I want it anyway?

8.7K 187 17
                                    

AAAAAAAAAAAAA SCCCCCIIIAAAAOOOO GENTEEEEEEE.. VOLEVO DIRVI CHE L'AUTRICE DELLA STORIA HA FINITO LA PRIMA STAGIONE DI SOUL REBEL E IO L'HO LETTA!GIURO STO ANCORA SCLERANDO ODDIO!oddio!ODDIIIIIIOO!
SE VOLETE I CAPITOLI AL PIU'PRESTO,VOGLIO TANTI MA DICO TANTI COMMENTI.

ENJOYY




TANYA VOICE:

Di solito quello che ci serve è solo un po di riposo. Rilassarci, mettere le idee a posto,svagarci e allontanarci dal mondo in cui viviamo, può servirci molto. Acquistiamo quella tranquillità interna che tanto ci mancava, sembriamo rinati, i problemi svaniscono. Avvolte serve solo questo. Dopo il mio viaggio ai Caraibi avrei potuto rimettere la testa al suo posto o per lo meno chiarire i miei sentimenti e quello che avevo intenzione di fare con Justin. Vivere in quella casa era molto, ma molto difficile per non dire stressante. Urla continue, litigi tra Fanny e Johnny per la televisione, casa piena di giocattoli, disordinata al massimo. Ma più di tutto, era difficile stare a litigare con Justin ventiquattro ore su ventiquattro. Era uno stronzo, egocentrico, presuntuoso, villano, volgare, stupido, immaturo e chi ne ha più ne metta. Era insopportabile. Insopportabilmente sexy, carino, dolce, provocatorio. Justin aveva i suoi vantaggi e i suoi svantaggi, come ogni uomo esistente sulla faccia della terra. Mi aveva esplicitamente detto di stargli lontana, ma conoscendolo sarebbe venuto lui da me. Lui sarebbe corso da me, sempre. Eppure ero convinta che non tutto era destinato a finire. La vita può tenere lontano due persone, forse per colpa del destino, per colpo dell'orgoglio o per le persone. Ma finché tra quelle due persone ci sarà amore, niente è lontano. I loro cuori erano vicini e non sarebbe stata la vita a separarli. Più andavo avanti e più mi convincevo che gli invincibili sono quelli che non hanno paura dell'amore. Chi non teme l'amore è la persona più forte del mondo. Soul Rebel paragonato ad una persona innamorata non era nessuno, solo sabbia in un deserto. Ero cambiata, ma ero sicura al cento per cento che il mio amore per Justin non lo era. Dovevo smettere di aver paura e affrontare la vita per quello che era. Non è cambiato mai quello che ho dentro quando sento la sua voce, volevo che ritornasse, con me. Mi chiedevo:
Soul Rebel vincerà questa battaglia con l'amore?

Io e Deasy alloggiavamo nel hotel più lussuoso di tutta l'isola dei Caraibi. Una suite di lusso, spiaggia ed acqua meravigliose, i dipendenti erano di una cortesia unica, stavamo imparando la danza locale, c'erano persone provenienti da ogni parte del mondo. Era un angolo di paradiso. C'era il sole di continuo, ai Caraibi era estate trecentosessantacinque giorni l'anno. Los Angeles per quanto potesse calda l'intero anno, c'erano mesi invernali in cui c'era un freddo incredibile. Tipo quelli che stavano attraversando i ragazzi a casa. Durante il nostro soggiorno ai Caraibi Hope mi aveva chiamato e si era scusata per le cose che mi aveva detto. Aveva detto solo quello che pensava e non capivo il motivo delle sue scuse. Mi aveva raccontato le novità a Los Angeles. Kate e Justin continuavano ad uscire insieme, nonostante io gli avessi raccontato della sua 'impotenza'. Appeno Hope me lo disse il mio umore cambiò radicalmente, ma volevo che almeno lui fosse felice e Kate mi sembrava una brava ragazza. Carina, pelle chiara, bionda, educata, gentile. Io ero l'esatto opposto. Bruna, pelle scura, scostumata, scorbutica, non ero carina ma sexy. Non dovevo essere egoista, Justin aveva tutto il diritto di uscire con chi voleva. Riguardo Duncan, Mary mi aveva detto che si trovava da suo padre e non più a Downtown.

