Diciannove.

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Sara Pov's
Domani è la vigilia di Natale e sarà il natale più brutto della mia vita. I miei hanno chiesto ai genitori di Giada se volessero ancora passarla con noi e loro hanno detto di sì e che non avevano voglia e le forze per stare da soli a Natale.
"Ehi vieni." dice Giada posandomi una mano sulla spalla. Ho detto a Mirko che domani è la vigilia e che la passeremo qui. Cerco di cacciare via le lacrime e torno in camera di Giada. Mirko non si degna di uscire da quella camera e tutti ormai hanno perso le speranze e Giada addirittura dice che morirà lì dentro da solo. Rido a quella frase perché Mirko non morirà ora, lui è forte ed è capace di cavarsela da solo.

Mirko Pov's
Oggi Sara mi ha detto che passeranno le vacanze di Natale qui e che Giada ripete che morirò chiuso qui dentro, mi dice che lei ride e che non morirò mai da solo perché io sono forte e ne uscirò da questa strana storia. Sorrido e mi soffermo sulla sua voce. È così diversa che quasi non la riconosco più, è roca e più dura. Mi siedo sul letto e decido di farla finita e che non posso continuare cosi a lungo. Devo uscire da qui dentro e affrontare gli altri, vedere il mondo al di fuori di questa stanza vuota e silenziosa.

Sara Pov's
Apro gli occhi e guardo la finestra, sta nevicando. Prendo il telefono e vedo la data, 24-12. Anche quest'anno giunge al termine e spero che l'anno nuovo non sia come questo. Mi alzo e scendo in cucina, accolta dal profumo dei biscotti di mamma.
"Buongiorno, amore mio e buona vigilia." dice mio padre dandomi un bacio sulla fronte.
"Anche a te." dico sorridendo.
"Buona vigilia, sorella."dice mio fratello mangiando i biscotti.
"Grazie, anche a te. Buona vigilia mamma." dico dandole un bacio su una guancia.
"Anche a te." dice abbracciandomi. "Ora mangiamo i biscotti." dice lei portando un vassoio colmo di biscotti.
"Allora, Mirko non è ancora uscito da quella camera?" chiede papà prendendo un biscotto. Sentire quel nome mi distrugge, mi si spezza il cuore e mi viene da piangere.
"No." dico fredda. Papà capisce che non mi va di parlare di lui e mi prende la mano.
"Non volevo." dice carezzando la mano. Le lacrime cercano di uscire ma io sono più forte e non piango.
"Non ti preoccupare." dico con un mezzo sorriso. Prendo un biscotto e lo mangio, sono quelli che vengono meglio a mamma.

Mancano ancora dieci minuti e poi andremo da Giada. Adesso sono chiusa in bagno a provare di mettere un filo di mascara decentemente e senza sporcarmi. Sorrido soddisfatta e esco dal bagno mettendo i tacchi neri che indosso sole nelle occasioni importanti. Ho messo il vestito che comprai con Giada poco tempo fa, quello rosso scuro. Mi guardo un'ultima volta allo specchio e sospiro. Se non fosse per il fatto che sono a pezzi e che sono stanca di tutto,  sarei la ragazza più bella e felice del mondo in questo momento.
"Sara sei pronta?" bussa piano mio fratello alla porta ed entra. Lo guardo e annuisco.
"Sì." dico prendendo la borsetta dal letto e aggiustando i capelli. Mi sento un idiota con i capelli blu, sono una ragazza elegante in questo momento e quello che spicca di più sono i capelli che non c'entrano niente con il look.
"Sei bellissima." dice mio fratello prendendo la mia mano.
"Anche tu." dico sorridendo.

Papà bussa alla porta dei genitori si Giada e aspettiamo che qualcuno arrivi. Dopo poco arriva ad aprirci il padre di Giada con tutta la sua eleganza e con un sorriso a trentadue denti.
"Buonasera, e buona vigilia." dice mio padre salutando. Noi sorridiamo ed entriamo in casa.
"Questi sono un pensierino per voi." dice mia madre dando un vassoio colmo di biscotti al padre di Giada.
"Grazie, accomodatevi pure." dice indicando i divani. Divani che io e Giada abbiamo consumato con le lotte di cuscini e la maratona di film. Sorrido e mi siedo vicino a mio fratello.
"Giada?" chiedo al padre.
"Di sopra." dice sorridendo.
"Vi dispiace se vado da lei?" chiedo timorosa.
"No, fai pure." dice suo padre e continua a parlare con papà.
Salgo le scale piano e poi arrivo alla porta di Mirko. Mi fermo solo un minuto ma non parlo, non faccio niente. Sto solo ferma a guardare la porta.
"Sara." dice Giada correndo da me.
"Giada, sei bellissima." le dico e noto che indossa anche lei il vestito come il mio. Telepatia.
"Anche tu." mi abbraccia forte e io sorrido.
"Andiamo giù, ci stanno aspettando." dico e prendo la sua mano scendendo le scale.

Mirko Pov's
"Andiamo giù, ci stanno aspettando." dice Sara e poi non sento più rumori. Mi sposto dalla porta e sospiro. Chiudo i bottoni della camicia e metto la giacca, indosso lo smoking che indossai ad una festa elegante pochi mesi fa. Mi guardo allo specchio e sospiro di nuovo.
"Posso farcela." sussurro alla mia sagoma riflessa nello specchio. "Posso farcela. Devo solo girare la chiave  della porta e scendere le scale." dico avvicinandomi alla porta. "Posso farcela. Dai Mirko, apri questa cazzo di porta e scendi le scale. Devi uscire da questa cazzo di camera." mi dico e apro la porta. Dal salone si sentono molte voci e anche la risata di Sara che non ho mai dimenticato. Scendo le scale e sorrido. Scendo l'ultimo gradino con il cuore in gola e poi mi affaccio alla porta della sala da pranzo dove tutti stanno parlando. Manu mi nota e poi tutti gli altri. Cala il silenzio. "Mirko, amore mio." dice mia zia posando il piatto e venendo da ma abbracciandomi. "Mi sei mancato troppo." stringe più forte e io ricambio.
"Anche tu zia." dico sorridendo.
"Mirko." dice Giada avvicinandosi e stringendomi in un lungo abbraccio. Mio zio sorride e fa un cenno con la testa. Sorrido e ricambio.
"Amico mio." si avvicina Manu e mi da una pacca sulla spalla. Sorrido e poi guardo gli altri. I genitori di Sara sorridono felici e io li guardo, mostrando loro un sorriso a trentadue denti. Sara non si è girata, non mi ha guardato nemmeno una volta. Io vorrei abbracciarla e darle un bacio, vorrei dirle che mi è mancata tanto. Ma non posso farlo se lei non vuole.

"Sara posso parlarti?" trovo il coraggio e gli chiedo di parlare.
"Dimmi." dice lei guardandomi. Nei suoi occhi leggo tanta tristezza e stanchezza che in parte è dovuto a me.
"Vieni." gli dico e le prendo la mano. La porto in camera mia, dove possiamo parlare tranquillamente.
"Cosa vuoi?" mi chiede fredda. La guardo negli occhi e lei non fa lo stesso.
"Mi sei mancata tanto." la guardo negli occhi e mi massacro le mani.
"Ti sono mancata? Dici sul serio?" dice lei guardandomi finalmente negli occhi.
"Sì, mi siete mancati tutti." dico sorridendo.
"E allora perché non aprivi questa cazzo di porta a nessuno?! Ti rendi conto di quanto male ci hai causato?!" urla lei e fa un passo avanti.
"P-" mi stoppa subito e mi guarda negli occhi.
"Sta zitto, ti prego. Hai fatto soffrire tutti. Tua zia non smetteva di parlare di te e aggiungeva sempre un piatto in più, sperando che tu saresti sceso e avresti mangiato con loro. Giada era talmente abbattuta che diceva che saresti morto e lei non ti avrebbe più visto. Io venivo tutti i giorni e ti parlavo, ti dicevo di tutto e speravo che avresti aperto la porta e mi avresti abbracciato forte. Rimanevo vicino alla porta e piangevo piano. Ci sono state notti che ho dormito qui, con tua cugina perché lei aveva bisogno di me. Mi mettevo vicino alla porta e piangevo e sussurravo che mi mancavi. Giada aveva bisogno di me, io avevo bisogno di te. Avevo bisogno di vederti e di abbracciarti. Sono stata malissimo queste due settimane che nemmeno immagini. Mi chiudevo in camera e piangevo. Volevo abbracciarti. Sentire la tua voce e il tuo profumo. Stringerti forte e dirti che tutto sarebbe andato bene. Avrei voluto baciarti e dirti che ti amavo, che lo avrei fatto per sempre. Ti avrei amato per tutta la vita, superando tutto con te." dice con le lacrime che le rigano il volto, si asciuga una lacrima e mi guarda. Scoppia in in pianto liberatorio e si accascia alla porta. Mi avvicino a lei e l'abbraccio. "Lasciami, sei solo un egoista. Hai pensato solo al tuo di male ma al nostro non chi hai mai pensato." dice dandomi un cazzotto.
"Io sentivo tutto, sentivo la zia parlare e anche a Giada sentivo. Sentivo te che mi dicevi tutto. Ti sentivo piangere all'una di notte e io mi accasciavo alla porta e dicevo che ti amavo. Dicevo che mi mancavi. Ti ascoltavo in silenzio e poi quando mi dicevi che ti mancavo, il mio cuore si spezzava e dicevo che ti amavo. Lo dicevo piano perché non avevo voce e forze. Tu mi facevi compagnia e io mi sentivo felice quando venivi e mi parlavi. In quel momento non ero solo, c'eri tu con me." dico carezzandole i capelli. Lei si abbandona sul mio petto e continua a piangere.
"Perché non hai aperto la porta e mi dicevi che mi amavi?" mi chiede.
"Perché mi sentivo malissimo. Avevo bisogno di superare la morte di Andrea e non riuscivo a parlare con nessuno. Tutta la gente che mi guardava con gli occhi pieni di pena, mi ferivano e mi facevano stare solo male. Appena arrivai a casa dopo quella notte, zia mi guardò con gli occhi lucidi e io in quegli occhi leggevo solo una grandissima pena. Odiavo che la gente provava pena per me e così mi chiusi in camera a pensare e poi ci sono rimasto due settimane e ti giuro che mi pento di tutto. Ho capito che avete sofferto tutti e mi dispiace, adesso sono qui e voglio rimanerci per sempre. Con voi. Con te." dico abbracciandola.
"Ti amo." dice lei tirando su col naso.
"Anche io ti amo." dico e la bacio. Volevo farlo da tanto. Volevo baciarla da due settimane e tenerla stretta a me così. Lei mi abbraccia e smette si piangere. Sussurra un 'ti amo' e poi mi sorride. Sono tornato, Mirko è tornato.

•Il cugino della mia migliore amica•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora