Run the world.

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Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento.Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana. Oh, no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; L'amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio. Non credo ai principi e alle belle addormentate, ai vissero felici e contenti. Credo alle persone che si sopportano. A quelli che maledicono il giorno in cui si sono incontrati. A quelli che si odiano e si amano nello stesso tempo. Quelli che nonostante tutto continuano ad amarsi, in quel modo che nessuno sa.A quelli che continueranno ad aspettarsi, sempre.Il fatto è che Justin mi ha travolta all'improvviso, senza che io potessi fermarlo.Si è infilato nella mia testa come se ci fosse la porta aperta, come se qualcuno gli avesse detto di entrare. Il fatto è che però nessuno lo aveva invitato.È riuscito ad entrare nonostante io non volessi, questo mi faceva capire che lui era quello giusto. Quando ci tieni a qualcuno, non lo lasci andare al primo litigio,alle prime difficoltà anche perchè stare lontano dalle persone che vuoi bene a me sembra impossibile.
Io e i ragazzi stavamo andando all'aeroporto,finalmente stava tornando. Incontrare dopo tanto tempo una persona con cui hai litigato, per cui hai pianto,è strano. Quando la vedi, ti ricordi soltanto che ci sei stata male, ma non ti ricordi più perché. È capitato a me. Sentivo di avere mille motivi per avercela con lui, ma in quel momento non me ne veniva in mente nessuno. Pensavo solo 'devo abbracciarlo forte'.A tutti serve un abbraccio. Ti cambia il metabolismo.Un abbraccio vuol dire "Tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino.Posso rilassarmi, sentirmi a casa. Sono protetta, e ho qualcuno che mi comprende".La tradizione dice che quando abbracciamo qualcuno in modo sincero, guadagniamo un giorno di vita.Quindi in pratica, Justin poteva rendermi immortale.

Eravamo li fermi in aeroporto, aspettando di vedere Justin tra la folla. Avevo un ansia terribile.Il rumore delle valigie che passavano il controllo. Le zip che sigillavano piano piano tutta la cerniera. Le rotelle del trolley che si allontanavano velocemente all'uscita dell'aeroporto. Il rumore della valigia nei porta bagagli dei taxi.Folle di persone che si abbracciano, coppie che piangono altre che ridono.E Io che aspetto un suo abbraccio per poterci ritrovare.Gli aeroporti mettono tanta malinconia.Ci sono innamorati che si raccomandano e si dicono una parola per ogni chilometro che li dividerà, altri si abbracciano tanto che sembrano lottare.Ho imparato che i bagagli hanno un peso che influenza il passo.Mi piace vedere gli aerei quando prendono velocità, immagino quello spostamento d'aria che sigilla le orecchie, immagino quelli che hanno valigie grandi come armadi, mi piace pensare che aprano il finestrino e buttino tutto al vento.Era bello aspettarlo ed esser certa che sarebbe arrivato. Era bella l'attesa. Era bella l'ansia, la tensione. Solo per riabbracciarlo di nuovo.E tutto il caos che mi si scatena dentro mentre lo aspetto. E i pavimenti consumati. E i respiri affannati. 'Ti prego, arriva.' pensai.

''Mi sono sempre piaciuti gli aeroporti. Puoi vedere l'amore nella sua forma più intima e indifesa. L'amore prossimo ad una mancanza e quello premiato per una lunga attesa sono i più belli da osservare. Risplendono.'' disse Alex.

''Tanya più che risplendere sta prendendo fuoco'' rise Deasy e subito dopo tutti gli altri. Si avevo la faccia rossa come un peperone.

''Sta zitta'' sbuffai.

''Non fare l'antipatica'' disse.

''Sono la ragazza più simpatica del mondo'' feci un occhialino.

''Sei anche la più modesta'' replicò.

''Anche la più bella'' sentì sussurrami al orecchio, delle braccia mi abbracciavano da dietro.

''Justin'' esultai voltandomi e abbracciandolo forte.

Mi sollevò da terra, le mie gambe si attorcigliarono attorno al suo busto.Mi baciò il viso dolcemente. Le guance, la punta del naso, i contorni delle labbra.

''Io non ti lascio, io non ti lascio'' ripetè nel mio orecchio.

