"Stai piangendo?", mi chiese Liam, quando mi affiancò con la sua auto.
Mi asciugai in fretta le lacrime e scossi la testa, cercando di sorridere al meglio.
"No, sarà...".
"Il vento, già. Trova un'altra scusa, questa è vecchia", disse, guardandomi, incoraggiante.
Alzai le spalle e lui capì che non ne volevo parlare.
"Dai, salta su, ti porto a casa".
Obbedii e mi accoccolai sul sedile, mentre lui ripartiva.
"Allora...magari adesso non è il momento, ma stasera ci sarebbe una festa fuori Londra e...".
"Voglio venire!", esclamai, interrompendolo.
Lui si voltò a guardarmi, dapprima confuso, ma poi sorrise.
"Oh, grande! Allora ti va bene se passo a prenderti alle otto?", chiese, senza smettere di sorridere, mentre tornava a guardare la strada.
"Perfetto", risposi, decisa ad eliminare per sempre Zayn dalla mia vita."Wow, c'è davvero tanta gente!", esclamai, guardandomi intorno.
Liam mi sorrise, annuendo.
Eravamo in una specie di giardino, o, meglio, era un bosco: c'era un falò enorme, che illuminava tutto intorno, insieme a qualche torcia legata agli alberi e qualche lucina festiva che pendeva sulle nostre teste. La musica proveniva da un'auto con degli amplificatori di dimensioni pazzesche.
"Ci divertiremo, vedrai", mi disse il ragazzo, circondandomi le spalle con un braccio.
Rimasi un po' confusa da tutta quella improvvisa confidenza, ma lo lasciai fare, in fondo, mica mi era saltato addosso o cose così.
Mi guardai di nuovo intorno, mentre lui mi trascinava tra decine e decine di persone che ballavano, bevevano, urlavano, si baciavano. Ma soprattutto ridevano. Quella fu la cosa che mi colpì di più: tutti sembravano divertirsi da matti, non c'era una persona che non rideva, o, al minimo, sorrideva.
"Come mai sono tutti così allegri?", mi avvicinai all'orecchio di Liam- per quanto mi fosse possibile, dato che era molto più alto di me -perché la musica si faceva sempre più alta e avevo paura che non mi sentisse.
"Siamo ad una festa, è normale, non ti pare?", chiese, sorridendomi.
"Beh, mi sembrano un po' troppo su di giri, non è che sono fatti?", ipotizzai, stringendomi fra le braccia.
In effetti, sembravano proprio sotto sostanze.
"Ma figurati! Credi che ti porterei mai in un posto dove circola droga?", fece, afferrando un bicchiere che gli porse una ragazza.
Mi tranquillizzai e scossi la testa.
"No, scusa, è che non sono andata molte volte a delle feste...", dissi, alzando le spalle.
"Non importa, dai, vieni", fece, trascinandomi verso un tavolino in penombra.
Un ragazzo riccioluto era seduto su una sedia, con i piedi appoggiati sul tavolo e lo sguardo fisso sul cellulare.
"Ehi, Harry", lo salutò Liam.
Il ragazzo alzò lo sguardo e gli fece un veloce cenno con la testa per poi tornare al suo cellulare.
"Liam", disse, con voce bassa.
"Nuovo giocattolino?", aggiunse, disinteressato.
"Non sono un giocattolino. Mi chiamo Jane, testa di cazzo, e...".
Liam mi interruppe, dandomi il bicchiere che aveva preso prima dalla ragazza bionda.
"Tieni, io vado a cercare qualcosa per me. Torno subito, tu aspettami qui", disse, andandosene.
Rimasi ferma, col bicchiere in mano.
Poi, mi sedetti e odorai il contenuto del bicchiere: era birra.
Lo avvicinai alle labbra, ma la voce del riccio mi fece fermare.
"Oh, io non lo berrei, se fossi in te", disse, senza alzare la testa dal cellulare.
Roteai gli occhi.
"E perché no?", chiesi, sbuffando.
"Io non lo berrei, poi fai un po' tu", ribatté, alzando le spalle.
"E' soltanto birra".
"Soltanto birra, certo", ripeté, scuotendo la testa.
"Che vorresti dire? Che c'è dentro...qualcos'altro?", feci io, scrutando a fondo il liquido.
Finalmente, il ragazzo si degnò di alzare lo sguardo e i suoi occhi verde-smeraldo incontrarono i miei.
"Guardati intorno, principessa. Sono tutti sballati qui".
"Cosa? Ma Liam mi ha detto che...".
"Liam vuole solo portarti a letto", mi interruppe con naturalezza, tornando ad armeggiare con il celluare.
Rimasi ferma, cercando di realizzare la cosa.
"Eccomi", proprio in quel momento, tornò Liam.
"Tu! Tu, schifoso bastardo, mi hai mentito!", esclamai, alzandomi di scatto, per evitare che mi toccasse.
Liam si fece confuso, poi guardò Harry e sbuffò.
"Che cazzo le hai detto?", sbottò.
Il riccio fece un mezzo sorriso.
"Non parlare come se non fossi qui! Mi hai portato ad una festa di drogati e volevi perfino drogarmi per scoparmi! Basta, me ne vado", gridai, fuori di me, iniziando a camminare velocemente.
Liam mi seguì.
"Jane, dai, fermati...", sussurrò, affiancandomi.
"Lasciami in pace!", esclamai, stringendomi tra le braccia.
"Senti, mi dispiace!", ribatté lui, bloccandomi per un braccio.
"Ti dispiace? Mi ci pulisco il culo con le tue scuse del cazzo! Adesso lasciami", ringhiai, divincolandomi dalla sua presa e ricominciando a camminare.
"Dove vuoi andare? Casa tua è a un'ora di auto da qui!".
"Non mi importa!", gridai, avventrandomi nei boschi.
"Jane, Jane, cazzo, aspetta!", esclamò, bloccandomi di nuovo.
"Sono stato uno stronzo, lo so, ma...".
"Uno stronzo? Uno stronzo? Tu non sei stato uno stronzo, ma molto peggio. Mi hai mentito su una cosa del genere e volevi anche drogarmi o chissà cosa. Non...non saprei come cazzo definirti!", sbottai, cercando, inutilmente, di liberarmi dalla sua presa.
"E lasciami, cazzo!".
Obbedì e alzò le mani, indietreggiando appena.
"Ok, scusa. Io...lo so, non avrei dovuto, ma ti ho vista così giù, insomma, tutte le volte che ci siamo incontrati stavi piangendo. Ho soltanto pensato che, per una notte, volessi dimenticare tutto e divertirti", disse, incrociando le braccia e guardandomi con una faccia da cane bastonato.
Sospirai.
"Vorrei dimenticare tutto, ma non così", dissi, scuotendo la testa.
"Va bene...pensavo solo che, per una volta, ti avrebbe tirata su...non è neanche molto forte...è una cosa leggera e...".
Corrugai la fronte e abbassai gli occhi, per terra, senza più ascoltarlo.
Dopotutto, Liam aveva ragione.
Sarebbe stata soltanto una volta e volevo davvero staccare la spina per un attimo. Ero troppo stressata.
"E' davvero roba leggera?", chiesi, interrompendo qualsiasi cosa stesse dicendo.
Lui si bloccò di colpo, sorpreso dal mio improvviso interesse, ma poi annuì velocemente con la testa.
"Sì, sì...non è niente di che", disse, sorridendomi.
"Ok, ci sto. Sì, al diavolo tutto", commentai, tornando alla festa."E' tutto così bello...il mondo intorno a noi...cioè...guarda gli alberi...come sono verdi", mormorai, sorridendo come un'ebete a Liam, che ricambiò il sorriso.
Non so quante pasticche avevamo mandato giù con l'alcool, ma mi sentivo davvero euforica.
"Sono...sono alberi", ribatté lui, annuendo.
Io scoppiai a ridere e caddi all'indietro, ma delle braccia evitarono che mi ritrovassi per terra.
"Sei andata, tesoro, non ti reggi in piedi", sussurrò una voce familiare al mio orecchio.
"Noo, sto benissimo", mi lamentai, cercando di divincolarmi dalla sua presa.
"Dai, Harry, non vedi che ci stiamo divertendo?", commentò Liam, ridendo.
"Siete fatti tutti e due, muovete il culo, vi porto a casa".
