20. While you were sleeping

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Gli ospedali non le erano mai piaciuti, forse anche per colpa di Marcus, il suo ex fidanzato di Portland che ci finiva spesso e volentieri. Aveva ancora impresse nella mente le lunghe attese in sala d'aspetto mentre infermieri e dottori di turno si prendevano cura di lui - quasi in coma per colpa dell'alcol o al collasso a causa del mix di droghe che ingurgitava - l'odore di disinfettante e medicinali, di chiuso e il suo stomaco aggrovigliato. Quell'atmosfera poteva respirarla anche in quel momento, solo che il suo cuore impazzito non era in ansia per le condizioni del ragazzo che aveva contribuito a renderle la vita un inferno, ma di quelle dell'uomo che la vita gliel'aveva resa speciale. Julian aveva avuto un terribile incidente e lei si sentiva in colpa. Andy, seduto sulla panca accanto a lei, le teneva la mano, la stringeva forte, ma tutto ciò a cui Marlene riusciva a pensare era il male che aveva fatto, seppure involontariamente, al ragazzo che amava: si era ubriacato a causa sua e poi, sconvolto, aveva preso la macchina e guidato come un pazzo, ciò che faceva sempre quando era fuori di sé. E nell'ultimo periodo era stata proprio lei la ragione di tutto quel malessere, ne era consapevole, quindi, in un certo senso, anche l'unica responsabile di ciò che era accaduto quella notte. Perché non lo aveva fermato? Perché aveva lasciato che andasse via, nonostante quasi non si reggesse in piedi? Continuava a porsi quelle domande da un tempo indefinito, non sapeva nemmeno più quanti minuti fossero trascorsi dal loro arrivo al Lenox Hill, né alcun medico si era fatto vivo per un aggiornamento. Tutto ciò che lei, Andy, i genitori di Julian e Daisy sapevano era che, oltre a un trauma cranico di entità ignota, il ragazzo aveva due costole incrinate, varie contusioni e un braccio rotto. Non stava messo bene, ma era vivo. Ringraziando il Cielo, era vivo.

Marlene emise l'ennesimo sospiro prima di lanciare una nuova occhiata verso l'ingresso della terapia intensiva - da dove sperava di vedere comparire presto un dottore - e, subito dopo, ai volti scuri e tirati di Robert e Dana Keller. Anche loro si tenevano per mano, si facevano coraggio a vicenda con piccoli gesti affettuosi senza dirsi nulla. Sembravano molto uniti, nonostante l'uragano che si era abbattuto sul loro matrimonio anni prima. Chissà se lo erano sul serio, si disse, o stavano semplicemente fingendo come faceva lei con Andy da un po' di tempo a quella parte, da quando aveva compreso di essere innamorata di un altro senza avere il coraggio di ammetterlo.

«Stai tremando.»

La voce calda e dolce del suo fidanzato la fece destare da quel pensiero con un sussulto impercettibile. Andrew lasciò andare la sua mano solo per circondarle le spalle con l'intero braccio; intendeva infonderle un po' di calore, ma Marlene sapeva che non sarebbe servito, perché il gelo ce lo aveva dentro, nelle ossa e nel cuore. Gli rispose con uno sguardo arrossato e un accenno di sorriso prima di tornare a guardare davanti a sé e a ricadere nell'abisso dei suoi pensieri. Doveva parlare con lui, Andy aveva il diritto di sapere la verità, gli voleva troppo bene per perseverare con quella farsa, non intendeva più rimandare né prenderlo ancora in giro.

«Devo dirti quella cosa, è importante» affermò, d'un tratto, voltandosi in cerca degli occhi azzurri di lui, stavolta lasciandoci dentro i suoi. Non era più tempo di scappare.

Andrew aggrottò di poco la fronte. «Devi farlo in questo momento?»

«Sì!» fu la sua perentoria risposta.

«Okay. Vieni, allontaniamoci da qui» disse il ragazzo alzandosi in piedi per poi attendere che Marlene lo imitasse. «Dal tuo tono di voce, più che importante, sembra... grave» aggiunse sforzandosi di sorridere. Marlene teneva le braccia incrociate sotto il seno e una tensione sul viso che, poteva giurarci, non derivava solo dalla preoccupazione per ciò che era successo a Julian. C'era dell'altro ed era nell'aria già da un po'. «Devo pensare al peggio?»

A quella domanda, Marlene si bloccò di colpo. Avevano mosso appena quattro passi da quando si erano alzati dalla panca, ma erano abbastanza lontani dal resto della famiglia e da eventuali orecchie indiscrete.

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