I'm the fire,you should know

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HAPPY HALLOWEEEEEEEEEN

GENTE!! SCUSATEMI SE VI HO FATTE ASPETTARE.





JUSTIN VOICE:
La verità è che per quanto noi possiamo crescere, non cambieremo più di tanto. Le esperienze ci portano a correggere alcuni atteggiamenti, ci fanno reagire diversamente di fronte ad una determinata situazione, ma non ci cambiano del tutto. La mia reazione con Tanya era stata diversa dal solito, non perché non avessi voglia di urlare e dire cose cattive, anzi fremevo nel volerlo fare, però dopo avremmo finito per litigare e io non ne avevo più voglia, non volevo che mi stesse lontano, la volevo con serenità al mio fianco. Quindi, avevo cercato di evitare qualsiasi probabile discussione, con il silenzio. Ed aveva funzionato. Quella notte entrambi ci tenevamo stretti nelle braccia dell'altro, da quando eravamo tornati insieme dormivamo sempre abbracciati, come se avessimo paura che durante la notte qualcuno ci allontani o che l'altro scappi via per qualche assurdo motivo. Dormire con la persona che amiamo è davvero una delle esperienze più belle della vita, se poi insieme alla persone che ami al centro del letto, c'è il frutto del vostro amore, li diventa felicità pura perfezione.

Quella mattina venni svegliato da strani movimenti e parole dette a casaccio. Stropicciai gli occhi lanciando un'occhiata sul comodino, la sveglia segnava le 7:00 a.m. Stranito, mi girai verso Tanya. Si muoveva freneticamente farfugliando parole in una lingua straniera, non riuscivo a capire nulla. Mi avvicinai a lei più attentamente, probabilmente stava sognando. Gli sistemai i capelli dietro l'orecchio, mentre lei continua ad agitarsi e a parlare. Non sapevo se svegliarla o lasciarla dormire. Volevo cercare di capire quello che farfugliava, ma non capivo nulla, sembrava greco antico. Il fatto che mi insospettiva era che lei non conosceva il greco antico, a meno che non l'avesse imparato negli ultimi anni. Lentamente cominciai a scuoterla con delicatezza, cominciai a fare il suo nome, ma non funzionava. Insistetti, scuotendola più forte e alzando il tono di voce, ma fu inutile, aveva il sonno pesante. Mi alzai dal letto e andai in bagno per prendere dell'acqua. Aprì il rubinetto e lasciai scorrere dell'acqua su un asciugamano. Tornai in camera, guardai verso il letto e vedi che era vuoto. Cominciai a cercarla con gli occhi per la stanza, e potei notare la finestra della camera aperta, il vento lasciava oscillare le tende, impedendo la vista. Posai l'asciugamano sul letto e uscì fuori la terrazza della camera. Tanya era di spalle , la sua testa era alzata verso l'alto , il vento le scompigliava i capelli. Continuava ancora a farfugliare in quella strana lingua.

"Piccola, tutto bene?" chiesi avvicinandomi a lei.

Mi ignorò del tutto, continuando a farfugliare. Speravo si trattasse di uno scherzo. Azzerai la distanza tra noi, avvicinandomi al cornicione della terrazza. Automaticamente guardai i suoi occhi ben aperti che guardavano verso il cielo. E fu lì che mi spaventai, aveva la pupilla completamente bianca, con qualche macchia rossastra. Le poggiai la mano sul mento costringendola a guardare verso di me, appena i suoi occhi bianchi incontrarono i miei, le pupille tornarono al loro colore naturale, quel delizioso color cioccolato. Le sue gambe si piegarono, il suo corpo si fece leggero, appena mi accorsi che stava per toccare il pavimento, le mie mani corsero in suo aiuto, prendendola giusto in tempo. Non sapevo cosa fosse successo, pensavo avesse perso i sensi o roba del genere, ma mi sbagliavo. Sembrava stesse dormendo, il suo respiro era regolare, esattamente come il suo cuore. Ma allora cosa era successo? Tornai dentro poggiando il suo corpo dormiente sul letto. Autonomamente si girò sul fianco, nascondendo il suo corpo sotto le lenzuola. Ero stranito per non dire scandalizzato. Non riuscivo a capire cosa fosse successo, il motivo del suo agitarsi nel letto, le sue pupille bianche, il greco antico, ma soprattutto se stava dormendo, come ci era arrivata alla terrazza? L'unica cosa che mi venne in mente fu il sonnambulismo, anche se lei non ne era mai stata affetta. Era tutto così strano.

Avevo lasciato che si riposasse, non aveva ripresentato quegli strani fenomeni. Mentre lei dormiva, io mi ero preparato, avevo cose molto importanti da fare quella mattina, dovevo andare da Lauren e mettere le cose in chiaro e ricordargli che il capo ero io. Nessuno sparava ai miei uomini, nonostante quello colpito fosse stato Duncan. Ormai faceva parte della mia crew e come capo dovevo tutelarlo, benché non volessi. Dopo aver indossato uno dei miei abituali pantaloni e una maglia a mezze maniche, accompagnata da un giubbotto in pelle, mi ritrovai in bagno per aggiustare i capelli che durante la notte avevano preso una forma molto scompigliata. Li aggiustai con una spazzola ed un fon, aggiungendoci un pizzico di lacca. Mentre aggiustavo gli ultimi particolari dei miei capelli, senti delle braccia stringersi intorno al mio bacino. Mi girai con uno dei miei migliori sorrisi. Si era svegliata e sembrava normale.

"Buongiorno Bieber" alzandosi sulle punte stampò un bacio sulla guancia.

"Buongiorno piccola" sorrisi, lasciandogli un bacio sulla fronte.

Si fece spazio accanto a me, prese il suo spazzolino e ci spruzzò sopra del dentifricio, poi cominciò a strofinarlo sui denti. Avevo finito di sistemarmi i capelli e dato che non andavo di fretta rimasi ad osservarla.

"Non fai colazione?" chiesi aprendo un discorso.

"No" rispose sputando il dentifricio nel lavandino. Risciacquò lo spazzolino e lo rimise al suo posto.

"Sono in ritardo, devo andare in ufficio" spiegò confusionaria.

Uscì dal bagno e si recò alla mia cabina armadio, che ormai era diventata la sua. I miei vestiti occupavano un piccolo angolino della cabina, mentre i suoi occupavano tutta la stanza, aveva talmente tanti vestiti che una bella parte l'aveva lasciata nella sua vecchia camera. Le corsi dietro, stava distruggendo un'armadio in cerca degli abiti da indossare. Prese un vestito nero stretto , classico, era talmente serio che era ottimo per un funerale. Ci abbinò un paio di tacchi dello stesso colore. Sfilò la maglia che indossava e tirò su quel tenebroso vestito nero. L'aiutai ad allacciare la zip sul retro, andava molto di fretta. Indossò le sue scarpe e come un tricheco sui pattini, corse al bagno. Disinvolto la seguì. La guardai mentre indossava quel filo di trucco, stava quasi per pugnalarsi il mascara nell'occhio a causa della fretta. Uscì dal bagno, prese i suoi occhiali anch'essi neri e la sua borsa.

"Vuoi un passaggio?" chiesi cercando la sua attenzione.

"Te ne sarei grata" acconsentì.

Scendemmo di sotto e salutando tutto con un semplice 'buongiorno', dopo di che uscimmo fuori. Salimmo sulla mia BMW era più adatta nel nostro caso, Tanya salì dall'altra parte. Appena i cancelli della villa si aprirono, fummo fuori. Volevo parlare con Tanya di quello che era successo quella mattina, ma non trovavo le parole per dirglielo, in più lei sembrava presa da tutt'altro. In auto il silenzio era tombale, io guidavo e lei osservava alcuni pezzi di carta. Era totalmente presa dal suo lavoro.

"Piccola, stanotte hai sognato qualcosa di particolare?" chiesi.

"Non ricordo di aver sognato" il suo sguardo non si era distolto dalla carta bianca.

"Stamattina ti agitavi e parlavi nel sonno, sono andato in bagno per prenderti dell'acqua e quando sono tornato tu eri fuori in terrazza. La cosa assurda era che parlavi in greco antico, sei per caso sonnambula?" Gli raccontai l'accaduto.

"Mi prendi in giro?" contornò la domanda con una leggera risata.

"Ti giuro di no, quando ti sono venuto vicino avevi le pupille bianche e appena ti ho guardato negli occhi sei crollata tra le mie braccia" spiegai.

"Cominci a spaventarmi!" Affermò.

"Lo sono anche io, credimi" distolsi lo sguardo dalla strada per guardarla in faccia.

"Non sono mai stata sonnambula e tutto questo è totalmente strano" disse.

"Tu sei totalmente strana e misteriosa" ironizzai con un sorriso.

"È per questo che mi ami, no?" chiese sorridente.

"Io ti amo per tutto quello che sei, piccola" staccai la mano dal volante per accarezzarle il viso.

Sorrise. "Vieni a prendermi alle 12:00, vero?" domandò.

"Certo,appena finisco di sistemare alcune cose sono subito da te" dissi

"Quali cose Justin?" chiese, ma in realtà sapeva già per 'cose' cosa intendevo.

"Non preoccuparti, è solo una visita" rassicurai.

"Tu piuttosto, dovresti dedicarti un po di più al tuo ragazzo" confessai.

"Ti prometto che appena avrò del tempo libero, passeremo una giornata indimenticabile" mi guardò incoraggiante.

"Per passare del tempo con te, devo per caso prenotare un appuntamento?" chiesi un po stizzito.

"Tu hai il tuo lavoro,io ho il mio. Chiudiamo questo discorso ora" tagliò corto.

Sbuffai, lei mi vide ma ignorò il mio gesto. Fermai l'auto fuori la sede di moda 'SOUL REBEL'. Il capo dell'azienda era arrivato a destinazione. Infilò le sue cose nella sua enorme borsa. Si allungò verso di me lasciandomi un semplice bacio sulle labbra. Aprì lo sportello e scese dall'auto. Camminò davanti alla vettura, io rimasi li fermo con l'auto ad osservala. Mentre stava per recarsi all'interno della struttura, si fermò, poi face retromarcia. Camminò a passo veloce verso l'auto, io aprì il finestrino, mostrando il mio sorriso smagliante. Si appoggiò allo sportello dell'auto guardandomi con aria dolce.

"Ho dimenticato una cosa" si bagnò le labbra.

"Lo so" annui. Mi doveva un bacio dato per bene.

"Mi passeresti gli occhiali, sono lì sul cruscotto" indicò.

"Stronza" borbottai,allungai un braccio verso il cruscotto, presi i suoi occhiali e glie li passai.

Prese gli occhiali e li indossò. Si morse un labbro, come per provocarmi. Sospirai esausto girando la testa dall'altra parte. Cominciai a battere nervosamente il dito sul volante, aspettando quello che mi era dovuto per diritto. Sentì accarezzarmi il lobo dell'orecchio, mi leccai le labbra divertito da quel gesto e girai la testa verso di lei.

"Ti serve qualcosa?" chiesi.

"Quanto siamo suscettibili stamattina" borbottò.

"Non eri in ritardo?" ricordai.

"Mi stai cacciando?" chiese aggiustandosi i capelli.

"Sto chiedendo un fottuto bacio alla mia ragazza" guardai speranzoso.

"Com'è questa ragazza?" domandò.

"È una grande stronza" sorrisi.

"Oh andiamo Bieber, scendi dall'auto se vuoi il tuo bacio" mi incitò.

Mi leccai le labbra per la sua proposta, lei amava stuzzicarmi, tenermi sulle spine, riusciva a farmi desiderare un bacio più dell'aria che respiravo. Fece due passi indietro facendomi spazio per aprire la portiera, appena fui fuori la chiusi alle mie spalla. Tanya iniziò a barcollare teneramente sui tacchi, abbassava lo sguardo e lo alzava solo per sorridermi. Appoggiai le mani sul suo bacino e la tirai più vicina al mio corpo, volevo eliminare quelle distanze. Mi appoggiai sullo sportello dell'auto, sembravamo due adolescenti alle prime armi, era tutto così romantico. Muoveva le sue labbra in attesa delle mie,così che una volta insieme, avrebbero potuto muoversi una sull'altra. Sfiorai prima le mie labbra sulle sue, bagnai le sue labbra con la mia lingua, piano piano le sue labbra si schiusero e li la mia lingua approfittò subito per fare assalto nella sua bocca. Le nostre lingue si abbracciarono in una enorme passione, la passione giusta che ti permetteva di passare un'intera giornata con il sorriso sulla faccia. Mi staccai dalle sue labbra mordendole il labbro inferiore, fino a farlo sanguinare. Lei si avvicinò a me e prese trai suoi denti il mio labbro superiore, lo torturò per un paio di secondi fino a che non riuscì a farlo sanguinare. Ci eravamo lasciati un marchio, era stupido, ma pur sempre un segno di affetto per due pazzi come noi. Si staccò dalle mie labbra sorridente, fece due passi indietro, lanciò un ultimo sorriso e girò le spalle, incamminandosi verso la struttura. La guardai ancheggiare mentre camminava, era terribilmente sexy, quel vestito nero faceva il suo effetto.

"Buon lavoro piccola" urlai così che potesse sentirmi.

Si voltò verso di me salutandomi con la mano, poi entrò nella struttura. Smisi di sorridere come un ebete o per meglio dire un quattordicenne innamorato e salì in auto. Avevo altri problemi da risolvere quella mattina. Accesi i motori e partì verso la zona ovest di Los Angeles. Durante il tragitto accesi la radio, giusto per tenermi occupato. Sarei andato da Lauren per mettere le cose in chiaro personalmente. Nessuno veniva a minacciare me e la mia ragazza, nella mia casa per giunta. Di sicuro la scorciatoia che avevamo usato non era piaciuta alle altre crew, insieme saremo stati ancora più forti, inoltre si erano sicuramente sentiti presi in giro. Loro volevano uno di noi due morto non perché lo diceva una stupida regola, ma perché sarebbe stato ancora più difficile per loro riuscire ad arrivare ai piani alti, insomma tutte le crew volevano governare e con due persone forti come noi, non sarebbe stato facile. Ero felice del unione delle due bande, così non avrei dovuto avere Tanya come rivale.

Arrivato a destinazione, parcheggiai l'auto fuori il capannone appartenente alla crew di Lauren. Prima di scendere dall'auto allungai un braccio sotto il sedile e tirai fuori una delle mie tante pistole. La infilai nel retro dei pantaloni, nascondendola con la maglia. Girai le chiavi nel nottolino e spensi il motore. Aprì la portiera e scesi, chiudendola dietro di me. Chiusi l'auto ed infilai le chiavi nella tasca del mio giubbotto. Tirai dall'altra tasca un pacchetto di sigarette e ne tirai fuori una, la poggiai spenta sulle labbra, dopo di che rimisi il pacchetto al suo posto. Camminai fino all'entrata dei capannoni, alcuni dei novellini che erano di guardia li fuori mi guardavano con timore, io per puro divertimento li guardavamo male. Uno di loro aprì la porta del capannone, lasciandomi entrare al suo interno. Quell'enorme stanza puzzava di piscio di cane, era ridotta veramente male. Continuai a guardarmi intorno notando le disastrose condizioni in cui passavano la maggior parte della giornata. Il mio sguardo si posò al centro della stanza, attorno ad un tavolo c'era Lauren con tutti i capi delle altre crew d'America.

"Cos'è una riunione di condominio?" Ironizzai giocando con la sigaretta ancora spenta tra le mie labbra.

"Bieber" esclamò sorpreso di vedermi il vecchio.

"Qual cattivo vento ti porta qui?" aveva ironizzato sulla parola 'cattivo'.

Mi avvicinai a quel tavolo di falliti, tirai dalla bocca di uno di loro una sigaretta accesa che usai per accendere la mia, poi lanciai quella del fallito a terra. Feci un paio di tiri poi lasciai uscire una nuvola di fumo. Mi sedetti su una delle sedie vuote, quei caga sotto non osavano aprire la bocca, la cosa che più mi divertiva era che io avevo la metà della loro età , ma il triplo meglio dire il quadruplo del loro potere e dei loro soldi. Appoggiai i piedi sul tavolo, la mia sigaretta non era ancora finita ma la spensi comunque.

"Sono venuto a fare visita ad un vecchio pazzo, ma non mi aspettavo tutti voi qui, riuniti" spiegai.

"Dovrai abituarti" si accese una sigaretta.

"Sai, anche noi ora siamo un'unica crew" mi informò.

"Dodici crew unite per distruggerne due, non lo trovi patetico?" chiesi altezzoso.

"Trovo patetico che un moccioso come te abbia in pugno un'intera nazione" ringhiò.

"Piano con le parole, ti ricordo che qui comando io" dissi duramente.

"Non per molto" tenne a precisare.

"Ne sei così convinto?" risi.

"Sai un vecchio amico tempo fa, mi ha chiesto un favore, un favore che ovviamente intendo mantenere" lanciò dalla mia parte del tavolo un busta gialla.

Curioso l'aprì. Al suo interno c'erano centinaia di foto, tutte ritraenti Tanya. C'erano foto di quando ancora andava a scuola, foto recenti, foto vecchie. Alzai lo sguardo verso di lui, uno sguardo fulminante. Non doveva toccarla. Non doveva avvicinarsi minimamente a lei.

"Gli ho promesso la sua morte, anche se devo dire che mi dispiace perché è bellissima" disse guardando una delle tante foto.

"Toccala e finirai all'inferno, proprio come c'è finito lui" ovviamente mi riferivo a Chad.

Si fece una grossa, grande risata. "Ragazzino per essere il capo sei davvero stupido" interruppe la risata.

"Dovresti sapere che dopo avermi ucciso, qualcuno prenderà il mio posto, potrai ucciderci tutti ma riusciremo ad avere la nostra vendetta" mi informò.

"Morirete entrambi, fine dei giochi Bieber" concluse.

Mi alzai dalla sedia, spingendola ferocemente alle mie spalle. Camminai verso l'uscita con disinvoltura, pensando al da farsi. Mi fermai sull'uscio, poi mi voltai indietro. Tutti loro mi fissavano con aria di vittoria, per me erano già uomini morti. Avvicinai la mano sul retro dei miei pantaloni, tirai fuori la pistola e sparai ad uno di loro, scelto a caso tra i tanti.

"Meno uno, Lauren" sorrisi per niente impaurito dalle sue minacce.

Uscì dal capannone, gli scagnozzi che erano fuori corsero all'interno dopo aver sentito lo sparo. Sentì dei passi alle mie spalle e senza ritegno sparai, senza neanche guardare centrai il bersaglio. Mi fermai e mi voltai, Lauren e i suoi erano li imperiti. Purtroppo avevo sparato ad un semplice novellino. Li guardai tutti divertito, aspettando che parlassero e che cacciassero fuori qualche loro perla di saggezza o altre minacce. Lauren si avvicinò a passo lento verso di me. Si fermò poco distante da me.

"Stai scherzando con il fuoco" sorrise.

"Io sono il fuoco, dovresti saperlo" mi sistemai il ciuffo.

"Ti ho fatto perdere abbastanza tempo" guardò l'orologio.

"La tua ragazza ti starà aspettando, sono le 12:10 e tu sei ancora qui" affermò.

"Come fai a saperlo?" mi allarmai. Come faceva a sapere che ci eravamo dati appuntamento alle 12:00?

"Faccio bene il mio lavoro, invece tu non sai neanche fare il fidanzato, sai potrebbe ritrovarsi uno dei miei ragazzi ad aspettarla li fuori" ci tenne ad aumentare le mie paure.

"Corri da lei o potresti non trovarla più" mi consigliò.

Ignorai le sue provocazioni e corsi velocemente verso l'auto, presi le chiavi dal tasca e aprì la portiera. In fretta infilai le chiavi nella serratura e accesi i motori. Feci retromarcia e li ritrovai dritto sulla strada. Senza badare ai limiti di velocità, correvo sulla strada più veloce che potevo, dovevo arrivare prima che succedesse qualcosa di sbagliato. Quel bastardo di Lauren si era creato un vero e proprio esercito, erano in maggioranza rispetto a noi. Per una volta nella mia vita ero quasi certo di perdere in quella battaglia. Ci avrei perso l'amore della mia vita se non l'avessi protetta per bene. Lauren e gli altri non scherzavano, erano pronti a sfidarmi, ed io non sapevo come sconfiggerli, erano in troppi. Fortunatamente noi avevamo una cosa in più rispetto a loro, cioè l'ingegno e tanta furbizia. Avremmo trovato il modo di uscirne vittoriosi anche questa volta, questa volta niente e nessuno ci avrebbe distrutto. Noi eravamo indistruttibili, proprio come il nostro amore.

