19.Soltanto altro dolore.

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"Harry?", la mia voce fu un lieve sussurro.
Zayn lo sopportava a malapena e gli dava il suo cellulare?
"S-sì...senti, è successa una cosa...oddio, non volevo essere io a dirtelo, ma...", la sua voce si strozzò e capii che doveva dirmi qualcosa di veramente brutto.
"Che c'è? Che è successo? E perché mi stai chiamando con il cellulare di Zayn?", sbottai, ansiosa e anche un po' arrabbiata.
Mi passarono per la mente le ipotesi più disparate.
Zayn aveva chiesto a Harry di 'mollarmi' nonostante non stessimo neanche insieme perché non gli importava e non gli era mai importato di me?
Si era trasferito dall'altra parte del mondo perché non voleva più vedermi?
Mi aveva tradita e Harry l'aveva colto sul fatto?
No. Questa volta non riguardava me. Non so come riuscii a capirlo, ma appena successe, mi sentii egoista.
"Zayn è...lui...ha avuto un incidente. E' in ospedale", sussurrò il ragazzo.
Per un attimo, il mio cuore smise di battere.
Tutti i sentimenti rancorosi verso il moro lasciarono il posto ad un tremendo senso di colpa.
"D-da quanto?", chiesi, mentre le mie labbra tremavano.
"E' grave? Se la caverà? Com'è successo? Ti prego, dimmi che sta bene!".
"E' successo ieri, ancora non sappiamo niente, i medici non si fanno vedere".
Oddio.
Se non era venuto a scuola non era affatto per codarderia, non perché non voleva affrontarmi. Semplicemente, non poteva.
Corsi in ospedale in lacrime e non smisi un secondo di piangere.
Harry mi aspettava all'entrata e mi bloccò prima che entrassi.
"No, no! Fammi passare, devo andare da lui, devo vederlo!", esclamai, in preda al panico.
"Jane, calmati. Calmati, non puoi vederlo, non puoi, ok? Non ancora", mi disse, stringendomi sempre più forte finché non mi abbandonai a lui, esausta. Stanca di oppormi.
Piansi sul suo petto e lui mi accarezzò i capelli.
"Gli ho detto delle cose...io...pensavo che avesse paura di affrontarmi, invece era qui...".
I miei singhiozzi aumentarono, anche se attutiti dal petto di Harry.
"Sono una persona orribile, sono un mostro", sussurrai, scuotendo la testa.
"Non è vero, Jane, non potevi saperlo...".
Mi allontanai, asciugandomi le lacrime e tirai su col naso.
Entrammo.
Insieme ad Harry, erano venuti anche Louis, Niall, Liam e due signori, che immaginai fossero i genitori di Zayn.
"Anche voi lo conoscete?", chiesi ai ragazzi, leggermente turbata dal pianto disperato della donna, che il marito cercava di calmare, stringendola in un abbraccio.
"Era un amico", sussurrò Niall, facendo un sorriso malinconico.
Mi strinsi fra le braccia e annuii.
"Aveva molti amici, ma siete qui soltanto voi", commentai, amara.
Volevo aggiungere qualcosa, ma Harry mi mise una mano sulla spalla e mi invitò a sedermi.
Mi misi accanto alla donna, che, più calma, mi guardò.
"Tu chi sei?", mi chiese, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto.
"Io...mi chiamo Jane...", sussurrai, abbassando il viso.
Oltre al mio nome, non me la sentivo di aggiungere altro.
"Oh", si limitò a dire la donna, alzandosi dalla sedia e porgendomi la mano.
"Ho proprio voglia di sgranchirmi le gambe, mi accompagneresti?".
Non fece alcuna espressione o sorriso incoraggiante, ma il tono che usò fu così dolce che non riuscii a rifiutare.
Le strinsi la mano e lasciai che mi trascinasse lontano da Harry e dagli altri.
"Lei è...la madre di Zayn, vero?".
"E tu sei la sua ragazza", ribatté, sorridendomi gentilmente.
Arrossii appena e rimasi un attimo allibita.
"N-no", balbettai.
"No?", fece lei, corrugando la fronte.
Mi strinsi nelle spalle e tirai su col naso.
Perché voleva parlare di me quando suo figlio era in ospedale?
"No. Senta, non voglio parlarne", sussurrai, smettendo di camminare.
Abbassai la testa, pensierosa.
Era colpa mia? Dopotutto, ero stata io a fare a Zayn una domanda di cui conoscevo già la risposta. Avevo iniziato io il litigio e se n'era andato per colpa mia. Era colpa mia se aveva preso la macchina senza essere completamente lucido.
L'avevo turbato ed eccone la conseguenza.
Mi lasciai sfuggire una lacrima.
"Ehi", la donna mi tirò su il viso con la mano.
"Andrà tutto bene".
"Non può saperlo...è stata tutta colpa mia", risposi frettolosamente, prendendomi la testa tra le mani, disperata.
"Abbiamo litigato e se n'è andato...se solo...oh, se non gli avessi fatto quella stupida domanda!", esclamai, in lacrime, cadendo in ginocchio.
"Non è colpa tua, dai, alzati".
Lei sospirò e mi afferrò delicatamente per le braccia, tirandomi su.
"E' colpa mia...".
"Senti, tu lo rendi felice. Non lo vedevo così...vivo da...".
"Dalla morte di Dana?", proseguii io, deglutendo.
Lei annuì appena e mi accarezzò la guancia.
"Dovresti vederlo quando parla di te. Gli si illuminano gli occhi, è così preso", sussurrò dolcemente, abbozzando un sorriso.
Schiusi le labbra.
"Vi ha parlato di me?", chiesi, incredula.
"Ma certo. E' innamorato, ha bisogno di parlarne con qualcuno".
"I-innamorato? Inn-", mi fermai e scossi la testa.
"No, lui non mi ama".
"Oh, senza offesa, ma credo di conoscere mio figlio meglio di te", ribatté lei, indignata.
"Se ti dico che ti ama, allora credimi. Mi ricordo quando parlava di Dana e non vedo alcuna differenza quando lo fa di te".
Sentii un'improvvisa sensazione di calore.
"Ma a me ha detto che non mi ama", sussurrai.
"E tu gli hai creduto? Scusa, ma ti facevo più intelligente", scherzò lei, andandosene.
Mi voltai per vederla mentre spariva dietro l'angolo del corridoio.
Presi un lungo respiro e la seguii.
Non ci capivo più niente, stavo impazzendo. Avevo mille domande per la testa.
Ma decisi di lasciar perdere tutto e pensare soltanto a Zayn.

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