Diciotto.

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È da una settimana e mezza che non vedo Mirko, da quel maledetto sabato. Non apre la porta a nessuno, nemmeno a sua zia e a Giada. Quando passo davanti alla sua porta non posso fare a meno che fermarmi lì e parlare con lui, anche se non risponde mai. Gli dico che mi manca e che manca a tutti, gli dico che Andrea non vuole vederlo così, gli dico che sua zia è triste e non fa altro che parlare di lui, che suo zio vuole di nuovo il suo campione e che Giada ha bisogno di suo cugino, che mio fratello chiede sempre di lui. In questa settimana non ho fatto altro che pensare a lui e alla sua voce, ogni notte non faccio che pensare a lui e a volte mi viene da piangere. Mi viene da piangere perché ho bisogno di lui, delle sue cazzate e dei suoi continui lamenti per tutto. Sento che quando non c'è lui con me, mi sento vuota, sola, triste e incapace di combattere.

Mirko Pov's
È da una settimana e mezza che non esco da camera mia. Ogni giorno i miei zii e Giada vengono a bussare alla porta e mi dicono che manco a tutti. Anche Sara viene, viene e mi parla. E quando sento la sua voce mi alzo dal letto e vado vicino alla porta, ci poggio una mano sopra e l'ascolto. Ascolto tutto quello che dice senza mai stufarmi della sua voce. Mi racconta di tutto, mi dice che le manco e che Giada ha bisogno di me. Mi dice che Andrea non vorrebbe mai vedermi così. Quando mi parla di Andrea perdo un battito e mi accascio alla porta, metto la testa tra le gambe e singhiozzo in silenzio. In questi casi ho un bisogno disperato di lui, della sua voce e di un suo sorriso. Mi sento in colpa perché quando è morto cercava me ed io non ero lì. Se non mi fossi cacciato nei casini, niente sarebbe successo. Io non sarei qui, Andrea non sarebbe morto e non avrei fatto preoccupare nessuno. Sara continua a parlare ma io ho smesso di ascoltarla e mi dispiace, perché ogni volta che viene mi riprometto che sta volta ascolto tutto quello che dirà ma poi non lo faccio mai. Non la sento parlare più. Mi alzo torno con la testa vicino alla porta, sussurro il suo nome e poi appoggio la fronte alla porta e tiro su col naso. Mia zia più tardi mi porterà la cena e io aspetto un po', finché i rumori spariscono del tutto. Apro la porta e prendo il vassoio che poi rimetterò fuori la porta verso l'una di notte, quando tutti dormono. Mangio circondato dal silenzio e dalla solitudine. Mi guardo intorno e sospiro. Mi mancano tutti, soprattutto Sara. Quando non sto con lei, mi sento perso e morto.

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