Ero poco distante dagli uffici di Tanya, ma il traffico presente non mi permetteva di arrivarci. Stufo, scesi dall'auto lasciandola li, in mezzo alle tante auto. Corsi tra un'auto e l'altra cercando di raggiungere la mia donna. Da lontano vidi Tanya con le braccia incrociate ad aspettarmi pazientemente. Urlai il suo nome per fargli presente che ero li. Per puro caso alzai lo sguardo sul un palazzo dall'altra parte della strada. C'era un uomo, meglio chiamarlo scagnozzo, con un mirino in mano, pronto a sparare verso Tanya. Aveva il dito pronto sul grilletto, mi lanciai pieno di paura verso Tanya spingendola via dalla mira del uomo che stava per spararla. Il proiettile colpì il cemento della strada, il rumore dello sparo rimbombò nella testa di tutte le persone presenti, che per un buon motivo cominciarono a dare di matto. Tanya alzò la schiena dal cemento guardandosi intorno,alcune persone li presenti l'aiutarono ad alzarsi da terra. Altri chiamavano la polizia, la cosa meno giusta da fare. Tirai via da li Tanya, era mezza impaurita e non osò fiatare. Arrivammo all'auto che nel frattempo era rimasta ferma nel bel mezzo della strada, circondata da una folla di persone urlanti. Ignorai tutti loro e salimmo in auto. Subito dopo accesi i motori e partì. Tanya cominciò a fare respiri profondi cercando di mandare la calma.

"Cosa cazzo sta succedendo?" disse cercando di rimare la calma.

"Ci vogliono morti, sono tutti uniti contro di noi" non spostai lo sguardo dalla strada.

"Tutto perché stiamo insieme?" chiese sconvolta.

"Tutto perché l'hanno promesso a Chad, inoltre con noi due fuori dai giochi, avranno loro il potere" svoltai a destra, nonostante ci fosse un divieto, saremo arrivati prima a casa.

Poggiò la testa suo cruscotto, poggiando le mani dietro la nuca. Rimase in silenzio, sentivo solo un leggero singhiozzare. Spostai una mano dal volante e la portai sulla sua testa, accarezzandola delicatamente. Non potevamo stare tranquilli e felici, tutto e tutti in questa vita ci volevano separati. Era difficile per non dire stancante stare insieme e affrontare tutti gli ostacoli che da anni ci si riproponevano davanti. L'unica cosa che ci faceva andare avanti e che ci imponeva di restare uniti era l'amore che provavamo uno per l'altro. Tanya alzò la testa dal cruscotto e si asciugò le lacrime, mi fece un piccolo sorriso, giusto per farmi stare bene, ma non bastava. Non potevo stare bene sapendo che rischiava la vita e che chiunque avrebbe potuto ucciderla da un momento all'altro. Lo stesso valeva per lei.

Arrivammo a casa, parcheggiai l'auto al solito posto. Tanya scese e io feci lo stesso seguendola. Aprì la porta con le chiavi che aveva preso dalla borsa. Lei entrò per prima, così io chiusi con il lucchetto la porta. Lanciò le sue cose sul divano e si diresse in cucina, io la seguì, era troppo silenziosa e probabilmente stava escogitando uno dei suoi piani ingegnosi. La casa era vuota, secondo il bigliettino attaccato da Daisy sul frigo, erano andati tutti allo zoo che quel giorno dava uno spettacolo per i bambini. Semplicemente, ci avevano lasciato la casa vuota per lasciarci liberi, dopo la lite della notte precedente. Tanya stava bevendo dell'acqua seduta sul bancone, mi avvicinai a lei, sistemandomi tra le sue gambe. Le accarezzai delicatamente la guancia su cui pochi minuti prima erano scivolate delle lacrime, ma lei distolse il viso. Insistetti girando il suo viso verso i miei occhi, lo accarezzai con dolcezza e questa volta me lo lasciò fare. Avvicinai il suo viso al mio e gli stampai un bacio sulla fronte, dopo di che l'abbracciai.

"Quando potremo stare insieme? Come una coppia normale intendo" aveva la testa appoggiata sulla mia spalla così riuscì a sentire qualche lacrima bagnarmi la maglia.

"Piccola, io e te non siamo normali, il nostro amore non è normale, ma ci amiamo ed è questo quello che conta" cercai di spiegarle.

"Conta anche non dover rischiare la vita ogni santo giorno" disse.

"È la vita che ci siamo scelti e questo quello che la vita ci offre e non possiamo cambiarlo" chiarì.

"Io non voglio perderti di nuovo, quando siamo stati lontani la mia vita è finita, io ero morta, non voglio più starti lontana" disse con la voce spezzata dal pianto.

"Piccola, io non mi allontano da te e non permetterò a nessuno di allontanarci ancora una volta" asciugai le sue lacrime.

"C'è una cosa che ancora non ti ho detto da quando stiamo insieme, una cosa che suppongo tu sappia già, ma voglio ricordartelo" strinse le mie mani nel sue.

"Cosa?" chiesi.

"Ti amo" pronunciò quelle dolci parole che non sentivo da anni ormai.

"Ti amo più di quanto immagini, ti prometto che andrà tutto bene" avrei fatto di tutto per mantenere quella promessa.

Mi abbracciò stretto tra le sue braccia, attorcigliando le gambe attorno al mio bacino. Strinsi le mani attorno al suo corpo, portando tutto il suo tra le braccia le mie braccia. Mi incamminai in salotto, salì le scale e poi il corridoio, fino ad arrivare alla mia camera da letto. La casa era tutta nostra, dovevamo mettere da parte per in paio di ore tutti i problemi, dovevamo pensare solo a noi stessi. Noi e la nostra felicità venivamo prima di tutti gli altri rompi coglioni che volevano distruggerai. Stesi Tanya sul letto, aprì il comodino e tirai fuori un foulard, che attaccai attorno ai suoi occhi. Gli ordinai di restare li ferma, così scesi di sotto fino ad arrivare in cucina. Presi dal frigo una bottiglia di champagne di ottima qualità e due bicchieri. Camminai in salotto, presi alcune candele poggiate sul camino e salì di nuovo al piano di sopra. Arrivato in camera poggiai lo champagne con i bicchieri sul comodino. Poi poggiai le varie candele in varie parti della camera,dopo averle accese con un accendino emanarono odori esotici fantastici. Tanya ancora con gli occhi coperti, cercava di capire cosa stesso combinando e sorrideva di continuo. Prima di rendergli visibile la scena, chiusi le tende che lasciavano entrare la luce del giorno, così che ci fosse più atmosfera. Lentamente levai la benda dai suoi occhi, lei si guardò intorno e sorrideva felice, dimenticandosi per un attimo di tutti i guai che stavano per arrivare. Stappai lo champagne e per non far cadere tutto il liquido a terra lo versai subito nei bicchieri. Salì dalla mia parte del letto, porgendogli il suo bicchiere di champagne. Appoggiai la schiena contro la spalliera del letto, lei appoggiò la testa sul mio petto. Insieme e in silenzio sorseggiammo il nostro champagne. Tanya a metà bicchiere posò lo champagne sul comodino, non ne andava pazza ma lo aveva bevuto solo per farmi contenta. Io invece appena lei posò il suo bicchiere mezzo pieno, bevvi tutto d'un sorso il mio, poggiando il bicchiere sul mio comodino.

Tanya aprì le gambe sedendosi sul mio bacino. Accarezzò con un dito le mie labbra, fece scivolare lo stesso dito sul collo, poi il petto fino ad arrivare alla cintura dei miei pantaloni. Presi le sue mani e le portai alle mie labbra, lasciandoci teneri baci. I nostri corpi diventarono un tutt'uno, strinsi le mie braccia attorno al suo bacino, costringendola a stare stretta a me. I nostri visi erano talmente vicini che riuscivo a cantare il numero dei suoi respiri. Fece sfiorare i nostri nasi, poi bagnò le mie labbra secche con la sua lingua. Le sue labbra viaggiarono su tutto il mio viso, lasciando teneri baci, fino ad arrivare alle mie labbra ancora una volta. I nostri nasi si toccavano e tenevano distanti le nostre labbra, le nostre lingue si allungarono al di fuori della bocca cominciando a giocare tra loro. Quando Tanya inclinò di pochi centimetri la testa, i nostri nasi si separarono e la distanza svanì. Le mie labbra si precipitarono subito sulle sue, mordevo e succhiavo il suo labbro inferiore, mentre le sue mani giocavano con i miei capelli. Le mie mani girovagavano sulla sua schiena in cerca della zip del vestito, appena la trovai l'abbassai, sfilai il suo vestito giu per le gambe, fino a lanciarlo sul pavimento. Le mano di Tanya passarono dai capelli al lembo della maglietta, la tirò verso l'alto sfilandola per la testa, poi la lanciò a terra accanto al suo vestito. Durante i nostri baci le sue mani giocavano con la cerniera dei mie pantaloni, finché non riuscì a sbottonarli. Con una velocità incredibile li sfilai, liberandomene. Le mie labbra cominciarono a torturarle il collo con dolci succhiotti che gli facevano venire i brividi e che la facevano impazzire. Per provocare ancora di più i miei ormoni il suo bacino si muoveva sulla mia area che stava quasi per esplodere. Sganciai il gancetto del suo reggiseno, una volta tolto, cominciai a baciargli i capezzoli. Tanya mi spinse duramente con la schiena contro la spalliera del letto, cominciò a lasciare baci sul mio petto, poi piccoli risucchi.

Sfilò i miei boxer, i feci lo stesso con i suoi slip. Si sollevò di pochi centimetri mettendosi in ginocchio in modo divaricato su di me. Strofinai la parte superiore del mio membro, allungai ma mano verso il comodino e tirai fuori una bustina blu, l'aprì con i denti, srotolai il preservativo e lo infilai per bene. Ero pronto ad ore do interminabile piacere. Quando il mio pene fu nella sua area, Tanya si risedette tranquillamente sul mio bacino. Cominciò ad andare velocemente su e giù, gettò la testa indietro e teneva le sue mani fra i miei capelli. Poggiai le mani sulle sue gambe aiutandola ad andare più veloce. Dato che in casa c'eravamo solo noi non era costretta a trattenere le urla di piacere, non restò neanche un attimo in silenzio, per me quelle non erano urla ma una vera e proprio melodia. Il modo in cui urlava il mio nome era diverso, c'era tutta la passione, l'amore, c'era tutta se stessa in quelle urla. Fermai i suoi movimenti, ribaltai le posizioni. Lei era con la schiena contro la spalliera, ed io ero su di lei. Presi le sue gambe e le feci attorcigliare attorno al mio bacino, mi misi in ginocchio, e la sollevai dal letto,spinsi la sua schiena contro la spalliera ricoperta da una fine imbottitura. Poggiai le mani sotto le sue cosce e cominciai a farla andare velocemente su e giù, nel frattempo cominciai a baciarle il petto. Il letto scricchiolava e la spalliera sbatteva velocemente contro il muro. "Oh-ah-oh-ah" continuava ad urlare, suono che non smetteva di rimbombare nella mia testa. C'ero quasi stavo per arrivare al culmine, lo stesso valeva per lei. Quando venni il preservativo si riempì e fui costretto a fermarmi.Mi staccai per un attimo, sfilai il preservativo e lo buttai per terra, poi allungai il braccio al comodino di Tanya e presi la bottiglia di champagne. Avvicinai la bottiglia alla mia bocca e lasciai che il liquido entrasse nella mia gola.

