11.Sospesi.

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Era venerdì e non è che odiassi il venerdì, ma quella giornata in particolare sarebbe stata una delle più stressanti della mia vita.
Appena uscii di casa, Miriam mi apparve davanti all'improvviso e per poco non mi fece venire un infarto.
"Oddio!", esclamai, portandomi una mano al petto.
"Ciao, Jane, ciao!", fece lei, tutta sorridente, abbracciandomi.
"Ehm...ciao", ribattei, squadrandola da capo a piedi.
"Stai andando a scuola?".
"No, a mangiare una pizza con degli amici", commentai, sarcastica, facendola ridere.
"Ok, senti: hai già detto al tuo amico di stasera?".
"Stasera?", ripetei, confusa.
"Sì...della festa".
Ecco, me ne ero completamente dimenticata.
"Oh, no, veramente, anzi non credo che verrò...", dissi, alzando le spalle.
"Me l'hai promesso!", si lamentò, guardandomi male.
Roteai gli occhi e annuii, rassegnata.
"E va bene. Va bene".
"Grande! Allora dopo la scuola passa da me, così mi dai una mano con i preparativi. A oggi, tesoro", concluse, sparendo così come era apparsa.
Scossi la testa e andai a scuola.
Le prime due ore erano di storia e potete immaginare tutti che la mia voglia fosse pari a zero.
Zayn continuava ad ignorarmi e io, per la prima mezz'ora, lo guardai con la coda dell'occhio, poi mi stufai e decisi di invitare Margaret alla festa di Miriam, dato che era davanti a me.
"Maggie", sussurrai nella sua direzione, facendola voltare quasi subito.
"Ehi, Jane", fece lei, sorridendomi e facendo attenzione a non farsi beccare dal prof.
"Senti, stasera la mia vicina di casa dà una festa, vuoi venire con me e un mio amico?", chiesi, ricambiando il sorriso.
"Oh, mi piacerebbe. Sì, sarebbe carino".
"Fantastico. Ti scrivo l'indirizzo!", esclamai, strappando un foglio per segnarcelo.
Poi lo accartocciai e glielo lanciai e lei mi sorrise per voltarsi subito dopo.
"Un mio amico. Per favore, dimmi che non parlavi di Harry", fece Zayn, ridacchiando.
"Sì, proprio lui. Sai, non è che se tu non vuoi farti degli amici allora anche lui non deve", sbottai, acida, guardandolo male.
Lui continuò a ridacchiare e scosse la testa.
"Povera illusa", sussurrò, scarabocchiando qualcosa sul quaderno.
"Hai detto qualcosa?", borbottai, assottigliando gli occhi per guardarlo ancora peggio.
Si voltò verso di me.
"Harry è il classico ragazzo che ti parla per portarti a letto. Ma, prego, continua pure ad uscirci".
"Quello che faccio io non sono affari tuoi".
"Oh, a me sembrava di sì, dato che avresti potuto benissimo dire a Margaret dopo della festa", sbottò.
Annuii, con l'aria di chi la sa lunga.
"Quindi ci sei rimasto male perché non ti ho invitato?", feci, sfornando un sorrisetto compiaciuto.
"Non mi importa niente di quella fottuta festa".
"Certo", dissi, sarcastica, scuotendo la testa.
Si avvicinò pericolosamente a me.
"Sei soltanto una stronza che si annoia e quindi si diletta a salvare il mondo", soffiò, freddo, sulle mie labbra.
Strinsi i pugni e sbuffai.
"E tu non sei altro che un coglione senza un cuore!", esclamai, guardandolo male.
"Sempre meglio che essere una troietta che ci prova con qualcuno che non potrà avere mai", sputò, alludendo a se stesso.
Spalancai gli occhi, che ben presto si inumidirono.
Non poteva averlo detto davvero.
"La conversazione finisce qui", mormorai, tremolante, voltandomi dall'altra parte per nascondere le lacrime.
"Oh, ci puoi scommettere", commentò lui, alzandosi, dopo aver raccolto le sue cose.