Era il quarto giorno di una settimana fantastica. Seduta a un tavolo del bar mi sentivo come se stessi guardando dentro me stessa attraverso un vetro. Una giovane donna che ha ricorso per più di cinque anni qualcosa di irraggiungibile,che per qualche attimo ho creduto di afferrare: qualcosa di impensabile come l'amore, fragile come l'equilibrio, unica come il sentirsi amati. Ma tutto era durato solo pochi momenti, poi sono ritornata al punto di partenza e le mie energie stavano cominciando ad esaurirsi, ero stanca di correre a vuoto. Non avevo più voglia di mendicare amore, di cercare di essere all'altezza, di fare del mio meglio per essere la brava bambina che faceva tutti i compiti per casa, tanto alla fine non interessava a nessuno. Ero sempre punto e a capo. Da sola. Quando l'amore finisce fa sempre un male pazzesco. Non c'era una volta in cui si soffriva più delle altre, in cui si prova un livello di sofferenza oltre il quale non si può andare, un limite che non toccherai mai più; ogni volta sei sempre più devastata dal dolore,dalla solitudine,dal panico e da quella sensazione di abbandono che ti piomba addosso appena realizzi che lui non ti appartiene più, che non esiste più un noi e che è finita per sempre. Lui tornerà ad essere un estraneo dopo che avrete fuso le vostre vite in una sola, dopo che vi sarete confidati i segreti più nascosti e avrete abbattuto il muro di qualunque pudore. Sarete due estranei anche se conoscete il ritmo del vostro sonno,i vostri odori, le vostre abitudini e i vostri schemi. Succede così, sempre.

Mi sentivo come se la mia vita fosse stata sparsa qua e là. Come se ci fossero tutti quei pezzetti di carta e qualcuno avesse acceso il ventilatore. Ma quando litigavo con Justin, mi sentivo come se il ventilatore venisse spento per un po', cose se le cose potessero avere un senso,mi rendeva viva. Justin rimetteva tutti quei pezzetti di carta insieme, mi rimetteva insieme, ed era una cosa bellissima.

''Cosa fai tutta sola?'' Deasy mi piombò alle spalle, interrompendo i miei pensieri.

''Prendo un caffè'' sorrisi.

Si sedette sull'altra sedia del tavolo del bar. Sembrava ansiosa di dirmi qualcosa.

''Mi ha chiamato John'' esultò.

''Quindi?'' sorseggiai il caffè.

''Mi ha detto che gli manco e che è stanco di comportasi come un bambino'' disse agitata.

''Quindi?'' ripeté la mia domanda.

''Noi ci amiamo tanto, Tanya'' cominciò col dire.

''Lo so'' annui, era più che evidente.

''Dovremmo passare un po di tempo insieme lontano da Los Angeles, così per chiarire tutti i fraintendimenti e iniziare ad essere la coppia che eravamo un tempo'' spiegò.

''Dimmi che non lo hai fatto, ti prego'' la guardai speranzosa.

''Sono solo tre giorni, non ti daremo fastidio'' confermò i miei pensieri.

John sarebbe venuto a Caraibi. Mi alzai dalla sedia furiosa e me ne andai, verso la spiaggia. Non che non volessi John li, ma era una settimana dedicata interamente all'amicizia tra me e Deasy, non volevo intrusioni o ragazzi tra i piedi. Camminai a passo veloce sulla sabbia, Deasy mi seguiva con lo stesso passo cercando di convincermi. Tre giorni, non erano poi così tanti infondo. Avrei potuto passarli da sola o con qualche ragazzo carino del luogo, avrei potuto divertirmi comunque, anche senza di lei. Lei e John avevano bisogno di passare del tempo insieme, lontani da Los Angeles ed io ero felice per loro. Lo accettavo.

''Se le cose tra voi due, dopo questo fine settimana non andranno bene, io vi ammazzo'' dissi scherzando.

''Oh, grazie'' mi saltò sulle spalle.

Persi l'equilibrio e caddi sulla sabbia. Cominciammo a ridere come matte. Nei primi quattro giorni della nostra vacanza riposo eravamo state benissimo insieme, la nostra amicizia era rinata, era ancora meglio di prima. Deasy era sempre la persona fantastica che avevo conosciuto da bambina. Non era cambiata neanche di un millimetro. Era e sarebbe stata per sempre, la mia migliore amica. Cominciammo a correre per tutta la spiaggia sotto gli occhi attenti e curiosi dei turisti, c'era chi rideva con noi e chi si lamentava per la sabbia che svolazzava al nostro passo. Ci sarebbero state altre vacanze per me e Deasy. Ma dubitavo ci sarebbero state altre opportunità per recuperare un amore bello e importante come quello tra John e Deasy, quindi dovevano agire subito. Le occasioni che ci offre la vita non vanno mai sprecate, mai. Deasy smise di inseguirmi e correre sulla spiaggia quando il suo cellulare squillo. Si fermò sul posto e rispose, era John. Quando parli del diavolo spuntano le corna, era risaputo.

