He was the only one willing to save

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JUSTIN VOICE:

Quando diventiamo un tutt'uno con una persona, quando siamo uniti, quando siamo una sola anima divisa in due corpi, riusciamo a sentire il dolore della nostra metà, anzi sentiamo il doppio,forse il triplo. Senza la nostra metà non siamo niente, siamo vuoti, abbiamo un pezzo mancante, nessuno può vivere a metà, che senso avrebbe? Questo succede ogni volta che ci innamoriamo, quell'unica volta nella vita. Secondo i miti greci, dio aveva creato un esseri talmente perfetti da doverli dividere in uomini e donne, da allora tutti erano in cerca del loro pezzo mancante, perché solo quando i due pezzi si sarebbero ricongiunti si sarebbe raggiunta la felicità assoluta. Secondo il mio punto di vista, era vero. Io non ero uno di quelli tutto amore e romanticismo, ma incontrando Tanya ho scoperto una parte di me che non sapevo di avere. E allora c'era solo da pensare che il mio lato romantico fosse rifugiato nel mio pezzo mancante, cioè Tanya, trovando lei avevo trovato me stesso, ovviamente lo stesso valeva per lei, io le avevo mostrato un lato ribelle che non conosceva. Senza di lei, sarei stato un mezzo uomo, perso senza il suo pezzo mancante.

Non avevamo notizie di Tanya, i dottori uscivano ed entravano da quella stanza senza darci informazioni sul suo stato di salute. Eravamo in ansia. Nel frattempo i miei e suoi genitori si erano già messi in viaggio, sarebbero venuti prima possibile. Non avevamo neanche notizie di Duncan e gli altri, speravo solo avessero preso quei farabutti. Li avrei preferiti vivi, mi sarebbe piaciuto torturarli con le mie mani. Le ore passavano e io avevo bisogno di sapere se lei era fuori pericolo, avevo bisogno di sentire la sua voce, volevo solo che stesse bene. Camminavamo avanti e dietro per i corridoi dell'ospedale, interrogavamo infermieri e dottori in cerca di notizie, sbirciavamo cartelle cliniche, nulla ci portava a sapere le condizioni in cui era.

Aspettavamo da più di dieci ore, ero stanco di tutte quelle domande senza risposta. Avevo un mal di testa incredibile, il mio corpo non riusciva a stare fermo e avevo una grande voglia di urlare. Mi sedetti per terra, accanto alla porta in cui Tanya era entrata e mai più uscita. Il sonno cominciava a farsi sentire, i miei occhi lottavano per restare aperti, con scarso risultato. Entrai in dormiveglia, per mia fortuna avrei smesso di farmi mille domandi,la principale domanda era 'perché sempre a noi?' Già, perché? Dio mette insieme due persone che si amano veramente e poi fa di tutto per separarle. Era ingiusto. Non potevamo semplicemente essere felici? Forse era anche colpa mia e del mio stile di vita, sapevo che tutto quello che facevo era sbagliato e avrei voluto cambiare mestiere, ma era troppo tardi per avere un cambiamento di vita. Mentre dormivo con la testa appoggiata a quel muro, sentì toccarmi la spalla, così subito aprì gli occhi. La luce a neon mi impediva di vedere il volto di un uomo, mi allungo una mano e mi aiutò a rialzarmi. A quel punto vidi il suo viso.

"Papà sei arrivato" mi stropicciai gli occhi.

"Justin, io e te dobbiamo parlare" aveva un tono severo.

Annuì, avevo già capito di cosa volesse parlarmi. Ci sedemmo sulle sedie in sala d'attesa. Iniziò con il fissarmi, uno sguardo pesante perennemente incollato nei miei occhi, uno sguardo deluso. Si strofinò le mani sul pantalone e sospirò pesantemente. Mi metteva ansia, come se non avessi già abbastanza.

"Continui a mentire a me e a mia madre, io non capisco cosa abbiamo sbagliato con te" cominciò.

"Papà, ti prego risparmiati la predica" ero già afflitto per conti miei.

"Pensavo avessi smesso con tutto questo, hai promesso a suo padre un lavoro onesto e come se non bastasse, hai tirato anche sua figlia nel tuo mondo-" lo interruppi.

"Ci ho provato,okay? Non posso più uscirci, ora fa parte della mia vita" alzai il tono di voce.

"Vorrei una seconda possibilità, vorrei ricominciare tutto da capo, ma Dio non da una seconda chance a nessuno" continuai.

