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Erano passati un paio di giorni. Tutte le notte era la stessa storia, dormire per me era impossibile. Le mancanze delle due di notte sono peggiori di tutto il resto. Voglio dire, se qualcuno ti manca di giorno è più che normale. Ma se ti ritrovi la notte a stare sveglia e a navigare nei ricordi, allora significa che non hai solo perso qualcuno di importante.Stai perdendo un po' te stessa.E forse è questo il problema di avere un cuore così grande, che quando soffri non capisci da dove viene il dolore.Vorrei poter essere d'accordo con chi dice che "ciò che non ti uccide ti rende più forte".Ma da quello che ho vissuto fin'ora, ho capito solo che ciò che non ti uccide ti lascia mezzo morto in un angolo della tua vita, e spesso ti segna in modo permanente. Ciò che non ti uccide, a volte, ti devasta in un modo così forte che preferiresti essere morto.Posso cercare di convincere me stessa che tutto questo amore è impossibile.Posso provare a trattenere quello che provo, ed a fingere che la nostra sia amicizia o un rapporto complicato tra chi si è amato.Ma non posso impedire alla mia mente di correre quando Justin mi sfiora il braccio con le dita e io non posso fare a meno di pensare che forse, forse, non è stato un caso, ma che ha cercato un contatto con la mia pelle.Posso asciugare gli occhi ancora prima che si bagnino, e abbozzare un sorriso, anche quando sto male.Ma non posso impedire al cuore di accelerare il battito quando mi guarda,quando mi sorride,quando mi sfida.E semplicemente non posso fare a meno di essere certa che un po lo amo, quando vedo qualcosa che mi ricorda che lui, e mi manca il fiato.Non posso fare a meno di riflettere su quanto sia strana e complicata la natura umana. Da una parte c'è il nostro desiderio di sentirci speciali, unici, che ci rende a volte così difficile convivere con gli altri. Dall'altra c'è la nostra evidente incompletezza, che non ci permette di vivere soli con noi stessi.

Tra me e Duncan continuava quella strana relazione: sesso senza sentimenti. Era solo piacere fisico e mentale, niente amore. Francamente non volevo altro. Avevo notato una cosa riguardante questo argomento,prima del sesso, vi aiutate a vicenda a spogliarvi. Dopo il sesso, sei solo tu a vestirti. Morale della storia, nella vita, nessuno ti aiuta quando sei stato fottuto. Passavamo quelle frenatiche ore di passione, finito il tutto, ritornavamo quelli di prima, semplici amici.

In quei giorni, grazie ai soldi guadagnati dalla cocaina venduta un po in giro per la città, ero riuscita a racimolare un bel gruzzoletto. Usai quel soldi per comprare tutto quello di cui avevo bisogno. Scarpe,vestiti,intimo,trucco,accessori,cellulare. Senza badare a spese. Gli affari andavano più che bene. Justin aveva già messo i suoi scagnozzi alla ricerca di 'Soul Rebel'. Mi chiedevo cosa avrebbe pensato alla notizia che Soul Rebel non era altro che la sua ex fidanzata. La situazione mi divertiva abbastanza. Ero ufficialmente sotto la bocca di tutti, cioè Soul Rebel lo era, tutti volevano sapere chi aveva osato sfidare il grande capo. Nel frattempo noi svolgemmo altri lavoretti, poiché tutti erano troppo impegnati e concentrati sulla ricerca del nuovo boss in città.Ero orgogliosa di quello che ero riuscita a fare in pochi giorni. C'è un momento in qui devi decidere, o sei la principessa che aspetta di essere salvata, o sei la guerriera che si salva da sé. Ed io non avevo più voglia di aspettare.

Quella mattina faceva un caldo insopportabile, come ogni mattina d'estate. Dopo essermi svegliata, lavata e vestita, mi venne voglia di fare un giro per Downtown. Indossai dei pattini a rotelle che avevo comprato nei miei giorni di totale shopping e uscì di casa. Prima però, presi il mio pacchetto di sigarette e il mio cellulare, e li infilai nelle tasche dei miei pantaloncini. Uscita di casa, iniziai a pattinare sui marciapiedi della città.Non c'erano molte persone. In quella zona, la notte era giorno, mentre la mattina era notte. Quindi era abbastanza tranquilla e per niente pericolosa. Mentre pattinavo canticchiavo qualche canzone, qualsiasi mi passasse per la testa. Non sapevo dove stava andando, ma l'idea di pattinare liberamente senza una meta, mi piaceva molto. Ormai amavo ogni cosa che somigliasse alla libertà. Mentre cantavo 'Impossibile' di Shantonelle, sentì un clacson di un auto suonare alla mie spalle. Al primo suono lo ignorai, pensando che non centrassi nulla. Al secondo clacson mi girai. Una ferrari bianca, ultimo modello. Al suo interno di nascondeva un ragazzo che probabilmente avrei riconosciuto tra mille. Justin Drew Bieber. Lo guardai stranita , dopo di che continuai a pattinare ignorandolo. Non mollava, continuava a camminarmi dietro con la sua auto lussuosa. Sembrava un stalker. Justin abbassò i finestrini dalla parte del passeggero e cominciò a chiamarmi.

''Dove vai tutta sola, Smith?'' chiese guidando lentamente così da poter aver il mio passo.

''Non mi sembra di essere sola in questo momento'' il mio attimo di relax era stato interrotto.

''Ho un nuovo hobby'' ammiccò. ''Sono uno stalker'' sorrise teneramente.

Continuavo a pattinare senza guardare avanti. ''Stamattina hai bevuto latte e simpatia, Bieber?'' chiesi ironicamente.

''Io sono sempre simpatico, è una delle mie qualità'' ammise.

''Dai, dimmi cosa ti serve'' arrivai al sodo.

''Ehm'' pronunciò. ''Ho bisogno che tu mi dica chi è Soul Rebel'' disse.

Alla sua richiesta stavo quasi per strozzarmi con la mia saliva. Persi la concentrazione, ma soprattutto persi la vista di quello che mi stava avanti. Avevo pattinato dritto contro un albero, la botta mi fece cadere bruscamente a terra. Sentivo un fastidioso dolore alle natiche. Sentì Justin ridere. Scese dalla sua auto per darmi una mano. Mi aiutò a rialzarmi da terra. Mi strofinai le natiche piagnucolando. Justin continuava a ridere come un cretino.

''Smettila, non è divertente'' lo rimproverai.

''Avresti dovuto vedere la caduta'' continuò a ridere.

Sbuffai e lo ignorai. Continuai a pattinare lasciandolo li a ridere come il bambino che era sempre stato.Solo dopo aver smesso di ridere si accorse che ormai ero già molto più lontana da lui. Continuò a chiamare il mio nome, ogni tanto spuntava qualche risatina, ma nulla che durasse più di dieci secondi. Sentivo il suo passo veloce camminarmi dietro costantemente, le catene d'oro che aveva al collo si sfregavano tra li loro provocando un tintinnio.

''Allora non mi dici chi è Soul Rebel?'' chiese.

''Perché dovrei dirtelo'' continuai a pattinare, questa volta più veloce.

''Ho un urgente bisogno di saperlo'' confessò. ''Se ti va, ne parliamo davanti ad un caffè'' propose.

''Non mi piace il caffè'' mi girai indietro su pattini, camminando in senso inverso, guardando Justin in faccia. Speravo solo di non cadere di nuovo.

''Una cioccolata?'' propose.

''Fa troppo caldo'' rifiutai.

''Allora cosa vuoi?'' chiese frustrato.

''Ti dirò tutto quello che so per la tua auto'' feci la mia offerta. Avevo bisogno di un'auto, ma soprattutto avevo bisogno di una Ferrari.

''Stai scherzando vero?'' chiese divertito.

''Io non scherzo mai'' feci uno slalom con i pattini e girai, ritornando nella posizione corretta.

Avevo bisogno di un'auto, ma soprattutto avevo bisogno di una Ferrari. Continuai a pattinare, aspettando che Justin dicesse qualcosa riguardante l'offerta che gli avevo proposto. C'era un gran silenzio, poi sentì la sua voce.

''Accetto'' disse seccato. ''Sei ancora più stronza di quanto mi ricordassi'' si lamentò.

''Si chiama Business, caro mio'' sorrisi felice.

Tornai indietro, avvicinandomi a lui. Mi sentivo soddisfatta. Lui voleva sapere chi fosse Soul Rebel, ma non sapevo che ce l'aveva davanti. Ovviamente non gli avrei svelato l'identità di chi aveva osato sfidarlo. Gli avrei raccontato solo qualche informazione approssimativa. Ero poco distante dalla sua faccia. Gli allungai la mano e lui ci posò sopra le chiavi della mia nuova auto. Era pronto ad ascoltare tutto quello che avevo da dirli. Che poi in realtà, non era molto. Pattinai fino alla sua auto. Salì dalla parte dei passeggeri, non avrei potuto guidare con i pattini. Justin lo capì. Salì dalla parte del guidatore, su quella che ormai non era più la sua auto. Gli diedi le chiavi e partì, verso quella che era casa mia. Eravamo a pochi metri di distanza, così ci mettemmo pochi secondi. Una volta arrivati scesi dall'auto.

''Aspettami qui, tolgo i pattini e torno'' gli ordinai.

Entrai in casa e con una velocità strabiliante levai i pattini e indossai delle converse. Sentì dei passi avvicinarsi sempre di più. Mi guardai in torno per vedere chi fosse: Duncan. Era ancora a dorso nudo con un paio un asciugamano attorno al bacino. Era esattamente come lo avevo lasciato la notte scorsa, dopo aver fatto quello che ormai facevamo tutte le notti: sesso. Era mezzo addormentato, con il viso ancora insonnolito. Mi recai alla porta per uscire, ma quando stavo per chiuderla una mano la bloccò. Duncan uscì fuori, si appoggiò al porticato, osservando negli occhi Justin, che per qualche strano motivo era sceso dall'auto.

''La notte scorsa è stata fantastica'' disse Duncan.

Mi tirò a se e mi baciò violentemente, infilando la lingua in ogni parte della mia bocca, sotto gli occhi attenti di Justin. Mi lasciò andare dandomi una pacca sul chiappa destra. Il che rese tutto molto più divertente nella mia mente, perché Justin non smetteva di fissarci. 'Un altro punto per Tanya' pensai. Mi avvicinai a Justin, gli sfilai le chiavi dalle mani e salì in auto dalla parte del guidatore.

JUSTIN BIEBER VOICE:


Ero abbastanza incazzato, anzi non abbastanza, lo ero del tutto. Perché? Perché Tanya era andata a letto con quel tizio biondo. Ma la cosa che più mi faceva rabbia era sapere che ormai le nostre vite si erano divise.Avrei solo voluto poterla stringere di più e dirle che per me nulla è cambiato, anche se ero più grande, anche se erano passati quattro anni, anche se ho dovuto odiarla, anche se ho detto addio mille volte alla sua idea. Ma poi l'ho rivista e sono come impazzito. Avrei solo voluto più tempo per averla più vicino.Non si dimentica. Ci si passa sopra, ci si convince che così non poteva continuare, ci si abitua. Ma non si dimentica, quello mai.Lei sembrava felice, e anch'io. Ma era questo il punto 'sembrava' ,ma dentro sapevamo tutti e due che la verità era un'altra, la verità era che l'idea della fine del nostro amore ci uccideva , e non c'era più niente da fare.Per quanto odi dirlo e ammetterlo a me stesso, era una persona diversa ormai e non so se tornerà mai nella persona che io conoscevo, quella persona che per me era una seconda mente, una spalla, un pilastro. Sapevo solo che mi faceva male tutto questo, ero responsabile di quel cambiamento. Le parole, le promesse a vuoto . . e se avessi l'occasione di tornare indietro, le stare accanto ed eviterei tutto quello che era successo.

Salì sul sedile dei passeggeri di quella che ormai era l'auto di Tanya. Ero curioso di sapere chi aveva avuto tanto coraggio da sfidarmi, da mettersi contro di me. Tanya cominciò a guidare, non so dove. Io me ne restavo in silenzio pensando al probabile 'Soul Rebel'. Mi immaginavo un uomo alto, pelato, palestrato, sulla quarantina. Per qualche motivo ero sicuro fosse questo il suo aspetto.

''Dove stiamo andando?'' chiesi curioso. Ero felice di essere con lei in quel momento.

''Da starbucks, mi devi un caffè'' rispose sorridente.

''Sei davvero incredibile'' scossi la testa ridendo.

