you wreck me

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VI AVVERTO, DA QUESTO CAPITOLO MANCANO ESATTAMENTE

8 CAPITOLI ALLA FINE. LI HO GIÀ SCRITTI TUTTI.

JUSTIN BIEBER VOICE:

Purtroppo a causa delle date già stabilite del mio tour, dopo una settimana passata con Tanya in sud America, fui costretto a ritornare a casa. Anche se sette giorni non erano tanti, ci erano serviti molto, avevamo bisogno di stare insieme e fare insieme le solite cose che fanno le coppie. Uscire, andare al cinema o a cena, al mare e poi in camera da letto, beh li si sa cosa facevamo. Fortunatamente non saremmo stati separati a lungo, lei sarebbe ritornata a casa dopo aver concluso le tre tappe in Australia. Dopo di che, sarebbe ritornata a Los Angeles, insieme saremmo andati a Las Vegas per i grammy. La nostra era una vita programmata, il tempo era organizzato dal nostro manager, ma non per questo avevamo delle vite monotone. Anzi, non ci potevamo lamentare, avevamo davvero tutto.

Cos’era, per me, la felicità? Sembrerà banale, ma il senso di ogni storia d’amore se ne sta racchiuso proprio li, nello scrigno quasi inespugnabile di quella domanda, che ci siamo fatti mille volte e, di fronte alla quale, in molti casi, per diversi motivi, abbiamo mentito anche a noi stessi. Sì, perché l’amore vero è sinonimo di felicità, anche nelle difficoltà apparentemente insormontabili, perché ti da la forza di scalare le montagne e di superarle, insieme alla persona che ami, contro tutto e contro tutti. Allora, quello che dovevo fare in quel momento della mia vita era essere onesto, innanzitutto con me stesso, e dirmi, una volta per tutte, quello che, in realtà, era capace di donarmi gioia e felicità. Pensavo alla famiglia, che amavo più di ogni cosa, agli amici, quelli veri, per cui avrei dato la vita, al lavoro, che mi realizzava, ma mancava sempre qualcosa, quel qualcosa che avevo scoperto grazie a Tanya,l’amore, quello vero. Ci conoscevamo a fondo, non c'era nulla che lei non sapesse di me,e ovviamente, non c'era nulla che io non sapessi di lei. Certo, spesso litigavamo di brutto, io finivo per pormi nei modi sbagliato ma, alla fine, tutto si riduceva ad una semplice questione e dopo finivamo per fare la pace e allora, valeva forse la pena perdere la persona che, molto probabilmente,anzi quasi sicuramente era quella giusta per me per la distanza? Si, a costo di alzare la posta, avevo il dovere di andare fino in fondo con lei, senza lasciare nulla d’intentato. Perché, in ogni caso, sarebbe stato molto meglio prendere atto del fallimento di una storia, piuttosto che lasciare alle mie spalle un punto interrogativo grande come una casa che mi sarei trascinato dietro tutta la vita. E quindi si, io e lei insieme, per sempre.

Io ero da poco tornato dalla sala prove, stavamo provando la coreografia per i grammy. Avevo cenato da solo e nel frattempo aspettavamo con ansia una chiamata dalla mia ragazza. Erano le nove, il solito orario in cui eravamo già a telefono. Provai a chiamarla, ma il suo cellulare era spento. Oltre all'ansia dell'attesa, si unì anche la preoccupazione. Uscì fuori in giardino, dovevo distrarmi. Non tirava un alito di vento, ed la piscina era lo specchio perfetto per riflettere la forma tondeggiante della luna che, anche quel giorno, stava li in alto a godersi la vista di mezzo mondo. Il cielo era colorato di un bellissimo blu scuro, e se ne stava lì, a sovrastarmi, avvolgendo completamente tutti i miei pensieri e le mie preoccupazioni che, per qualche istante, avevano lasciato spazio alla pace interiore che mi trasmetteva quello splendido spettacolo. Intanto, dalle cuffie del mio iPod, uscivano le parole di una canzone di Kanye West, 'infinity finish here' ,aveva ragione da vendere perché quel posto, per me, rappresentava alla perfezione il paradosso della fine dell’infinito. Esattamente come quando ero un bambino, e me ne stavo seduto su quello scalino a suonare, e guardavo, ammirato, le traiettorie  disegnate dagli aerei che passavano sopra la testa. Oggi come allora, la voglia di volare era rimasta, in me, immutata forse perché ero riuscito a mantenere intatta quella purezza in grado di far sognare, quella purezza che tanta gente perde troppo presto,quella purezza che ti rende vivo, perché ti fa sentire, a cinque come a ottant’anni, che sei rimasto un bambino dentro. Dopo circa un’ora decisi di riaccendere il telefono, per controllare se Tanya mi avesse chiamato, ma niente da fare, nemmeno uno straccio di messaggio. Tentai immediatamente di chiamarla, una, dieci, venti volte ma a rispondermi era sempre la voce della segreteria. Ero totalmente fuori di testa e, d’istinto, spensi il telefonino con l’intenzione di non riaccenderlo fino al giorno dopo. E che cavolo, sarà anche stata una magra soddisfazione, ma almeno l’avrei ripagata con la stessa moneta! Una volta rientrato a casa cominciai a far scorrere l’acqua per riempire la vasca, nel frattempo mi spogliai, buttando i vestiti sulla sedia che avevo vicino al letto. Ero distrutto, e dovevo assolutamente cercare di distendere i nervi. L’acqua calda nella quale mi ero immerso mi cullava dolcemente, i movimenti che facevo con la spugna diventavano sempre più lenti, sentivo gli occhi che stavano per chiudersi,ero così stanco e stressato.

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