Sara Pov's
Ho visto il tramonto e mi stavo emozionando. Non è stato il mio primo, no ne ho visti tantissimi ma mai così belli. La cosa che più mi ha emozionata è il fatto che accanto a me ci fosse Mirko e per la prima volta ho ceduto alla tentazione e ho scattato alcune fotografie, cosa che di solito non faccio. Abbiamo parlato un po' della situazione attuale, della sua rinascita e di conseguenza della mia. È bello avere il tramonto a portata di mano, fuori casa e in mezzo alla natura. Era meraviglioso come il cielo mutasse di colore in continuazione, come si colorasse di quel rosa che piace tanto a me, a come gli uccelli giocassero tra le nuvole lavanda, a come fosse semplice e vicina la linea di confine. Era un po' quel tramonto da film, con i felponi e i pensieri rivolti a qualcuno ed anche questa volta gliel'ho dedicato ma principalmente l'ho dedicato a me stessa e alla mia famiglia, le cose più importanti della mia vita. Non è la prima volta che quando mi capita di parlare del tramonto o dell'alba la gente mi dica "sei dolce" cosa strana da sentire eppure così rassicurante, mi fa sentire una persona migliore.*
"Sara." mi richiama Mirko che mi scuote dolcemente. "Mi stai ascoltando?" mi chiede con le sopracciglia alzate.
"Ehm seriamente no, mi sono persa." dico diventando tutta rossa e grattandomi un braccio.
"Ti stavo dicendo che questo è il tramonto più bello che abbia mai visto prima. È veramente unico e poi il mare che si muove lentamente e le onde che si infrangono contro gli scogli è una cosa bellissima, unica nel suo genere." dice lui con occhi luminosi. Mi riempie di felicità sapere che lui prova le stesse cose che provo io guardando questo stupendo paesaggio. Sorrido e gli stringo la mano.
"Hai ragione, è bellissimo. Lo stavo pensando anche io, sai." dico e sospiro profondamente. Lascia la mia mano e annuisce da solo. A volte quando fa così mi rende triste, perché so che pensa ad Andrea a mi si stringe il cuore. Lui non piange, ma soffre tanto e so che è brutto perdere una persona a cui si tiene tanto.
"Giorni fa ho augurato ad Andrea di fare un buon viaggio, visto che lui è partito per un lungo viaggio." dice guardandomi negli occhi. Mi si stringe il cuore ancora di più e non riesco a dire una parola. "Dopo domani sarà il suo ottavo mesiversario da quando è morto, e la settimana prossima avrebbe compiuto diciannove anni." continua con gli occhi lucidi, si abbassa la manica della felpa e si asciuga una lacrima che è scappata senza che lui se ne fosse reso conto.
"So come ti senti, quando avevo tredici anni ho perso mia nonna. Era la mia migliore amica dopo Giada, a lei raccontavo tutto e mi sentivo una bambina felice quando ero con lei,mi sentivo bene anche quando stavo male. Mi prendeva sulle sue ginocchia e mi accarezzava i capelli e mi diceva che piangere faceva bene, che ti toglieva un peso di dosso, che piangere non voleva dire debolezza ma voleva dire fiducia. Lei diceva che quando piangi davanti a qualcuno è perché ti fidi di lui, perché sei consapevole che lui ci sarà quando il mondo ti cadrà addosso e così mi facevo scappare qualche lacrima e io mi stringevo nel suo maglione e piangevo tantissimo. Lei mi stringeva forte, diceva che tutto sarebbe finito e che prima o poi il bene sarebbe arrivato e avrebbe sconfitto il male." dico guardando il mare e stringendomi nella felpa, faccio un mezzo sorriso e lo guardo.
"E poi che è successo?" mi chiede Mirko titubante, forse per la paura di essere troppo invadente, ma non lo è, lui è unico.
"Si ammalò di leucemia quando io avevo dodici anni, ma era sempre la stessa donna di quando stava bene. Lei non mi disse che stava male, continuava a sorridere e a scherzare. Comunicò a perdere i capelli e lei metteva delle bandane dicendo che le metteva perché ultimamente si stava dedicando al giardinaggio e che le bandane le usava per sentirsi più campagnola, ma invece le metteva per non far vedere i capelli mancanti. Io le credevo perché sapevo che nonna non mi avrebbe mai detto una bugia e così io compii tredici anni e due settimane dopo nonna si aggravò moltissimo e solo dopo due giorni di ricovero in ospedale morì. Non mi capacitai della sua morte, non volevo accettarlo, non potevo credere che nonna fosse morta, che una stupida malattia si fosse portata via la mia nonnina e che niente e nessuno mi avrebbe riportato dietro i bei momenti con lei." concludo con gli occhi lucidi, con le mani torturate. Lui mi mette una mano dietro alla schiena e mi sorride.
"Vieni qua, abbracciami." dice con un sorriso, non me lo faccio ripetere due volte. "Dobbiamo essere forti, per tua nonna e per Andrea, adesso loro stanno bene e anche non dobbiamo essere felici." dice con la testa sulla mia spalla. Annuisco e gli lascio un bacio abbastanza lungo, sospiro e mi alzo. Lui fa lo stesso e torniamo a casa, mano nella mano, come ho sempre desiderato.Spazio Autrice
Lì dove c'è l'asterisco è perché quella parte l'ho presa da una ragazza che ha scritto quella cosa su facebook, mi è piaciuta troppo e l'ho voluta usare come inizio di questo capitolo. Ve lo dico perché poi non voglio che la gente pensi che io rubo le frasi ad altre persone, anche perché questa è la primissima volta in assoluto. Detto questo, ciao e grazie. ❤⚓ {ovviamente l'ho modificata un pochino}
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•Il cugino della mia migliore amica•
RomanceBen dieci anni senza vedersi. Dieci anni in cui molte cose sono cambiate. Dieci anni in cui entrambi sono cresciuti, cambiati, migliorati ma comunque non si sono mai dimenticati a vicenda. Sara e Mirko, completamente diversi fra di loro uniti da un...