Continuò a guidare. Mi mancava infinitamente il suo sorriso, la sua persona. Ma lei c'era, lei era sempre presente nel mio cuore. Nel mio cuore avevo nascosto tutto il mio amore per lei, così che nessuno potesse fargli del male, li era al sicuro.Io ci credo ancora, nonostante tutto. Credo che tornerai, che torneremo. Credo che un giorno sarò io a tenere la sua mano, come quattro anni fa. Credo che sentirò la sua voce, il suo sussurro, così vicino all'orecchio da sembrare un suono dentro la mia testa. Credo che ci sarà quando avrò bisogno, come quando ero arrabbiato a causa del lavoro e lei mi consolava e non mi lasciava. Credo anche che sia tardi, che sia passato troppo tempo per crederci ancora. Quattro anni, non sono pochi. Credo che ormai si fosse già dimenticata di me o forse mi aveva nascosto infondo al suo cuore, proprio come avevo fatto io. Erano solo quattro anni che l'aspettavo. Era arrivata ma per qualche strano motivo, non c'era spazio per noi.

Voglio che una mattina si svegli e si accorga che non c'è più il mio profumo sulle sue lenzuola, voglio che rilegga i nostri vecchi messaggi senza sapere se ridere o piangere. Voglio che il mare gli ricordi il mio sorriso e il cielo le mie paure. Voglio che guardando decine di altri occhi si accorga che i miei erano più belli di tutti. Voglio che baciando un'altro ragazzo pensi al mio sapore e che rimanga delusa nel non sentirlo. Voglio che quando per strada scorge qualcuno con i miei stessi capelli gli si fermi il cuore un attimo, pensando potessi essere davvero io. Voglio che sentendo il mio odore quando cammina si giri a cercarmi tra tutta la gente. Voglio che mi sogni la notte e che la mattina dopo si senta vuota, capendo che non ci sono più. Voglio che quando gli chiedono di raccontare il suo grande amore racconti di me, solo di me. Voglio che nel momento esatto in cui sta per cancellare le nostre foto gli venga un crampo fitto dentro, rendendosi conto che sono solo foto, ormai. Voglio che un giorno, tornando a casa, si accorga che gli manco da morire. E voglio che si metta a correre, ovunque sia, per venirmi a cercare. E voglio che, dopo avermi trovato, mi gridi che mi ama ancora. Come una volta. Ma molto più forte di prima.

Arrivammo ad uno starbucks molto vicino a casa mia, nei pressi di Calabasas. Quando dicono che le donne al volante sono un pericolo hanno pienamente ragione, non so chi avesse dato la patente a quella ragazza, guidava in modo molto pericoloso. Quando arrivammo, ringraziai mentalmente Dio per non aver fatto qualche incidente.

''Chi ha osato darti la patente?'' chiesi sarcastico entrando da starbucks.

''Non me l'hanno data, l'ho comprata'' rise.

Una volta dentro ci sedemmo ad un tavolo, un po distante dagli altri, così che potessimo parlare tranquillamente senza che qualche curioso origliasse la nostra conversazione. Ordinammo due starbucks. La guardai impaziente di sapere cosa avesse da dirmi sulla persone che si faceva chiamare 'Soul Rebel'. Che strano nome, poteva trovarsene uno più carino. Okay, dovevo ammetterlo era un nome niente male.

''Allora, cosa hai da dirmi?'' chiesi impaziente.

''Su Soul Rebel?''chiese.

''Certo, perché saremo qui se no?'' chiesi retorico.

''Per bere un caffè'' disse mentre si arricciava una ciocca di capelli attorno ad un dito.

La guardai serio, avevo bisogno di informazioni.

''Nessuno lo ha mai visto, di solito indossa una maschera'' cominciò.

''Non è americano, girano voci che venga dall'Europa. Ora si trova in qualche parte del Giappone'' aggiunse.

'' Non gli piace aver a che fare con i suoi affari in modo diretto, per questo ha noi'' si riferì alla sua crew.

''Quale persona sana di mente, fa entrare delle ragazze in una crew'' dissi divertito.

''La ragazza può farti il culo in qualsiasi momento'' disse seria.

''Dai non offenderti, ma tu'' non trovavo le parole. ''Cioè tu sei una donna'' continuai.

''E con questo?'' chiese offesa.

''Le donne non hanno potere in questo campo, lo sanno tutti'' confessai.

Erano anni che ero in questo giro e sapevo bene come funzionava. Le donne erano sottovalutate, insomma sono più deboli degli uomini. Le donne devono fare le donne, occuparsi della casa, dei loro figli e della loro mania con lo shopping.

Rimase in silenzio per un po, forse ragionava su quello che le avevo detto, forse stava pensando 'diamine, Justin ha ragione'. Il mio non era un discorso maschilista, ma era così che funzionava. Una cameriera ci portò le nostre ordinazioni. Tanya non bevve il suo starbucks, anzi lo guardava attentamente.

''Sai cosa ti dico Justin'' si alzò dalla sua postazione. La guardai attentamente.

''La donna senza potere ti ha fatto il culo un paio di notti fa'' non so di cosa parlasse.

''Questo è solo l'inizio Bieber, tu e la tua crew dovete stare attenti, Soul Rabel sta venendo a prendere il trono ''.

Prese il suo starbucks e uscì velocemente dal negozio.La raggiunsi fuori velocemente. Non poteva comportarsi sempre da stronza. Nessuno avrebbe preso il mio posto, io ero il re e nessuno e dico nessuno avrebbe preso il mio posto, sono imbattibile, onnipotente.


TANYA SMITH VOICE:

C'è in giro una voce che dice che gli uomini sono più forti delle donne.Oh, per favore! Può l'uomo portare un bambino di 3Kg nella pancia per 9 mesi e sopravvivere a ore di travaglio? Può cucinare, pulire e parlare al telefono nello stesso momento? Può sanguinare per una settimana e non morire? Può camminare con tacchi di 15 cm? Riesce a piangere tutta la notte e svegliarsi il giorno dopo come se fosse tutto ok? Gli uomini deve ricordare che le donne sono impotenti finchè lo smalto sulle unghie non si è seccato.