"Noo", esclamammo in coro io e il castano.
Harry sbuffò e mi mise sulle spalle, senza doversi sforzare troppo, poi si voltò a fissare Liam, ignorando i miei deboli 'fammi scendere', accompagnati ad assurde risatine.
"Tu vieni da solo o devo prendere anche te?", chiese, spazientito.
Liam ridacchiò e lo seguì, barcollando.
Harry mi caricò su un'auto nera, sul posto accanto al guidatore e Liam fece per salire accanto a me, ma il riccio lo bloccò con una mano sul petto.
"Non ci pensare neanche", sbottò, indicandogli i sedili posteriori.
Liam rise e si sedette dietro.
"Volevi guidare?", chiesi io, scoppiando poi a ridere.
Lui mi guardò e rise con me.
Viaggiammo per un bel po', Liam dormiva, scomodamente sdraiato sui sedili posteriori.
Io non avevo per niente sonno, cominciavo a sentirmi strana, non ero più molto euforica.
Poi, passammo davanti a casa di Zayn e, non so per quale folle motivo, ma urlai a Harry di fermarsi.
Lui obbedì, confuso, osservando la casa davanti a sé.
"Abiti qui?", chiese, corrugando la fronte.
Io, di tutta risposta, mugolai qualcosa di incomprensibile e aprii la portiera della macchina.
"Ciao", riuscii a biascicare, uscendo.
"Stai attenta", mi rispose Harry e ripartì soltanto quando fui arrivata alla porta.
Bussai più forte che potevo, anche se la mia forza non era parecchia, in quel momento.
E Zayn mi aprì, scocciato.
Ma non ebbe il tempo di riconoscermi, che entrai in casa sua, facendo una giravolta che mi fece quasi cadere rovinosamente a terra.
"Adoro questo posto", commentai, sorridendo come un'ebete.
Zayn corrugò la fronte e mi guardò, dopo aver chiuso la porta.
"Che ci fai qui? Sai almeno che cazzo di ore sono?", sbottò, guardando l'orologio che segnava le due.
"Volevo soltanto...", lasciai la frase in sospeso, anche perché non sapevo di preciso cosa volessi fare. Forse, era stata la droga a guidarmi da lui.
Risi a quel pensiero.
"Jane?", mi chiamò lui, sempre più confuso.
"Viva il Tennessee!", gridai, facendo un salto, sbilanciandomi in avanti.
Non caddi perché Zayn fu veloce e mi prese tra le braccia.
Alzai lentamente il viso verso il suo, specchiandomi nei suoi meravigliosi occhi e sorrisi.
"Ti amo, Zayn Malik", mormorai, sfiorandogli la guancia.
"Sei...fatta", commentò lui, assottigliando gli occhi.
"Noo...", risposi, sorridendo e allontanandomi da lui, canticchiando.
"Sì, sei fatta, cazzo", sbottò, afferrandomi per un polso e tirandomi verso di lui.
Mi bloccò con forza il viso tra le mani e mi guardò negli occhi.
"Sei fatta", ripeté, sconvolto.
"Non è vero! Lasciami!", esclamai, infastidita, spingendolo.
Lui obbedì e io indietreggiai, cadendo contro lo schienale del divano.
Gemetti appena e mi toccai la testa, che iniziava a scoppiarmi.
Zayn si chinò per guardarmi negli occhi.
"Tutto ok?", chiese, e mi sembrò quasi premuroso.
Non risposi, appoggiai la testa allo schienale del divano, mentre alcune lacrime mi solcavano il volto.
"Io non volevo...non...lo so...io...volevo...tu...tu sei così bello", sussurrai, sentendo le palpebre sempre più pesanti, ma senza, comunque, smettere di guardarlo.
Zayn fece schioccare la lingua e mi sollevò delicatamente da terra.
Appoggiai la testa al suo petto e lasciai che il sonno mi portasse via.
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wrong z.m
FanfictionTRATTO DALLA STORIA. "[...] La verità è questa, Jane, io ho paura. Ho così tanta paura". Irrigidì la mascella e si voltò verso la lavagna. Poi, sospirò. Mi ci volle qualche minuto per realizzare tutto, ma poi sorrisi e intrecciai le mie dita con le...