"Dammene un po" cercò di tirare da mano la bottiglia, ma glie lo impedì.

Scossi la testa, avvicinai la mia bocca alla sua e lasciai che lo champagne entrasse anche nella sua bocca, una volta ingoiato rimasero solo le nostre lingue, che cominciarono a sfregarsi tra di loro. Presi la bottiglia e lasciai che il liquido scivolasse sul suo corpo, cominciai al leccare il suo petto, il suo ventre, il suo seno. Era dannatamente eccitante. Tanya mi tirò la bottiglia dalla mani e la posò al suo posto. Mi spinse sul materasso, ai piedi del letto. A gattoni camminò attorno al mio corpo disteso, aspettavo solo lei. Si distese accanto a me, strinse la sua mano nella mia. Mi alzai poggiandomi su di lei, mantenendo tutto il peso sulle braccia. Lascia un bacio sulle sue labbra, poi sulla mascella, collo, petto, seno, ventre fino ad arrivare alla sua area. Poggiai il peso su un solo braccio, portai il braccio libero alla sua area. Strofinai più volte il pollice sul suo clitoride, lei chiuse gli occhi immergendosi in tutto il piacere che le avrei provocato ancora e ancora. Feci entrare il dito indice al suo interno, facendolo entrare ed uscire velocemente, poi ci aggiunsi il medio ed eseguì lo stesso procedimento. Feci uscire le due dita bagnate e senza pensarci due volta le leccai. Le feci poggiare le gambe sue mie spalle così che potessi avere la faccia al punto giusto, senza alcun interruzione. Strofinai con la lingua il suo clitoride, poi cominciai a giocarci in tutto i modi possibili. Più sentivo il suo dolce ansimare più aumentava la mia voglia di renderla felice e di fargli provare ancora più piacere. Non mi sarei mai stancato, gli avrei fatto provare tutto quel piacere per tutta la vita. Perché per sempre io e lei saremo stati insieme. Non importa quanto ostacoli si sarebbero presentati, non importa se la vita ci avrebbe proposto una via più facile, io avrei sempre scelto lei e lei avrebbe sempre scelto me, consapevoli entrambi che non sempre le cose sarebbero andate nel nodo in cui avremmo voluto.

***. ***. ***. ***.

Dopo aver finito di fare l'amore, Tanya mi aveva proposto di andare a fare una doccia per primo, dato che lei ci avrebbe messo più tempo. Quando io ebbi finito di lavarmi toccò a lei, che nel frattempo aveva cambiato le lenzuola e aveva rifatto il letto. Lei andò a lavarsi e io già pulito e profumato mi distesi sul letto. Guardai l'ora, e potei rendermi conto che era molto tardi, avevamo saltato il pranzo e avevo una fama incredibile. Sentì il rumore di alcune portiere d'auto chiudersi, così mi alzai dal letto e mi recai alla terrazza della mia stanza. Quando mi affacciai mi accorsi che i ragazzi erano tornati dalla loro giornata allo zoo, e automaticamente non eravamo più soli in casa. Ritornai in camera e chiusi di nuovo le porte con le tende. Mi incamminai nella cabina armadio, ero in boxer e mi serviva qualcosa da mettere. Presi una tuta che portava il nome di chachimomma, il nome più assurdo del mondo, poi indossai una canotta bianca. Infilai al piede un paio di Supra e fui vestito in neanche cinque minuti. Non capivo come le donne potevano metterci un'eternità. Quando mi girai per uscire dall'armadio trovai alla mie spalle Tanya, era in intimo e nonostante avessimo finito di fare sesso da poco mi era già rivenuta una voglia pazzesca. Si avvicinò ad uno scaffale e prese una maglia con le maniche a tre quarti e un paio di pantaloncini. Per aiutarla gli passai un paio di converse, giusto per fare prima. Si sedette sulla moquette e ne infilò una, io gli infilai l'altra. Allacciai i lacci ad entrambe le scarpe, sotto i suoi occhi diverti. L'aiutai a sollevarsi da terra, concludendo il tutto con una pacca sul sedere.

"Sai piccola, ti preferisco vestita in questo modo" affermai.

"Anche io, fa più me stessa" rise.

"Fatto sta, che sei incredibilmente sexy in entrambi gli out-fit" ero sincero.

Lei sorrise e senza rispondermi mi tirò via dalla cabina armadio. Chiudemmo la porta della stanza e ci incamminammo per andare di sotto. Quando fummo sul pianerottolo delle scale pronti per scendere, Tanya mi spinse e cominciò a correre di sotto, trovava sempre io modo per sfidarmi e scherzare. Cominciai a correrle dietro per tutto il salotto e fu fantastico perché non smetteva di ridere e sapere che tutta quella gioia era provocata da me, mi faceva stare bene. Tanya corse in cucina ed esausta si appoggiò su uno sgabello, giusto per prendere fiato. Mi fermai alle sue spalle abbracciandola da dietro, un abbraccio che aveva un secondo fine però. Cominciai a fargli il solletico e lei non riusciva più a parlare, era troppo impegnata a ridere.

"Tregua,tregua" ripeté.

"Vedo che siete di buon umore oggi" John interruppe i nostri giochi da innamorati.

"Prendiamo la vita come ci viene" rispose Tanya.

"Avete passato una bella giornata da soli a casa?" ovviamente le ragazze volevano sapere i particolari.

"È iniziata male in realtà" disse Tanya.

"Ho litigato con alcuni fornitori a lavoro, poi stavo per spillarmi un dito e in bellezza mentre aspettavo che Justin mi venisse a prendere qualcuno ha cercato di uccidermi" raccontò la sua mattinata.

"Ma devo dire che è proseguita nel migliore dei modi" aggiunse.

"Hanno cercato di ucciderti?" chiesero tutti.

"Si, ma fortunatamente Justin mi ha scaraventato a terra prima che la pallottola colpisse la mia testa" chiarì con disinvoltura.

"Lauren e gli altri stronzi hanno formato un'unica crew, tecnicamente abbiamo undici crew che ci vogliono morti" spiegai.

"Ne manca una però" disse Marcus.

"Ne ho fatto fuori uno, quindi penso che i suoi si siano uniti alle altre bande" ipotizzai.

"E voi ne parlate così tranquillamente?" Chiese allibito Johnny.

"Amico ho appena fatto del sesso da favola con la mia ragazza, perché dovrei arrabbiarmi per dei falliti?" gli feci io una domanda.

"Perché potresti non farci più sesso se fanno fuori uno di voi due, genio" si intromise Duncan.

"Dovete andarvene da qui" disse serio John.

"Cosa?" chiesi contrario.

"Se restate qui rischiate di morire e di mettere in pericolo tutti, ci penseremo noi a sistemare le cose" chiarì.

"Come sistemerai le cose, sentiamo" ero curioso di saperlo.

"Non lo so, ci verrà un'idea, ma almeno voi due nel frattempo avrete il culo al sicuro" mi colpì la spalla.

"Okay, partiremo domani" accettai.

"Grazie per avermi interpellato Justin" Tanya sbuffò.

"Piccola, domani andremo a stare dai miei genitori, ti va bene?" chiesi sarcastico.

"Mi va bene" annui facendo la linguaccia.

Mi voltai intorno in cerca di mio fratello, ovviamente lui sarebbe venuto con noi, avrei detto ai miei genitori che eravamo li per passare un po di tempo in famiglia, inoltre non lo avrei lasciato qui, in pericolo per giunta.

"Jaxon" urlai per farmi sentire, non era in cucina, quindi doveva essere di sicuro o di sopra o in salotto.Me lo ritrovai dopo poco alle spalle.

"Non urlare, ci sento" disse.

"Prepara le tue valigie, domani partiamo" ordinai.

"Dov'è che andiamo: Londra? Caraibi? Bahamas? Italia? Hawaii?" chiese con entusiasmo.

"Andiamo a Stratford, Canada" sorrisi.

"Sei la simpatia in persona, rimango qui" protestò.

"Muovi il culo e vai a preparare le valigie" ordinai.

"No" si rifiutò.

"Dai Jaxon, ci divertiremo" Tanya lo incitò.

"Se quel 'ci divertiremo' è inteso tra noi due, corro a preparare le mie valigie" esclamò.

"Jaxon" fermai ogni suo pensiero.

"Okay Justin, mi allontano, mi allontano" disse prima che glie lo dicessi io.

I ragazzi erano stati molti gentili a prendersi tutte le responsabilità e i guai che sarebbero accaduti, solo per tenerci al sicuro. Si sarebbero occupati di mettere loro le cose a posto, invece di lasciarlo fare a noi. Le altre crew non li avrebbero fatti del male, non li volevano morti, volevano noi. Una volta in Canada loro non avrebbero avuto potere, mentre io si. Erano solo dei poveri illusi se pensavano veramente di riuscire a farci fuori. Avrei potuto manovrare le cose da li, senza rischiare di essere fatto fuori. Lauren era il più anziano tra tutti ed era uno di quelli fissati con il rispetto delle regole. Quindi non si sarebbe mai azzardato a varcare i confini del Canada o almeno ci speravo. Ma ne ero convinto, loro non ci sarebbero riusciti a farci fuori, questa volta io non lo avrei permesso. Se tempo prima avessi saputo del complotto di Chad avrei potuto sicuramente rimediare o cercare di impedire tutto, ma purtroppo ero all'oscuro di tutto. Ora invece, ero a conoscenza di tutto e neanche Dio sarebbe riuscito a portarmela via. Avrei sfidato e ucciso chiunque per il nostro amore. Era una promessa.