Odiavo il modo in cui Justin mi sottovalutava. Gli avrei fatto vedere cosa era capace di fare una donna del mio calibro. Mai sottovalutare Soul Rebel. Uscita dalla caffetteria corsi dritta in auto, salì al suo interno e chiusi le portiere. Dopo di che accesi il motore per far retromarcia e andare via. Vidi Justin corrermi dietro. Aprì il finestrino e gli mostrai il dito medio.

''Dove stai andando, devi accompagnarmi a casa'' si aggrappò all'auto mentre camminavo lentamente per sentire cosa dicesse.

''La donna senza potere sta per rimanerti a piedi'' sorrisi soddisfatta.

''Non dire cazzate, apri la portiera'' insistette.

''Scusami, ma non ho il potere per farlo'' dissi ironica.

Accelerai e andai via, lasciando l'uomo e il suo potere nel parcheggio di starbucks. Mi sentivo soddisfatta.Ecco, si tratta di onnipotenza. Quella sensazione speciale che mi fa sentire potente e realizzata.Io vivo per sentirmi onnipotente.Sinceramente trovo che tutte le altre sensazioni siano niente a confronto di questa.Mia madre direbbe che è solo una sensazione effimera, un'illusione, ma solo perché non l'ha mai assaporata tanto quanto me. Vedere gli altri nelle mie mani, mi fa stare bene e, lo ammetto, ne sono dipendente. Sono dipendente dal mio desiderio di essere importante, forte e di poter comandare. Se a tutto questo ci aggiungiamo anche un pizzico di orgoglio, io vado fuori di testa. Letteralmente. Mania di onnipotenza, la definirebbero, ricerca del potere, la definisco. C'è una linea di confine così sottile tra quello che è normale e quello che é troppo, che, dopo lunghe riflessioni, ho deciso di fregarmene altamente.Soprattutto fa piacere notare che ogni volta penso "non c'è la farò mai" invece poi, in qualche modo, ce la faccio.Nessuno può capirmi, va bene? Nessuno si è sentito perso come mi sono sentita io. Nessuno mi ha aiutata ad alzarmi, quando cadevo. Ho sempre fatto tutto da sola, mi sono sempre rialzata da sola anche se a pezzi, muovendomi a tentoni. Da soli si è più forti di quanto pensiate.

Guidai fino Downtown. Avevo deciso una cosa, non so per quale motivo, ma la testa mi diceva di farlo. Volevo prendere le mie cose nella mia nuova casa a Downtown e andare a vivere nella bellissima e lussuosa villa di Justin, o per meglio dire mia. Perché dovevo vivere in una topaia mentre loro si godevano la bella vita? La Soul Rebel che era in me, non poteva permetterlo. Tutti dicono che sono bella come il sole, tutti dicono che so essere stronza, stronza come il mondo, come tutto ciò che mi circonda, non sono nata stronza, sono nata in una famiglia dove mi hanno insegnato i veri valori della vita, ma ho imparato ad essere stronza, ho imparato ad essere "la ragazza che non ha paura niente", anche se ho paura di tante cose, ho imparato a non dimostrare i miei sentimenti anche se ne provo tanti, forse troppi, ho imparato a difendermi da tutto ciò che mi circonda, mi sono costruita una corazza e la fa fama da stronza e non potrei essere più orgogliosa di me stessa. Mi piaceva la nuova me, era così forte e indistruttibile.

Dopo aver preso tutte le mie cose a Downtown e aver risposto ad alcune domande dei ragazzi, guidai fino a villa Bieber. Avevo spiegato ai ragazzi che stare li era un opportunità in più per sentire o origliare i piani di Justin. Ci serviva un infiltrato e chi meglio di me? Inoltre, gli avevo detto che potevano venire tutte le volte che volevano, la casa era a loro disposizione. Avevano chiesto anche da chi avessi ottenuto la mia nuova Ferrari, così dovetti spiegargli l'incontro con Justin. Avevo invitato i ragazzi per cena, così li avrei presentati a Hope, Johnny e Marcus. Avevo una strana voglia di passare del tempo con la piccola Fanny. Mi faceva pensare al mio piccolo. Avrebbe avuto quattro anni se fosse nato, avrebbero potuto giocare insieme e forse mi avrebbe insegnato il significato dell'essere mamma. Nonostante questo, mio figlio è stata la miglior cosa che potessi fare. Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi.

Arrivai a Calabasas, una volta aperti i cancelli delle villa fui dentro. Probabilmente dalle video camere pensavano fossi Justin a causa dell'auto, poichè venni accolta da Deasy. Che carina, pensava fossi il suo ragazzo, che peccato averlo abbandonato nel parcheggio di starbacks. Dovevo ammetterlo: ero molto arrabbiata con Deasy. Non ero gelosa ma solo delusa. Gli ex delle migliori amiche non si guardano nemmeno da lontano. Io non lo avrei mai fatto. Quindi un bel vaffanculo non glie lo toglieva nessuno.

''Che ci fai con l'auto di Justin?'' chiese con quell'aria da 'hey, io sono meglio di te'.

''Auto di Justin?'' mi guardai intorno facendo la finta tonta. ''Questa è mia'' scandì bene la parola m i a.

Dopo un po ti ci abitui alle bugie, alle promesse mancate e arriva la necessità di lasciar andare certe persone perchè ti accorgi che senza di loro starai meglio, non adesso, non domani ma arriverà il momento e allora niente più lacrime, niente più pensieri solo sorrisi e felicità.Chiusi lo sportello dell'auto e andai sul retro a prendere le valigie. Una volta tirate fuori dall'auto, le trascinai in casa. Deasy mi guardava come se fossi un unicorno a tre teste. Entrai in casa esultando un bel 'ciao', così che tutti potessero sentire il mio arrivo. Posai le valigie in salotto e iniziai a guardare la casa con più attenzione. Alle pareti c'erano appesi vari master di Deasy, era diventata una pediatra, proprio come aveva sempre voluto. Che culo che aveva nella vità quella ragazza.

La verità: non succederà nulla.Non ti sveglierai, una mattina, in una vita nuova tutta rose e fiori. Non se resti ferma, con il tempo che scorre e la vita che ti supera; ferma a fissare il vuoto e a pensare cosa non è andato e cosa non va. Così annegherai solo,di più,lentamente. Devi mettere un po' da parte le ferite e cominciare a fare cose, prendere decisioni. È come quando ci si siede alla fermata dell'autobus. La tua vita sono tanti autobus che continuano a fermarsi; tu li guardi riempirsi, svuotarsi, andarsene. Con quello sguardo un po' appannato, sperando in non so cosa. Devi avere il coraggio di alzarti, sai. Prendine uno o inseguilo. È l'unico modo.