"Fa parte della tua vita? Io non ti ho cresciuto come un criminale Justin, ti sei scelto tutto da solo" si scrollò di dosso tutte le responsabilità.

Si alzò dalla sedia, cominciò ad andare avanti e dietro, io non sapevo cosa rispondergli.

"Dimmi una cosa, fa parte della tua vita anche rovinare l'esistenza di una ragazza che non c'entra nulla con tutto quello che fai?" Mi chiese con tono accusatorio.

"Lei anche fa parte di tutto questo papà, questo mondo ci ha risucchiato al suo interno e non riusciremo mai ad uscirne" risposi, non riuscivo neanche a restare calmo.

"Ed è giusto che lei rischi la vita tutte le volte? Tu davvero non ti rendi conto di quante volte è finita in ospedale o di quante volte è finita nei guai per te" mi rinfacciò.

"Lo so, ma non è una cosa che posso prevedere, credi che io voglia questo per lei?" risposi a tono.

"Tu pensi a te stesso, pensi a quello che va bene per la tua vita. Soldi, auto costose, gioielli, case e divertimento, valgono la donna che ami?" mi domandò.

"Nulla vale quanto lei, lo sai. Potrei essere un senza tetto, potrei morire di fame, ma sarei comunque felice se con me ci fosse lei" mi alzai dalla sedia.

"E allora molla tutto, figliolo" mi poggiò la mano sulla spalla.

Io annui. "Ho chiuso, voglio solo lei, mi basta lei, il resto può andarsene al diavolo" ero d'accordo con mio padre.

Per una volta avrei voluto pensare a a quello che era giusto per noi, entrami, non a quello che era giusto per solo per me. Eh, forse ero stato un po egoista e molto bugiardo, nascondevo la mia vita ai miei genitori. Era anche vero che era a causa della mia vita spericolata che lei rischiava la vita, era a causa della malavita che svolgevamo che non riuscivamo mai a stare insieme. Avvolte volere è davvero potere. Volevo lei? Bene, potevo mettere da parte il mio lavoro disonesto. Il discorso vale per tutto e tutti. Se vuoi dimagrivi, mangi di meno. Se vuoi andare via dal tuo paese d'origine, studi e conservi i soldi per un biglietto di solo andata. Se vuoi una persona, te la prendi. Se vuoi, puoi. Tutti gli intoppi che troviamo ogni volta o le finte difficoltà che ci spingono a mollare, sono solo scuse.

Passarono altre ore, le informazioni sulle condizioni di Tanya era scarse, se non del tutto assenti. Mia madre cercò in vanamente di corrompere un'infermiera. Tutti ci rispondevano 'stiamo facendo del nostro meglio'. Il che mi portava a pensare male, mi deprimeva di più. Ad un certo punto, vidi infondo al corridoio i genitori di Tanya, camminavano a passo veloce. Sua madre aveva gli occhi rossi e il viso di chi ha pianto per ore, suo padre era molto nervoso, aveva tutto il diritto di esserlo. Neanche si fermarono a parlare con me, cominciarono a parlare con i miei genitori,forse era meglio. Ero seduto su una delle sedie, quando girai la sguardo vidi alcune infermiere correre con un carrello, quelli su cui erano appoggiati quei macchinari che davano la scossa al cuore, non ricordavo bene come si chiamavano, in quel momento non ricordavo nulla. Entrarono nella stanza in cui c'era Tanya, subito mi alzai dalla sedia e sbattendo la porta con rabbia, riuscì ad entrare nella stanza. Mi fermai subito, Tanya era su una barella, tubi attaccati ovunque. I dottori stavano cercando di rianimarla, continuavano a ripete 'libera- libera', dopo di me entrarono subito tutti, i miei genitori e i suoi, i ragazzi e le ragazze.

"Non potete stare qui, dovete uscire" un infermiere cercò di cacciarci fuori.

"Cosa sta succedendo?" chiesi in lacrime, in realtà sapevo bene cosa stava accadendo.

"Mi dispiace, ma dovete uscire" ripeté.

Spinsi con forza l'infermiere e raggiunsi la barella. Mi fermai dove era appoggiata la sua testa e cominciai ad accarezzarle i capelli in lacrime. Dopo le mie lacrime, tutti si resero conto della situazione, automaticamente caddero in lacrime anche gli altri.

"Piccola,non puoi lasciarmi solo, sempre insieme, ricordi?" Ero sicuro che una parte di lei mi avrebbe sentito.

