I'll save more

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Molte volte nei momenti di rabbia e di rancore, ci capita di sparare stupidate a raffica, ci capita perché la nostra mente ha bisogno di sfogarsi e le parole cattive sono l'unica cosa che ci riesce meglio in momenti così. Queste parole noi però non le pensiamo per davvero, anzi pensiamo l'esatto contrario. Io personalmente, avevo urlato cose molto cattive e non sapevo neanche come avrei potuto rimediare. Ma l'unica cosa che mi importava per davvero era riuscire a salvarla. Se non avrebbe accettato il mio perdono, io lo avrei capito, ma avrei comunque fatto di tutto per stare con lei. La verità è che i miei occhi ormai riuscivano a vedere solo lei, io nel mio futuro riuscivo a vedere chiaramente la sua immagine con la mia, e non so se fosse sbagliato o egoista pensarla in questo modo, credo che infondo tutti quando siamo veramente innamorati abbiamo un paraocchi davanti che non ci lascia la libertà di scegliere altre strade. Io non avevo bisogno di altre strade, avevo trovato la mia, con lei, e per quanto burrascosa potesse essere avrei trovato o per lo meno cercato di andare dritto per quella strada, evitando tutte le sbandate o i fossi che avrei incontrato durante il nostro cammino. Per quanto una strada può essere distrutta, rovinata, in salita o lunga, se la destinazione ricompensa tutto questo, perché non dovrebbe essere la strada giusta?

I ragazzi come sempre erano pronti a combattere questa guerra con me, nonostante io avessi chiaramente detto di volerli coinvolgere, non volevo che tutta quella situazione gli si ritorcesse contro a causa mia. Non sapevamo da dove iniziare o dove andare. Lauren di certo, non la teneva a casa sua ed io non sapevo dove poter trovare questo Max. I ragazzi per tutta la notte si misero d'impegno, domandarono a tutti gli scagnozzi in città, senza buon risultato, erano tutti alleati con Lauren e i suoi. Ma anche noi, non per vantarci, avevamo le nostre conoscenze in città e riuscimmo a trovare qualcuno disposto a dirci tutto quello che dovevamo sapere. Lei era con Max, in appartamento nella zona vip di Beverly Hills, stanza 234, tanto male non la trattavano.

Era l'alba, eravamo pronti per andar a riprendere la mia ragazza, anche s costo della vita se fosse stato necessario. Avevamo raccomandato alle ragazze di chiudere tutte le porte della casa, di non rispondere al cellulare e di non aprire la porta per nessun motivo al mondo. David aveva deciso di prendere un suo furgoncino nero. Davanti si sedettero lui e Duncan, io e i ragazzi ci sistemammo nella parte posteriore del furgone. Beverly Hills era abbastanza distante da casa nostra, il nostro furgoncino non consentiva la massima velocità, quindi ci mettemmo su per giù un'ora per arrivare sul luogo prestabilito. Parcheggiammo il furgoncino nero difronte l'abitato. Era un palazzo di quelli moderni con tutti i muri i vetro da cui era facile osservare la città. Notammo che all'entrata del palazzo c'erano due uomini di grossa statura che facevano di guardia. Senza neanche consultarmi, Johnny tirò da un borsone che aveva portato con se, due bottigliette di gas stordenti. Nascosti da dietro il furgone lanciammo i gas a pochi metri dagli uomini, subito ci coprimmo naso e bocca, loro caddero a terra come mele cotte. Marcus e David rimasero di guardia giù, noi altri salimmo all'interno del palazzo e andammo in cerca della stanza 234. Salimmo vari piani e centinaia di scalini, ma solo quando fummo all'ottavo piano trovammo quella dannato numero, su una dannata targhetta attaccata ad una dannata porta. Data l'ora, dovevano essere di sicuro a dormire, quindi per noi sarebbe stato più semplice. Duncan riuscì a scassinare la porta, tutto sommato non era così male come aveva sempre pensato, forse infondo ma molto infondo mi stava anche diventando simpatico. Irrompemmo silenziosamente nella stanza, di istinto corsi subito in camera da letto, ma stranamente era vuota. Corsi agli armadi per controllare che le loro cose fossero ancora li, ma trovai solo il vuoto. Iniziai a bestemmiare come un matto distruggendo tutto quello che mi capitava tra le mani.

"Hey bro, abbiamo ricevuto una chiamata da David, hanno visto Max con Tanya scendere dalle scale antincendio" John frettolosamente mi informò.

Non me lo feci ripetere due volte, corsi subito fuori dall'appartamento. Scesi i gradini di quegli otto piani al volo, rischiando di ruzzolare e rompermi qualche osso. Quando arrivammo nell'androne del palazzo, all'uscita della porta principale c'erano già i ragazzi con il motore del furgoncino acceso, salimmo immediatamente e David partì. A meno di venti metri dal nostro autoveicolo c'era l'auto di Max, così con discrezione cominciammo a seguirla. Dove stavano andando le prime ore del mattino? Non lo perdemmo di vista neanche un attimo. Eravamo ormai lontani da Beverly Hills, eravamo entrati in una zona basso\media di Los Angeles. Sui marciapiedi si cominciava a vedere qualche poco di buono o qualche minorenne che spacciava droga. Ad un tratto l'auto si fermò, noi facemmo lo stesso qualche metro più distante. Max fu il primo a scendere dall'auto, poi apri lo sportello destro tirando di forza Tanya dall'auto. Era mezza svestita e a piedi nudi. Lui la gettò sul marciapiede, lei rimase ferma li neanche provò a scappare, mentre lui si sedette sul bagagliaio della sua auto ad osservarla. Lei andava avanti e dietro su quel marciapiede, stringeva le braccia intorno al corpo, sentiva freddo. Non ci volle molto a capire che quel figlio di puttana la stava facendo prostituire. Duncan all'improvviso scese dal furgoncino indossando un cappello sulla testa, con disinvoltura si avvicinò a Max. Cominciò a chiacchierare con lui, non sapevo cosa si dicessero, ma vidi chiaramente che ad un certo punto Duncan sferrò un pugno sulla faccia di Max. Subito tutti scendemmo dall'auto correndo verso di loro con delle pistole ben puntante verso la sua testa. Io corsi verso Tanya che appena vide tutti li, cominciò a cercare il mio viso tra i tanti, appena mi vide mi corse contro ed io l'accolsi in un gran abbraccio.

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