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Xxale


Volevo dirvi che e' quasi finita la prima stagione di SOUL REBEL quindi finche' l'autrice non mette la seconda i capitoli

JUSTIN VOICE:
La verità è che per quanto noi possiamo crescere, non cambieremo più di tanto. Le esperienze ci portano a correggere alcuni atteggiamenti, ci fanno reagire diversamente di fronte ad una determinata situazione, ma non ci cambiano del tutto. La mia reazione con Tanya era stata diversa dal solito, non perché non avessi voglia di urlare e dire cose cattive, anzi fremevo nel volerlo fare, però dopo avremmo finito per litigare e io non ne avevo più voglia, non volevo che mi stesse lontano, la volevo con serenità al mio fianco. Quindi, avevo cercato di evitare qualsiasi probabile discussione, con il silenzio. Ed aveva funzionato. Quella notte entrambi ci tenevamo stretti nelle braccia dell'altro, da quando eravamo tornati insieme dormivamo sempre abbracciati, come se avessimo paura che durante la notte qualcuno ci allontani o che l'altro scappi via per qualche assurdo motivo. Dormire con la persona che amiamo è davvero una delle esperienze più belle della vita, se poi insieme alla persone che ami al centro del letto, c'è il frutto del vostro amore, li diventa felicità pura perfezione.

Quella mattina venni svegliato da strani movimenti e parole dette a casaccio. Stropicciai gli occhi lanciando un'occhiata sul comodino, la sveglia segnava le 7:00 a.m. Stranito, mi girai verso Tanya. Si muoveva freneticamente farfugliando parole in una lingua straniera, non riuscivo a capire nulla. Mi avvicinai a lei più attentamente, probabilmente stava sognando. Gli sistemai i capelli dietro l'orecchio, mentre lei continua ad agitarsi e a parlare. Non sapevo se svegliarla o lasciarla dormire. Volevo cercare di capire quello che farfugliava, ma non capivo nulla, sembrava greco antico. Il fatto che mi insospettiva era che lei non conosceva il greco antico, a meno che non l'avesse imparato negli ultimi anni. Lentamente cominciai a scuoterla con delicatezza, cominciai a fare il suo nome, ma non funzionava. Insistetti, scuotendola più forte e alzando il tono di voce, ma fu inutile, aveva il sonno pesante. Mi alzai dal letto e andai in bagno per prendere dell'acqua. Aprì il rubinetto e lasciai scorrere dell'acqua su un asciugamano. Tornai in camera, guardai verso il letto e vedi che era vuoto. Cominciai a cercarla con gli occhi per la stanza, e potei notare la finestra della camera aperta, il vento lasciava oscillare le tende, impedendo la vista. Posai l'asciugamano sul letto e uscì fuori la terrazza della camera. Tanya era di spalle , la sua testa era alzata verso l'alto , il vento le scompigliava i capelli. Continuava ancora a farfugliare in quella strana lingua.

"Piccola, tutto bene?" chiesi avvicinandomi a lei.

Mi ignorò del tutto, continuando a farfugliare. Speravo si trattasse di uno scherzo. Azzerai la distanza tra noi, avvicinandomi al cornicione della terrazza. Automaticamente guardai i suoi occhi ben aperti che guardavano verso il cielo. E fu lì che mi spaventai, aveva la pupilla completamente bianca, con qualche macchia rossastra. Le poggiai la mano sul mento costringendola a guardare verso di me, appena i suoi occhi bianchi incontrarono i miei, le pupille tornarono al loro colore naturale, quel delizioso color cioccolato. Le sue gambe si piegarono, il suo corpo si fece leggero, appena mi accorsi che stava per toccare il pavimento, le mie mani corsero in suo aiuto, prendendola giusto in tempo. Non sapevo cosa fosse successo, pensavo avesse perso i sensi o roba del genere, ma mi sbagliavo. Sembrava stesse dormendo, il suo respiro era regolare, esattamente come il suo cuore. Ma allora cosa era successo? Tornai dentro poggiando il suo corpo dormiente sul letto. Autonomamente si girò sul fianco, nascondendo il suo corpo sotto le lenzuola. Ero stranito per non dire scandalizzato. Non riuscivo a capire cosa fosse successo, il motivo del suo agitarsi nel letto, le sue pupille bianche, il greco antico, ma soprattutto se stava dormendo, come ci era arrivata alla terrazza? L'unica cosa che mi venne in mente fu il sonnambulismo, anche se lei non ne era mai stata affetta. Era tutto così strano.

Avevo lasciato che si riposasse, non aveva ripresentato quegli strani fenomeni. Mentre lei dormiva, io mi ero preparato, avevo cose molto importanti da fare quella mattina, dovevo andare da Lauren e mettere le cose in chiaro e ricordargli che il capo ero io. Nessuno sparava ai miei uomini, nonostante quello colpito fosse stato Duncan. Ormai faceva parte della mia crew e come capo dovevo tutelarlo, benché non volessi. Dopo aver indossato uno dei miei abituali pantaloni e una maglia a mezze maniche, accompagnata da un giubbotto in pelle, mi ritrovai in bagno per aggiustare i capelli che durante la notte avevano preso una forma molto scompigliata. Li aggiustai con una spazzola ed un fon, aggiungendoci un pizzico di lacca. Mentre aggiustavo gli ultimi particolari dei miei capelli, senti delle braccia stringersi intorno al mio bacino. Mi girai con uno dei miei migliori sorrisi. Si era svegliata e sembrava normale.

"Buongiorno Bieber" alzandosi sulle punte stampò un bacio sulla guancia.

"Buongiorno piccola" sorrisi, lasciandogli un bacio sulla fronte.

Si fece spazio accanto a me, prese il suo spazzolino e ci spruzzò sopra del dentifricio, poi cominciò a strofinarlo sui denti. Avevo finito di sistemarmi i capelli e dato che non andavo di fretta rimasi ad osservarla.

"Non fai colazione?" chiesi aprendo un discorso.

"No" rispose sputando il dentifricio nel lavandino. Risciacquò lo spazzolino e lo rimise al suo posto.

"Sono in ritardo, devo andare in ufficio" spiegò confusionaria.

Uscì dal bagno e si recò alla mia cabina armadio, che ormai era diventata la sua. I miei vestiti occupavano un piccolo angolino della cabina, mentre i suoi occupavano tutta la stanza, aveva talmente tanti vestiti che una bella parte l'aveva lasciata nella sua vecchia camera. Le corsi dietro, stava distruggendo un'armadio in cerca degli abiti da indossare. Prese un vestito nero stretto , classico, era talmente serio che era ottimo per un funerale. Ci abbinò un paio di tacchi dello stesso colore. Sfilò la maglia che indossava e tirò su quel tenebroso vestito nero. L'aiutai ad allacciare la zip sul retro, andava molto di fretta. Indossò le sue scarpe e come un tricheco sui pattini, corse al bagno. Disinvolto la seguì. La guardai mentre indossava quel filo di trucco, stava quasi per pugnalarsi il mascara nell'occhio a causa della fretta. Uscì dal bagno, prese i suoi occhiali anch'essi neri e la sua borsa.

"Vuoi un passaggio?" chiesi cercando la sua attenzione.

"Te ne sarei grata" acconsentì.

Scendemmo di sotto e salutando tutto con un semplice 'buongiorno', dopo di che uscimmo fuori. Salimmo sulla mia BMW era più adatta nel nostro caso, Tanya salì dall'altra parte. Appena i cancelli della villa si aprirono, fummo fuori. Volevo parlare con Tanya di quello che era successo quella mattina, ma non trovavo le parole per dirglielo, in più lei sembrava presa da tutt'altro. In auto il silenzio era tombale, io guidavo e lei osservava alcuni pezzi di carta. Era totalmente presa dal suo lavoro.

"Piccola, stanotte hai sognato qualcosa di particolare?" chiesi.

"Non ricordo di aver sognato" il suo sguardo non si era distolto dalla carta bianca.

"Stamattina ti agitavi e parlavi nel sonno, sono andato in bagno per prenderti dell'acqua e quando sono tornato tu eri fuori in terrazza. La cosa assurda era che parlavi in greco antico, sei per caso sonnambula?" Gli raccontai l'accaduto.

"Mi prendi in giro?" contornò la domanda con una leggera risata.

"Ti giuro di no, quando ti sono venuto vicino avevi le pupille bianche e appena ti ho guardato negli occhi sei crollata tra le mie braccia" spiegai.

"Cominci a spaventarmi!" Affermò.

"Lo sono anche io, credimi" distolsi lo sguardo dalla strada per guardarla in faccia.

"Non sono mai stata sonnambula e tutto questo è totalmente strano" disse.

"Tu sei totalmente strana e misteriosa" ironizzai con un sorriso.

"È per questo che mi ami, no?" chiese sorridente.

"Io ti amo per tutto quello che sei, piccola" staccai la mano dal volante per accarezzarle il viso.

Sorrise. "Vieni a prendermi alle 12:00, vero?" domandò.

"Certo,appena finisco di sistemare alcune cose sono subito da te" dissi

"Quali cose Justin?" chiese, ma in realtà sapeva già per 'cose' cosa intendevo.

"Non preoccuparti, è solo una visita" rassicurai.

"Tu piuttosto, dovresti dedicarti un po di più al tuo ragazzo" confessai.

"Ti prometto che appena avrò del tempo libero, passeremo una giornata indimenticabile" mi guardò incoraggiante.

"Per passare del tempo con te, devo per caso prenotare un appuntamento?" chiesi un po stizzito.

"Tu hai il tuo lavoro,io ho il mio. Chiudiamo questo discorso ora" tagliò corto.

Sbuffai, lei mi vide ma ignorò il mio gesto. Fermai l'auto fuori la sede di moda 'SOUL REBEL'. Il capo dell'azienda era arrivato a destinazione. Infilò le sue cose nella sua enorme borsa. Si allungò verso di me lasciandomi un semplice bacio sulle labbra. Aprì lo sportello e scese dall'auto. Camminò davanti alla vettura, io rimasi li fermo con l'auto ad osservala. Mentre stava per recarsi all'interno della struttura, si fermò, poi face retromarcia. Camminò a passo veloce verso l'auto, io aprì il finestrino, mostrando il mio sorriso smagliante. Si appoggiò allo sportello dell'auto guardandomi con aria dolce.

"Ho dimenticato una cosa" si bagnò le labbra.

"Lo so" annui. Mi doveva un bacio dato per bene.

"Mi passeresti gli occhiali, sono lì sul cruscotto" indicò.

