Finalmente, Zayn poteva tornare a casa.
I dottori avevano detto che era in buone condizioni e che non c'era più bisogno di tenerlo sotto osservazione.
Ed io ero davvero felice a vederlo allegro e soddisfatto di andarsene dall'ospedale.
Lo accompagnai a casa sua insieme ai suoi genitori e Louis.
Il ragazzo lo aiutò a scendere dalla macchina ed ad entrare in casa e, nonostante a Zayn non piacesse per niente quella situazione, rimase in silenzio finché i suoi genitori non se ne andarono.
"Ce la faccio da solo", sbottò poi, mentre io e Louis lo aiutavamo a raggiungere il divano.
Noi roteammo gli occhi.
"Perché non metti da parte il tuo orgoglio da macho per un attimo e ti lasci aiutare?", feci io, senza lasciarlo.
Lo sentii sbuffare e si divincolò dalla nostra presa.
"Sto benissimo, non ho bisogno dell'aiuto di nessuno per camminare", borbottò, facendo qualche passo.
Poi, barcollò e non cadde soltanto perché Louis fu veloce e lo afferrò per le braccia, tirandolo su.
Mi portai una mano al petto, spaventata.
"Sul divano", dissi a Louis.
"Cazzo, Zayn, sei un idiota", commentò quello.
"Mi gira la testa, tutto qui".
"Forse perché ti sei risvegliato da pochi giorni da un coma?", sbottai io, acida, accarezzandogli i capelli.
Lui mi guardò male e si stese sul divano, soltanto perché lo obbligammo noi.
"Ora riposati e non ti muovere, ti prepariamo qualcosa da mangiare", dissi io, facendo cenno a Louis di andare in cucina.
Avevamo comprato della roba per fare dei panini.
Zayn sbuffò di nuovo.
Louis ridacchiò appena entrammo in cucina.
"Cosa c'è da ridere?", sbottai io, afferrando poco delicatamente il pane da una busta.
"Oltre al fatto che è un completo idiota?", fece lui, divertito.
Scossi la testa e mi lasciai andare anch'io ad una piccola risata.
"Devo essere a lavoro tra dieci minuti. Te la cavi da sola finché non arriva Liam?", continuò, osservandomi.
Annuii con la testa, finendo di preparare il panino per Zayn.
Tornammo in salotto, dove il moro, visibilmente annoiato, stava facendo zapping tra i canali.
"Io vado, ti lascio in ottime mani", disse Louis a Zayn, facendomi un sorriso e andandosene.
Ricambiai il sorriso e mi sedetti vicino a Zayn, porgendogli il panino, che afferrò immediatamente, mettendosi anche lui seduto.
"Stai meglio?", chiesi, abbastanza preoccupata.
Ingoiò il boccone e alzò un sopracciglio.
"Vuoi smetterla di preoccuparti inutilmente? Sto benissimo, è stato solo un giramento improvviso. Sono cose che capitano", commentò, dando un altro morso al panino.
Sospirai e mi appoggiai allo schienale del divano.
"Mi hai fatto prendere un colpo".
Mi guardò e addolcì l'espressione, aprendosi in un sorriso.
"Devo ripeterti ancora che sto bene?", fece, accarezzandomi la guancia.
Sorrisi e mi appoggiai alla sua spalla.
Gemette leggermente e io mi maledii, spostandomi subito.
"Scusa", sussurrai, imbarazzata.
"Tranquilla", mi rassicurò, finendo il panino.
Restammo in silenzio per qualche minuto, fingendo entrambi che alla tv ci fosse qualcosa di interessante.
"Hai parlato con Harry?", feci io, decidendomi a parlare.
"Mmh", mormorò, senza staccare gli occhi dallo schermo.
"Zayn?".
"Sì, sì, ci ho parlato", sbottò.
Sbuffai e incrociai le braccia, impaziente.
"E...?", lo incitai.
Di tutta risposta, alzò le spalle.
"Non ci posso credere, non l'hai ancora perdonato?", esclamai, con tono scocciato.
"Tutte le volte che lo vedo mi ricordo quello che mi ha fatto e non è una bella sensazione", disse, degnandosi, finalmente, di guardarmi.
"Forse perché tu non riesci ad andare avanti", sbottai io, guardandolo male.
Roteò gli occhi.
"Ti avevo chiesto di ascoltare quello che aveva da dirti, ma non credo che tu l'abbia fatto, perché se così fosse non avresti potuto non perdonarlo".
Non rispose e tornò a guardare la televisione.
"Perché ti comporti da bambino capriccioso?".
"Senti, Jane, ti amo, ma non voglio, non posso perdonarlo".
Sbiancai. Avevo davvero sentito quello che avevo sentito?
"C-che hai detto?", chiesi, con voce tremolante.
"Non voglio perdonarlo".
"No, prima".
Sentii il cuore battere all'impazzata quando Zayn si voltò a guardarmi e fece un mezzo sorriso.
"Oh, intendi il 'ti amo'?", sussurrò con voce roca, avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
Non sapevo cosa dire. Finalmente, avevo sentito quelle due minuscole paroline uscirgli di bocca e mi ero pietrificata.
Il fatto che l'avesse detto di getto, senza pensarci, era la prova della sua sincerità.
Mi fissò per infiniti attimi, muovendo unicamente le iridi piene di luce.
Voleva che lo baciassi, voleva sentirmi felice.
E, appena riuscii a muovermi, mi lasciai scappare una risata al limite della contentezza e gli circondai il collo con le braccia, baciandolo con foga.
Lui mi prese il viso tra le mani e chiese accesso alla mia bocca con la lingua.
Ero talmente felice che dovetti trattenermi per non piangere.
Lo abbracciai, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo e il suo intenso profumo mi invase le narici.
Sarei potuta rimanere così per sempre, volevo rimanere così per sempre.

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wrong z.m
FanfictionTRATTO DALLA STORIA. "[...] La verità è questa, Jane, io ho paura. Ho così tanta paura". Irrigidì la mascella e si voltò verso la lavagna. Poi, sospirò. Mi ci volle qualche minuto per realizzare tutto, ma poi sorrisi e intrecciai le mie dita con le...