"Io ho bisogno di te" mi accasciai sulle ginocchia, crollando in una crisi di pianto mai avuta in vita mia.

I dottori posarono gli arnesi sul carrello su cui erano arrivati. Sospirarono e guardarono compassionevoli il corpo ormai senza vita della mia ragazza. Mi alzai da terra e mi avvicinai alla barella, sollevai il corpo di Tanya e mi sistemai per terra, tenendola tra le mie braccia. Non respirava più, il duo viso aveva perso vitalità, il calore del suo corpo cominciava a scomparire. Nonostante la ferita provocata dalla pallottola fosse stata ricucita, il sangue non smetteva di scorrere lentamente, a piccoli tratti. L'accarezzavo e baciavo, come se stesse dormendo. Ero distrutto, senza di lei io non ce l'avrei mai fatta. Avrei preferito la morte, ma non avrei vissuto il resto dei miei giorni senza lei. Il signor Smith si avvicinò a me, anche lui in lacrime, si sedette accanto a me e sistemò le gambe di Tanya sulle sue, accarezzandole. La signora Smith stava per svenire, così la portarono fuori da quella stanza. Rimanemmo da soli, io, il signor Smith e sua figlia.

"Quando era piccola, giocavamo al ladro e al poliziotto, io fingevo di spararle e lei fingeva di morire, poi non riusciva a restare seria e scoppiava a ridere" mi raccontò.

"Amava ridere, il suo sorriso è l'ottava meraviglia del mondo" mi asciugai le lacrime con il manico della maglia.

"L'amavo come se fosse mia figlia, lei era e resterà la mia bambina" mi confidò.

"Come se fosse sua figlia?" chiesi confuso.

"Era la sera di un freddo novembre, era scoppiato inspiegabilmente un incendio nel bosco della nostra città, io e ed alcuni colleghi arrivammo li quando i pompieri avevano già spento il fuoco. Dissero di aver trovato una bambina, stranamente illesa dal fuoco e la consegnarono a noi poliziotti. Non si sapeva chi fossero i genitori o come si chiamasse, sembrava uscita dal nulla. La ospitammo a casa nostra, dovevamo aspettare gli assistenti sociali per affidarla ad una famiglia, ma mia moglie appena la vide se ne innamorò e anche lei sembrava stare bene con noi, così decidemmo di adottarla" raccontò tutta la verità.

Rimasi spiazzato da quello che mi aveva raccontato. Lui allungò la mano al suo portafogli e tirò fuori una collana d'oro, me la diede. Era una collana a forma di chiave, molto somigliante a quella che avevo regalato a Tanya. Guardai confuso il signor Smith.

"L'unica cosa che aveva con lei la sera dell'incendio era questa collana, voglio che la tenga tu" spiegò.

Accettai senza indugiare. "Perché non gli avete mai raccontato di non essere i suoi genitori naturali?" chiesi.

"Paura di perderla suppongo, ma la vita le l'ha portata via ugualmente" pianse disperatamente.

"Non gli è mai capitato nulla di buono nella vita, guai e dispiaceri uno dietro l'altro, come se la sua vita fosse sbagliata, ma poi ha incontrato te ed io non l'ho mai vista più felice, lei ti amava tanto" confessò.

"Cosa farò senza di lei? Io non posso farcela" accarezzai il viso di Tanya.

"Signori, mi dispiace ma dovete uscire" un infermiere entrò nella stanza.

Senza obbiettare ci alzammo da terra e si sistemammo il corpo di Tanya sulla barella, la baciai sulle labbra, un ultimo saluto. Guardai il suo viso per focalizzarlo e ricordarlo per sempre. Uscimmo dalla stanza, i ragazzi mi vennero incontro per abbracciarmi ma io li scansai tutti, non volevo un loro abbraccio, io volevo Tanya. Non l'avrei rivista più, non avrei potuto stringerla più tra le mie braccia, mi sentivo inutile. Gli avevo fatto una promessa, l'avrei protetta, gli sarei stato accanto sempre. Ma avevo fallito miseramente. Salì tutti i piani dell'ospedale, fino ad arrivare all'ultimo piano, il più alto. C'era una porta chiusa con un lucchetto, diedi un calcio forte e le catene arrugginite cedettero di fronte alla mia rabbia. Al di la della porta c'era una terrazza aperta che affacciava sulla città. Mi affacciai ed osservai con gli occhi sfocati dalle lacrime il mondo in cui vivevo. Il nostro era un mondo falso, un mondo di approfittatori, bugiardi, meschini, l'unica cosa che ci salvava era l'amore, ma il mio mi era stato portato via, cosa avrei dovuto fare se non raggiungerlo? Non avrei vissuto un attimo in più della mia vita senza lei. Scavalcai la balconata e poggiai i piedi sul cornicione, volevo gettarmi di sotto, ma mi mancava il coraggio. Presi un respiro profondo e mi dondolai in avanti, mollai le mani dalla balconata, pronto per cadere di sotto. Qualcuno però mi afferrò per il collo della maglia, riportandomi indietro. Mi voltai dietro e rimasi sorpreso alla vista del vecchio della montagna, lo stesso della spiaggia.