AL TELEFONO CON JOHN :

Deasy: ''Ehi, come va?''

John: ''Bene, sono all'aeroporto,il mio volo parte tra cinque minuti ''

Deasy: ''Ti ho già detto il nome del hotel, sai già dove venire''

John: ''Non preoccuparti. Piuttosto, hai parlato con Tanya?''

Deasy: ''Certo, glie l'ho appena detto, nessun problema''

''Starò benissimo, mi trattate come un'anziana zitella'' dissi ascoltando la conversazione.

John:''Deasy, passami Tanya voglio parlarci''

Deasy mi passò il suo cellulare, così lo portai all'orecchio. Mi sentivo la terza incomoda.

Tanya:''Non hai un soprannome da dargli? Non puoi chiamare la tua ragazza Deasy''

John:''I soprannomi li danno gli sfigati''

Sentì uno strano rumore dall'altra parte del cellulare,come se ci fossero più persone o come se ci fosse qualcuno ad ascoltare la conversazione vicino a John. Era in un aeroporto era normale sentire voci o rumori.

Tanya:''Sei con qualcuno?''

John:''No,no, perché me lo chiedi, cioè cosa te lo fa insinuare?''

Tanya:''Chiedevo, allora cosa hai da dirmi?''

John:''Nulla volevo parlare un po con te, siamo amici o no?''

Tanya:'' Giusto e sono anche il tuo capo''

John: ''Il miglior capo che abbia mai avuto''

John: '' Ahi, mi hai fatto male''

Tanya: ''Che sta succedendo?''

John:''Cosa dovrebbe succedere? Quante domande che mi stai facendo''

Tanya: ''Sei strano''

John:''Lo sono sempre, allora saputo di Justin e Kate?''

Tanya:''Mi pare di aver saputo qualcosa da Hope''

John: ''Non ti da fastidio neanche un po?''

Tanya: ''Perché dovrebbe?''

John: ''Non lo so, pensavo vi piaceste''

Tanya:''Piacersi avvolte non basta''

John:''Devo andare, il mio volo sta per partire, oh ho una sorpresa per te ora che arrivo''

Tanya:''Ti passo Deasy, non voglio sorprese''



Passai il cellulare a Deasy che fece i suoi saluti a John, poi chiuse la chiamata. John al telefono mi era sembrato abbastanza anzi troppo strano. Forse era agitato di passare un fine settimana da solo con Deasy. Da solo era una parola grande, c'ero sempre io. Mi vedevo zitella, seduta su un divano a guardare ancora Spongebob, con qualche cane che girovaga per la casa. Che bella fine. Magari Deasy e Hope mi sarebbero venute a far visita, saremmo potute andare al bingo o in qualche gita a Lourdes per pregare la Madonna di trovarmi un uomo decente. John aveva parlato di una sorpresa, sentivo che c'era qualcosa di sbagliato in questo. Avevo varie ipotesi, una in particolare che riguardava Justin. Chissà se sarebbe stata vera.

Un volo da Los Angeles ai Caraibi in genere durava dalle due alle tre ore. Quindi John sarebbe stato con Deasy prima di quanto si aspettasse. Io e Deasy il giorno prima avevamo organizzato per quella notte una serata in spiaggia, c'era una specie di usanza del luogo, si mangiavano cibi strani accompagnati dalle storie di qualche vecchio anziano, vestiti come le persone del luogo. Ero indecisa se andarci da sola o trovarmi un'altra serata carina. Dove sarei potuta andare da sola in un luogo che non conoscevo? Nel hotel c'era una discoteca avrei potuto passare la serata li, ma sarebbe stato troppo monotono, frequentavo discoteche anche a Los Angeles. Forse avrei potuto passare la serata nella mia suite, dinanzi ad un film romantico e a del cibo spazzatura. Sarebbe stata una serata abbastanza carina.

