You're just another one

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TANYA SMITH VOICE:

La mia vita stava prendendo la strada che sempre avevo desiderato, mi consideravo la ragazza più fortunata del mondo. Avevo una carriera in continua salita, avevo il ragazzo segreto più dolce e sexy dell'universo, avevo degli amici fantastici. L'unica pecca era stare lontano dalla mia famiglia, anche se parlavamo tutti i giorni al cellulare. Qualcosa avrei pur dovuto sacrificare. Le persone avevano finalmente smesso di parlare della mia brutta esperienza con Lil Wayne e si erano finalmente concentrate sul la futura uscita del mio album. Fu una delle settimane più pesanti della mia vita, pubblicizzare un album non è così semplice. Giravo radio per radio, programma per programma, ma ne valeva la pena. Quella settimana vidi Justin pochissime volte, lui era impegnato a registrare la sua nuova musica e io avevo i miei impegni. Nonostante questo eravamo sempre in contatto con messaggi e chiamate.

La nostra relazione andava molto bene, io mi comportavo come Justin voleva e lui aveva dato un freno alla sua gelosia. In più, le persone stavano cominciando a cambiare idea sul suo conto, Justin era ritornato quello di una volta e tutti si chiedevano quale fosse il motivo. Ero sempre più convinta che non fosse cambiato così tanto, viveva solo una vita frenetica dovuta alla solitudine. Secondo Justin, essere delle star non era poi così semplice, tutti pretendevano qualcosa da te e tu dovevi sempre comportarti bene e fare la cosa giusta, arrivava poi il momento in cui ti stancavi e facevi quello che volevi, tanto bene o male ti avrebbero criticato comunque. Era vero, ma perché bisogna dare la soddisfazione alle persone che ti odiano di vederti fallire? Le cose brutte non succedono senza un motivo, siamo noi a chiamarle con insistenza nella nostra vita. Punto.

Justin si trovava in studio di registrazione, io ero riuscita a liberarmi dai miei impegni e avevo deciso di preparargli una sorpresa. Non lo vedovo da giorni e non sopportavo più questa lontananza. Io e Justin ormai ci frequentavamo da due mesi o forse più e volevo festeggiare. Avevo un po paura, non ci conoscevamo da un infinita di tempo e quindi le persone avrebbero potuto pensare male. Io e Justin stavamo talmente bene insieme che entrambi ci sentivamo come due che si conoscono da una vita. Eravamo molto uniti. Il mio dolce al cioccolato stava venendo abbastanza bene e non potevo lamentarmi. Avevo portato con me tantissime candele profumate e le sistemai in ogni angolo del salotto, volevo ricreare un'atmosfera romantica. Tirai fuori la torta dal forno e dopo essersi raffreddata la ricoprì con tanto zucchero a velo. Mi venne voglia do scriverci qualcosa di carino sopra, ma non volevo sembrare tremendamente dolce. Optai per 'Mr Sexy'. Lo trovavo originale e carino. Appena sentì la sua auto in giardino corsi a spegnere tutte le luci della casa, rimanendo solo la luce fioca delle candele. Lui appena aprì la porta rimase a bocca aperta, io ero nascosta dietro uno dei divani. Sul tavolino del salotto c'era poggiata la torta e Justin sorridendo leccò un po dello zucchero.

"Piccola, dove sei?" chiese.

Spuntai imbarazzata da dietro il divano, camminai timidamente vicino al tavolino, lui era a pochi centimetri da me. Sorrisi spontaneamente e lui mi abbracciò, cadde su di me su uno dei tanti divani. Cominciò a sbaciucchiarmi tutta e mi faceva il solletico. Amavo il modo in cui rideva quando eravamo insieme.

"Mio Bieber" gli strinsi le guance, stampando un bel bacio sulle sue labbra.

"Mia Smith" fece lo stesso.

Ci sedemmo ai piedi del divano, davanti al piccolo tavolino. Justin lesse ad alta voce quello che c'era scritto sulla torta, gli era piaciuto il soprannome e ricambiò chiamandomi Mrs Sexy. Tagliammo la torta e assaggiammo, non me l'aspettavo ma era venuta veramente buona.Justin mi raccontò della sua giornata in studio, saperlo felice di registrare nuova musica rendeva felice me. Parlò di quanto la sua vita fosse stata benedetta, di quanta fortuna avesse avuto. Eravamo fortunati, molto. Secondo mia nonna esistevano due possibilità di vita: una in cui la sfortuna prendeva la meglio e una in cui la fortuna aveva la meglio sul male.

"Tu sei solo un'altra delle mie benedizioni" disse mentre mi puliva le labbra sporche di zucchero a velo.

"Credo che sia venuto il momento di rivelare tutto al mondo" le sue parole mi avevano dato la spinta.

"Se non sei pronta, non sei costretta. Posso aspettare, probabilmente ti aspetterei anche se non ci fossimo mai incontrati" mi sistemò i capelli dietro l'orecchio.

"Sono pronta, devo dire a tutti che Mr. Sexy è mio" mi alzai convinta da terra.

"Cosa hai intenzione di fare?" Mi chiese contento alzandosi dal pavimento.