''Tesoro, vedo che hai accettato la mia proposta'' entrò Hope da una porta che dava sul retro. Aveva i guanti da giardino e un camice.

''Dio Hope, sembri mia madre'' la guardai scandalizzata.

''Sono cresciuta è ovvio che sembri una madre, lo so'' si levò i guanti.

''Sembra ieri che mi costringevi a fumare canne nel giardino mentre i miei guardavano la tv'' risi ricordando i vecchi tempi.

''Ero davvero una ragazza ribelle, ma ora sono maturata'' aveva ragione, ora era una mamma.

''E per favore non raccontare mai questa storia a Fanny da grande'' rise.

''Non preoccuparti Hope'' intervenne Deasy.

''Tra un paio di anni sarà di nuovo dentro chissà per quale motivo'' aggiunse.

''Probabilmente per aver ucciso una bionda senza cervello'' risposi.

''Smettila di fare la stronza, Deasy'' rimproverò Hope.

''Lasciala stare'' consigliai.

''Si sente solo minacciata da me'' spiegai.

''Non preoccuparti Justin non te lo tocca nessuno'' la rassicurai.

Ci vuole un pò di acidità in questo mondo di miele sintetico tutto baci, cuori e ti amo buttati a cazzo.Quella dei sogni è una balla colossale. Lo sapevo. L'ho sempre saputo. Perché poi arriva il dolore e niente ha più senso. Perché tu costruisci, costruisci, costruisci e poi all'improvviso qualcuno o qualcosa spazza via tutto.

Non finì neanche di parlare che la porta si aprì, dando spazio ad un Justin incazzato nero. Appena mi vide fece un sospiro forse per trattenere la rabbia o altro.

''Tu'' disse fortemente puntandomi il dito contro.

''Io?'' chiesi divertita.

''Non comportarti da stronza con me'' ringhiò.

''Io faccio quello che voglio. Tu non sei nessuno'' scandì bene la parola n e s s u n o.

''Credi che perché siamo stati insieme io non farò del male?'' chiese serio.

''Stare con te era già un male'' mi sedetti comodamente sul divano.

''Che vuoi dire, che non t'ho dato niente, eh? Questo vuoi dire?'' si avvicinò a me e iniziò ad urlarmi contro.

''No, dico che un minuto mi sentivo in Paradiso con te, però l'attimo dopo all'inferno.'' allontanai il mio sguardo dal suo.

''Chissà perché quando arrivi in questa casa, la tranquillità svanisce'' vidi Johnny alle mie spalle.

Smettemmo di urlare, tanto non sarebbe servito a niente. Capì solo che tra me e Justin non c'era più un dialogo tranquillo. Ogni volta finivamo per offenderci a vicenda e farci del male. Non poteva più funzionare tra noi due.E quando capisci che dal dolore nasce forza, sei orgogliosa di ciò che sei perché non c'è soddisfazione migliore di poter camminare a testa alta.Per quanto uno si sforzi di vivere una sola vita, gli altri ce ne vedranno dentro altre mille, e questa è la ragione per cui non si riesce a evitare di farsi del male .Io qui, Justin ad un paio di metri da me , ma completamente distanti.Viviamo una vita parallela.Ci svegliamo in letti diversi, sempre con un lato un po' più freddo, sempre con un paio d'occhi in meno da guardare.Un caffè al volo quando va male o una tazza di latte con due biscotti da bagnare.Viviamo in parallelo, tra una giornata di pioggia ed una di sole. Diversamente, allegramente, pesantemente ma viviamo e sudiamo questa vita che a volte abbracciamo per farla sembrare meno dura, altre, la prendiamo a calci per le tante prove che ti chiede di superare.Viviamo una vita parallela tra alti e bassi, tra fregature e arrabbiature, tra sorrisi capovolti e risate fragorose, tra amicizie e passeggiate, tra un cinema ed un piatto di spaghetti al pomodoro fresco. Viviamo bene nonostante la mancanza, nonostante la distanza, nonostante. Viviamo parallelamente tutto questo ed altro, ma l'amore, l'amore che abbiamo incollato addosso, di incontrarsi, non ha smesso mai.La verità è che anche se non lo sento, anche se non lo vivo, anche gli sto lontano,fa parte di me. Più di chiunque altro.

''Ti dirò un'ultima cosa'' si fermò sui primi scalini, pronto ad andare di sopra.

''Tu ti consideri un'anima ribelle, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia'' iniziò.

''E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con le tue mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa.'' mi guardò con un filo di amarezza, salì sopra prima che io potessi rispondere.

Ed era così.Imprigionata nella gabbia di parole. Ammanettata da fatti non accaduti.Mi sento una tigre in gabbia. Lo so che in realtà la situazione è molto più squallida, ma non voglio rinunciare alla mia nobiltà. Fino alla fine sto più in alto degli altri. Non sono più in grado di viaggiare da ferma, me ne rendo conto. Ho ricominciato a vedere solo sbarre davanti ai miei occhi, le ore, i minuti, i secondi, le nuvole sporche e stropicciate e multiformi, le mezze luci e il vento, tutto troppo lontano. E non riesco più a toccare i confini di niente.Si perde il senso del gioco e dei gesti, delle sigarette date e ricevute per consolazione. Si perde il senso e il suono delle sillabe stanche, il senso e il colore di un occhio dorato a giorni alterni, che guarda lontano, che guarda vicino, che si restringe e si dilata, ma non comprendi. Non c'è senso senza colpa. E io non so. So solo che la notte sogno di picchiare le persone e di venir picchiata. So che spesso mi sveglio urlando per i morsi invisibili sul mio polpaccio e sulle braccia, per le botte che prendo in testa e per l'adrenalina che provo nel sentire le ossa rompersi e i muscoli ammaccarsi sotto le mie mani. Vi sfido, non è colpa mia. Sono solo cattiva. Trovatemi un senso a questa prigionia.

