16.Un passato che ferisce sempre come allora.

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"Tesoro, puoi rispondere tu?", gridò mia madre dal bagno, appena qualcuno bussò alla porta.
"Sì!", risposi, appoggiando la tazza di té sul tavolo e correndo alla porta.
Quando aprii, mi ritrovai Harry davanti.
"Wow", commentai, piegando la testa di lato e incrociando le braccia al petto.
"Con che coraggio ti presenti a casa mia?", ringhiai, assottigliando gli occhi.
Harry non si scompose minimamente, non cambiò espressione, né si mosse.
Restò a guardarmi con i suoi occhi verdi, che mai, prima, avevo visto così freddi e duri.
"Credo di aver esagerato, ieri. Ero furioso".
Annuii debolmente e mi misi a fissare il tappeto ai suoi piedi.
"Ma non vuoi che torniamo a frequentarci, giusto?", capii, passandomi la lingua sulle labbra.
"Posso entrare?", continuò lui, senza rispondermi.
Alzai la testa e lo fissai per qualche secondo, prima di spostarmi per farlo passare.
"Ci sono alcune cose che devi sapere", mi disse, appena entrammo in camera mia.
Presi un lungo respiro e lo invitai a sedersi sul letto, vicino a me.
"Bene, allora. Parla".
Harry si morse l'interno guancia e scrutò per un attimo il soffitto, forse, riordinando i pensieri in testa.
Aspettai pazientemente che trovasse le parole.
"Quando incontrai Dana per la prima volta...ero ancora un bambino. Ero caduto perché dei ragazzini più grandi di me mi avevano fatto lo sgambetto; mi prendevano in giro e ridevano di me e io non ero come ora, ero debole, non sapevo difendermi e me ne stavo lì, fermo, a piangere e a sperare che se ne andassero e mi lasciassero in pace. E poi...arrivò lei".
Harry si lasciò andare ad un sorriso malinconico e riprese.
"Oh, lei era coraggiosa e forte e non sopportava le ingiustizie: si piazzò davanti a quei bambini e gli urlò contro finché non se ne andarono. Da quel giorno, diventammo amici: giocavamo sempre insieme, condividevamo tutto, avevamo anche un nascondiglio segreto", si fermò di nuovo per abbozzare un altro sorriso.
Io continuai a guardarlo, curiosa, e allo stesso tempo, senza capire quello a cui volesse arrivare.
"Poi, crescemmo e io andai alle superiori, senza di lei perché aveva un anno meno. Lì conobbi Zayn: non era il ragazzo che hai conosciuto tu, non era così triste e vuoto, anzi, era raro vederlo senza il sorriso. Era ambizioso, studioso, atletico, divertente, solare. Non ci mise molto a farsi notare e ben presto entrò nella squadra di football della scuola, assicurandosi un posto tra i più popolari. Quando successe, ero felice per lui, ma pensavo che quella sarebbe stata la fine della nostra amicizia...e invece...mi aiutò a entrare in squadra. Diventammo inseparabili, tutti sapevano che ovunque andasse Zayn Malik, ci sarei stato anche io e viceversa. Quando hai un legame così forte con qualcuno, sei sicuro che non si spezzerà mai", disse, sospirando.
Si voltò a guardarmi e io accennai un piccolo sorriso.
"L'anno dopo, arrivò anche Dana e io mi sentivo scoppiare dalla gioia: avrei avuto entrambi i miei migliori amici con me, sempre. Euforico, la presentai a Zayn e fu un attimo: nel momento in cui i loro occhi si incrociarono e i loro sorrisi si aprirono all'unisono, capii, egoisticamente, di aver fatto una grande cazzata. In meno di un mese, si misero insieme. Non mi esclusero dal gruppo, no. Ma io mi sentii comunque abbandonato perché sapevo, perché sentivo che se anche io me ne fossi andato, loro sarebbero stati felici lo stesso".
Harry scosse la testa e strinse la coperta sotto di sé.
"Continuai comunque a frequentarli ed ero contento con loro, anche se non come prima. Ogni volta che si abbracciavano o si baciavano avevo la sensazione che tutto ciò fosse sbagliato, mi sentivo strano. Solo dopo qualche mese capii che tutte quelle emozioni, tutti quei sentimenti, non erano altro che effetti della gelosia. Zayn aveva ottenuto quello che io, inconsciamente, avevo desiderato dalla prima volta che avevo visto Dana", la voce gli si spezzò sul nome della ragazza e chinò leggermente il capo, stringendo i denti.
"Tu l'amavi", sussurrai io, schiudendo appena le labbra.
Harry scosse la testa.