Protesi le labbra verso le sue, ma non dovetti compiere l'intero percorso perché me le trovai addosso a metà strada.Ci baciammo, ma fu più di questo. Era come nutrirsi dopo che si ha fame, bere dopo che si ha avuto sete.A ripensarci mi vengono i brividi.Le sue labbra, le mani tra i miei capelli, gli occhi semi-chiusi, i sorrisi accennati, quei movimenti così naturali, il suo profumo. Ero certa che non avrei smesso di baciarlo. Di amarlo.E' stato quel genere di bacio di cui non puoi parlare a voce alta con i tuoi amici. Quel genere di bacio che mi ha fatto capire che non ero mai stata così felice, prima.Mi ha baciata così lentamente, con la bocca aperta, che ogni singola parte del mio corpo,la pelle, le clavicole, gli incavi dietro le ginocchia.Tutto dentro di me si era riempito di luce.Quando mi bacia la guancia e scende lungo il collo,quando si immerge nei miei capelli,quando mi respira delicatamente togliendomi così pezzetti d'anima e poi torna in superficie,mi guarda,sorride e mi bacia,riesce a rubarmi l'anima.Dietro quel bacio c'era il dolore per tutto il tempo che eravamo stati lontani, la rabbia per non aver confessato prima ciò che l'uno provava per l'altro, dietro quel bacio c'era tutta la felicità dell'esserci ritrovati.

''Piccioncini, contenetevi. State per scopare in pubblico'' disse ironicamente Marcus.

''Fanculo tutti'' disse Justin.

''Io li trovo teneri'' sorrise Alex.

Justin mi posò a terra e mi prese la mano. Poi la sua attenzione si posò su Alex. Iniziò a fissarlo. Lo guardava male, con uno di quei suoi sguardi cattivi e intimidatori. Avevo paura che facesse una delle sue 'sparate di cazzo'.Invece quello che disse fù sorprendente.

''Carino, noi non siamo teneri. Noi siamo sexy'' tutti scoppiammo a ridere.

L'ho tenuto stretto per tutto il tragitto verso casa,mi ci sono accoccolata addosso e non volevo più staccarmi, per me quel momento era la perfezione, il battito del suo cuore e la vibrazione del suo torace ad ogni parola che diceva erano tutto quello che volevo in quel momento, tutto quello che mi serviva, tutto quello di cui avevo bisogno.E poi mi guardava in un modo, in quel modo in cui ti guardano quando non sanno cosa fare, cosa dire, ma vogliono stare con te.Durante il tragitto c'era una domanda che mi potevo sempre, ma alla quale non avevo mai avuto il coraggio o forse semplicemente non sapevo rispondere.Come si fa a capire se è amore?E ho capito che è amore quando va tutto male, ma male male, e non si sopporta più l'altro, e lo vorremmo far sparire, lo vorremmo cambiare, lo vorremmo mandare via, via, più lontano possibile, però non lo facciamo.Quando, per una volta, ce ne freghiamo di aver ragione e pensiamo alla nostra storia.Ci rimbocchiamo le maniche e cerchiamo di sistemare le cose.Questo è amore: finire nello schifo insieme e uscirne insieme.Nessuno è immune alle crisi, alla scarsa sopportazione, alla noia, ai dubbi, ai problemi.Nessuno.Solo alcuni ce la fanno.Amore è resistere, fino alla fine.E' una sfida.L'ho capito. Ho capito che era destinato a far parte della mia vita quando siamo rimasti in silenzio, a guardarci. E in quel silenzio ci siamo compresi, abbiamo compreso tutte le parole che non avevamo il coraggio di dirci.
Eravamo arrivati a casa, era ormai passata l'ora di pranzo e avevo una fame terribile.Io sono dell'opinione che il cibo sia la cosa più bella dopo l'amore. Entrambi riempiono un vuoto.Entrambi ti fanno sentire piena e soddisfatta.Provo ribrezzo verso le persone che contano le calorie, non è un buon modo di vivere. E' come se si rifiutassero d'amare.Mi recai al banco da cucina, e iniziai a preparare un toast con formaggio e prosciutto. Justin era andato di sopra a fare un doccia, era stanco dopo il viaggio in aereo. Deasy e i ragazzi erano in giardino a giocare con kidrauhl.
Preparai il mio amato toast e andai a sedermi sul divano. Volevo accedere la tv, di solito a quell'ora trasmettevano Spongebob. Per Deasy era un cartone infantile, spesso mi prendeva anche in giro perché lo guardavo. Ma io lo trovavo irresistibile. La mia intenzione era quella di accendere la tv, ma come al solito il telecomando era troppo lontano da me, e non avevo intenzione di alzarmi dal divano. Così iniziai a fissare lo schermo nero della tv, aspettando che per miracolo si accendesse. La pigrizia è sempre stata una mia filosofia di vita.