In questo momento mi va di pensare che la colpa è solo mia se le persone vanno via da me. Dico, se fossi stata diversa adesso tutti coloro che se ne sono andati sarebbero qui. La colpa è mia perché non sono abbastanza non riesco a colmare il vuoto in una persona, non riesco a farmi amare, non riesco a farla sorridere 24h su 24h. Sono una metà e magari anche di meno. Valgo come un piccolo goccio d'acqua, una piccola mollica, altrimenti le persone che amo più di tutte non mi avrebbero lasciata. È la cosa più brutta che potesse capitare, sai, essere abbandonata.La cosa più triste è che ci eravamo promessi che saremmo stati vicini per sempre. La cosa più triste è che, quando ce lo siamo detti, ci credevamo per davvero.La cosa più triste è che le lacrime, i litigi, le chiacchierate che durano ore, l'allegria, le promesse, a volte non bastano.E non è triste?Lo è.E' triste sapere che, certe volte, volersi bene non basta.

FLASHBACK:

''Sei la mia felicità'' disse.

''Non credi che sia esagerato?'' chiesi.

''Cosa?'' ribattè.

''Che se io me ne vado, tu non sei felice.'' pensai.

''No'' disse secco.

''- No-, non è esagerato o -No-, sei felice?'' chiesi.

''-No-, non te ne vai'' mi abbracciò molto più forte.

''Mi sembra quasi una minaccia'' scoppiai a ridere.

''Puoi scommetterci, piccola'' mi lasciò.


FINE FLASHBACK.

JUSTIN BIEBER VOICE:

Ero salito di sopra per raggiungere il mio ufficio. Avevo passato un paio di ore a studiare alcuni documenti riguardarti dei traffici di armi provenienti dalla Pennsylvania. Era stato difficile concentrarmi sul lavoro. Non facevo che pensare a quanto fosse cambiata, a quanto fosse diventata acida nei miei confronti. Avevo esagerato con le parole, non facevo che ferirla di continuo. Dovevo imparare a contare fino a dieci prima di parlare. Perchè poi alla fine sono sempre io che sbaglio che preferisco essere sincero. Perchè io le cose le dico come stanno, senza giri di parole. Devo imparare a contare fino a dieci, ci ho provato, ma non ci riesco.Sapevo solo che provavo lo stesso malessere insopportabile ogni volta che la perdevo. Lei mi scivolava via dalle dita e a me si rovesciava lo stomaco.Volevo essere io la sua ancora. Ma in quel momento nessuno poteva riuscirci. Perchè mi comporto come se fossi forte e potente,quando dentro sto morendo?Mi sto finalmente accorgendo che ho bisogno d'aiuto,non riesco a farcela da solo, sono troppo debole.Fa male vedere che il rapporto con certe persone è cambiato.

Posai tutti i miei fascicoli dopo che sentì Marcus di sotto che mi chiamava per cenare.Dopo averli sistemati tutti in un raccoglitore, sistemandoli su uno scaffale dello studio, mi affrettai contro voglia a scendere di sotto. Avevo notato le valigie di Tanya nell'ingresso del salotto, ciò significava che aveva accettato la proposta di Hope. Avrei preferito un suo rifiuto. Non che non la volessi in casa, ma odiavo litigare di continuo per stupidi motivi. C'era troppo rancore tra di noi e non riuscivamo mai ad avere una conversazione civile.Delle volte vorresti solo urlare. Urlare al mondo quanto ti fanno schifo le persone che lo compongono, distruggere tutto ciò per cui hai combattuto, arrenderti; altre volte vorresti solo una persona con cui condividere il tuo percorso, a cui raccontare i tuoi cupi pensieri, una persona che sappia rendere il silenzio rassicurante.

Spensi la luce, chiusi la porta e scesi di sotto. Sentivo persone ridere e voci che non avevo mai sentito.Quando arrivai in salotto vidi lo stesso tizio biondo che avevo visto quella mattina. Stava abbracciando Tanya da dietro, lei rideva a qualche sua battuta, sembrava felice. C'era David Palmer, lo conoscevo da molti anni e con lui c'era sua sorella della quale non ricordavo il nome.Poi inevitabilmente c'era John.

''Non sapevo avessimo ospiti'' mi avvicinai a loro.

''Piacere Duncan'' il biondo si presentò, mi guardava con aria da superiore.

''Il piacere è tutto tuo'' lo ignorai.

Ci sedemmo a tavola e cominciammo a mangiare. Da quello che avevo capito a cucinare era stata Tanya. Per un attimo esitai a mangiare il dolce, per paura che lo avesse avvelenato. Sembrerà strano ma mi guardava in un modo incredibile, era spaventosa o forse era solo amore nascosto che cercava di esplodere e venire fuori. Vedevo che rideva mentre mangiava giù qualche boccone, guardava tutti. Ma a me rivolgeva sguardi speciali. Mi guardava di nascosto, forse per paura che io potessi vederla. La cosa splendida del parlare con gli occhi è che non ci sono errori grammaticali. Gli sguardi sono frasi perfette.Quegli sguardi che mi bloccano il respiro e mi fanno impazzire il cuore.Alcuni sguardi sono amori che non torneranno mai.

Abbiamo condiviso notti e giorni, paure, voglie, gioie, prospettive, futuri inventati e desiderati, passati da esorcizzare, ci siamo fatti bene, molto più bene che male, e va bene, non funziona più, ma davvero dopo tutto questo non mi sai abbracciare? Desideravo un suo abbraccio più di tutto.Dobbiamo solo accettare che quando è finita è finita. Non si può tornare indietro,non si possono avere rimorsi,non si può cercare di riaggiustare qualcosa di rotto. E' finita,tutto qui.La parte difficile non è dimenticare il passato. La parte difficile è dimenticare il futuro che avevi immaginato.Faceva male. Vedere il modo in cui quel Duncan gli era vicino, poteva abbracciarla, mentre io potevo solo guardare.

FLASHBACK:

''Com'è l'acqua Bieber?'' chiese mentre ancora rideva.

A quelle parole nuotai velocemente verso la pedana per poi risalire.Mi avvicinai sensualmente a lei camminando lentamente. Lei indietreggiava sempre di più.

''Vieni qui piccola, voglio solo un'abbraccio'' dissi.

''Non ci penso neanche Bieber, allontanati da me'' rispose ridendo.

Corsi velocemente verso di lei, le tirai per il polso e la sollevai da terra, stringedola sulla mia pelle bagnata.

''Sei pronta per un salto , principessa? le chiesi.