Io andai a prendere la telecamera portata per l'occasione, l'avevo sul bancone della cucina, la presi e ritornai in salotto. Justin era seduto a gambe incrociate sul divano, la felicità era palese sul suo volto.Il modo più facile per diffondere una notizia era senza dubbio internet. Sistemai la telecamera sul suo cavalletto e la puntai verso la posizione desiderata. Io rimasi dietro la telecamera, un po mi vergognavo ma sarebbe stato un modo carino per dire la verità. Feci partire la telecamera e Justin subito scoppio a ridere e la sua risata contagiò anche me. Ritornammo in noi e riacquistammo quel minimo di serietà. Indicò la telecamera e cominciò a fare facce buffe, come era suo solito fare. Presi un cuscino dalla poltrona e glie lo lanciai, lui ridendo lo parò. Cominciai a mordermi l'unghia del pollice, ero ansiosa. Justin ritornò serio e guardò dritto nell'obbiettivo, si leccò le labbra nervoso e poi dopo aver pensato a qualcosa sorrise.

"Gli ultimi anni non sono stati i più felici per me, erano bui e non riuscivo ad uscirne" iniziò un discorso serio.

"Voi mi siete stati vicini ogni giorno, ma questo non è bastato. Nella mia vita continuava a mancare qualcosa d'importante" guardò me.

"Quando nelle nostre vite manca l'amore ci sentiamo tutti un po inutili e soli, almeno io così mi sentivo fino a poco tempo fa" si strofinò il mento.

"Negli ultimi mesi ho mentito e tenuto tutto nascosto, ma è giusto che voi sappiate la verità" sorrise.

Si alzò da divano e si avvicinò a me prendendomi per mano. Si sedette di nuovo allo stesso posto e fece sedere me tra le sue gambe. Allacciò le sue braccia intorno al mio corpo come una cintura di sicurezza. Mi stampò un bacio sul collo e mi venne da sorridere.

"Questa ragazza è la mia lanterna, è apparsa nella mia vita e mi ha aiutato a ritrovare me stesso" giocò con le mie mani.

"Questo ragazzo è il mio sorriso, non è stato sempre facile avere a che fare con lui, ma poi entrambi abbiamo abbassato i nostri muri e tutto è stato più facile" parlai sincera.

"È vero, i primi giorni in cui ci siamo conosciuti ci odiavamo, lei era così stronza, mi faceva impazzire" rise.

"Lo avrei strozzato, era così antipatico" era bello ripensare ai primi giorni.

"Ma le cose sono cambiate, credo ci odiassimo perché in realtà ci volevamo troppo" lui appoggiò il mento sulla mia spalla e baciò la guancia.

"Sono tornato stanco dallo studio e quando ho aperto la porta tutto era illuminato da candele e c'era lei, non la vedevo da giorni e stavo per impazzire. Mi ha anche preparato un torta, voglio farvela vedere" sembrava uno di quei bambini a cui era stato regalato un lecca lecca.

Mi spostai sul cuscino del divano e lui si alzò per prendere la torta poggiata sul tavolo. La prese e la mostrò in telecamera e continuava a ripetere 'è buonissima, buonissima'. Era bello vederlo felice. Justin avrebbe voluto dire dal primo momento la verità e ora poteva farlo, era molto sincero con i suoi fan. Avevano il miglior rapporto idolo-fan della storia. Rimise la torta al suo posto e ritornò a sedersi, mi costrinse a farmi sedere sulle sue gambe. Ormai era libero di fare quello che voleva con me, ero sua e dopo quel momento lo avrebbero saputo tutti.

"Sei davvero tenero, lo sai?" dissi a bassa voce.

"Sbagliato, sono sexy, lo hai detto tu piccola" mi baciò sulle labbra.

"Mr. Sexy e Mrs. Sexy, baby" esclamai portando un braccio in aria.

"Quando fai così ti riempirei di baci per ore" sorrise.

Mi spinse sul cuscino e me lo ritrovai avvinghiato su di me. Mi tirò il labbro inferiore e subito dopo mi infilò la lingua in bocca. Baciava talmente bene che ormai i suoi baci erano diventati come cocaina per me. Mi baciava e si fermava solo per sorridere. Io attorcigliai le gambe intorno al suo bacino e lui all'improvviso si alzò con me avvinghiata a lui. Si avvicinò all'obbiettivo della telecamera e mise in primo piano un nostro bacio. Io allungai la mano vicino ai bottoni della telecamera e misi in pausa. Non volevo che un video in cui dichiaravamo il nostro amore si trasformasse in qualcosa di leggermente sconcio e privato. Justin si lanciò a capofitto sul divano, io ero su di lui e mi divertivo a lasciargli piccoli morsi sul viso, le sue guance erano troppo morbide. Lui ed io eravamo troppo felici, non smettevamo di fissarci negli occhi e sorridere.

"Non lasciarmi mai" dissi fissandolo.

"Io non ti lascio andare, ti tengo qui con me" mi strinse forte.

Per la prima volta in vita mia, mi sentivo amata come non mai. E finalmente riuscì a capire cosa fosse l'amore che tanto avevo desiderato. L'amore era lui con i suo fare da bambino incerto, erano i suoi sorrisi sinceri e i suoi occhi limpidi. L'amore eravamo noi, ci era bastato un solo sguardo a farci capire che ci saremo voluti per sempre. E no, non ci avrebbero separato. Per anni mi ero chiesta se esistesse la persona giusta e ora sapevo rispondere: si. Due che si amano non devono per forza essere diversi per stare insieme. Io e Justin in molti aspetti eravamo uguali, questo ci rendeva compatibili ma comunque non perfetti. C'erano comunque i litigi da neo coppia, le incomprensioni e i dispetti. L'amore non è perfetto. Le cose belle non sono perfette. La perfezione sta nella semplicità, sta in quattro occhi che si fissano e in un paio di labbra che si sfiorano.

Justin si alzò dal divano e andò a prendere il suo portatile, avremmo dovuto caricare il video su youtube. Aveva scelto di metterlo sul suo account privato, Kidrauhl. Li c'era tutta la vita di Justin e mi sentivo importante, ora ne facevo parte. Ci sedemmo sul divano con il computer poggiato sulle gambe. Spostammo il video dalla telecamera alla memoria del portatile. Aprimmo youtube e Justin entrò nel suo account Kidrauhl e cominciò a caricare il video. Mentre aspettavamo il caricamento, pensavamo al nome da assegnare al video. Justin optò per 'next to you', io senza pensarci due volte accettai, era molto adatto a noi due. Il video fu ufficialmente consegnato al mondo intero. Justin non contento lo condivise sui nostri account Twitter e Facebook. Era ufficiale, stavamo insieme. Dopo neanche cinque minuti ci ritrovammo assaliti dai nostri fan, sembravano felici. Io e Justin aprimmo una sorta di gioco su Twitter, avremmo risposto alle loro domande, certo non a tutte ma alla maggior parte, avremmo provato. Justin mi prestò uno dei sue portatili e insieme cominciammo a rispondere alle domande.

"Questa ragazza mi ha chiesto se sei bravo a letto" lo informai.

"Di solo la verità, cioè che sono il re" era super convinto.

Scossi la testa difronte la sua modestia. Risposi con la verità, cioè che non avevo avuto ancora l'occasione di provare la sua bravura. Era strano rispondere ad alcune domande, molte erano inopportune, altre divertenti. La maggior parte delle Beliebers mi chiedevano una sola e unica cosa, rendere felice il loro idolo. Lo avrei fatto o almeno ci speravo. Lui rendeva felice me ed io ero felice di ricambiare.

"Tutti mi chiedono se sono felice. Con una ragazza come te come posso essere triste, sarei pazzo" affermò Justin.

Io sorrisi. Era così libero, entrambi ci eravamo tolti un peso dalla coscienza. Le cose si sarebbero complicate, ma non mi importava. Avrei attraversato mari in tempesta, bufere, mi sarei presa una pallottola per lui. A dir la verità avrei rischiato la mia vita per quel ragazzo, avrei fatto qualsiasi sacrificio per lui. Sapevo che per Justin valeva lo stesso. Sentivo come se il destino in qualche modo ci avesse riservato uno all'altro, era obbligatorio, dovevamo stare insieme. Non ero una di quelle persone che facevano del destino tutto quello che gli accadesse nella vita, ma in quel caso si. Avere la possibilità di essere scelta tra migliaia di persone in tutto il mondo, partire e incontrare Justin, non erano cose che succedevano a caso. Tutto era previsto. Non so per quale motivo io e Justin dovessimo stare insieme, non sapevo neanche per quale motivo ci sembrava di conoscerci da sempre. Fin da piccola la mia vita sembrava un dejavu, molte delle azioni che compievo mi sembravano già fatte e riviste. Il viaggio in aereo con Daisy, John, Mary e tutti gli altri, ma soprattutto i baci, le carezze, le parole di Justin. Tutto mi sembrava un enorme dejavu. La vita certe volte è strana, ma terribilmente meravigliosa.

"Mi fanno male le dita, avrò risposto a centinaia di domande" feci schioccare le dita.

Justin mi guardò sorridendo e continuò a rispondere alle infinite domande. Io esausta posai il computer sul divano, mi alzai e mi diressi in cucina. Mentre camminavo mi piaceva canticchiare e improvvisare qualche passo di danza, rendeva il tragitto più divertente. Aprì il frigo.senza mai smettere di ballare, presi dell'acqua e poi chiusi tutto. Mi serviva un bicchiere, ma lo scaffale della dispensa era troppo alto per me. Cercai di arrampicarmi sugli scaffali, non avrei mollato. A mollare furono le mia dita, mi ritrovai con il sedere per terra, un dolore atroce. Sentì ridere e mi guardai intorno, Justin stava registrando tutto con il suo iphone. Lo avrei ammazzato. Neanche mi aiutò a rialzarmi, era troppo occupato a ridere. Poggiò il telefono sul bancone e si avvicinò alla dispensa, per lui fu semplice prendere un bicchiere, io ci avevo rimesso le chiappe. Mi versò dell'acqua in un bicchiere e me la servì.

"Ho intenzione di mettere il video su Instagram, quindi preparati" mi sfidò.

"Non sfidarmi Bieber, posso metterti in imbarazzo con un solo Tweet" lo avvertì, sapevo essere pericolosa.

"Del tipo?" chiese curioso.

"Dirò che hai un pipino piccolissimo" mostrai le millimetriche dimensioni con le dita.

"Neanche lo hai mai visto" non si sentiva ancora colpito.

"Ma le persone questo non possono saperlo" lo guardai vittoriosa.

Lui sembrava pensieroso, forse non pensava che arrivassi a tanto. Indietreggiando con passo lento non gli toglievo gli occhi di dosso. Appena Justin capì che ero seria e intenzionata nel mio gesto, scattò. Io cominciai a correre in salotto, avevo bisogno di un portatile. Lo tirai via dal tavolino e corsi su per le scale. Lui mi rincorse e cercò di prendermi in tutti i modi, con scarsi risultati. Prima che riuscissi a chiudere la porta della sua camera da letto, lui si infilò e allora non avevo dove scappare, ero in trappola. Lui mi guardava sorridente e vittorioso, pensava di aver avuto la meglio. Io saltai sul letto e cercai di digitare io tweet prima che lui prendesse il portatile. Afferrò una delle mie caviglie e mi fece scivolare sulle coperte del letto. Il computer cadde su uno dei cuscini e lui lo afferrò. Aveva vinto, solo per quella volta.

"Sarò io a scrivere qualcosa sul tuo account" mi guardò alzando il sopracciglio.

"Non azzardarti" lo avvisai affannando.

"Justin è l'imperatore del sesso" cominciò a muovere le dita sui tasti.

Subito mi alzai dal letto e cercai di sfilargli il computer dalle mani, ma lui era più alto di me e quando allungava il portatile verso l'alto io sembravo un inutile nana. Stava per premere il tasto invio, era la fine.

"Fallo e dovrai cercarti una nuova ragazza" avvertì, ero seria.

"Non arriveresti a tanto" abbassò di poco il computer.

"Tu dici? Fallo e poi vedremo" mi accomodai sul letto.

Lui ci pensò, non so quanto fossi sembrata credibile, speravo il più possibile. Lui spense il portatile e arrendendosi lo poggiò sul comò. Cominciò a girovagare per la stanza, si mordeva la guancia, la sua mascella serrata mi faceva impazzire. Si avvicinò alla porta e girò le chiavi al suo interno, chiudendo la porta e quindi limitando le vie d'uscita. Si infilò la chiave nella tasca dei pantaloni e leccandosi le labbra si avvicinò a me. Io ero seduta sulla destra del letto, gambe accavallate e sguardo vittorioso. Lui aprì le gambe e incastrò le mie tra le sue. Fece scivolare un dito sul mio viso, lo avvicinò al mento e poi mi costrinse a guardare in alto, verso di lui. Prese le mie mani e se le passò sotto la maglia, io ero impassibile. Mi spinse con la schiena contro il materasso e poggiò le ginocchia vicino ai miei fianchi. Le sue mani tenevano strette le mie sul materasso. Lasciò la presa di una sola mano, l'avvicinò al collo della mia camicia, posizionò l'indice al primo bottone. Trascinò il dito verso il basso e tutti i bottoni volarono via. Mi aveva distrutto una camicia, ma per quanto mi riguardava poteva farlo tutte le volte che voleva. Accarezzò con una mano la pancia, poi infilò l'altra dietro la schiena e spinse il mio petto contro i suoi addominali. Non li avevo mai visti così da vicino, erano ben delineati, anni e anni di palestra e cibo sano. Mi passo una mano tra i capelli e tirandomi i capelli verso il basso, sollevai il viso verso l'alto, i miei occhi dritti nei suoi.

"Tu non mi lascerai mai, devi promettermelo" la sua voce era dura.

"È il destino a decidere, noi possiamo solo vivere il momento e sperare in meglio " risposi.

"Che sia una scelta del destino o no, io e te staremo insieme, sempre" la sua voce era tremolante.

"Penso proprio che tu sia quello giusto per me" lo pensavo già prima, ma le sue parole mi avevano dato la conferma.

Lui sorrise e io suo viso si rilassò. Poggiò le mani sotto le mie cosce e mi sollevò. Camminò in ginocchio fino al centro del letto, mi poggiò delicatamente sui cuscini. Mi sfilò la camicia ormai inutile e io lo aiutai a togliere la maglia, non ci serviva. Mi baciò a lungo sulle labbra, assaporava le mie labbra come se fossero caramelle. Le sue erano tanto rosee e carnose, quando sfioravano il mio collo, il mio petto, il mio ventre, mi scatenavamo brividi lungo tutto il corpo. Un suo succhiotto, il più forte e il più piacevole fra tutti, lasciò sulla punta della mia clavicola un piccolo livido rosa, mi aveva tracciato, ero sua. Sentivo una certa protuberanza spingere con insistenza sui miei pantaloni. Un uccello in gabbia, scusate il paragone. Slacciai la tanto inutile cintura dei suoi pantaloni e glielo sfilai. Quando stavo per abbassargli i boxer, lui mi fermò, non voleva che fossi costretta, lui poteva aspettare, io no. Glie li abbassai e lo feci sdraiare al centro del letto. Camminai a gattoni fino ai piedi del letto e distesi a pancia sotto tra le sue gambe. Ci giocai un po, lo massaggiavo e accarezzavo delicatamente la punta, Justin chiudeva gli occhi e si godeva il momento. Raggiunse la massima erezione, e beh se avessi scritto delle sue minuscole dimensioni su Twitter, sarei stata una grandissima bugiarda. Fissai per un attimo il pene e Justin aprì gli occhi, mi guardò e sorrise divertito. Ero abbastanza sbalordita, aveva altre doti oltre il canto, doti molto grandi. Strofinai il pollice sulla punta, poi picchiettai la lingua sulla parte altra. Lo portai alla bocca, succhiavo la parte alta e con le mani massaggiavo il resto. Justin emise tanti di quei gemiti da farmi ridere. A quel punto diventò una specie di sfida per me stessa, aumentai la potenza del risucchio e velocizzai entrambi le mani. Justin sollevò la schiena dal materasso emettendo un urlo sbalordito. Io spaventata mi staccai e lui non smetteva di ululare e affannare.

"Avremmo fatto di sicuro un incidente" ricordò il momento in auto, non smetteva di affannare.

"Ti ho avvertito" mi bagnai le labbra.

"Piccola, continua subito" gettò la schiena contro il materasso.

Sorridendo ritornai al mio piccolo lavoro. Il procedimento era sempre quello, alternavo momenti lenti e veloci, non avrei voluto ucciderlo. Justin mentre emetteva quegli enormi gemiti, sorrideva e stringeva le mani sulle lenzuola. I suoi piedi si stringevano intorno al mio corpo e suoi collo si riempiva di vene, era il segno che stava per raggiungere il limite di sopportazione. Aumentai velocità e potenza, lui cominciò ad affannare e poco dopo venne ed emise un sospiro di sollievo. Avere dello sperma in bocca non era la cosa che più mi piaceva, ma faceva parte dei giochi. Non aveva sapore, sembrava semplice acqua, ma solo il pensiero mi disgustava. Senza lamentarmi lo ingoiai e mi pulì la bocca con una mano. Lui mi prese la mano e mi tirò al capo del letto, mi distesi al suo posto. Lui si posizionò su di me e lasciando baci lungo il ventre slacciò il gancio del reggiseno, grande abilità per un uomo. Cominciò a succhiare a stringermi i capezzoli, cosa che mi faceva estremamente ridere, ma mi causava dei brividi lungo tutto il corpo. Sbottonò i miei jeans e li abbassò. Cominciò a giocare con l'elastico della mia lingerie, lo faceva schioccare sulla mia pelle. Mi tirò più in basso e mi fece sistemare le cosce sulle sue spalle. Con mio stupore cominciò a lasciare baci sugli slip, proprio in quel punto. Mi abbassò gli slip e posizionò le mani sotto il mio sedere, d'un tratto strinse molto forte le natiche e per il dolore sollevai il bacino dal letto. La mia aria andò accidentalmente dove lui voleva, quando ricevette il beneficio di averla li tutta per se, sorrise. Cominciò a leccare insistentemente il clitoride, una delle sue mani si staccò dal suo sedere e si avvicinò furtivamente nella mia zona. Accarezzò con un dito l'entrata, con la lingua ancora giocava. Una delle sue dita si infilò e cominciai a provare due piaceri. Sentivo le farfalle nel mio stomaco ballare la conga, la makarena, il valzer, la danza del ventre, il regaetton, tutto insieme. Lui mentre leccava sorrideva, due delle sue dita entrarono in me ed ero talmente in su di giro che non riuscivo a stare ferma e neanche zitta. Urla disperate ma allo stesso tempo piacevoli, stringevo le gambe intorno al suo collo e se non stavo attenta rischiavo di affogarlo. Il piacere che provavo in quel momento non lo avevo provato mai con nessuno. Mi arrabbiavo con i suoi capelli e glie li torturavo, tiravo e scompigliavo. Lui non si fermava, io stavo per raggiungere il limite di sopportazioni. Lanciai un urlo, il più forte tra tutti, venni e le mie farfalle nello stomaco si fermarono, fui percossa da brividi. Non ero mai stata tanto soddisfatta. Lui mi lasciò un ultimo bacio e poi risalì. Si distese accanto a me e io mi poggiai sul suo petto, il cuore mi batteva a mille.

"Piaciuto?" Justin mi chiese sorridente, conosceva troppo bene la risposta.

"Mi hai sfinita" risposi incredula.

"È questo non è niente, ti stupirò la prossima volta" mi baciò sulla fronte.

Io sorrisi. Ero stanca, sfinita in tutti i sensi. Mi sistemai sul suo petto e chiusi gli occhi. Lui mi accarezzava i capelli e rendeva tutto più rilassante. Il suo corpo era così caldo e morbido, meglio di qualsiasi cuscino. Avevo provato quel tipo di rapporti con uno o forse due ragazzi nella mia vita, ma mai avevo provato quello che Justin era riuscito a scatenare nel mio corpo. Quando si parla di sesso non è nulla senza amore, ora ne avevo la prova. Certo, il nostro momento intimo si era basato su preliminari, ma il discorso rimaneva quello. Le farfalle nel mio stomaco erano stanche quanto me. In me che non si dica mi addormentai sul petto del mio dolcissimo ormai fidanzato.

JUSTIN BIEBER SMITH:

Si era addormentata sul mio petto, il suo viso felice mentre dormiva era mille volte meglio del momento intimo che c'era stato tra noi. Non fraintendiamo, era stato tutto terribilmente eccitante, mai avevo raggiunto tanto piacere. Ma preferivo di gran lunga il suo sorriso ad un pompino. Il sesso con lei veniva in ultimo, lei era più importante. Osservavo il suo corpo appoggiato sul mio, era così perfetto, liscio e morbido. Allungai il braccio a terra , alla destra del letto e presi il mio pantalone. Tirai fuori dalla tasca il cellulare, poi mi distesi accanto a lei. Con Tanya sentivo il necessario bisogno di dimostrare alle persone quanto fosse mia, sentivo il bisogno di spiegare chiaramente agli uomini di tutto il mondo che lei non andava guardata neanche di sfuggita. Era mia, non sarebbe stata più di nessuno. Sbloccai il cellulare e andai su Instagram, un'applicazione per fare foto che ti dava l'opportunità di diffonderle per il mondo. Poggiai la testa su quella di Tanya e scattai una foto. Era la foto più tenera che avessi mai scattato. I mio volto felice anche un po estasiato, lei dormiente sui miei pettorali con un espressione serena, i nostri capelli scompigliati, la sua spalla coperta solo dall'aria che ci circondava. Aggiunsi un effetto semplice alla foto e pensai ad una descrizione dolce da aggiungere. Pensai a 'la mia piccola si è addormentata #Happy'. La pubblicai senza pensarci. Tanya mi avrebbe ucciso dopo quella foto, ma poco importava, avrei rischiato. Poco dopo sotto la foto c'era dei commenti molto perspicaci, tutti avevano cominciato a commentare con un hashtag #aftersex. Mi venne da ridere, i miei fan sapevano essere così inventivi, ma capivano le cose al volo, erano peggio della CIA o del FBI messi insieme.

