Uno

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"Sara sbrigati." sbraita la mia migliore amica Giada.
"Si, arrivo, arrivo." sbuffo e prendo lo zaino con il cellulare e scendo le scale. "Quanta fretta eh che cazzo." scendo le scale legando i capelli.
"Ti faccio presente che siamo in ritardo il primo giorno di scuola." scandisce le ultime parole e mi prende il polso trascinandomi fuori di casa, lasciandosi chiudere la porta alle spalle.
"Quanti problemi ti fai, Giada. Marini la scuola per una settimana intera e poi ti preoccupi se arrivi tardi il primo giorno." mi accendo una sigaretta e noto che mi sta fulminando con lo sguardo.
"Che stronza che sei eh." accelera il passo lasciandomi indietro.
"Ma mi vuoi bene lo stesso." sorrido e si gira fermandosi. Giada è la mia migliore amica da quando eravamo piccole, era la mia vicina di casa e la mia compagna di giochi. All'inizio ci odiavamo a morte perché continuavamo a rubarci i giochi a vicenda ma con il passare del tempo l'odio è diventato vera e propria amicizia e nessuno poteva dividerci. Capitava spesso, all'età di dieci anni, che molti ragazzi mi prendevano in giro perché ero rotonda come una polpetta mentre lei era magrissima. Li rincorreva per tutto il quartiere finché loro non si stancavano e li riempiva tutti di sberle, a tal punto che tornava da me con le mani rosse.
"Si ma adesso cammina." arrivo di fianco a lei e mi prende per il polso correndo.
"Si oh ma adesso rallenta." urlo cercando di non inciampare e mantenendo lo zaino.
Arriviamo fuori al cancello della scuola con il fiatone e maledico mentalmente Giada che al contrario di me sorride come una bambina di cinque anni davanti ad una montagna di caramelle.
"Tanta fretta e la campanella non è ancora suonata. Perché hai fatto tutto questo casino?" riprendo fiato appoggiandomi al muro della scuola.
"Ehm, okay te lo dico. Matteo si è appena lasciato con Cristina e Cristina è furiosa con lui ma Matteo non vuole proprio sapere di tornare con lei. Sai che ho un debole per Matteo." dice tutto ad un fiato fissando poco lontano da noi. Piego la testa a destra e fisso Matteo. È carino, sì ma mi sa tanto di coglione. Scuoto la testa levandomi dalla testa l'immagine di Giada con quell'essere.
"Non so cosa ci trovi di tanto bello in lui. È solo un ragazzo comune." dico indicandolo e indicando gli altri ragazzi sparsi nel cortile.
"Eh? Scherzi, vero? È il più popolare della scuola e tutte cadono ai suoi piedi. Ha un bel corpo e gioca a pallavolo." mi gratto la nuca per la vergogna. Ha urlato come se non ci fosse nessuno. Cogliona. "Ho urlato, vero?" dice abbassando lo sguardo. Annuisco e trattengo una risata.
"Andiamo dentro, ti prego." la tiro con il polso dentro scuola mentre lei sbuffa. Deve imparare a controllare il volume della voce se non vuole fare altre figure di merda. Suona la campanella. Il primo giorno di scuola è decisamente cominciato.

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Cinque fottute ore di completa noia.
"Ti va di venire a casa mia? Dobbiamo parlare tantissimo. Devo ancora raccontati tutto di Matteo e Cristina." dice emozionata stritolandomi un braccio.
"Okay ma lascia la presa che tra poco lo stacchi il braccio." dico levando la sua mando dal mio braccio.
"Oh, scusa." dice grattandosi la nuca e guarddandosi la punta delle scarpe.
"Cammina, idiota." dico attraversando la strada.
"Sempre fine tu eh." urla attraversando anche lei. Ovviamente correndo e non badando alle macchine.
Scuoto la testa e poggio una mano in faccia. A volte mi spaventa il suo comportamento. È sempre così spontanea e fa sempre di testa sua e a volte è troppo distratta.
"Muoviti." dice mostrandomi uno dei suoi sorrisi.
"Si, eccomi." ricambio il sorriso e le metto un braccio sulle spalle.

•Il cugino della mia migliore amica•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora