!» ammiccò prima di rubarle un bacio e godere di quel fugace morbido affondo.

«Ti piace il mio vestito?» chiese lei, lasciando andare a malincuore quella bocca che adorava.

«Mi sembra di avertelo già detto, comunque sì, mi piace, anche se ti preferirei nuda, nel mio letto, sotto di me...» Si chinò per appropriarsi ancora delle labbra di Marlene, ma i suoi occhi finirono dietro le spalle della ragazza e ciò che videro bastò a farlo desistere da quel nuovo contatto. Il suo volto si incupì e Marlene lo notò. Volse il capo proprio dove Julian stava guardando e scorse Amanda, bellissima anche più di come la ricordava, intenta a conversare con una coppia sulla cinquantina. La donna puntò il suo sguardo su Julian e Marlene quasi allo stesso tempo, quindi, dopo aver sfoderato un raggiante sorriso, si congedò dalla coppia e prese a camminare proprio verso i due ragazzi. Ancheggiava sicura di sé su tacchi vertiginosi, infilata dentro un vestito nero, a sirena, che le lasciava la schiena completamente nuda a dispetto di una scollatura piuttosto casta.

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