"Cosa guardi di interessante?" sentì dire con un tono sarcastico. Era Justin.

"Mi passi il telecomando?" feci gli occhi da cucciolo.

Annuì e accese la tv. E come avevo previsto stavano trasmettendo Spongebob. Ritornai a mangiare il mio toast, prima che riuscissi ad addentarlo , Justin me lo strappò dalle mani. Lo fissai arrabbiata. E lui scoppiò a ridere, masticando il mio toast.

"È mio" dissi con tono fermo.

"Ciò che è tuo è anche mio" rise.

"Non è divertente" rimproverai.

"Visto che ti ho acceso la tv, mi dovevi qualcosa" replicò.

"Non il mio toast" feci l'offesa.

"Mi da fastidio." disse. Cambiando discorso.

"Cosa?" chiesi inarcando le sopracciglia.

"Ora che sono a casa tu pensi al toast, invece di pensare a me" disse quasi deluso.

"I toast si mangiano" risi.

"Se ti va puoi mangiare me" disse con voce maliziosa. Iniziò ad alzare e abbassare velocemente le sopracciglia.

"Ora ho capito cosa vuoi" scossi la testa.

"Non ci vediamo da tre mesi, per me è stata una tortura" disse in tono drammatico.

"Due mesi e mezzo" lo contraddetti.

"É stata una tortura comunque" replicò.

"Bene, allora aspetterai altri due mesi" mi alzai dal divano.

"Questa è una minaccia, piccola?" alzò le braccia al cielo.

"No, sto solo vendicando il mio toast" risi.

"Stronza" sbottò.

"Ti stai arrabbiando perché non voglio fare sesso con te?" mi diressi al divano. Lui era seduto, io ero in piedi fra le sue gambe aperte. Gli puntai il dito contro.

"Mi sembra ovvio" disse credendo di avere ragione.

"Sei un imbecille, se ragioni in questo modo" dissi per poi andarmene, ma mi tenne il braccio.

"Cerca di capirmi" mantenne la calma. "È come quando voi donne avete il ciclo, state male. E lo stesso vale per noi maschi quando non facciamo sesso" concluse.

Scoppiai a ridere, sembrava Kidrauhl quando volevo il biscottino. Stava implorando.

"Noi donne non decidiamo quando mandare via il ciclo, è lui a decidere. Lo stesso vale per te,ora." dissi cercando di essere seria.

"Sei una stronza" mi spostò, alzandosi dal divano, si diresse verso la porta d'uscita.

"Dove stai andando?" Chiesi.

"A prostitute" sbottò. Chiuse la porta sbattendola forte.

Okay, avevamo praticamente litigato perché mi ero rifiutata di fare sesso con lui ? No, ma quel ragazzo non stava affatto bene. Lo ammetto: sono stata abbastanza bastarda. Ma l'ho sono stata per una questione di principio. Io non volevo essere solo sesso. Non volevo passare il giorno del suo ritorno a fare l'amore, cioè non che non volevo, però avrei preferito passare un pomeriggio sul divano, abbracciati a vedere un film. Mi aveva infastidito molto il suo atteggiamento arrogante, cioè lui pretendeva di fare sesso, solo perché lui ne aveva bisogno in quel momento. Ma a quello di cui avevo bisogno io, nessuno ci pensava? La sua ultima frase lo aveva lasciata perplessa: "a prostitute". Cioè intendeva sul serio, perché se no lo avrei ammazzato con le mie mani. Quando si metteva sapeva farmi incazzare di brutto.
Entrarono in ragazzi in casa, iniziarono a fissarmi e mi resi conto che stavo parlando da sola.

"Dov'è Justin?" chiese Jhon.

"A prostitute" risi nervosa.

"Cosa?" chiese stranito.

"Lascia perdere" gli dissi.

Mi sedetti su una sedia del bancone da cucina.Di nascosto ingoiai una di quelle pillole, che prevenivano gli attacchi respiratori. Sentivo il cuore andarmi a mille, ma credo fosse più per la rabbia. Comunque meglio prevenire che curare, dissi a me stessa. Dopo aver preso la pasticca, rimasi li seduta, fissando il vuoto.