Attraversò la classe, sotto gli sguardi di tutti e fece per andarsene.
"Signor Malik!", tuonò, invano, il professore, dato che lui era già uscito dalla classe.
"No, no, caro. Tu non te ne vai così", sussurrai io, correndogli dietro.
"Signorina Harper!", sentii il professore, ma lo ignorai.
"Sei soltanto un bastardo!", urlai dietro a Zayn, che aveva quasi svoltato l'angolo.
A quelle parole, si voltò e mi venne incontro.
Intanto, tutta la classe di storia era uscita a curiosare, bloccando il professore e le sue urla, nell'aula, ma io non ci feci caso.
"Allora perché ti ostini a parlarmi ancora?", chiese con naturalezza, sembrò quasi non notare le mie lacrime copiose.
"Perché credevo che avrei conosciuto un'altra parte di te, ma non è stato così", sbottai, stringendo i denti.
Lui mi si avvicinò tanto che riuscii a sentire il suo respiro sulle labbra.
"No. La verità è che io ti piaccio, altrimenti non si spiegherebbe la cosa, continuo ad evitarti, a respingerti e tu continui ad insistere. Io ti piaccio, ti attrae tutto di me, scommetto che mi sogni anche la notte, eh? Ma indovina un po'? Tu non sei altro che un'altra sgualdrina da aggiungere alla lista di quelle che potrei scoparmi".
Non resistetti e gli tirai un sonoro schiaffo sulla guancia.
"Sei disgustoso", ringhiai, piangendo.
"Fatemi passare, fatemi passare!", gridò Doyle, facendosi spazio fra gli studenti.
"Malik! Harper! In presidenzaaaaaaa", urlò ancora più forte appena ci ebbe raggiunto.
Io lanciai uno sguardo penetrante a Zayn, che ricambiò con un'occhiatina sprezzante, e andai dal preside, con lui al seguito.

"Io spero che vi rendiate conto della situazione...", esordì l'uomo, intrecciando le dita sulla scrivania.
Io sospirai e voltai la testa verso la finestra, Zayn roteò gli occhi.
"Io non so se avevate intenzione di prendervi a botte, ma è stata proprio questa l'impressione che avete dato al professor Doyle", continuò, serio.
"Ragazzi, guardatemi mentre vi parlo".
Controvoglia, obbedimmo.
Ormai, stare nella stessa stanza di Zayn era diventato insopportabile, non facevo altro che pensare al modo in cui mi aveva definita.
Era davvero il ragazzo più stronzo che avessi mai conosciuto in vita mia.
"Le vostre famiglie sono già state avvisate, inoltre, avrete una sospensione con obbligo di frequenza per una settimana, a partire da oggi. Non solo verrete a scuola alla stessa ora dei vostri compagni, ma vi tratterrete anche un paio d'ore in più. Il professor Collins si è già reso disponibile per farvi da supervisore", riprese il preside, passando lo sguardo da me a Zayn e viceversa.
Annuii, sospirando.
"Wow, questa sì che è un'ottima notizia. Bene, adesso posso andare?", borbottò Zayn.
L'uomo lo guardò con severità per un attimo.
"L'unico posto in cui può andare è con il professor Collins, che vi aspetta qui fuori, signor Malik".
Il moro sbuffò e se ne andò.
Io rimasi un attimo seduta e mi strinsi fra le braccia.
"So di aver esagerato, ma mi ha veramente trattata male...", sussurrai, sospirando, mentre mi alzavo.
"Jane, aspetta. Voglio scambiare due parole con te, prima che tu raggiunga Zayn. Siediti, per favore", disse lui, indicandomi la sedia.
Obbedii, un po' a disagio. Il fatto che mi avesse dato del tu non aiutò affatto.
"Vedi, questa non è proprio una punizione. Sì, beh, in parte lo è, ma quello che voglio dire è che non ho visto interessarsi qualcuno a Zayn come stai facendo tu, da quando...immagino tu sappia quello che gli è successo...".
Annuii appena.
"Bene. E' che...quel ragazzo è così solo".
Forse c'è un motivo? pensai, scuotendo la testa.