"Stronza" borbottai,allungai un braccio verso il cruscotto, presi i suoi occhiali e glie li passai.

Prese gli occhiali e li indossò. Si morse un labbro, come per provocarmi. Sospirai esausto girando la testa dall'altra parte. Cominciai a battere nervosamente il dito sul volante, aspettando quello che mi era dovuto per diritto. Sentì accarezzarmi il lobo dell'orecchio, mi leccai le labbra divertito da quel gesto e girai la testa verso di lei.

"Ti serve qualcosa?" chiesi.

"Quanto siamo suscettibili stamattina" borbottò.

"Non eri in ritardo?" ricordai.

"Mi stai cacciando?" chiese aggiustandosi i capelli.

"Sto chiedendo un fottuto bacio alla mia ragazza" guardai speranzoso.

"Com'è questa ragazza?" domandò.

"È una grande stronza" sorrisi.

"Oh andiamo Bieber, scendi dall'auto se vuoi il tuo bacio" mi incitò.

Mi leccai le labbra per la sua proposta, lei amava stuzzicarmi, tenermi sulle spine, riusciva a farmi desiderare un bacio più dell'aria che respiravo. Fece due passi indietro facendomi spazio per aprire la portiera, appena fui fuori la chiusi alle mie spalla. Tanya iniziò a barcollare teneramente sui tacchi, abbassava lo sguardo e lo alzava solo per sorridermi. Appoggiai le mani sul suo bacino e la tirai più vicina al mio corpo, volevo eliminare quelle distanze. Mi appoggiai sullo sportello dell'auto, sembravamo due adolescenti alle prime armi, era tutto così romantico. Muoveva le sue labbra in attesa delle mie,così che una volta insieme, avrebbero potuto muoversi una sull'altra. Sfiorai prima le mie labbra sulle sue, bagnai le sue labbra con la mia lingua, piano piano le sue labbra si schiusero e li la mia lingua approfittò subito per fare assalto nella sua bocca. Le nostre lingue si abbracciarono in una enorme passione, la passione giusta che ti permetteva di passare un'intera giornata con il sorriso sulla faccia. Mi staccai dalle sue labbra mordendole il labbro inferiore, fino a farlo sanguinare. Lei si avvicinò a me e prese trai suoi denti il mio labbro superiore, lo torturò per un paio di secondi fino a che non riuscì a farlo sanguinare. Ci eravamo lasciati un marchio, era stupido, ma pur sempre un segno di affetto per due pazzi come noi. Si staccò dalle mie labbra sorridente, fece due passi indietro, lanciò un ultimo sorriso e girò le spalle, incamminandosi verso la struttura. La guardai ancheggiare mentre camminava, era terribilmente sexy, quel vestito nero faceva il suo effetto.

"Buon lavoro piccola" urlai così che potesse sentirmi.

Si voltò verso di me salutandomi con la mano, poi entrò nella struttura. Smisi di sorridere come un ebete o per meglio dire un quattordicenne innamorato e salì in auto. Avevo altri problemi da risolvere quella mattina. Accesi i motori e partì verso la zona ovest di Los Angeles. Durante il tragitto accesi la radio, giusto per tenermi occupato. Sarei andato da Lauren per mettere le cose in chiaro personalmente. Nessuno veniva a minacciare me e la mia ragazza, nella mia casa per giunta. Di sicuro la scorciatoia che avevamo usato non era piaciuta alle altre crew, insieme saremo stati ancora più forti, inoltre si erano sicuramente sentiti presi in giro. Loro volevano uno di noi due morto non perché lo diceva una stupida regola, ma perché sarebbe stato ancora più difficile per loro riuscire ad arrivare ai piani alti, insomma tutte le crew volevano governare e con due persone forti come noi, non sarebbe stato facile. Ero felice del unione delle due bande, così non avrei dovuto avere Tanya come rivale.

Arrivato a destinazione, parcheggiai l'auto fuori il capannone appartenente alla crew di Lauren. Prima di scendere dall'auto allungai un braccio sotto il sedile e tirai fuori una delle mie tante pistole. La infilai nel retro dei pantaloni, nascondendola con la maglia. Girai le chiavi nel nottolino e spensi il motore. Aprì la portiera e scesi, chiudendola dietro di me. Chiusi l'auto ed infilai le chiavi nella tasca del mio giubbotto. Tirai dall'altra tasca un pacchetto di sigarette e ne tirai fuori una, la poggiai spenta sulle labbra, dopo di che rimisi il pacchetto al suo posto. Camminai fino all'entrata dei capannoni, alcuni dei novellini che erano di guardia li fuori mi guardavano con timore, io per puro divertimento li guardavamo male. Uno di loro aprì la porta del capannone, lasciandomi entrare al suo interno. Quell'enorme stanza puzzava di piscio di cane, era ridotta veramente male. Continuai a guardarmi intorno notando le disastrose condizioni in cui passavano la maggior parte della giornata. Il mio sguardo si posò al centro della stanza, attorno ad un tavolo c'era Lauren con tutti i capi delle altre crew d'America.

"Cos'è una riunione di condominio?" Ironizzai giocando con la sigaretta ancora spenta tra le mie labbra.

"Bieber" esclamò sorpreso di vedermi il vecchio.

"Qual cattivo vento ti porta qui?" aveva ironizzato sulla parola 'cattivo'.

Mi avvicinai a quel tavolo di falliti, tirai dalla bocca di uno di loro una sigaretta accesa che usai per accendere la mia, poi lanciai quella del fallito a terra. Feci un paio di tiri poi lasciai uscire una nuvola di fumo. Mi sedetti su una delle sedie vuote, quei caga sotto non osavano aprire la bocca, la cosa che più mi divertiva era che io avevo la metà della loro età , ma il triplo meglio dire il quadruplo del loro potere e dei loro soldi. Appoggiai i piedi sul tavolo, la mia sigaretta non era ancora finita ma la spensi comunque.

"Sono venuto a fare visita ad un vecchio pazzo, ma non mi aspettavo tutti voi qui, riuniti" spiegai.

"Dovrai abituarti" si accese una sigaretta.

"Sai, anche noi ora siamo un'unica crew" mi informò.

"Dodici crew unite per distruggerne due, non lo trovi patetico?" chiesi altezzoso.

"Trovo patetico che un moccioso come te abbia in pugno un'intera nazione" ringhiò.

"Piano con le parole, ti ricordo che qui comando io" dissi duramente.

"Non per molto" tenne a precisare.

"Ne sei così convinto?" risi.

"Sai un vecchio amico tempo fa, mi ha chiesto un favore, un favore che ovviamente intendo mantenere" lanciò dalla mia parte del tavolo un busta gialla.

Curioso l'aprì. Al suo interno c'erano centinaia di foto, tutte ritraenti Tanya. C'erano foto di quando ancora andava a scuola, foto recenti, foto vecchie. Alzai lo sguardo verso di lui, uno sguardo fulminante. Non doveva toccarla. Non doveva avvicinarsi minimamente a lei.

"Gli ho promesso la sua morte, anche se devo dire che mi dispiace perché è bellissima" disse guardando una delle tante foto.

"Toccala e finirai all'inferno, proprio come c'è finito lui" ovviamente mi riferivo a Chad.

Si fece una grossa, grande risata. "Ragazzino per essere il capo sei davvero stupido" interruppe la risata.

"Dovresti sapere che dopo avermi ucciso, qualcuno prenderà il mio posto, potrai ucciderci tutti ma riusciremo ad avere la nostra vendetta" mi informò.

"Morirete entrambi, fine dei giochi Bieber" concluse.

Mi alzai dalla sedia, spingendola ferocemente alle mie spalle. Camminai verso l'uscita con disinvoltura, pensando al da farsi. Mi fermai sull'uscio, poi mi voltai indietro. Tutti loro mi fissavano con aria di vittoria, per me erano già uomini morti. Avvicinai la mano sul retro dei miei pantaloni, tirai fuori la pistola e sparai ad uno di loro, scelto a caso tra i tanti.

"Meno uno, Lauren" sorrisi per niente impaurito dalle sue minacce.

Uscì dal capannone, gli scagnozzi che erano fuori corsero all'interno dopo aver sentito lo sparo. Sentì dei passi alle mie spalle e senza ritegno sparai, senza neanche guardare centrai il bersaglio. Mi fermai e mi voltai, Lauren e i suoi erano li imperiti. Purtroppo avevo sparato ad un semplice novellino. Li guardai tutti divertito, aspettando che parlassero e che cacciassero fuori qualche loro perla di saggezza o altre minacce. Lauren si avvicinò a passo lento verso di me. Si fermò poco distante da me.

"Stai scherzando con il fuoco" sorrise.

"Io sono il fuoco, dovresti saperlo" mi sistemai il ciuffo.

"Ti ho fatto perdere abbastanza tempo" guardò l'orologio.

"La tua ragazza ti starà aspettando, sono le 12:10 e tu sei ancora qui" affermò.

"Come fai a saperlo?" mi allarmai. Come faceva a sapere che ci eravamo dati appuntamento alle 12:00?

"Faccio bene il mio lavoro, invece tu non sai neanche fare il fidanzato, sai potrebbe ritrovarsi uno dei miei ragazzi ad aspettarla li fuori" ci tenne ad aumentare le mie paure.

"Corri da lei o potresti non trovarla più" mi consigliò.

Ignorai le sue provocazioni e corsi velocemente verso l'auto, presi le chiavi dal tasca e aprì la portiera. In fretta infilai le chiavi nella serratura e accesi i motori. Feci retromarcia e li ritrovai dritto sulla strada. Senza badare ai limiti di velocità, correvo sulla strada più veloce che potevo, dovevo arrivare prima che succedesse qualcosa di sbagliato. Quel bastardo di Lauren si era creato un vero e proprio esercito, erano in maggioranza rispetto a noi. Per una volta nella mia vita ero quasi certo di perdere in quella battaglia. Ci avrei perso l'amore della mia vita se non l'avessi protetta per bene. Lauren e gli altri non scherzavano, erano pronti a sfidarmi, ed io non sapevo come sconfiggerli, erano in troppi. Fortunatamente noi avevamo una cosa in più rispetto a loro, cioè l'ingegno e tanta furbizia. Avremmo trovato il modo di uscirne vittoriosi anche questa volta, questa volta niente e nessuno ci avrebbe distrutto. Noi eravamo indistruttibili, proprio come il nostro amore.