"Va tutto bene?" chiese Alex appoggiando una mano sulla mia spalla.

"Si" feci un finto sorriso.

"Non sei brava a mentire" mi confessò.

"Mia madre ha sempre detto che le persone quando partono, al loro ritorno non sono più le stesse" dissi.

"Un piccolo litigio non significa che lui sia cambiato" disse.

"Lo so, ma avvolte sa essere insopportabile" ribadì.

"Forse lo sarà, ma ti ama" disse accennando un sorriso.

"E come lo sai?" chiesi.

"Dal modo in cui ti guarda, si vede tutto il suo amore per te. L'ho notato in auto prima" sorrise.

"Grazie" mi alzai dallo sgabello e lo abbracciai.

"Quando vuoi" fece un occhiolino.

"Ora devo andare o faccio tardi" risi.

"Palestra?" chiese.

"Yeah" feci il segno della pace prendendo il borsone dall'attaccapanni. Avevo già messo al suo interno tutto quello di cui avevo bisogno. Dovevo solo andare.

"Buon allenamento" sorrise.

"A più tardi" feci un saluto generale e uscì di casa.

Feci partire subito l'auto, si era fatto tardi e Spring odiava i ritardatari, era molto severo su questo. Ci misi giusto pochi minuti, dato che andavo a 120 chilometri orari, ed ero poco distante dalla palestra. Una volta parcheggiata l'auto nel parcheggio difronte la struttura, entrai in palestra.
"Buon pomeriggio Katy" salutai una ragazza che frequentava il mio stesso corso. Mi feci strada ed entrai negli spogliatoi per indossare i pantaloncini da box. Infilai i pantaloncini blu notte e un top a fascia. Indossai la sicura per la testa e i guantoni, che levai subito quando il mio cellulare iniziò a squillare. Sconosciuto. Era di sicuro quel cretino di Justin.

Tanya: "Pronto?" dissi con voce scocciata.

Sconosciuto:"Io so tutto" rispose con voce roca.

Tanya: "Justin smettila" rimproverai.

Sconosciuto: "Non sono il tuo adorato Justin" disse in un ghigno.

Tanya: " Non ho voglia di scherzare" staccai la telefonata e sistemai il cellulare nella borsa.

Uscì dagli spogliatoi e mi recai verso Spring, che chiacchierava con altre ragazze.

"Sei arrivata" mi guardò.

"Ero negli spogliatoi" cercai di coprire il mio leggero ritardo.

"Le migliori non fanno mai tardi" inizia a girarmi intorno. Cosa intendeva dire con le migliori?

Lo guardai cercando una risposta.

"Sei vuoi essere la migliore devi batterti con i migliori" disse serio.

"Continuo a non capire" dissi.

"Sei la più brava nella mia palestra, ma se vuoi essere la migliore devi batterti con le migliori" disse con un tono convincente, pieno e soddisfatto.

"Io non voglio essere la migliore" feci un piccolo sorriso nervoso.

"Tutti vogliamo essere i migliori, scricciolo" mi chiamava così perché ero la più esile di corporatura, rispetto le altre ragazze.

"Cosa devo fare?" mi lasciai convincere. Fin da piccola ho sempre voluto essere la migliore in tutto quello che facevo, odiavo sentirmi inferiore, odiavo perdere.

"C'è un campionato chiamato never back down, tutte le più brave partecipano. Sono sicuro che tu puoi fare il culo a quelli lì" rise.

"Io posso fare il culo anche a te, Spring" dissi sarcasticamente. Per me era praticamente impossibile battermi con lui, sembrava un armadio, mi avrebbe battuta usando un dito.

"Ne sono sicura, scricciolo" mi spettinò i capelli.

"Quando ci sarebbe questo incontro?" chiesi curiosa.

"Alla fine del mese" rispose.

"Questo mese, novembre? Mancano due settimane" esclamai nervosa.

"Puoi farcela" mi rassicurò. "Adesso basta chiacchiere, alleniamoci" guardò verso il ring.