Io e Deasy ritornammo in albergo, lei andò a preparare la sua camera per l'arrivo di John, mentre io andai nella zona relax del hotel. Massaggi, saune, bagni ai fanghi, al cioccolato e al latte d'asino, pilates, yoga. Paradiso. Levai i vestiti che avevo in dosso e avvolsi il corpo in un accappatoio, poi dedicai il mio tempo al benessere del mio corpo. Iniziai prima con una sauna, riuscì a durare trenta minuti in quella stanza, il caldo era asfissiante. Feci un bagno nel latte d'asino unito da un massaggio alle tempie. Dopo il bagno nel latte di asino, la mia pelle era vellutata e liscia come quella di un bebè in fasce. John doveva essere già arrivato, ma a lui avrebbe pensato Deasy. Andai in sala massaggi, mi sdraiai sulla pancia su uno dei lettini, la faccia era incastrata sull'apposita parte del tappetino, i miei occhi vedevano solo parquet. Avevo l'asciugamano arrotolato attorno al ventre, con la schiena nuda, così che il massaggiatore o la massaggiatrice che sarebbe arrivata avrebbe potuto svolgere il suo compito senza perdere tempo. Ero li che aspettavo da due minuti quando vidi arrivare un uomo sotto la trentina, alto, barba folta, capelli neri e pelle olivastra, non era niente male, non lo era per niente. Mi porse un sorriso e cominciò a massaggiare dal collo, piano piano scese lungo la schiena e poi risaliva. Sentivo la mia colonna verteblare schioccare sotto il suo tocco. Più scricchiolava più lui aumentava la pressione. Non era doloroso, era bellissimo, mi sentivo in paradiso, aveva delle mani d'oro.

''Devi essere molto stressata'' disse l'uomo con un accento francese.

''Non immagini quanto'' risposi in estasi.

''Io sono Loris'' si presentò.

''Tanya'' gemevo sotto il suo tocco.

''Ti andrebbe un massaggio con pietre bollenti?'' chiese.

''Certo che mi va'' dissi.

''Non muoverti torno subito'' allontanò le mani dalla mia schiena.

''E chi si muove'' sospirai felice.

Rimetti nella mia posizione. Credevo che un massaggio con le pietre bollenti fosse appoggiare per l'appunto pietre bollenti sulla colonna verteblare, invece Loris al suo ritorno continuò a massaggiare. Ma non era più il tocco delicato di prima. Sembrava uno scassinatore che non riusciva a forzare una porta. Inoltre, le sue mani erano diventate più ruvide, quelle di prima erano lisci e morbide. Pensai che dovesse essere un altro tipo di passaggio, forse era un metodo francese di cui non ero a conoscenza. Solo che il suo nuovo metodo non era per niente rilassante e piacevole. Continuò a massaggiare con lo stesso fare da scassinatore, questa volta cambiò senso del massaggio. Partiva con il massaggiare dal centro della schiena fino ad arrivare al bacino, fece lo stesso continuando a salire lungo la schiena. Arrivato ad un punto della schiena le sue mani dal cento della spina dorsale massaggiarono fino a fuori, poi questo 'massaggio' continuò fino a sotto, fino ad arrivare a toccare il mio seno. Istintivamente alzai la faccia dal lettino e mi girai, che razza di massaggio era quello? Non ero mica stupido. Quando mi voltai per rimproverare Loris, mi ritrovai l'inaspettato. Neanche ai Caraibi mi lasciava tranquilla.

''Tu'' lo guardai sconcertata.

''Sono il nuovo massaggiatore'' disse divertito.

''Justin, cosa ci fai qui?'' chiesi alterata e nervosa.

Justin non rispose, il suo sguardo era fisso sul mio seno nudo, che stupidamente avevo mostrato in tutta la sala. Presi il mio accappatoio e me lo infilai di nuovo.

''Stavo guardando, non è giusto'' si lamentò.

''Sono cresciute o hai fatto qualche ritocchino?'' chiese.

''Tutta roba naturale, ciccio'' mi lasciai trasportare dalla domanda, poi ritornai in me.

''Perché sei qui?'' ripeté la domanda.

''E' successo che a casa mi annoiavo molto e allora mi sono detto: vado ai Caraibi'' spiegò ironico.

''Tu non puoi stare qui, c'era prima io'' mi comportai da bambina.

''Mi ha invitato John, che è stato invitato da Deasy che è in vacanza qui, quindi ora ci sono anche io'' protestò vittorioso come solo un bambino sa fare.