''Ti prego,non farlo'' implorò.


FINE FLASHBACK.


Scossi la testa cercando di mandare via i ricordi dalla mia testa. Mi alzai da tavola senza dire nulla. Ormai la cena era finita e non avevo più motivo di restare li. Andai in giardino maledicendomi mentalmente. Non sapevo cosa volevo. Anzi lo sapevo, volevo Tanya, ma non volevo far soffrire Deasy, lei c'era sempre stata per me in tutti questi anni. Inoltre, Tanya ormai stava bene senza me. Quindi l'unica cosa da fare era star male e aspettare che quel momento di confusione andasse via.Pensavo di essere solo sotto la luna, ma appena mi girai notai la presenza di qualcuno John. Non mi toglieva lo sguardo di dosso.

''Scommetto che i sensi di colpa ti stanno tormentando'' disse come se sapesse già tutto.

''Non ho nessun senso di colpa'' mentì.

''Lei è cambiata Justin, e tu sai di chi è la colpa'' disse.

''Se sei venuto qui per rinfacciarmi questo, puoi anche andartene'' alzai il tono di voce.

''Nonostante tu mi abbia cacciato via come un cane, nonostante tu stia con la ragazza che amo, io non ti odio'' disse con compassione.

''Perché quello che ci ha perso di più sei tu'' concluse.

''Lei è felice?'' domandai.

''Tu credi che lo sia?'' chiese.

''L'hai distrutta, l'hai abbandonata quando aveva più bisogno di te'' mi rinfacciò.

''Sono stato un coglione, okay?''gli urlai contro. ''Ho sbagliato tutto,avrei dovuto fidarmi'' abbassai la voce.

''Si, avresti dovuto'' appoggiò una mano sulla mia spalla.

''Pensi che le cose ritorneranno come prima?'' chiesi.

''No'' rispose deciso. ''Quando hai distrutto una cosa, puoi cercare di aggiustarla, ma le crepe rimarranno, nulla torna come prima'' spiegò.

''E allora cosa dovrei fare?'' chiesi. ''Dovresti lasciarla in pace'' rispose. ''Tu non la ami, non distruggi le persone che ami'' mi guardò per pochi secondi, poi girò le spalle e andò via.

Ecco perché preferisco non parlarne con gli altri. Non capirebbero, e io non sento il bisogno di spiegare, semplicemente perché il mio cuore sa quanto sia stato vero. Quando penso a lei, non posso fare a meno di sorridere, perché sento che mi hai completato. Pensai che il nostro rapporto somigliava sempre di più ad una trottola. Quando eravamo insieme, avevamo la forza di tenerla in movimento e il risultato erano bellezza e magia e un senso di meraviglia quasi infantile; quando ci siamo separati, la rotazione rallentava inevitabilmente. Perdevamo l'equilibrio e diventavamo instabili, e io sapevo che avremmo dovuto trovare un modo per evitare di cadere.

Quando rientrai in salotto Tanya e i suoi amici non c'erano più. Hope e Marcus erano di sopra, avevano messo a letto la piccola Fanny. Deasy era sdraiata sul divano e Johnny non sapevo che fine avesse fatto. Entrato in salotto, mi avvicinai a Deasy sedendomi accanto a lei, le avvolsi un braccio intorno alla spalla, ma lei mi ignorò del tutto. Sapevo che quando faceva così c'era qualcosa che non andava e probabilmente stava per preparare una delle sue tante sparate.

''Dov'è Johnny?'' chiesi lasciandole un bacio sul collo.

''E' andato in un night club con John'' rispose fredda.

''Cos'hai?'' arrivai al sodo.

''Perché noi due stiamo insieme?'' chiese con le lacrime agli occhi.

E sinceramente non seppi rispondere a quella domanda. Io non l'amavo e sapevo che era lo stesso per lei. Stavamo insieme per non stare da soli. Ma nonostante questo ci volevamo bene.Il nostro era un rapporto abbastanza complicato alla quale non sapevo dare una definizione.

''Tutto questo è sbagliato Justin'' lasciò uscire le lacrime.

''Tu non mi hai mai guardato come guardavi lei'' si riferì a Tanya.

''Io non potrò mai prendere il suo posto e non offenderti, ma tu non prenderai mai il posto di Jhon'' iniziò a camminare per tutto il salotto.

''E' la cosa che più fa male è che tutto questo ce lo siamo procurati noi, non dovremmo neanche stare insieme'' asciugò le lacrime.

''Deasy, calmati'' mi avvicinai a lei.

''Non posso calmarmi Justin'' si allontanò da me.

''Io non posso stare con te, ti prenderei solo in giro'' cercò di farmi capire.

''Deasy, è tutto okay'' le rassicurai.

''Siamo entrambi confusi, non abbiamo mai chiuso con il passato e questo ci ha portato alla confusione più totale'' dissi.

''Tu la ami non è così?'' mi guardò compassionevole.

''Non ho mai smesso di amarla, ma l'ho persa'' abbassai la testa.

''Fa male, so cosa provi'' mi abbracciò.

''È che trovarsi di fronte a ciò che hai perso e non poter fare niente è come perderlo di nuovo'' mi tirai il ciuffo per lo stress.

''Ma guardaci'' rise.

''Ci stiamo lasciando e ci consoliamo a vicenda per il nostro amore ormai andato perso'' piangeva e rideva contemporaneamente.

Aveva perfettamente ragione. Deasy mi aveva risparmiato una fatica enorme. Siamo andati avanti due anni con quella finta, fingevamo d'amarci ma entrambi abbiamo sempre aspettato il loro ritorno. Avevamo sbagliato e me ne rendevo conto, non ci si fidanza per noia o per non stare soli. Ora che erano tornati ci eravamo resi conti che avevamo rovinato tutto. Per il suo sorriso avrei fatto di tutto, ma alla fine l'ho distrutto. E lo sapevo, sapevo che l'avresti fatto, ma ho deciso di insistere, di essere felice per un po' insieme a lei. Ma alla fine ci abbiamo rimesso, abbiamo solo sofferto, tutti. Tanya è stato il primo amore della mia vita, ed era anche l'ultimo. Avrei voluto sistemare le cose, avrei voluto essere felice di nuovo, magari insieme. Ma non potevo essere egoista. Lei aveva un'altra vita, e dovevo accettare l'idea che non ne facevo più parte.