Salimmo sul grande ring rosso e blu , Spring prese dei guantoni da parata, per permettermi di sferrare pugni senza colpirlo. Iniziai a dare forti pugni su di esso. Spring mi incitava. Era il miglior allenatore che avessi avuto. Gli piaceva il suo lavoro, e amava trasmetterlo ai suoi 'allievi'. Da quello che sapevo era single, la sua casa era la palestra e aveva pochi amici. La sua famiglia viveva in Brasile ed ogni tanto andava a trovarli.

"Più forte, non fare la femminuccia" mi incitò.

"Sono una femminuccia, la tua scusa qual'è?" risi sarcasticamente.

Mi diede il guantone sulla testa. "Concentrati".
Feci scivolare via ogni pensiero dalla mia testa, mi svuotai completamente. Eravamo solo io e i guantoni di Spring. Le gocce di sudore scendevano lungo la fronte, tutto il mio corpo era bagnato di sudore, molto probabilmente puzzavo in una maniera incredibile. Mi venne in mente Justin e quanto fosse stato stronzo poche ore prima. E a quel punto iniziai a sferrare pugni più forte e senza rendermene conto, invece di colpire il guantone colpì la faccia di Spring.

"Oh santo cielo mi dispiace" mi fermai. Il suo labbro sanguinava.

"Questo l'ho sentito, scricciolo" rise strofinandosi il labbro.

"Io non volevo colpirti, giuro" ero mortificata.

"Non volevi colpire me, ma alla persona a cui stavi pensando" rise.

"Justin" dissero in coro le altre ragazze. Le guardai male.

"Per oggi può bastare" scese dal ring. Lo stesso feci anche io. Era ormai finito il mio turno, entrarono un gruppo di ragazzi , che immagino partecipassero al turno successivo. Si fermarono a parlare con Spring. Probabilmente gli stavano chiedendo del labbro rotto. Li guardavo con la punta dell'occhio mentre prendevo il borsone, non avevo nemmeno avuto il tempo di cambiarmi.Alcuni di quei ragazzi avevano un' aria familiare, troppo familiare. Erano gli amici di Dan, e immancabilmente c'era anche lui. Poggiai il borsone sulle spalle e mi recai verso l'uscita cercando di non farmi vedere. Ma il mio tentativo di fuga fu rovinato da Spring.

"Scricciolo" mi chiamò. Facendo ridere gli altri ragazzi, immagino per il soprannome.

Mi girai scocciata verso di loro. "Cosa c'è?" sbottai.

Si avvicinò insieme a quel branco di idioti. "Volevo presentarti ai ragazzi, sai hanno notato il tuo pugno" rise.

"Perché ne vogliono uno anche loro?" dissi ironicamente.

"Non c'è bisogno di presentazioni già ci conosciamo, vero Tanya?" disse Dan accennando un occhiolino.

"Già" dissi con disprezzo.

"Il tuo ragazzo è da un po' che non si vede, che fine ha fatto?"chiese. "Sempre se è ancora il tuo ragazzo" mi istigò.

"Vuoi che ti faccia di nuovo il culo?" risi. La cosa però fece ridere solo me.

"Hai fatto a botte con Justin?" gli chiese Spring.

"Mi ha dato un pugno, poi si è tirato indietro" disse cercando di non passare per lo stupido.

"Te ne ha dati più di uno, in varie occasioni" risi.

"Su un ring lo straccerei" si avvicinò al mio viso. Indietreggiai.

"Io non ci conterei" risposi.

"Non sapevo che Justin combattesse" disse Spring.

"Lui fa molto più di questo, uccide le persone" disse Dan ridendo insieme ai suoi stupidi amici.

"Non azzardarti a parlare di lui" ero pronta a rompergli la faccia, ma Spring mi fermò.

"La verità brucia" si morse il labbro inferiore.

"Uhm" fece un suo amico, spegnendo una sigaretta immaginaria sul suo sedere.

"Smettetela" sbottò Spring. " Ho conosciuto Justin, ed è un bravo ragazzo" mi difese.

"Lascialo perdere" dissi. "Gli rode il culo perché ho preferito Justin a lui" feci un ghigno di soddisfazione.

"Uhm" fece Spring, per poi imitare l'amico di Dan. Si spense la sigaretta immaginaria sul sedere, cosa che mi fece ridere.