Scesi dal lettino, indossai le mie ciabatte bianche e camminai imbronciata. Una delle mie ipotesi era vera, la sorpresa di John era Justin. Volevo starmene in pace, stavo riacquistando tranquillità, volevo starmene lontana da lui, ma probabilmente questo era impossibile. Justin e la sua stupidità erano sempre in agguato. Dove sarei dovuta andare per stare in santa pace, Alaska? Arrivai vicino l'ascensore del hotel, Justin mi seguiva. Era felice di rovinarmi una vacanza. Quando le porte dell'ascensore si aprirono entrai dentro, un addetto ai comandi stava per premere il bottone per il quarto piano, dove si trovava la mia camera. Prima che lo facesse Justin furbamente riuscì ad entrare nell'ascensore. L'uomo premette il bottone. Incrociai le braccia arrabbiata, lui mi imitò. Appoggiai la testa al muro dell'ascensore, Justin fece lo stesso. Appoggiai una mano su un fianco e lo guardai, lui mi imitò anche in quello. Mi stava prendendo in giro? Bene. Poggiai la mano sul pacco del facchino in ascensore, con aria di sfida guardai Justin.

''Puoi scordartelo questo non lo faccio'' smise di imitarmi.

Non finì di dirlo che le porte dell'ascensore si aprirono. Uscì dall'ascensore e quatta quatta camminai fino alla mia stanza. Tirai le chiavi dal tasca del mio accappatoio e aprì la porta. Quello che mi si presentò davanti fu indimenticabile. Ridendo mi coprì gli occhi per non guardare. John e Deasy lo stavano facendo sul divano del salotto della suite.

''Non guardo, non guardo'' ripetei.

Gli passai davanti fino ad arrivare alla mia camera. Justin continuava a seguirmi. Arrivati sull'uscio della porta di camera mia, mi fermai e lo guardai per spiegargli alcune cose.

''Questa suite è off-limits per te'' scandì..

''Va di sotto e prendi una camera tutta per te e per John'' spiegai cosa doveva fare.

''L'avrei fatto, ma tutte le stanze dell'albergo sono occupate'' spiegò.

''Bene, allora dormirai sul divano'' trovai una soluzione.

''Ci stanno facendo sesso'' disse disgustato.

Stufa, lo tirai dentro la mia camera. Se tutte le camere dell'albergo era finite, John avrebbe di sicuro dormito in camera di Deasy, quindi Justin avrebbe potuto dormire sul divano. Suscettibile com'era non avrebbe mai dormito sul divano, quindi o restava la spiaggia o la mia camera. Avrebbe potuto dormire sul tappeto.

''Non dovevo starti lontana?'' chiesi entrando in bagno.

Chiusi la porta, lasciai cadere l'asciugamano a terra. Mi avvicinai alla doccia e aprì il rubinetto, subito mi infilai sotto l'acqua fredda. Cominciai a fare una doccia. Justin avrebbe potuto darmi una risposta seria dopo che sarei uscita dalla doccia. Avrebbe avuto anche tempo per pensare. Dopo aver insaponato il mio corpo, risciacquai. Uscì dalla doccia e arrotolai un asciugamano intorno al corpo e uno attorno ai capelli. Non avevo disfatto le valigie. Tirai l'intimo dalla valigia che avevo sistemato in bagno e lo indossai. Presi dei pantaloncini e una canottiera e li indossai. Uscì subito, volevo sentire cosa avesse da dirmi, quale sarebbe stata la sua risposta. Mi stendetti sul letto e aspettai la sua risposta. Mentre aspettavo, strofinai la piccola asciugamano che avevo in testa, tra i capelli, poi la lanciai a terra. Legai i capelli bagnati in una coda. Justin era stranamente silenzioso.

''Hai sbagliato, ma non vedo perché non possiamo avere un rapporto civile'' ecco la sua risposta.

''Rapporto civile significa toccarmi le tette fingendoti il massaggiatore?'' chiesi.

''Ti ho toccato le tette milioni di volte, cosa c'è di male?'' era divertito.

''Stavamo insieme'' risposi.

''E allora? Resta il fatto che ho toccato le tue tette milioni di volte ed ho fatto lo stesso con ogni parte del tuo corpo, ogni singola parte'' mi ricordò.

Inutile ragionarci. I maschi, tutti uguali. ''Kate sa che sei qui?'' chiesi fingendomi indifferente.

''Perché dovrebbe saperlo, non devo mica dirgli tutto'' disse.

''Mi piace, è una brava ragazza'' affermai sincera.

''Se facciamo un confronto con te, anche il diavolo è bravo'' rise.

''Da come mi descrivete tutti sembro un mostro'' dissi quasi dispiaciuta.