Alla fine dei conti, sei ami devi lasciar andare, giusto?

Quando me la sono trovata di fronte e l'ho vista e l'ho odorata e l'ho sentita parlare, mi è sembrato che Dio mi avesse restituito il cuore.Era la cosa più bella e pulita che avessi mai provato nella mia vita. Sai cosa significa trovarti davanti a una persona e renderti conto che da quel momento in poi nessun'altra potrà più contare allo stesso modo per te?Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare. Non le hai scelte e nemmeno le vorresti, ma arrivano e dopo non sei più uguale. A quel punto le soluzioni sono due: o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le affronti. Qualsiasi soluzione tu scelga ti cambia, e tu hai solo la possibilità di scegliere se in bene o in male. Se decidi di affrontarle può darsi che la cosa ti faccia a pezzi, ma dopo avrai tutto il tempo e la forza per rimetterli insieme. Se scappi sarai in frantumi nello stesso modo ma il rimorso farà di te un uomo a pezzi per tutto il tempo che ti resta.Non ci rivolgeremo parole, neanche sguardi. Faremo finta di niente, come se si potesse fare finta di niente.

Dopo una lunga chiacchierata con Deasy mettemmo la parola fine alla nostra relazione. Era la cosa più giusta da fare, dato che stare insieme senza provare alcuna forma d'amore era inutile. Mi sedetti su una poltrona in salotto, guardavo una replica di basket, bevevo un po di vodka per allontanare i pensieri. Erano ormai le 4:00 del mattino, la porta si aprì, un gran baccano. Tanya e Johnny erano tornati dalla loro notte in discoteca, con loro c'era anche quel Duncan, mi stava altamente sui coglioni. Erano mezzi ubriachi,per non dire strafatti di chissà cosa. Tanya rideva come una matta e a stento riusciva a tenersi in piedi. Duncan la prese in braccio, stava per accompagnarlo di sopra, in camera sua. Non lo avrei permesso. Nello stato in cui era Tanya quel coglione avrebbe potuto fargli qualsiasi cosa. Anche se, da come avevo capito, non doveva di certo ubriaca per portarselo a letto. Aveva sempre segni di succhiotti sul collo e inoltre da come aveva parlato il biondo quella mattina a Downtown, era palese andassero a letto insieme.

''Da qua, faccio io'' mi avvicinai al biondino. Con la scusa di portarla di sopra, avrei potuto finalmente abbracciarla.

''Grazie, ce la faccio da solo'' mi ignorò e si avviò di sopra.

Se quel tizio mi dava un altra risposta alla cazzo, un pugno in faccia non glie lo levava nessuno. Johnny era completamente strafatto, lo erano tutti. Sarei riuscito a strappargli informazioni riguardanti la serata in un batter d'occhio. Si era steso sul divano.

''Allora amico, come è andata la serata?'' chiesi scuotendolo così che si accorgesse di me.

''E' diventata uno spasso, non mi divertivo così da tanto'' probabilmente si riferiva a Tanya.

''Cosa avete fatto di bello?'' chiesi. Ero curioso.

''Abbiamo bevuto, sniffato della roba favolosa'' disse divertito.

''Oh, mi sono fatto una bionda nei bagni'' rise come un matto.

Vidi Duncan, questo mi pare fosse il suo nome, scendere lungo le scale. Si vedeva perfettamente, era un figlio di papà che voleva fingersi ribelle per attirare l'attenzione della sua famiglia. Mi faceva solo una gran pena.

''Cosa c'è di preciso tra voi?'' domandai d'impatto.

Scoppiò a ridere, forse divertito dalla mia domanda. ''Sesso, per ora''.

''Per ora?'' cosa intendeva dire.

''Dammi un paio di settimane e lei si innamorerà di me'' disse sicuro di se.

''Ne dubito'' risi. Povero illuso.

''Vedremo, Bieber'' si avvicinò alla porta e uscì.

Dopo quella sua affermazione da uomo convinto mi stava ancora di più sulle palle. Lei non si sarebbe innamorata di lui, lei doveva tornare ad amare me. Vorrei passare intere notti fra le sue braccia, ascoltando il battito del suo cuore, immergendomi nel suo profumo, fondendo la mia anima con la sua.E so che sbaglio a pensarla, a guardarla, ad amarla, so anche che probabilmente non tornerà. Ma diglielo al mio cuore, lui, non vuole capirlo.

Salì di sopra, lasciando Johnny sul divano. Non mi diressi in camera, arrivai fino in fondo al corridoi, fino a quella che ora era la camera di Tanya. Aprì lentamente la porta ed entrai silenziosamente. Era stesa sul letto, dormiva come un angelo, anche se ora aveva più l'aspetto di un diavolo, un diavolo molto sexy a dir la verità. Aveva un braccio che penzolava fuori dal letto. C'erano numerosi tagli e bruciature. Sul centro c'erano segni di punture d'ago. Baciai lentamente ogni cicatrice. Mi sentivo dannatamente in colpa per averla ridotta in quello stato. Mi sentivo colpevole, anche se la maggior parte della colpa andava al bastardo di Chad.

Tanya mi aveva sempre fatto uno strano effetto. Mi faceva venire voglia di dare il meglio di me, che è una cosa scontata, lo so, ma è l'effetto che mi faceva. Mi veniva voglia di imparare a fare milioni di cose nuove, di avere un po' più cura di me, di smettere i miei vizi. Mi voglio bene, davvero, e me ne voglio anche quando non è con me, ma quando mi guarda come se fossi un cielo limpido dopo troppa pioggia, a me viene voglia di esserlo, di essere più sincero, più tranquillo, più facile, più felice.Lei. Fuori e dentro me. Lei in continuazione. Fino all'ossessione. Fino a non pensare a nient'altro. Fino a riuscire a cancellarmi nel pensarti. Eppure a me tutto ciò piace. Eppure lei ora non c'era più nella mia vita. Questo è innamorarsi perdutamente, fino a perdere se stessi.Qui la situazione diventava complicata . Da quattro lunghi anni,io penso di essermi fottutamente innamorato di quegli occhioni marroni che mi guardano , di quelle labbra che mi sorridono , delle sue braccia intorno a me e delle sue mani che si intrecciavano alle mie.

La amo, ma dovrò tenere nascosto questo mio amore se voglio renderla felice.

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Xxale

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