"Meglio che vada" scossi la testa ancora ridendo. Dan e il suo gruppo di amici rimasero in silenzio, non sapevano cosa rispondere evidentemente. Salutai Spring e uscì fuori dall'edificio. Attraversai la strada e arrivai all'auto. Aprì la portiera e salì. Accesi il motore dell'auto e poi la accesi la radio. Feci retromarcia ma intoppai contro qualcosa o meglio qualcuno. Scesi velocemente dall'auto, recandomi sul retro. Steso a terra c'era Dan, fortunatamente stava bene.

"Che cazzo ti dice la testa" sbottai.

"Sei tu che mi hai appena messo sotto con l'auto" rise.

"Tu ti sei messo dietro l'auto" risposi aiutandolo a rialzarsi da terra.

"Grazie" disse.

"Ti sei fatto male?" chiesi.

"Sto bene"sospirò.

"Bene, allora vado" dissi dirigendomi verso la portiera dell'auto.

"A ripensarci mi sento male" sorrise. Mi fermai a guardarlo era li che mi sorrideva come un ebete, mentre si passava la mano tra i capelli. Cercava di essere sexy?

"Problema tuo" risi.

"In realtà" sospirò. "Sono venuto a scusarmi" abbassò la testa.

"Accetto le tue scuse" dissi. Lo avevo appena messo sotto con l'auto, non accettare le sue scuse sarebbe stato stupido.

"Se ti va, possiamo essere amici" mi porse la mano in segno di pace.

"Amici" strinsi la sua mano con la mia in segno di pace.

Sorrise soddisfatto. "Ci si vede in giro".

Salutai con la mano e salì in auto. Il motore era ancora acceso, così usci velocemente dal parcheggio. Si era fatto tardi e i ragazzi si stavano sicuramente chiedendo che fine avessi fatto. Avevo accettato l'amicizia di Dan, perché io sono una di quelle persone alla quale non piace portare rancore o avere nemici. Poi Dan era un bravo ragazzo, se si era comportato in quel modo era perché si voleva mettere in mostra davanti ai suoi amici. Dan apparteneva alla categoria di ragazzi tutto fumo e niente arrosto. Alla radio c'era una canzone che amavo molto: run the world di Beyoncé. Era una dei miei artisti preferiti, le sue canzoni mettevano voglia di vivere, voglia di ballare e cantare. E visto che ero occupata a guidare mi limitai a cantare.

"Girls " ripetevo quando la canzone lo richiedeva.

Quella canzone era un vero e proprio inno di dominanza delle donne verso gli uomini. La adoravo. Parcheggiai l'auto fuori casa. Scesi dall'auto. Iniziai a cercare le chiavi nel borsone e quando le trovai le infilai nella serratura aprendo la porta. Stavo ancora canticchiando la canzone, ero tra le nuvole.

"Dove sei stata è tardissimo" sbottò quella che sembrava la voce di Justin.

"Run the world, girls" alzai il pugno al cielo come segno di vittoria. Ignorando del tutto Justin.
Erano seduti tutti a tavola a mangiare. Mi diressi allo stereo e lo accesi, alzando il volume. Partì Moulin Rouge di Christina Aguilera. Iniziai a muovere in modo sexy il corpo, facevo finta di canticchiare. Ero sotto sbalorditi di tutti, ma non mi importava.

"Voulez vous coucher avec moi ce soir?" dissi con voce sexy rivolgendomi a Justin.

Justin rimase a bocca aperta, a guardare il mio balletto sexy tutto per lui.

"Lo stai facendo apposta" sbottò alzandosi dalla sedia, iniziò a girare su se stesso, cercando di contenere i suoi bollenti spiriti.

E io scoppiai a ridere. Era quella la mia intenzione. Volevo portarlo all'esasperazione. Mi piaceva la sensazione di sentirmi così desiderata. "Dai balla con me" mi strusciai su di lui.

"Sono l'unica a non capire quello che sta succedendo?" chiese Deasy.

"Io ho capito che siamo di troppo in questo momento" disse Marcus.

"Ti prego smettila" Justin scongiurò.

"Guardatelo, sta soffrendo" disse Jhon e gli altri scoppiarono a ridere.

Justin interruppe in mio ballo sexy, lo stavo portando al limite. Mi alzò in braccio, in stile sposa. Quello era il suo tentativo di fermare la mia vendetta? Mi conosceva ben poco. Ero fra le sue braccia, molto vicino alle sue labbra. Con un dito iniziai a sfiorare i suoi addominali, visibili dalla maglia bianca. Iniziai a sussurrare cose poco signorili nel suo orecchio. Mordendogli delicatamente il lobo dell'orecchio.

