14. Love needs no words (part 1)

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Nonostante avesse tempestato Sarah di messaggi in cui chiedeva informazioni sul posto in cui avrebbero trascorso la loro serata, la ragazza dai capelli rossi era stata irremovibile: voleva che fosse una sorpresa, un'anteprima della festa di addio al nubilato che avrebbe organizzato per lei prima delle nozze, e Marlene, di conseguenza, si era dovuta arrendere, finendo per mettere da parte, almeno per un po', la sua esasperante curiosità e seguendo il consiglio che la sua amica e collega le aveva dato, ovvero quello di pensare a se stessa e farsi bella. Aveva, perciò, trascorso il pomeriggio tra sedute dal parrucchiere e dall'estetista e immersa dentro la vasca di casa sua, avvolta dalla soffice schiuma profumata e colorata dai sali da bagno.

L'abito, invece, lo aveva scelto appena tornata a casa dalla caffetteria: di raso azzurro, con corpetto a fascia, spalline sottili e gonna a ruota, uno dei suoi preferiti. Come al solito, aveva optato per la semplicità, lasciando che i capelli le ricadessero sulle spalle in onde morbide e indossando solo la preziosa collana di sua madre per poi completare il look con trucco smokey e lucidalabbra rosso.

Sarah passò a prenderla puntuale a bordo della sua Thunderbird del '66 - identica a quella che aveva accompagnato Thelma e Louise nella loro fuga on the road  fino al salto nel Grand Canyon - accogliendo l'amica con un sorriso smagliante e con le note di Love me like you do di Ellie Goulding che provenivano dall'autoradio. Marlene la salutò baciandole le guance, poi sollevò un sopracciglio: quella canzone era diventata un tormentone, dopo l'uscita del discutibile film a cui faceva da colonna sonora, e lei non sopportava più né l'uno né l'altra. Ma Sarah - lo sapeva bene - non era del suo stesso parere, lei adorava Cinquanta sfumature di grigio, il libro da cui era tratto, la canzone e, soprattutto, Christian Grey e la stanza rossa in cui avrebbe volentieri fatto le veci di Anastasia Steel. Contenta lei!

«Ehi, sei proprio sexy, stasera!» esclamò non appena furono ripartite, osservando la mise che Sarah aveva scelto per l'occasione: minigonna nera di pelle, calze a rete dalla trama fitta e top dorato di paillettes con scollatura a cuore. Del look che la sua collega adoperava al Johnny's, decisamente acqua e sapone, non c'era più traccia e lei, in confronto, si sentì fin troppo casta.

«Sì, ho indossato la prima cosa che ho trovato nell'armadio» ridacchiò la ragazza. «Ma vedo che i miei consigli hanno dato i loro frutti. Sei bellissima e radiosa!» aggiunse, continuando a guidare in direzione del locale in cui aveva scelto di passare la serata e che, al momento, restava ancora avvolto dal mistero.

Marlene la ringraziò e sorrise. In effetti si sentiva bene; il senso di oppressione dei giorni precedenti non l'aveva del tutto abbandonata, ma era divenuto più sopportabile. La vita di coppia con Andy sembrava essere migliorata, sentiva il suo ragazzo molto più vicino e disponibile e anche il chiarimento avuto con Julian l'aveva resa più serena. L'attrazione fisica che nutriva per lui era ancora forte, purtroppo, ma era intenzionata a proseguire per la sua strada senza più voltarsi indietro, per quanto possibile, cominciando a lavorare anche su quell'assurdo moto di gelosia che provava nei suoi confronti e che riteneva fuori luogo quasi quanto Jennifer e la sua lingua iperattiva.

«Allora? Vuoi dirmi dove stiamo andando?» chiese a Sarah, ma l'amica fece no con la testa e poi, con molta nonchalance, cominciò a canticchiare l'ultimo ritornello della canzone.

Marlene alzò gli occhi al cielo e poi indirizzò lo sguardo sulla strada che stavano percorrendo e che le fu subito piuttosto familiare. Il sospetto che fossero dirette all'Ardesia divenne quasi una certezza, quando la Thunderbird imboccò la Ventunesima Strada e il Flatiron Building comparve all'orizzonte, ma sperò fino alla fine che si trattasse soltanto di una coincidenza, dato che quello non era di certo l'unico locale della zona. Non disse niente a Sarah, ma, dopo che la giovane ebbe parcheggiato l'auto e recuperato il suo trench dai sedili posteriori, si limitò a seguirla lungo i marciapiedi, tenendola sottobraccio fino alla temuta soglia.

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