"Non capisco a cosa voglia arrivare...", mormorai, confusa.
"Spero che trascorrendo del tempo con lui tu riesca a farlo tornare quello che era prima. Sinceramente non credo di aver mai conosciuto un ragazzo migliore, era un po' quello che vorrebbero essere tutti: aveva ottimi voti, tantissimi amici, praticava due sport, disegnava ed era sempre gentile e disponibile con tutti. Lo amava tutta la scuola, era una piccola celebrità. Poi tutto è cambiato e adesso lo evitano tutti perché è diventato esattamente il contrario di quello che era", disse, avvicinandosi a me.
Alzai le spalle.
"Mi dispiace, ma non capisco che ruolo abbia io in tutto questo...", ribattei io, corrugando la fronte.
Lui mi sorrise, comprensivo.
"So di chiederti molto, dato che non ti tratta con il rispetto che meriteresti, ma vorrei che tu non smettessi di provare a cambiarlo. In questa settimana potete fare quello che volete, non vi impongo niente. Ma dovete fare qualcosa, un progetto, qualsiasi cosa. Insieme".
"Quindi...vuole che io collabori a qualcosa con lui?", chiesi, riluttante.
"Collaborare. E' esattamente ciò che intendevo. Dimostragli che non è solo e, soprattutto, che qualcuno ha ancora bisogno di lui", rispose, allargando il sorriso, che non aveva mai abbandonato il suo volto.
Mi passai una mano tra i capelli.
"Io...non saprei...".
"Tu fallo e mi dimenticherò di segnare il piccolo inconveniente di oggi sul tuo curriculum", mi interruppe.
"Va bene, ci proverò", dissi, sospirando.

Entrai nell'aula in cui il preside mi aveva chiesto di andare: Zayn e John erano già lì.
Il biondo, appoggiato alla cattedra, con le mani sul viso; l'altro, seduto, con lo sguardo fisso sulla lavagna alle spalle di John.
Mi schiarii la voce e attirai l'attenzione su di me: John mi sorrise e Zayn roteò gli occhi.
"Allora...che facciamo di bello? Il preside ha detto che possiamo fare quello che vogliamo", dissi, cercando di sorridere.
"Non so, decidete voi due", fece John, sedendosi sulla cattedra.
Guardai Zayn, anche se in quel momento mi faceva schifo e lui ricambiò stranamente il mio sguardo.
"Pensi che noi due siamo in grado di metterci d'accordo su qualcosa?", fece Zayn, soffocando una risata.
Io incrociai le braccia e lo guardai male.
"Se tu proponessi qualcosa di decente lo accetterei, il problema è che non credo tu abbia voglia di fare qualcosa", ribattei, acida.
Lui roteò gli occhi e smise di guardarmi.
Così, mi rivolsi a John.
"Dobbiamo per forza restarcene qui?", chiesi.
Lui alzò le spalle.
"Beh...non so, se volete uscire per un progetto...per assistere ad una commedia teatrale o qualcosa così, penso che il preside vi farebbe uscire...".
Sorrisi.
"Allora ce l'ho!", esclamai, indicando Zayn, che alzò un sopracciglio.
"Cambio del look".
Il moro aggrottò le sopracciglia, poi, quando vide che ero seria, scoppiò a ridere.
"Vorresti andare a fare shopping?", chiese, scettico.
"Sì. Credo che tu ne abbia bisogno. Insomma, guardati, sei trascurato. Non pensi che la lista d'attesa per scoparti possa ridursi drasticamente? Dopo dovrai fare tutto da solo", sbottai, lanciandogli una frecciatina.
Zayn si irrigidì e io mi abbandonai ad un sorrisino vittorioso.
"Ok, io ho sentito soltanto fino a 'trascurato'", fece John, con gli occhi spalancati.
Ridacchiai e mi voltai di nuovo verso Zayn.
"Allora?".
"Va bene. Ok. Tu scegli i miei vestiti, ma io scelgo i tuoi", disse, accettando la sfida.
"Ci si può stare", ribattei.

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