❦𝓵𝓪 𝓢𝓬𝓱𝓲𝓪𝓿𝓪 𝓭𝓮𝓵 𝓟𝓻𝓲𝓷𝓬𝓲𝓹𝓮❦

《Capitolo 20》

Un bussare insistente mi costringe ad alzarmi svogliatamente dal letto, apro la porta con gli occhi ancora appiccicati dal sonno, alzo lo sguardo incontrando due pozzi azzurri intenti a trafiggermi dall'alto.

«Giorno..» mormoro assonnata
«mostriciattolo Evelyn ha chiesto di te!» ringhia gelido con un espressione indecifrabile
«dove si trova?» chiedo cauta notando come mi ha guardato di sicuro si è alzato con il piede sbagliato
«non lo so!» gracchia facendo tremare le pareti. Mi tappo le orecchie irritata, scendo le scale allontanandomi da quel pazzo.

Girovagando per il castello ad un tratto noto una cosa pelosa di colore bianco sfrecciare in una stanza, incuriosita mi avvicino alla stanza buia di fronte a me si trova un lungo tavolo strapieno di provette ed altri aggeggi strani, pesanti tende si trovano davanti alla finestra impedendo alla luci di entrare, alla mia destra si trova una poltrona rattoppata alla buona, il coso peloso che dopo identifico come un grande cane bianco mi si avvicina scodinzolando..

arretro spaventata osservando gli occhioni scuri del quadrupede..

"ho paura dei cani aiuto!!!"

arretro fino ad arrivare contro il muro
«sta buono...fermo» piagnucolo mettendo le mani avanti, il cane si avvicina ed inseguito si siede davanti a me.

Tremo leggermente, una mano fredda...troppo fredda per essere umana mi spaventa ancora di più del cane che ho di fronte.

Mi volto urlando, davanti a me un ragazzo poco più alto di me sorride leggermente, il cane gli si avvicina leccandogli una mano; guardò il quadrupede poi il giovane, ha de capelli marroni corti e disordinati abbinati a due occhiali con la montatura nera dietro la quale due grandi e profondi occhi color oro liquido nei quali posso vedere il mio riflesso, senza rendermene conto mi ritrovo ad osservarlo come stordita, ha un viso delicato le labbra carnose e rosate, indossa una camicia bianca aperta con sotto una canottiera nera abbinata a dei pantaloni neri non troppo stretti.

Scuoto il capo distogliendo lo sguardo arrossendo violentemente

"è davvero stupendo.."

sento qualcosa di bagnato sulla mano, abbasso lo sguardo incontrando due occhioni neri, salto all'indietro spaventata

urlo e cado a terra mettendo le mani avanti come per proteggermi... il peloso si avvicina, un suono strano mi fa alzare lo sguardo il giovane ha una mano davanti alla bocca, si inginocchia e picchietta a terra nel mentre continua a ridere(?) credo che quel suono sia identificabile come una risata.

Il peloso si avvolta a da me dirigendosi altrove, io ancora a terra come una stupida osservo il vuoto..

il giovane in piedi davanti a me mi porge una mano sorridendo amichevolmente, titubante allungo la mano, lui mi solleva come se nulla fosse, ci ritroviamo vicini...così vicini che riesco a sentire il suo fiato solleticarmi la pelle i miei occhi si perdono in quelli specchi dorati..

un sorriso spontaneo mi increspa le labbra, rimaniamo così per un tempo lunghissimo, lui mi tiene la mano stretta scatenandomi dei brividi piacevoli in tutto il corpo.

Il giovane sembra ridestarsi dal suo stato di trance; mi trascina verso il tavolo ancora tenendomi la mano
allunga la mano libera prendendo un blocco da disegno con una penna, in quel momento mi lascia la mano ed io cerco in vano di riacciuffarla come se ne valesse della mia vita...

inizia a scrivere qualcosa, gira il blocco con su scritto:
"Ciao, scusa per Yuki lei voleva solo giocare"

sorpresa e confusa annuisco
"perché mi scrive non può parlare?" mi chiedo tra me alzando un sopracciglio

lo vedo scrivere poi subito dopo gira il blocco: "piacere sono Steven"
si presenta, un dubbio si fa strada in me
"forse è sordo" sorrido prendendo un respiro
«piacere Haivy» dico lentamente, Steven sorride scrivendo:
"può sembrare strano ma posso entrare nella tua mente?"

la domanda mi sciocco e non poco, scossi la testa in segno di negazione
"scordatelo tu non entri nella mia testa"
penso decisa il moro alza le mani in segno di resa
"scusami..non volevo" scrive di nuovo con uno sguardo basso, gli sorrido avvicinandomi a lui.

Prendo il blocco scrivendo:
"non ti ho mai visto in giro perché?" chiedo, Steven mi sfila la penna ed il blocco sedendosi su di un divano rovinato lo stesso faccio anch'io
"è una lunga storia per ora non ne voglio parlare" scrive con una calligrafia perfetta
"posso farti una domanda?" chiedo cauta aspettando la sua risposta, lui prende la penna sfiorando la mia mano. Dei piccoli e piacevoli brividi mi percorrono tutto il braccio fino ad arrivare al cuore il quale batte fortissimo quasi volesse sfondarmi la cassa toracica
"spara" risponde semplicemente
"sei sordomuto vero?"
chiedo dando voce a dei dubbi
"esatto!" risponde velocemente, vedo il suo sguardo incupirsi.

Mi do della stupida per aver fatto quella domanda, gli sfioro la spalla tirando fuori un grande sorriso uno di quelli che non facevo da molto tempo, i suoi occhi dorati si illuminano anche se vedo in un angolino ancora un po' di malinconia; prendo il blocco e scrivo:
"non essere triste! :)" lui mi risponde:
"hai ragione XD!"

Continuiamo così per diverso tempo poi però quando sento lo scoccare dell'orologio scatto in piedi salutando Steven con la mano correndo fuori.

Terza persona prov

Steven osserva la porta lasciata spalancata dalla folle Haivy, il giovane si sistema gli occhiali stringendo al petto il quaderno sospirando, Yuki gli si avvicina in cerca di coccole
"quella ragazza è particolare" pensa alzando gli occhi al cielo, scrolla le spalle uscendo dalla stanza.

Nel pomeriggio Steven e Lilith passeggiano nel roseto
«perché oggi sei così felice?» chiede curiosa la rossa, il moro guarda altrove ignorando lo sguardo curioso del capitano delle guardie
«mi stai ignorando!» afferma divertita, Steven osserva le rose bianche, Lilith lo tiara per il braccio fino a quando il ragazzo si volta osservando la rossa
«Lilith!!!» urla una voce maschile
«che palle!!» ribatte la rossa scatenando una risata da parte di Steven il quale una volta rimasto solo con sguardo sognante osserva le rose rosse e quelle bianche sospirando e sorridendo in modo spontaneo senza un motivo apparente