"Cosa ci fa lei qui? Mi faccia morire in santa pace" dissi.

"Credi che la tua morte servi a qualcosa, Se non a far soffrire di più chi ti sta intorno?" mi chiese.

"Lei non capisce, la mia vita non ha senso senza lei" dissi affranto.

"Capisco perfettamente cosa significa stare senza di lei, io l'ho fatto" mi prese la mano costringendomi a riportare i piedi sulla terrazza, al sicuro.

"Che significa?" chiesi confuso.

"Ragazzo, Kora ha messo fine alla storia, è ora che torni a casa" farfugliò.

"Ma di cosa sta parlando, chi è Kora?" chiesi nervoso.

"Tanya e Kora, sono la stessa persona" rivelò.

"Non ci sto capendo nulla, lei chi è?" chiesi.

"Questo non posso dirtelo, ma posso aiutarti." scosse la testa.

"Aiutarmi? L'unica cosa che può aiutarmi non c'è più" mi tirai le punte dei capelli per il nervosismo.

"Cosa faresti per riaverla?" mi domandò.

"Tutto, non c'é niente che non farei per lei" era palese.

"La rivorresti viva ma al fianco di uomo che non sei tu? " chiese.

"Mi basterebbe vederla sorridere , mi basterebbe vederla felice, non mi importa della mia felicità" affermai.

"Seguimi" ordinò.

Senza contraddirlo lo seguì, scendemmo le scale dell'ospedale fino al piano in cui c'era Tanya. Non sapevo perché seguivo quel vecchio pazzo, ma una parte di me mi diceva di ascoltare ciò che avesse da dire. Non so cosa ci facesse in ospedale o come facesse a sapere che ero sulla terrazza superiore dell'ospedale pronto a gettarmi nel vuoto, ma era li per una ragione. Non avevo capito molto sulla storia di Tanya o Kora, e non capivo neanche perché fosse così misterioso. Ma dovevo e sentivo il bisogno di ascoltarlo. Arrivammo fuori la stanza di Tanya, gli altri non c'erano, anzi tutto il piano sembrava vuoto. Lui aprì la porta ed io entrai in sua compagnia. Ci avvicinammo alla barella e scoppiai nuovamente a piangere a vederla senza vita. Lui le accarezzo la guancia e la guardò sorridente.

"Quando nacque, festeggiammo per dieci settimane" disse.

"Io non riesco a capire" scossi la testa.

"Ricordi la storia che vi ho raccontato sul spiaggia, bene ora collega tutto" disse.

E feci come mi aveva detto, collegai tutti i pezzi del puzzle. Ricordavo la storia a tratti, ero molto confuso, ricordavo che parlava della cosiddetta sorella di Cupido che aveva perso una sorta di sfida contro suo fratello, il vincitore avrebbe ricevuto l'arco con le frecce, il perdente avrebbe vissuto da umano. Poi collegai il sogno di Tanya, il modo in cui si era comportata quella notte, i suoi occhi, il modo in cui parlava, ma non riuscivo a trovare risposta. Anzi l'avevo trovata, ma mi sembrava tutto troppo assurdo. Poi mi ricordai delle parole del signor Smith, l'avevano trovata a quattro anni in un incendio, la bambina della storia a quattro anni era stata cacciata dall'olimpo. Non poteva essere davvero reale.

"Tanya è la bambina della storia?"chiesi a stento, mi sembrava una stupidata.

"Non ci credi?" chiese sorridendo.

"Francamente no" risposi sincero.

"Ovunque lei sia andata, ha portato amore, non te ne sei reso conto?" chiese.

"Lei ha deciso se Daisy e John dovessero stare insieme, lo ha fatto con Hope e Marcus, con Johnny e Mary" mi informò.