"Fammi tua, Bieber" sussurrai.

"Camera da letto, ora" esultò.

''Dacci dentro fratello" esultarono i ragazzi facendo un applauso. Vidi Deasy guardare male Jhon, e Alex ridere per questo.

Justin mi stava portando velocemente, molto velocemente devo dire, in camera mia. Gli avevo detto 'fammi tua' ma non ho detto che ci sarebbe riuscito. L'avevo portato già al termine, lo si poteva notare dal risveglio di 'Jerry' come lo chiamava lui. Ma non avevo intenzione di dargliela vinta. Arrivammo in camera e mi scaraventò ferocemente sul letto. Lo vidi togliersi la maglia e gettarla a terra. Arrivò alla cintura dei suoi pantaloni, ma ebbe qualche problema, non riusciva ad aprirla.

"Vuoi una mano?" risi.

"No. È una questione tra me e la mia cintura, piccola" disse serio. Mi fece morire dal ridere.

"Dai abbassa il pantalone, tanto per te la cintura è un optional" consigliai.

Così fece. Justin indossava sempre pantaloni sotto il sedere, quindi a parere mio le cinture erano solo un abbellimento, non che gli servisse a tenere su i pantaloni, perché se era quello il suo compito lo stava facendo molto male. Justin si posizionò su di me, facendosi spazio tra le mie gambe. Io rimanevo a guardarlo. Mi accarezzava delicatamente le gambe.

"Sono molto sexy questi pantaloncini" disse. E mi resi conto che avevo ancora i pantaloncini da box, puzzavo ancora come un cammello. Ma lui mi voleva lo stesso. Al pensiero sorrisi come un ebete.

"Saresti più sexy se li levassi" disse maliziosamente.

"Chi ti dice che li leverò?" lo sfidai.

Mi guardò deluso, dalla mia risposta evidentemente. Lo avevo in pugno.

"Posso darti una mano a levarli" sorrise . Le sua mano si posizionò sull'elastico dei miei pantaloncini. Era pronto a sfilarmeli, ma non glie lo avrei permesso. La situazione si capovolse. Fui io sopra di lui e lui sotto.

"Così mi diverto di più" morsi il labbro inferiore.

"Perché mi stai facendo questo?" Implorò.

"Mi sto solo divertendo" sorrisi maliziosa.

"Lascia divertire me" si alzò con il busto dal materasso verso di me, pronto a baciarmi, ma mi spostai subito, scendendo dal letto. Rimase in ginocchio sul letto, a guardare ogni mio movimento. Feci un ulteriore passo.
Levai i pantaloncini e il top, lasciando in libera vista l'intimo bianco.

"Ora si inizia a ragionare" si leccò le labbra. Scossi la testa, come segno di disapprovazione. Mi ero levata i vestiti ma questo non significava che mi sarei concessa a lui. Justin si alzò dal letto e lentamente si avvicinò a me. Posizionò una mano sul mio fianco, e mi tirò ferocemente sul suo petto. Con una mano mi teneva stretta a lui, con l'altra spostava i miei capelli dietro l'orecchio, senza mai spostare il suo sguardo dal mio.

"Sei mia" sussurrò al mio orecchio. Iniziò a lasciare una scia di baci sul mio collo, dopo aver bagnato piccole parti con la sua lingua, iniziò a soffiare delicatamente su di esse, causandomi una serie di brividi lungo la schiena. Uscì un piccolo gemito dalla mia bocca. Stava usando la mia tattica: mi stava provocando.

"Lo so che mi vuoi" morse il lobo del mio orecchio.

"Smettila" implorai non avrei resistito.

Sorrise, aveva vinto. Per ora. Mi sollevò per le cosce, le mie gambe si strinsero intorno al suo bacino. Il suo membro pulsava vicino la mia area. Sentì dei brividi quando ferocemente la mia schiena toccò la parete fredda della mia stanza. Justin succhiava intensamente il mio collo, continuando il suo gioco. Le sue mani stringevamo il mio sedere, le mie dita giocavano con i suoi capelli. Piccoli gemiti continuavano ad uscire dalla mia bocca. Justin continuando a succhiare si diresse verso il letto. Il mio corpo si stese sul materasso, Justin era su di me, mi guardava con aria di vittoria. Con un solo tocco sbottonò il reggiseno, strappandolo via lo lanciò via. Fece un piccolo sorriso. Iniziò a baciare il tatuaggio che avevo sotto il seno, con una mano mi stringeva un seno con l'altra in sedere. Piano piano salì verso il seno libero e iniziò a succhiare il capezzolo, proprio come fanno i bambini quando succhiano il latte dalle loro mamme. Scese di nuovo, lasciando piccoli baci sulla pancia. Staccò la mano da mio sedere e la usò per strapparmi via gli slip, che lanciò via.