Coprì Tanya con un lenzuolo e la sistemai sul suo cuscino. Io scesi dal letto e recuperai i miei boxer dal pavimento. Il mio cellulare cominciò a squillare, era Scooter. Staccai la chiamata. Sapevo bene cosa volesse dirmi o ancora meglio rimproverarmi. Avevamo rivelato al mondo la nostra relazione prima dell'uscita dell'album, scatenando il putiferio. Mi avvicinai alla finestra di camera mia e di sotto c'erano tanti paparazzi accampati. Presi la chiave dai miei pantaloni e aprì la porta della stanza. Scesi di sotto, sentì la voce di Spongebob e non ricordavo di aver lasciato la tv accesa. C'era Za, si comportava come se fosse a casa sua, entrava ed usciva quando voleva. Stava mangiando dei popcorn così ne approfittai per prenderne una bella manciata. Mentre mangiavo i popcorn, spiavo i paparazzi da dietro le tendine. Erano li attaccati al cancello, non aspettavano altro che io uscissi e dichiarassi qualcosa. Ma ormai avevo detto tutto quello che c'era da dire.

"Da quanto sei qui?" chiesi al mio amico.

"Tanto da sapere cosa è successo sopra" mi lanciò un popcorn e io lo mangiai al volo.

Io sorrisi, ero stato colto in flagrante.

"Non ti ho sentito mai urlare tanto, neanche quando sei rimasto chiuso in ascensore" masticò ridendo.

"Lei è un qualcosa di indescrivibile, morirei se me la portassero via" mi sedetti accanto a lui.

Prese il cellulare dalla sua tasca e cominciò a cercare qualcosa. Era abbastanza divertito dalla situazione.

"Credo che sarà lei ad ucciderti dopo la foto che hai caricato" mi mostrò la foto dal suo cellulare.

Gli strappai il telefono dalle mani e glie lo lanciai su una delle poltrone. Lil non era tanto male come amico, trovava sempre il modo per farmi ridere o divertire, il suo modo di ridere era già spassoso di suo. Molti pensavamo che la sua amicizia fosse un male per me, ma non era così. Lui c'era per me, sempre. Se io vincevo un premio lui esultava, se perdevo abbassava la testa e restava zitto. Gli avevo chiesto di tenere il mio piccolo segreto al sicuro e lui lo aveva fatto. Mi ha fatto divertire quando la mia mente andava in tilt. Quando stavo male si prese cura di me come un fratello maggiore. Era un buon amico e nonostante quello che la gente pensasse di lui, io gli volevo bene.

"Ti piace davvero tanto quella ragazza, giusto?" chiese.

"Si, ma ho una paura tremenda di perderla da un momento all'altro" risposi sincero, confessando tutte le mie paure.

"Io lo vedo il sorriso che fai quando pensi a lei, e cazzo amico tu la ami. Quando è così,l'amore può solo avere un lieto fine" mi rassicurò.

"Pensi che lei tenga a me, quanto io tengo a lei?" domandai.

"Penso che tenete all'altro più di tutto, penso che il destino vi ha uniti e che solo la morte potrà separarvi" Lil quando era serio era addirittura confortevole.

Gli diedi un leggero pugno sulla spalla e lui sorrise. Mi alzai dal divano e mi avvicinai di nuovo alle finestre, più passava il tempo più i paparazzi aumentavano.

"Scooter ci toglierà la testa dal collo non appena ci vede" ero abbastanza preoccupato.

"E allora? Ormai tutto il mondo lo sa e cazzo lui dovrebbe solo essere felice per voi" usava la parola cazzo di continuo, per rendere il concetto più esaustivo.

Aveva ragione. Lui doveva solo essere felice per entrambi. Il mio occhio cadde sul tavolino, la torta che Tanya mi aveva preparata era diminuita di parecchio. Guardai con rimprovero Lil e lui fece spallucce. Aveva mangiato metà della nostra torta. Guardai l'ora sul mio orologio, era ora di cena. Avrei voluto portare Tanya ad un vero e proprio appuntamento, un cena romantica. Ma non sarei mai potuto uscire con tutti quei paparazzi assediati fuori ai cancelli. Corsi di sopra, in camera mia. Tanya ancora dormiva, io mi infilai i vestiti, essendo ancora in boxer. Dopo essermi vestito scesi di sotto, Lil seguiva il mio correre abbastanza divertito. Feci segno di seguirmi. Mi recai fuori, in giardino, i paparazzi appena mi videro cominciarono a scattare foto e a girare con le loro telecamere. Portai le braccia al cielo, ero li solo per parlare. Mi avvicinai ai cancelli con Lil e loro cominciarono a riempirmi di domande.

"Ragazzi, potete stare qui e fare tutte le foto che volete, ma dovete lasciare libero il passaggio" disse Lil.

Loro neanche lo ascoltarono e tutti insieme cominciarono a parlare, non riuscivo a capire nulla, neanche una parola. Molti non parlavano neanche la mia lingua.

"Okay amici, voglio essere sincero con voi" appena parlai si zittirono.

"Ho intenzione di portare la mia ragazza a cena, ma non posso uscire se voi siete fermi davanti ai cancelli" spiegai la situazione.

Ricominciarono a parlare ed urlare, ignorando quello che gli avevo riferito poco prima. Egoisti.

"Ma che cazzo, anche voi avrete portato la vostra donna a cena, ora state impedendo ad un ragazzo di farlo con la sua ,siete degli stronzi" Lil cominciò a sbraitare.

I paparazzi cominciarono a guardarsi e a rendersi conto di quello che il mio amico gli aveva urlato. Alcuni risposero di si e indietreggiarono liberando l'entrata. Qualche povero cristo senza ragazza rimase li fermo ed impassibile.

"Ragazzi su spostatevi, se li lasciamo uscire avremo qualche foto in esclusiva, giusto Bieber?" urlò uno dei paparazzi, aveva un cervello.