"Ha sciolto il tuo cuore e ha fatto si che tu ti innamorassi di lei" finì.

"Ha fatto tutto questo senza neanche rendersene conto" disse.

"Quindi io sono innamorato di lei solo perché lei inconsapevolmente lo ha deciso?" chiesi confuso.

"Lei aveva il potere di mostrare alle persone le loro anime gemelle, tutto il resto lo avete fatto voi" chiarì.

"Ho sempre detto che sembrava una dea, ma non credevo fino a questo punto" sorrisi guardandola mentre qualche lacrima ancora bagnava il mio viso.

"In questa vita era destino che voi vi incontraste, tutto quello che è successo era un passo per il ritorno all'olimpo, la sua morte ha messo la parola fine alla storia, Kora deve ritornare a casa ora" disse il vecchio prendendo la mano di Tanya.

"Qui è casa sua, il suo posto è con me" presi l'altra mano di Tanya.

"È così che deve finire, questo non è il suo mondo" insistette.

"Lei l'ha mandata via, giusto? Ora perché la rivuole?" chiesi alzando il tono di voce.

"Perché il suo tempo qui è finito" rispose.

"La prego, non me la porti via" lo guardai speranzoso.

"Io non posso ridartela in questa vita, non fa parte del destino" disse dispiaciuto.

"Ti è stata data una collana, dammela" ordinò.

Presi la collana che il Signor Smith mi aveva consegnato e la diedi al vecchio, forse meglio chiamarlo il padre naturale di Tanya, Zeus a quanto avevo capito. Era una pazzia, stavo diventando pazzo. Ma dove sta scritto che la magia, altri mondi, i mostri, le sirene, le fate, babbo natale o altre stronzate simili, sono solo frutto della fantasia? Forse i pazzi sono chi non credono, chi prende la vita alla lettera, chi è privo di magia dentro di se. Quando siamo piccoli crediamo a tutte queste cose, perché crescendo non più? Una volta cresciuti, diventiamo tutti tristi e affranti, proprio perché abbiamo smesso di credere all'impossibile.

L'uomo difronte a me collegò la collana che mi era stata regalata dal signor Smith, alla collana che Tanya ancora portava al collo, quella che io gli aveva regalato. Quando le collego una insieme all'altra la stanza emise un fascio di luce, talmente forte ce dovetti coprirmi gli occhi. Il fascio di luce scomparì dalla stanza, la due collane unite insieme diventarono un cuore con una freccia ed emettevano un leggero bagliore. Il vecchio rise difronte al mio stupore, si stava impazzendo. Il vecchio poggiò la mano sulla collana e iniziò a parlare di nuovo in quella strana lingua, greco antico. Non capivo cosa stesse facendo e neanche cosa stesse succedendo in quel preciso momento. Sentì un enorme sospiro all'improvviso, vidi gli occhi di Tanya aprirsi di botto. Scoppiai in un pianto di gioia, abbracciandola forte a me, il vecchio o Zeus, non sapevo come chiamarlo, sorrideva. Tanya sembrava mezza stordita come se per quelle poche ore in cui era senza vita, stesse solo dormendo.

"Piccola, non ci posso credere, non lasciarmi mai più" la baciai sulle labbra.

"Cosa ci faccio qui, cosa è successo?" mi chiese confusa.

"È una lunga storia, ti spiegherò tutto quando saremo a casa" ero al settimo cielo.

"Come ti ho già detto, io non posso ridartela in questa vita, ma posso offrirvi un opzione" ci interruppe il vecchio.

"Che ci fa lui qui?" mi domandò.

Lui le poggiò la mano sulla fronte, le chiuse gli occhi, lui tolse la mano e lei li riaprì. Non so cosa avesse fatto.

"Sei mio padre?" gli chiese.

Lui annuì sorridendo.

"Cosa le ha fatto?" chiesi.

"Le ho mostrato i suoi ricordi più segreti, la sua vita prima che fosse spedita sulla terra" spiegò.

"Tutto questo è pazzesco" Tanya affermò.

"Quando mi hai detto che c'erano tante cose di te che non conoscevo, eri seria" sorrisi.

"Sono stupita tanto quanto te" sorrise.

"Questa collana non può tenerti in vita per sempre, ma c'è una cosa che posso fare" disse.

"La prego, non me la porti via di nuovo" lo guardai disperato.

"Il vostro tempo insieme in questa vita è finito, perché è così che deve finire per far si che tu ritorni a casa, ma puoi sempre fare una scelta" disse incerto.