"Mi sei mancata così tanto" baciò l'inguine.

Si avvicinò alla mia 'zona' e iniziò a succhiare. Non riuscì più a trattenere i gemiti, iniziarono a uscire come aria fresca per tutta la stanza. Dovevo ammetterlo Justin ci sapeva proprio fare, era grandioso. Soddisfatto del piacere che mi stava procurando si lasciò scappare un sorriso. Infilò due dita dentro di me, iniziò a muoverle dentro e fuori, mentre mi baciava il ventre.

"Ti piace?" chiese.

"Si" lasciai uscire un gemito mentre lo dicevo.

"Stasera è la nostra sera, voglio farti stare bene" spiegò. Beh il fatto che lui fosse tornato, per me era già fantastico, mi faceva già stare bene.

Levò le dita dalla mia area. E si posizionò, su di me, in modo da potermi guardare negli occhi. Continuavo a fissare la sua immensa bellezza. Mi lasciò un bacio all'angolo della bocca e poi mi guardo ancora una volta.

"Ti amo" sussurrò sulle mie labbra.

Stavo per rispondere, ma la mia voce si bloccò per la spinta forte, quando di sorpresa il suo membro era in me. L'unica cosa che usci dalla mia bocca fu un grosso gemito di piacere. Justin continuava a spingere sempre più veloce, ansimando sul di me con piacere. Attorcigliai le mie gambe a lui, chiedendo di più. La sua spinta aumentò ulteriormente. Fui inondata dal piacere.

"Oh piccola" disse in un gemito.

"Si-si di più" lo incitai.

"Sei fantastica" sospirò.

Eravamo entrambi al culmine del piacere, i nostri gridolini non avevano riempito la stanza, ma l'intera casa. Speravo solo che i ragazzi fossero usciti, capendo la situazione. Le mie unghie graffiavano la schiena di Justin, lui non si fermava, anzi andava sempre più veloce.

"Sto per venire" mi avvertì.

"Non fermarti" lo implorai.

Sorrise alla mia richiesta e continuò il suo lavoro. E mi ricordai che non aveva il preservativo, non volevo interrompere quel momento, avrei preso la pillola il giorno dopo. Non conclusi il mio pensiero che venne, subito seguito da me. Esausto si accasciò sul mio petto. Entrambi avevamo il battito cardiaco a mille, speravo solo che non mi venisse una crisi respiratoria proprio in quel momento. Ma non poteva, perché ora c'era Justin con me, ci pensava lui a farmi stare bene.

"Sei stato grandioso, piccolo" lo chiamai nel modo in cui lui chiamava me.

Sorrise "Anche tu, piccola".

Il momento in cui abbiamo fatto l'amore, e vedevo lui, e mi sentivo così bene con il mondo, volevo finisse mai.Abbiamo fatto l'amore fino a fondere i nostri corpi, finchè sul cuscino e sulle coperte non sentivamo l'odore dell'altro.Era questione di sentimenti, emozioni, cervello, corpo, anima.Mi ha rubato pure l'anima, mi ha completato , mentre le sue mani si intrecciavano e le nostre labbra si cercavano.Volevo sentirmi protetta, ma volevo tremare ugualmente sapendo che lui ci sarebbe sempre stato.Volevo abbracciarlo, abbracciando il mondo. Avevo voglia di far l'amore con lui, voglia di sentirmi completa. Completa di lui.Che voglia, poi, di amarlo, intensamente mentre mi stringeva a se.Volevo far l'amore con lui. Solo l'amore, con lui. Perché lo sentivo, lo volevo,l'ho aspettato, l'ho vissuto, l'ho scelto e l'ho amato.
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Xxale
OH OH OH OH HAHHAAH
SE VOLETE CHE CONTINUO VOGLIO TANTI COMMENTI UN KISS

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