"Ovvio amico" mostrai il pollice in su.

Subito tutti si spostarono sui lati, l'uscita era libera. Salutai tutti i miei amici fotografi e rientrai in casa. Chiesi a Lil di andare in centro, in qualche negozio d'alta moda, doveva comprare un abito elegante, scarpe e quanto altro servisse, solo per la mia ragazza. Lui accettò e prendendo le chiavi dell'auto andò a destinazione, non ebbe nessuna difficoltà nell'uscire ma dovette spiegare ai paparazzi dove stesse andando. Se eri gentile con loro e dicevi tutto quello che loro volevano sapere, riuscivi a farteli amici. In caso contrario, sapevano diventare delle belve e inventare le cose più assurde.

Salì al piano di sopra, entrai in camera e mi avvicinai al letto su cui Tanya ancora dormiva. Cercai di svegliarla con dolcezza, baci tenere e parole dolci e lei tenendo gli occhi chiusi cominciò a sorridere. Strinse il lenzuolo attorno al suo corpo e alzò la schiena dal letto stampandomi un bacio sulla guancia. I suo occhi assonnati erano dolcissimi. Gli spiegai della cena e lei sembrò subito estasiata dalla idea. Non avevamo mai avuto un vero e primo appuntamento. Sempre chiusi in casa o altro. Ora eravamo liberi di fare quello che volevo. Si alzò dal letto e andò a lavarsi. Io feci lo stesso, ma usando un altro bagno. Ero molto ansioso ma allo stesso tempo felice. Mentre mi lavavo non smettevo di cantare e sorridere, mi succedeva sempre quando ero felice. Mi stavo sistemando i capelli allo specchio con il fon, quando dietro di me apparve Tanya. Era in accappatoio ma nonostante questo, era sexy. Aveva i capelli bagnati, così smisi di sistemarmi i capelli e pensai ad asciugare i suoi. Erano lunghi e tanti, non capivo come facessero le donne ad asciugarli tutte le volte, era faticoso. Quando ebbi finito, lei rimase abbastanza soddisfatta, se fossi caduto nel burrone degli artisti dimenticati avrei sempre potuto fare il parrucchiere.

Sentimmo una voce, quella di Lil chiamarci. Ci stava cercando per le stanze con in mano un pacco. Speravo avesse scelto il vestito giusto, mi conosceva e sapeva che l'opzione scollatura sexy non mi piaceva, a meno che stessimo da soli a casa. Poggiò l'enorme scatola rosa sul letto, Tanya l'aprì e rimase incantata. Lil si mangiucchiava le unghie preoccupato, sperava che le piacesse. Lei lo abbracciò e la sua preoccupazione svanì. Vidi cosa gli aveva comprato, doveva ancora passare sotto i miei occhi prima di essere approvato. Era molto strano, difficile da spiegare. Stretto sopra,da un braccio aveva una manica mentre dall'altro no, da una gamba aveva un pantalone stretto mentre dall'altro aveva una gonna. Non riuscivo neanche a capire come si indossasse. Era a scacchi, bianco e nero. Aveva dei tacchi neri e alcuni accessori in argento. Non era scollato o volgare, ma parecchio strano. Guardai Lil.

"La commessa mi ha detto che è l'ultima moda Chanel e io l'ho comprato" si difese.

"È strano, mi piace" lo tranquillizzai.

Tanya corse ad indossarlo e io non vedevo l'ora di vedere come le stava. Mentre aspettavo, cominciai a vestirmi. Pantaloni neri, i soliti in pelle sintetica, sopra una semplice maglia bianca. Cappello e Givenchy al piede. Non avrei indossato un altro abito elegante. Lil nel frattempo, scese in giardino per ricordare l'accordo ai paparazzi. Quando Tanya uscì dal bagno, rimasi estasiato. Era elegante sexy allo stesso tempo. Aveva legato i capelli in una coda e stava addirittura meglio, era una dea. Mi sorrise e fece un giro su se stessa, in tutta la sua bellezza. Prendemmo i nostri cellulari e scendemmo di sotto. Lei prese la sua borsa, manco a farlo apposta si abbinava perfettamente. Presi le chiavi dell'auto, presi al mano della mia donna e uscimmo fuori. Sorridemmo ai flash e salutammo. Ci avvicinammo ai paparazzi, lo avevo promesso. Lil aprì i cancelli e fortunatamente loro continuarono a fare foto senza assalirci. Lil ci portò l'auto e noi salutando tutti salimmo. Za sembrava uno dei miei dipendenti, mi aveva aiutato molto e dovevo ricordarmi di ringraziarlo.

Eravamo in auto, volevo portarla in un bellissimo ristorante e festeggiare la nostra unione. Per la prima volta in auto parlammo, di solito stavamo in silenzio o ci scambiavamo paroline al volo. Tanya mi stava già dicendo cosa avrebbe voluto ordinare, niente di leggero o dietetico, una delle cose che mi piacevano di lei. Arrivammo in uno dei migliori ristoranti di Calabasas, i proprietari erano miei amici. Lasciammo l'auto a uno dei parcheggiatori e salutando il portiere entrammo. Ci portarono subito a uno dei loro tavoli, unico libero. I camerieri furono molto veloci e subito vennero a chiedere le nostre prenotazioni. Parlammo entrambi a raffica, ordinammo tutto quello che ci passava per la testa. Parlavamo e ridevamo senza tregua, eravamo finalmente una coppia non più segreta. Tanya si alzò per andare al bagno e io rimasi seduto al mio posto ad aspettarla. Vidi una scena strana all'entrata del ristorante. C'erano due ragazzine che cercavano a tutti i costi di entrare, ma il portiere li cacciava con insistenza. Curioso mi alzai dal tavolo e cercai di capire cosa stesse succedendo, guardai da pochi metri di distanza, loro non si erano accorti della mia presenza.

"La prego, vogliamo solo salutarla, non chiediamo tanto" erano disperate.

"La signorina Smith non può essere disturbata" lui gli chiuse la porta in faccia.

Loro rassegnate andarono via. Le guardai dalla vetrata del ristorante, erano appoggiate ad un auto e aspettavamo anche un po infreddolite. Chiesi al portiere di farmi uscire, raggiunsi le due ragazze. Erano di spalle e così ero li dietro di loro, neanche sapevano cosa stessi progettando.

"Ciao ragazze" esclamai. Loro di colpo si girarono, i loro occhi diventarono grandi quasi quanto la luna e cominciarono ad urlare,saltare, erano divertenti da vedere. Una delle due mi abbracciò, mi piaceva rendere felici dei fan.

"Siete venute qui per Tanya?" domandai loro.

"Si, ci siamo precipitate qui per lei ma non ci hanno fatto entrare" spiegarono con rammarico.

"Vi va di restare a cena con noi?" chiesi.

I loro occhi si illuminarono e subito cominciarono ad urlare di si. La nostra non sarebbe stat più una cena romantica, ma avremmo reso felici due ragazze. Io e Tanya avremmo avuto mille di quei momenti insieme, ma quelle due ragazzine probabilmente non avrebbero più avuto quell'occasione tanto speciale. Non capita tutti i giorni di cenare con il proprio cantante preferito o ancora meglio idolo. Entrammo dentro e loro salutarono vittoriose l'antipatico portiere. Feci aggiungere due posti a tavola e portare due piatti in più per ogni ordinazione mia e di Tanya. Quando Tanya uscì dal bagno guardò verso il tavolo e rimase confusa. Le due ragazze, Sophie e Jessica, questi erano i loro nomi, appena la videro si alzarono per correrle incontro e l'abbracciarono piangendo. Lei anche se confusa ricambiò l'abbraccio e sorrise. Le fece sedere al nostro tavolo e tirò dalla sua borsa dei fazzoletti per asciugare le lacrime. Mi fece un occhiolino, aveva capito tutto. Le ragazze non riuscivano a fermare le lacrime e Tanya cercava di calmarle e farle ridere. Aveva anche lei gli occhi lucidi, si commuoveva difficilmente. Portarono le nostre portate e cominciammo a mangiare, almeno io. Quando Jessica e Sophie si resero conto che quella davanti a loro non era un miraggio ma Tanya, si calmarono.

"Ci dispiace di avervi disturbato" disse Sophie.

"Io invece sono felice di avervi conosciute" le tranquillizzò Tanya.

"Siete veramente una bellissima coppia, il video che avete fatto è dolcissimo e la foto che ha caricato Justin esprime tanta tenerezza" raccontò Jessica.

"Quale foto?" mi chiese.

Cominciai a balbettare e ad entrare nel panico. "Una foto" dissi.

Una delle ragazze prese il suo cellulare e mostrò la mia foto segreta a Tanya. Lei sgranò gli occhi e mi diede un calcio sotto il tavolo, cercai di trattenere il dolore. Cominciò a parlare con loro di quanto io fossi idiota, secondo me era la mia dolcezza che mi salvava. Facevo le cose senza pensare e spesso finivo nei guai per questo, ma questo modo di fare si chiava semplicemente spontaneità. Succede quando una persona fa le cose con nessun secondo fine o per cattiveria. Spontaneità e sincerità dovrebbero avere lo stesso significato.

Prima del dessert Tanya ed io scattammo alcune foto con le due ragazze. Loro insistettero per girare anche alcuni filmati, avrebbero creato un video sulla loro esperienza, Tanya aveva detto ad entrambe di volerlo vedere, quindi segnò i loro numeri sul cellulare,le avrebbe telefonate durante la settimana. Era ancora più gentile e più buona di me con i fan, in certi aspetti eravamo veramente uguali. Infondo dovevamo il nostro successo a loro, se i nostri Cd o i nostri biglietti vanno a ruba, è solo grazie alla loro costanza e dedizione verso la nostra musica.

Mangiammo il nostro dessert, dopo di che pagammo il conto e arrivati a quel punto era arrivato il momento di salutare le nostre due simpatiche ammiratrici. Avremmo voluto accompagnare le ragazze a casa, ma la mia auto non aveva posto anche per loro. Quindi dovemmo rinunciare a quest'idea, ma loro ci rassicurarono dicendoci che abitavano poco distante dal ristorante. Accompagnai Tanya al suo albergo e fu la cosa più brutta, non volevo stare lontano da lei. Ma ero sicuro di una cosa, l'avrei rivista il giorno dopo e l'altro ancora, ormai nessuno poteva più tenerci lontani.Da quando c'ho in testa lei il mondo è più bello.Dovrei ringraziarla perché occupa gran parte della mia mente, dei miei pensieri. C'è lei ed io penso un po' meno alle cose spiacevoli. C'è lei che è così bella, è il più bel pensiero che io possa avere. C'è lei e il mio mondo sembra meno duro e più dolce.Anche se non lo do a vedere io sono più felice, perché c'è lei, e non potevo chiedere di meglio.Sorridevo con cuore perché avevo capito per cosa combattere.Avevo bisogno di un segno, di una svolta, di un nuovo punto di partenza, di un motivo per alzarmi dal letto la mattina con la voglia di lottare,insomma avevo bisogno di lei ed era arrivata,travolgendo la mia vita per sempre.






Xxale

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