Ero poco distante dagli uffici di Tanya, ma il traffico presente non mi permetteva di arrivarci. Stufo, scesi dall'auto lasciandola li, in mezzo alle tante auto. Corsi tra un'auto e l'altra cercando di raggiungere la mia donna. Da lontano vidi Tanya con le braccia incrociate ad aspettarmi pazientemente. Urlai il suo nome per fargli presente che ero li. Per puro caso alzai lo sguardo sul un palazzo dall'altra parte della strada. C'era un uomo, meglio chiamarlo scagnozzo, con un mirino in mano, pronto a sparare verso Tanya. Aveva il dito pronto sul grilletto, mi lanciai pieno di paura verso Tanya spingendola via dalla mira del uomo che stava per spararla. Il proiettile colpì il cemento della strada, il rumore dello sparo rimbombò nella testa di tutte le persone presenti, che per un buon motivo cominciarono a dare di matto. Tanya alzò la schiena dal cemento guardandosi intorno,alcune persone li presenti l'aiutarono ad alzarsi da terra. Altri chiamavano la polizia, la cosa meno giusta da fare. Tirai via da li Tanya, era mezza impaurita e non osò fiatare. Arrivammo all'auto che nel frattempo era rimasta ferma nel bel mezzo della strada, circondata da una folla di persone urlanti. Ignorai tutti loro e salimmo in auto. Subito dopo accesi i motori e partì. Tanya cominciò a fare respiri profondi cercando di mandare la calma.

"Cosa cazzo sta succedendo?" disse cercando di rimare la calma.

"Ci vogliono morti, sono tutti uniti contro di noi" non spostai lo sguardo dalla strada.

"Tutto perché stiamo insieme?" chiese sconvolta.

"Tutto perché l'hanno promesso a Chad, inoltre con noi due fuori dai giochi, avranno loro il potere" svoltai a destra, nonostante ci fosse un divieto, saremo arrivati prima a casa.

Poggiò la testa suo cruscotto, poggiando le mani dietro la nuca. Rimase in silenzio, sentivo solo un leggero singhiozzare. Spostai una mano dal volante e la portai sulla sua testa, accarezzandola delicatamente. Non potevamo stare tranquilli e felici, tutto e tutti in questa vita ci volevano separati. Era difficile per non dire stancante stare insieme e affrontare tutti gli ostacoli che da anni ci si riproponevano davanti. L'unica cosa che ci faceva andare avanti e che ci imponeva di restare uniti era l'amore che provavamo uno per l'altro. Tanya alzò la testa dal cruscotto e si asciugò le lacrime, mi fece un piccolo sorriso, giusto per farmi stare bene, ma non bastava. Non potevo stare bene sapendo che rischiava la vita e che chiunque avrebbe potuto ucciderla da un momento all'altro. Lo stesso valeva per lei.

Arrivammo a casa, parcheggiai l'auto al solito posto. Tanya scese e io feci lo stesso seguendola. Aprì la porta con le chiavi che aveva preso dalla borsa. Lei entrò per prima, così io chiusi con il lucchetto la porta. Lanciò le sue cose sul divano e si diresse in cucina, io la seguì, era troppo silenziosa e probabilmente stava escogitando uno dei suoi piani ingegnosi. La casa era vuota, secondo il bigliettino attaccato da Daisy sul frigo, erano andati tutti allo zoo che quel giorno dava uno spettacolo per i bambini. Semplicemente, ci avevano lasciato la casa vuota per lasciarci liberi, dopo la lite della notte precedente. Tanya stava bevendo dell'acqua seduta sul bancone, mi avvicinai a lei, sistemandomi tra le sue gambe. Le accarezzai delicatamente la guancia su cui pochi minuti prima erano scivolate delle lacrime, ma lei distolse il viso. Insistetti girando il suo viso verso i miei occhi, lo accarezzai con dolcezza e questa volta me lo lasciò fare. Avvicinai il suo viso al mio e gli stampai un bacio sulla fronte, dopo di che l'abbracciai.

"Quando potremo stare insieme? Come una coppia normale intendo" aveva la testa appoggiata sulla mia spalla così riuscì a sentire qualche lacrima bagnarmi la maglia.

"Piccola, io e te non siamo normali, il nostro amore non è normale, ma ci amiamo ed è questo quello che conta" cercai di spiegarle.

"Conta anche non dover rischiare la vita ogni santo giorno" disse.

"È la vita che ci siamo scelti e questo quello che la vita ci offre e non possiamo cambiarlo" chiarì.

"Io non voglio perderti di nuovo, quando siamo stati lontani la mia vita è finita, io ero morta, non voglio più starti lontana" disse con la voce spezzata dal pianto.

"Piccola, io non mi allontano da te e non permetterò a nessuno di allontanarci ancora una volta" asciugai le sue lacrime.

"C'è una cosa che ancora non ti ho detto da quando stiamo insieme, una cosa che suppongo tu sappia già, ma voglio ricordartelo" strinse le mie mani nel sue.

"Cosa?" chiesi.

"Ti amo" pronunciò quelle dolci parole che non sentivo da anni ormai.

"Ti amo più di quanto immagini, ti prometto che andrà tutto bene" avrei fatto di tutto per mantenere quella promessa.

Mi abbracciò stretto tra le sue braccia, attorcigliando le gambe attorno al mio bacino. Strinsi le mani attorno al suo corpo, portando tutto il suo tra le braccia le mie braccia. Mi incamminai in salotto, salì le scale e poi il corridoio, fino ad arrivare alla mia camera da letto. La casa era tutta nostra, dovevamo mettere da parte per in paio di ore tutti i problemi, dovevamo pensare solo a noi stessi. Noi e la nostra felicità venivamo prima di tutti gli altri rompi coglioni che volevano distruggerai. Stesi Tanya sul letto, aprì il comodino e tirai fuori un foulard, che attaccai attorno ai suoi occhi. Gli ordinai di restare li ferma, così scesi di sotto fino ad arrivare in cucina. Presi dal frigo una bottiglia di champagne di ottima qualità e due bicchieri. Camminai in salotto, presi alcune candele poggiate sul camino e salì di nuovo al piano di sopra. Arrivato in camera poggiai lo champagne con i bicchieri sul comodino. Poi poggiai le varie candele in varie parti della camera,dopo averle accese con un accendino emanarono odori esotici fantastici. Tanya ancora con gli occhi coperti, cercava di capire cosa stesso combinando e sorrideva di continuo. Prima di rendergli visibile la scena, chiusi le tende che lasciavano entrare la luce del giorno, così che ci fosse più atmosfera. Lentamente levai la benda dai suoi occhi, lei si guardò intorno e sorrideva felice, dimenticandosi per un attimo di tutti i guai che stavano per arrivare. Stappai lo champagne e per non far cadere tutto il liquido a terra lo versai subito nei bicchieri. Salì dalla mia parte del letto, porgendogli il suo bicchiere di champagne. Appoggiai la schiena contro la spalliera del letto, lei appoggiò la testa sul mio petto. Insieme e in silenzio sorseggiammo il nostro champagne. Tanya a metà bicchiere posò lo champagne sul comodino, non ne andava pazza ma lo aveva bevuto solo per farmi contenta. Io invece appena lei posò il suo bicchiere mezzo pieno, bevvi tutto d'un sorso il mio, poggiando il bicchiere sul mio comodino.

Tanya aprì le gambe sedendosi sul mio bacino. Accarezzò con un dito le mie labbra, fece scivolare lo stesso dito sul collo, poi il petto fino ad arrivare alla cintura dei miei pantaloni. Presi le sue mani e le portai alle mie labbra, lasciandoci teneri baci. I nostri corpi diventarono un tutt'uno, strinsi le mie braccia attorno al suo bacino, costringendola a stare stretta a me. I nostri visi erano talmente vicini che riuscivo a cantare il numero dei suoi respiri. Fece sfiorare i nostri nasi, poi bagnò le mie labbra secche con la sua lingua. Le sue labbra viaggiarono su tutto il mio viso, lasciando teneri baci, fino ad arrivare alle mie labbra ancora una volta. I nostri nasi si toccavano e tenevano distanti le nostre labbra, le nostre lingue si allungarono al di fuori della bocca cominciando a giocare tra loro. Quando Tanya inclinò di pochi centimetri la testa, i nostri nasi si separarono e la distanza svanì. Le mie labbra si precipitarono subito sulle sue, mordevo e succhiavo il suo labbro inferiore, mentre le sue mani giocavano con i miei capelli. Le mie mani girovagavano sulla sua schiena in cerca della zip del vestito, appena la trovai l'abbassai, sfilai il suo vestito giu per le gambe, fino a lanciarlo sul pavimento. Le mano di Tanya passarono dai capelli al lembo della maglietta, la tirò verso l'alto sfilandola per la testa, poi la lanciò a terra accanto al suo vestito. Durante i nostri baci le sue mani giocavano con la cerniera dei mie pantaloni, finché non riuscì a sbottonarli. Con una velocità incredibile li sfilai, liberandomene. Le mie labbra cominciarono a torturarle il collo con dolci succhiotti che gli facevano venire i brividi e che la facevano impazzire. Per provocare ancora di più i miei ormoni il suo bacino si muoveva sulla mia area che stava quasi per esplodere. Sganciai il gancetto del suo reggiseno, una volta tolto, cominciai a baciargli i capezzoli. Tanya mi spinse duramente con la schiena contro la spalliera del letto, cominciò a lasciare baci sul mio petto, poi piccoli risucchi.

Sfilò i miei boxer, i feci lo stesso con i suoi slip. Si sollevò di pochi centimetri mettendosi in ginocchio in modo divaricato su di me. Strofinai la parte superiore del mio membro, allungai ma mano verso il comodino e tirai fuori una bustina blu, l'aprì con i denti, srotolai il preservativo e lo infilai per bene. Ero pronto ad ore do interminabile piacere. Quando il mio pene fu nella sua area, Tanya si risedette tranquillamente sul mio bacino. Cominciò ad andare velocemente su e giù, gettò la testa indietro e teneva le sue mani fra i miei capelli. Poggiai le mani sulle sue gambe aiutandola ad andare più veloce. Dato che in casa c'eravamo solo noi non era costretta a trattenere le urla di piacere, non restò neanche un attimo in silenzio, per me quelle non erano urla ma una vera e proprio melodia. Il modo in cui urlava il mio nome era diverso, c'era tutta la passione, l'amore, c'era tutta se stessa in quelle urla. Fermai i suoi movimenti, ribaltai le posizioni. Lei era con la schiena contro la spalliera, ed io ero su di lei. Presi le sue gambe e le feci attorcigliare attorno al mio bacino, mi misi in ginocchio, e la sollevai dal letto,spinsi la sua schiena contro la spalliera ricoperta da una fine imbottitura. Poggiai le mani sotto le sue cosce e cominciai a farla andare velocemente su e giù, nel frattempo cominciai a baciarle il petto. Il letto scricchiolava e la spalliera sbatteva velocemente contro il muro. "Oh-ah-oh-ah" continuava ad urlare, suono che non smetteva di rimbombare nella mia testa. C'ero quasi stavo per arrivare al culmine, lo stesso valeva per lei. Quando venni il preservativo si riempì e fui costretto a fermarmi.Mi staccai per un attimo, sfilai il preservativo e lo buttai per terra, poi allungai il braccio al comodino di Tanya e presi la bottiglia di champagne. Avvicinai la bottiglia alla mia bocca e lasciai che il liquido entrasse nella mia gola.