''No, non sei un mostro e neanche cattiva, sei solo ribelle'' disse.

''E' per questo che mi chiamano Soul Rebel'' ricordai.

''La mia acerrima nemica'' sorrise.

Scoppiai a ridere. No, semplicemente scoppiai a vivere,quel suo sorriso mi stravolgeva.

''Mi dispiace di averti detto tutte quelle cose l'altra volta'' ricordò.

''Dispiace a me, cioè ti ho dato un pugno'' ricordai.

''Il dolore del pugno è andata via subito, il dolore delle mie parole è finito sul tuo polso'' -

Prese la mia mano e la girò, guardò il polso dove avevo i tagli. Accarezzò il taglio che mi ero procurata l'ultima volta, quello procuratomi da solo dopo il nostro litigio. Come sapeva che dopo il litigio mi ero auto-lesionata? Lo fissai.

''Deasy lo ha detto ad Hope, che lo ha detto a Marcus che lo ha detto a me'' rispose alla mia domanda mentale, come se mi leggesse nel pensiero.

''Non è colpa tua'' scossi la testa.

''Sono una stronza,sono un mostro.Si, sono una bestia.Quando festeggio, quando conquisto. Ma sono sola'' spiegai.

''Non devi pensare queste cose di te,solo perché un cretino come me in un momento di rabbia, lo ha detto'' spiegò.

''Dimentica tutto quello che ti ho detto, non lo penso assolutamente'' continuò.

''Tu ancora ami il mio cuore?'' chiesi.

''Sempre, sempre te per sempre'' rispose fermamente convinto.

''Non pensi che sono cambiata? Che sono peggiore?'' chiesi.

''Penso che profumi di un odore che mi piacerà sempre'' rispose con tutta la sua sincerità.

Sorrisi imbarazzata. ''E allora smettiamola'' dissi.

''Di fare cosa?'' chiese stringendomi la mano.

''Di farci del male'' risposi. ''Proviamo a conoscerci di nuovo, come se fossimo due estranei'' proposi.

''Ti prego però di non cambiare opinione domani'' rise. Si, ero al quanto bipolare.

''Tu vedi di non farmi arrabbiare'' gli diedi un colpo sulla spalla.

''Sei tu che mi provochi'' rise.

''Sei sempre il solito, Bieber'' risi con lui.

''No, tu sei la solita, Smith'' sorrise.

''Allora ora che si fa?'' chiesi.

''Proviamo ad essere amici, ad andare d'accordo, poi ci penserà il tempo a sistemare le cose'' propose.

''Affare fatto'' annui. Lui sorrise.

''Se ti mostro il mio lato oscuro, mi vorrai ugualmente?'' chiesi.

''Sempre'' annui.

''E se ti apro il mio cuore e ti mostro il mio lato debole, tu cosa farai?'' chiesi.

''Ti stringerò così forte che nessuno potrò farti del male'' risposi.

Sorrisi.Justin è stato il mio primo amore.L'amore è amore, a qualsiasi età, e sapevo che se un giorno la vita ci avrebbe separati, lui sarebbe tornato da me.C'è chi dice che si riconosce il grande amore quando ci si rende conto che l'unico essere al mondo che potrebbe consolarci è proprio quello che ci ha fatto del male.Se due persone sono destinate a stare insieme alla fine si ritroveranno sempre.E tutto quello che mi importava veramente non era altro che il suo solito sorriso e il suo abbraccio che mi faceva sentire una donna amata, da lui, dalla persona che non avrei mai immaginato di incontrare. Una persona unica, con dei occhi unici e un modo di amare veramente bellissimo.Mi ci ero abituata a poterlo solo guardare, mi accontentavo, bastavano quegli sguardi fugaci a sapere solo se c'era, per rassicurarmi. Mi bastava vederlo in lontananza mentre all'oscuro di tutto continuava la sua vita, lavorava, scherzava, era lì. Sempre. Ora però avremmo avuto una seconda possibilità. Per restare insieme si deve essere semplicemente molto molto molto innamorati. Solo questo. Non vicini, non bellissimi, non giovani, non adulti, non perfetti, non colti, non uguali, non divertenti, non interessanti, non migliori: innamorati.L'amore è un paradosso: non tutti quelli che stanno insieme si amano e non tutti quelli che che si amano stanno insieme. Siamo un cumulo di sentimenti di contrabbando. Perché l'unica cosa di cui aveva bisogno era stare insieme a lui,poi tutti il resto non importava.



Xxale

Next to you/Soul RebelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora