John arrivò poco dopo, dicendoci che il preside aveva acconsentito a lasciarci andare a casa prima.
"Ok, volete un passaggio, ragazzi? Tanto me ne vado anch'io".
"No, io ho la mia auto", rispose Zayn, alzando le spalle.
"Anch'io", feci io, sorridendogli.
"Oh, siete attrezzati, allora", commentò il biondo, sorridendo.
Zayn ridacchiò e tirò fuori un pacchetto di sigarette.
"A lunedì", disse, guardando prima John e poi me.
"Ciao", rispondemmo io e il biondo insieme.
Il moro annuì e se ne andò.
"Wow", sussurrò John, annuendo, pensierosamente.
"Cosa?", feci io, confusa.
"Ha davvero detto 'a lunedì'?".
Ci guardammo e poi scoppiammo a ridere.
Poi, lui tornò serio e mi osservò attentamente.
"Ma...quello è il suo cappello?", chiese, schiudendo leggermente le labbra.
"Oh, ehm...già. Me l'ha appena regalato, credo", risposi, più confusa di lui.
"Doppio wow. Complimenti, Jane Harper, la missione salviamo-Zayn-Malik sta avendo molto successo".
Gli sorrisi e annuii.
"Sì, spero che sia davvero così", ribattei.
Lui ricambiò il sorriso e mi scompigliò i capelli.
"Ah, senti...", lo richiamai, quando fece per andarsene.
"Sì?".
"Hai...hai il numero di Zayn?", chiesi.
"Certo...".
"Beh, perché c'è una festa stasera...", dissi.
"Oh, una festa? Sono invitato?", fece lui, sorridendo.
"Se vuoi venire", risposi io, alzando le spalle.
"No, no, stavo scherzando. Sono troppo vecchio per queste cose".
"Adesso non esagerare", risi, scuotendo la testa.
"Comunque, dicevi?".
"Oh, beh, potresti dire a Zayn che se vuole venire questo è l'indirizzo?", continuai, porgendogli un foglietto su cui avevo scritto l'indirizzo di Miriam.Quando tornai a casa, ad aspettarmi in cucina c'erano sia mia madre che mio padre. E non sembravano intenzionati a passare un pranzetto felice in famiglia, per lo meno, non mio padre.
Mi grattai la testa, sotto i loro sguardi.
"Ehm...ciao?", esordii io, facendo una smorfia.
"Jane, vuoi dirci cosa sta succedendo? Perché non mi sembra che sia mai successo in America che tu mettessi le mani addosso a qualcuno, non è nemmeno mai successo che tu litigassi con qualcuno!", esclamò mio padre, incrociando le braccia.
"Io...lo so, ma è stato per un buon motivo e comunque adesso è tutto sistemato".
"Tutto sistemato? Hai una settimana di sospensione. Non credo proprio che sia tutto sistemato!", continuò lui, guardandomi male.
"Il preside ha detto che non la segnerà sul mio curriculum...", cercai di giustificarmi, abbassando la testa.
"Non mi interessa, Jane. Non dovevi comportarti in quel modo. Noi due non ti abbiamo mai insegnato a fare così, ti abbiamo sempre educata per il meglio. Sai che sono anche uscito prima da lavoro per essere qui?".
Mi morsi il labbro inferiore.
"Mi dispiace...", sussurrai, tirando su col naso.
Mio padre, capendo di aver alzato troppo la voce, sospirò.
"Sei in punizione, comunque".
Annuii, comprensiva.
"Non uscirai più di casa per una settimana. Andrai a scuola e basta. A partire da ora", riprese, tornando duro.
Annuii di nuovo, ma poi mi ricordai della festa di Miriam. Non è che mi importasse poi così tanto di quella festa, ma l'avevo detto a troppe persone, se non mi fossi presentata, non sarebbe stato carino.
"Ma...stasera ho la festa di Miriam...", mugolai, guardandolo.
"No, quella non c'entra, puoi andarci", intervenne mia madre, sorridendo.
"Caroline, non iniziare. E' in punizione da ora, quindi non andrà alla festa".
"Oh, ma non iniziare tu, Sean, ci siamo trasferiti qui contro la sua volontà, ricordi? E le abbiamo promesso che sarebbe stata bene e si sarebbe fatta molti amici. Come credi che farà a farsi degli amici se tu la tieni rinchiusa in casa?", commentò, guardandolo male.
"E quindi dovrei mandarla a quella festa? Che razza di punizione sarebbe?".
"La punizione può iniziare da domani, no?", feci io, interrompendoli.
"No. No, non se ne parla. Car, vedi di tenerla in casa, eh! Adesso, scusate, ma devo tornare a lavoro", concluse mio padre, alzandosi da tavola e andandosene, anche se non aveva finito di mangiare.
Sospirai e guardai mia madre.
"Almeno posso avvertire Miriam che non ci andrò? Dovevo anche aiutarla con i preparativi...", dissi, sospirando di nuovo.
"Ma non dire sciocchezze, Jane. Tu andrai a quella festa, parlerò io con tuo padre. E poi mi sono permessa di comprarti il vestito".
"Il vestito?", feci io, aggrottando le sopracciglia.
Lei mi sorrise.
"Oh, lo adorerai. Vieni!", esclamò, afferrandomi per mano e trascinandomi fino in camera mia.
Sul letto, c'era un meraviglioso abito nero.
Era corto e aveva le maniche in pizzo.
Ne avevo sempre voluto uno così, ma non so perché non l'avevo mai comprato.
"Oh, mamma, è stupendo, ma non posso andare alla festa", commentai.
"Sì che puoi, tesoro. Ti sto dando il permesso".
"Ma non lo merito. Papà ha ragione, mi sono comportata male. E non è da me, quindi non ci andrò", dissi, sedendomi alla scrivania per studiare.
Aprii il libro di letteratura, sospirando.
"Jane, non farmi arrabbiare: chiudi subito quest'affare", sbottò lei, afferrando il libro e buttandolo sul letto.
Sgranai gli occhi e la guardai.
"Ma che fai?".
"Davvero vuoi studiare invece che andare ad una festa con quell'abito?", fece, scuotendo la testa.
"Beh, no, ma...".
"E allora smetti di fare la cretina e inizia a prepararti. Non so tu, ma io ci mettevo delle ore a farmi bella, quindi ti conviene iniziare ora", mi interruppe, sfornando un sorriso complice.
Risi e scossi la testa.
"Dio, sei la madre peggiore del mondo. Ma ti adoro", commentai, facendole allargare il sorriso.
Poi, se ne andò, dopo avermi fatto l'occhiolino.
Sorrisi e inviai un messaggio a Harry per invitarlo.
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wrong z.m
FanfictionTRATTO DALLA STORIA. "[...] La verità è questa, Jane, io ho paura. Ho così tanta paura". Irrigidì la mascella e si voltò verso la lavagna. Poi, sospirò. Mi ci volle qualche minuto per realizzare tutto, ma poi sorrisi e intrecciai le mie dita con le...