"Qui è casa mia, quindi dimmi cosa devo fare per restare" disse frettolosa.

"Vi darò la possibilità di ricominciare dal principio, il mondo rinascerà solo per voi, ma tutto questo porta delle conseguenze e potrebbe non funzionare" spiegò.

"Conseguenze, in che senso?" domandò lei.

"In questa vita era destino che tu incontrassi Justin, i tuoi genitori adottivi e i tuoi amici, perché loro dovevano riportarti a me, ma potresti non incontrarli se rinascessi" spiegò il problema.

Lei guardò me spaventata, io abbassai lo sguardo non sapendo cosa fare o dire.

"Sono sicura che tutti loro fanno parte del mio destino, loro fanno parte di me in qualsiasi vita" rispose coraggiosamente.

"Inoltre, perderesti i tuoi poteri e non avrai la possibilità di ritornare all'olimpo, sarai una comune mortale" insistette.

"Non mi importa, il mio posto è con loro" era sempre più convinta.

"Bene, allora cominciamo" disse.

"Sappi che se non dovessimo incontrarci, sarai sempre la donna della mia vita, ti starò sempre accanto" era una promossa.

"Sei il mio destino, Smith" le baciai la fronte.

"E tu il mio, Bieber" mi baciò sulle labbra.

ZEUS\VECCHIO VOICE:

Davanti a me potevo osservare due ragazzi innamorati uno dell'altro, erano uniti, una sola anima. La mia piccola Kora, non aveva vissuto un vita piena di gioia, ma aveva incontrato l'amore, non c'era nulla di più bello. Per una volta volevo dare ad entrambi una seconda possibilità, nonostante i cambiamenti e le conseguenze che rinascere avrebbe portato nel mondo. Non sapevo se si sarebbero rincontrati, se la loro vita sarebbe stata felice, ma credevo nel loro amore e nella felicità della mia bambina. Certo, parecchie cose sarebbero cambiate, ma l'unica cosa che m'importava era che si rincontrassero. Stavo rinunciando a mia figlia solo per vederla felice. Non l'avrei più rivista e mi si stava spezzando il cuore, ma sapevo che lei con me non sarebbe stata felice, lei preferiva di gran lunga la sua vita sulla terra. Non avrei sofferto sapendo che lei sarebbe stata felice, speravo che lo fosse. Riguardo a Justin, pensavo che fosse un bravo ragazzo, ma fare il criminale non era proprio il suo destino, aveva altre capacità, lo stesso valeva per la mia Kora, forse meglio chiamarla Tanya. Entrambi due caratteri ribelli, vivaci, testardi, romantici. Entrambi con una voce da angelo, entrambi non avevano sfruttato questa dote, perché non era destino che lo facessero. Entrambi innamorati uno dell'altro, amavano l'altro più di quanto amassero loro stessi. Lei rischiava la vita per lui, lui nonostante provasse tutte le volte a salvarla falliva miseramente, però era l'unico disposto a provarci e rischiare, era questo che contava.

Divisi le collane, attaccai una sul collo di Justin, l'altro su quello di Tanya. Poggiai le mani sui loro occhi, mentre le loro mani si tenevano strette. Pronunciai un antico rito greco: 'dall'origine alla morte, tutto comincia dal principio, ritorno alla nascita e allontano la morte, riprendetevi le vostre vite'. Finito il rito, i loro corpi sparirono, io ritornai da dove ero venuto. Tutto ora era nelle loro mani, nel loro nuovo destino.Io ormai ero fuori dai giochi. Speravo solo che tutto andasse come volevano, se non meglio. Era l'inizio di una nuova storia, una storia che avrebbero scritto da soli. Si sarebbero rincontrati? Come sarebbero state le loro vite? Sarebbero stati felici? Sarà tutto da scoprire.


Xxale



ED ECCOCI ARRIVATI ALLA FINE DELLA PRIMA STAGIONE DI SOUL REBEL. SUPPONGO, CHE SIATE RIMASTE MOLTO STUPITE DALLE RIVELAZIONI DI QUEST'ULTIMO CAPITOLO. IL SEQUEL DI SOUL REBEL SARA' MOLTO DIVERSO? EBBENE SI, TUTTO RICOMINCERA' DI NUOVO, CON LA SPERANZA CHE I NOSTRI DUE PROTAGONISTI POSSANO RINCONTRARSI DI NUOVO.
VOI CHE DITE, SARA' COSì?

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