"Io la amo, Jane. La amo ancora con tutto me stesso".
A sentire quelle parole, mi si inumidirono gli occhi e strinsi forte la sua mano.
"Poi che è successo?", lo invitai a continuare, senza lasciargli la mano.
Lui alzò la testa e si mise a fissare un punto indefinito sul muro.
"Un giorno, Dana aveva organizzato una festa e sia io sia Zayn le avevamo promesso che ci saremmo stati. Poi, però, Zayn ebbe un imprevisto a lavoro e dovette rinunciare alla festa. Dana era furiosa. Non l'avevo mai vista così arrabbiata, continuava a lamentarsi del fatto che Zayn non fosse venuto. Non riusciva a stare un attimo ferma e urlava continuamente, così le consigliai di bere qualcosa. In meno di mezz'ora ci ubriacammo e il mattino dopo, mi ritrovai nel suo letto, accanto a lei, completamente nudo".
Spalancai la bocca e lo fissai, incredula.
"Quindi...sei andato a letto con Dana", non era una domanda, la mia era un'affermazione vera e propria.
"E' stato un incidente. Una cosa che né io né lei volevamo. Lei era follemente innamorata di Zayn e io ero il suo migliore amico, non gli avrei mai fatto una cosa del genere da sobrio.
Non potevamo non dirglielo, non sarebbe stato giusto e non ce l'avremmo fatta nemmeno, così gli raccontammo tutto. Andò su tutte le furie e sapevo che avrebbe lasciato Dana se non avessi fatto qualcosa. Così gli dissi che era stata colpa mia, gli dissi che l'avevo convinta io a bere e ad ubriacarsi e che io non lo ero affatto. Non era la verità, ovviamente, ma tanto la nostra amicizia si sarebbe rovinata comunque, volevo almeno che il loro amore restasse intatto. Da quel momento, Zayn non mi parlò più e io cambiai scuola e non lo vidi più fino a quando la malattia di Dana si aggravò.
Passavamo ore, giorni, nella stessa stanza senza mai rivolgerci la parola, mentre Dana ci pregava di far pace, ma nemmeno lei riuscì a far cambiare idea a Zayn. Poi morì e io persi entrambi i miei amici".
Harry scoppiò nervosamente a piangere e io, nonostante fossi scioccata, gli saltai al collo e lo abbracciai forte.
Nonostante quello che aveva fatto si era comportato nobilmente, aveva sacrificato la sua amicizia con Zayn per Dana.
"Mi dispiace tanto, Harry", sussurrai, prendendogli il volto tra le mani.
Le lacrime gli avevano sghiacciato gli occhi, rendendoglieli di nuovo espressivi, anche se infinitamente tristi.
Appoggiò le sue mani sulle mie e le accarezzò appena, prima di bloccarmi delicatamente per i polsi e costringermi a toglierle dal suo viso.
"Capisci perché è meglio se non siamo amici? Zayn prova qualcosa per te e, nonostante tutto, io gli voglio ancora bene. Se succedesse di nuovo quello che è successo con Dana...".
"Non succederà", lo interruppi, sorridendogli.
"Jane, è stato tutto un imprevisto, ok? Pensi che Dana non fosse sicura come te che non sarebbe successo niente di tutto ciò? Ma è successo!", gridò, spaventandomi.
Mi alzai dal letto e indietreggiai appena.
"Ed è stata tutta colpa mia...", aggiunse, più calmo, coprendosi il viso con una mano.
"Avrei dovuto allontanarla, avrei dovuto...avrei dovuto...".
Harry si lasciò cadere sdraiato sul letto e sospirò.
"Non le ho neanche mai detto che mi dispiaceva. Mi sono scusato così tante volte con Zayn che non ho pensato a lei...non ho pensato a come potesse sentirsi. Oh, come vorrei averlo fatto!".
Mi avvicinai e mi sedetti vicino a lui, mentre si metteva anche lui seduto e mi guardava.
"Puoi ancora farlo", dissi, dandogli una pacca sulla spalla.
"Lei è morta, Jane", singhiozzò, scuotendo la testa.
"No. No, lei c'è ancora. E' proprio qui, la senti?", sussurrai, appoggiandogli una mano sul petto, in corrispondenza del cuore.
Harry mi guardò e schiuse le labbra.
"Sì...", continuai, sorridendogli.
"E' proprio qui".

Mi chinai per appoggiare una rosa bianca davanti alla tomba di Dana e poi indietreggiai accanto a Harry, che leggeva e rileggeva con attenzione quel nome sulla lapide.
Gli misi una mano dietro la schiena e lo spinsi in avanti.
Lo sentii sospirare, poi si chinò e sfiorò con le dita la pietra fredda.
"Ciao, Dana...", sussurrò, con voce tremolante.
"Vai avanti", lo incitai.
Lui fece schioccare la lingua e schizzò in piedi.
"No, no, mi sento stupido. Non può sentirmi, è morta", commentò, facendo per andarsene.
Lo bloccai per un polso e, quando mi guardò, scossi la testa.
"Ti sentirai sempre in colpa, se non lo farai. Meglio sentirsi stupidi per cinque minuti che in colpa per tutta la vita, no?".
Harry guardò me e poi la lapide, pensieroso.
Poi, sospirò e annuì debolmente.
"Hai ragione".
Si chinò di nuovo, fino ad inginocchiarsi.
"Mi manchi, sai?", esordì, lasciandosi andare ad un sorriso.
"E' passato tanto tempo, ma io non ho ancora colmato il vuoto che la tua assenza mi ha causato dentro. Eri tutto, per me, tu e Zayn mi avete cambiato la vita. E io mi sono, stupidamente, innamorato di te. Vederti con lui mi faceva soffrire, ma ero anche felice perché sorridevi. E poi ho rovinato tutto, quella sera ho distrutto tutto e non mi sono nemmeno mai scusato, non ti ho mai detto quanto mi dispiacesse. Ho sbagliato, ed ho sbagliato ancora. Mi dispiace, Dana. Mi dispiace davvero. Perdonami", disse, appoggiando una mano sulla lapide, mentre stringeva l'altra a pugno.
Si alzò un leggero venticello, quasi a significare la presenza di Dana.
Io e Harry ci guardammo intorno, poi lui si alzò e mi sorrise.
"Avevi ragione, adesso mi sento molto meglio", mi disse.
Mi avvicinai e lo abbracciai.
"Senti, io vado. Tu rimani un po' qui, da solo. Ne hai bisogno".
Lui annuì e si voltò di nuovo verso la lapide.

Bussai alla porta di Zayn.
"Ehi", mi salutò lui, appena aprì.
"Ciao", gli sorrisi, entrando.
"Ti ho chiamata, prima, ma non mi rispondevi".
"Sì, lo so. Non ho il cellulare con me. Senti, dobbiamo parlare", dissi, prendendolo per mano.
"Certo. Che succede?", chiese, sorridendomi.
Giocherellai un po' con la sua mano, intrecciando le sue dita con le mie, prima di rispondergli.
"Harry è venuto da me", sussurrai, alzando la testa per vedere la sua reazione.
"Cosa? E che voleva?".
"Mi ha detto perché avete litigato, mi ha detto perché tu lo odi", dissi.
Lui annuì.
"Ah, bene, la prima cosa giusta che fa", commentò, sedendosi sul divano.
"Non sono arrabbiata con lui, o delusa o altro. Anzi, penso che, dopo ciò che ha fatto, si sia comportato davvero bene".
Zayn alzò un sopracciglio e fece una smorfia di disappunto.
"Cosa?!".
Sospirai e mi sedetti vicino a lui, sfiorandogli la guancia con un dito.
"E' dispiaciuto...e quella notte, era ubriaco. Non te l'ha detto perché te la saresti presa con Dana e l'avresti lasciata. E lui non l'avrebbe sopportato", dissi, prendendolo per mano.
Il moro scoppiò a ridere. Ma era una risata amara, piena d'odio e di rancore.
"Non ci posso credere, si è preso gioco anche di te. Già dovevo sopportare Dana che mi supplicava di perdonarlo, adesso anche te?", sbottò, passandosi una mano tra i capelli.
"Era sincero, lo so. Perché non provi a perdonarlo?", sussurrai.
"Perdonarlo? Perdonarlo?", scattò, urlando.
Gli presi il volto tra le mani e lo baciai.
"No, no, no, no, no. Non ti arrabbiare, per favore, non ti arrabbiare", dissi, ancora sulle sue labbra, sperando di evitare un inutile litigio.
Bastò a calmarlo e ricambiò il mio bacio, stringendomi a sé.
"Sei fortunata, sono di buon umore", sussurrò, spostando le sue labbra dalle mie per iniziare a lasciare una lunga scia di baci lungo la mia guancia e poi il mio collo.
Socchiusi gli occhi, dimenticandomi di Harry e di Dana.
Zayn continuò a baciarmi, scostandomi il maglioncino quando arrivò all'inizio della spalla.
Gemetti appena quando tornò sul collo e morse delicatamente un lembo di pelle.
Lo afferrai per la maglietta e lo attirai verso di me, baciandolo con foga.

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