"Dammene un po" cercò di tirare da mano la bottiglia, ma glie lo impedì.

Scossi la testa, avvicinai la mia bocca alla sua e lasciai che lo champagne entrasse anche nella sua bocca, una volta ingoiato rimasero solo le nostre lingue, che cominciarono a sfregarsi tra di loro. Presi la bottiglia e lasciai che il liquido scivolasse sul suo corpo, cominciai al leccare il suo petto, il suo ventre, il suo seno. Era dannatamente eccitante. Tanya mi tirò la bottiglia dalla mani e la posò al suo posto. Mi spinse sul materasso, ai piedi del letto. A gattoni camminò attorno al mio corpo disteso, aspettavo solo lei. Si distese accanto a me, strinse la sua mano nella mia. Mi alzai poggiandomi su di lei, mantenendo tutto il peso sulle braccia. Lascia un bacio sulle sue labbra, poi sulla mascella, collo, petto, seno, ventre fino ad arrivare alla sua area. Poggiai il peso su un solo braccio, portai il braccio libero alla sua area. Strofinai più volte il pollice sul suo clitoride, lei chiuse gli occhi immergendosi in tutto il piacere che le avrei provocato ancora e ancora. Feci entrare il dito indice al suo interno, facendolo entrare ed uscire velocemente, poi ci aggiunsi il medio ed eseguì lo stesso procedimento. Feci uscire le due dita bagnate e senza pensarci due volta le leccai. Le feci poggiare le gambe sue mie spalle così che potessi avere la faccia al punto giusto, senza alcun interruzione. Strofinai con la lingua il suo clitoride, poi cominciai a giocarci in tutto i modi possibili. Più sentivo il suo dolce ansimare più aumentava la mia voglia di renderla felice e di fargli provare ancora più piacere. Non mi sarei mai stancato, gli avrei fatto provare tutto quel piacere per tutta la vita. Perché per sempre io e lei saremo stati insieme. Non importa quanto ostacoli si sarebbero presentati, non importa se la vita ci avrebbe proposto una via più facile, io avrei sempre scelto lei e lei avrebbe sempre scelto me, consapevoli entrambi che non sempre le cose sarebbero andate nel nodo in cui avremmo voluto.

***. ***. ***. ***.

Dopo aver finito di fare l'amore, Tanya mi aveva proposto di andare a fare una doccia per primo, dato che lei ci avrebbe messo più tempo. Quando io ebbi finito di lavarmi toccò a lei, che nel frattempo aveva cambiato le lenzuola e aveva rifatto il letto. Lei andò a lavarsi e io già pulito e profumato mi distesi sul letto. Guardai l'ora, e potei rendermi conto che era molto tardi, avevamo saltato il pranzo e avevo una fama incredibile. Sentì il rumore di alcune portiere d'auto chiudersi, così mi alzai dal letto e mi recai alla terrazza della mia stanza. Quando mi affacciai mi accorsi che i ragazzi erano tornati dalla loro giornata allo zoo, e automaticamente non eravamo più soli in casa. Ritornai in camera e chiusi di nuovo le porte con le tende. Mi incamminai nella cabina armadio, ero in boxer e mi serviva qualcosa da mettere. Presi una tuta che portava il nome di chachimomma, il nome più assurdo del mondo, poi indossai una canotta bianca. Infilai al piede un paio di Supra e fui vestito in neanche cinque minuti. Non capivo come le donne potevano metterci un'eternità. Quando mi girai per uscire dall'armadio trovai alla mie spalle Tanya, era in intimo e nonostante avessimo finito di fare sesso da poco mi era già rivenuta una voglia pazzesca. Si avvicinò ad uno scaffale e prese una maglia con le maniche a tre quarti e un paio di pantaloncini. Per aiutarla gli passai un paio di converse, giusto per fare prima. Si sedette sulla moquette e ne infilò una, io gli infilai l'altra. Allacciai i lacci ad entrambe le scarpe, sotto i suoi occhi diverti. L'aiutai a sollevarsi da terra, concludendo il tutto con una pacca sul sedere.

"Sai piccola, ti preferisco vestita in questo modo" affermai.

"Anche io, fa più me stessa" rise.

"Fatto sta, che sei incredibilmente sexy in entrambi gli out-fit" ero sincero.

Lei sorrise e senza rispondermi mi tirò via dalla cabina armadio. Chiudemmo la porta della stanza e ci incamminammo per andare di sotto. Quando fummo sul pianerottolo delle scale pronti per scendere, Tanya mi spinse e cominciò a correre di sotto, trovava sempre io modo per sfidarmi e scherzare. Cominciai a correrle dietro per tutto il salotto e fu fantastico perché non smetteva di ridere e sapere che tutta quella gioia era provocata da me, mi faceva stare bene. Tanya corse in cucina ed esausta si appoggiò su uno sgabello, giusto per prendere fiato. Mi fermai alle sue spalle abbracciandola da dietro, un abbraccio che aveva un secondo fine però. Cominciai a fargli il solletico e lei non riusciva più a parlare, era troppo impegnata a ridere.

"Tregua,tregua" ripeté.

"Vedo che siete di buon umore oggi" John interruppe i nostri giochi da innamorati.

"Prendiamo la vita come ci viene" rispose Tanya.

"Avete passato una bella giornata da soli a casa?" ovviamente le ragazze volevano sapere i particolari.

"È iniziata male in realtà" disse Tanya.

"Ho litigato con alcuni fornitori a lavoro, poi stavo per spillarmi un dito e in bellezza mentre aspettavo che Justin mi venisse a prendere qualcuno ha cercato di uccidermi" raccontò la sua mattinata.

"Ma devo dire che è proseguita nel migliore dei modi" aggiunse.

"Hanno cercato di ucciderti?" chiesero tutti.

"Si, ma fortunatamente Justin mi ha scaraventato a terra prima che la pallottola colpisse la mia testa" chiarì con disinvoltura.

"Lauren e gli altri stronzi hanno formato un'unica crew, tecnicamente abbiamo undici crew che ci vogliono morti" spiegai.

"Ne manca una però" disse Marcus.

"Ne ho fatto fuori uno, quindi penso che i suoi si siano uniti alle altre bande" ipotizzai.

"E voi ne parlate così tranquillamente?" Chiese allibito Johnny.

"Amico ho appena fatto del sesso da favola con la mia ragazza, perché dovrei arrabbiarmi per dei falliti?" gli feci io una domanda.

"Perché potresti non farci più sesso se fanno fuori uno di voi due, genio" si intromise Duncan.

"Dovete andarvene da qui" disse serio John.

"Cosa?" chiesi contrario.

"Se restate qui rischiate di morire e di mettere in pericolo tutti, ci penseremo noi a sistemare le cose" chiarì.

"Come sistemerai le cose, sentiamo" ero curioso di saperlo.

"Non lo so, ci verrà un'idea, ma almeno voi due nel frattempo avrete il culo al sicuro" mi colpì la spalla.

"Okay, partiremo domani" accettai.

"Grazie per avermi interpellato Justin" Tanya sbuffò.

"Piccola, domani andremo a stare dai miei genitori, ti va bene?" chiesi sarcastico.

"Mi va bene" annui facendo la linguaccia.

Mi voltai intorno in cerca di mio fratello, ovviamente lui sarebbe venuto con noi, avrei detto ai miei genitori che eravamo li per passare un po di tempo in famiglia, inoltre non lo avrei lasciato qui, in pericolo per giunta.

"Jaxon" urlai per farmi sentire, non era in cucina, quindi doveva essere di sicuro o di sopra o in salotto.Me lo ritrovai dopo poco alle spalle.

"Non urlare, ci sento" disse.

"Prepara le tue valigie, domani partiamo" ordinai.

"Dov'è che andiamo: Londra? Caraibi? Bahamas? Italia? Hawaii?" chiese con entusiasmo.

"Andiamo a Stratford, Canada" sorrisi.

"Sei la simpatia in persona, rimango qui" protestò.

"Muovi il culo e vai a preparare le valigie" ordinai.

"No" si rifiutò.

"Dai Jaxon, ci divertiremo" Tanya lo incitò.

"Se quel 'ci divertiremo' è inteso tra noi due, corro a preparare le mie valigie" esclamò.

"Jaxon" fermai ogni suo pensiero.

"Okay Justin, mi allontano, mi allontano" disse prima che glie lo dicessi io.

I ragazzi erano stati molti gentili a prendersi tutte le responsabilità e i guai che sarebbero accaduti, solo per tenerci al sicuro. Si sarebbero occupati di mettere loro le cose a posto, invece di lasciarlo fare a noi. Le altre crew non li avrebbero fatti del male, non li volevano morti, volevano noi. Una volta in Canada loro non avrebbero avuto potere, mentre io si. Erano solo dei poveri illusi se pensavano veramente di riuscire a farci fuori. Avrei potuto manovrare le cose da li, senza rischiare di essere fatto fuori. Lauren era il più anziano tra tutti ed era uno di quelli fissati con il rispetto delle regole. Quindi non si sarebbe mai azzardato a varcare i confini del Canada o almeno ci speravo. Ma ne ero convinto, loro non ci sarebbero riusciti a farci fuori, questa volta io non lo avrei permesso. Se tempo prima avessi saputo del complotto di Chad avrei potuto sicuramente rimediare o cercare di impedire tutto, ma purtroppo ero all'oscuro di tutto. Ora invece, ero a conoscenza di tutto e neanche Dio sarebbe riuscito a portarmela via. Avrei sfidato e ucciso chiunque per il nostro amore. Era una promessa.




Xxale



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