20.Uno spiraglio di sole dopo un'intensa pioggia.

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"Come stai?", chiese mia madre, entrando silenziosamente in camera mia, mentre stavo per mettermi a letto.
"Bene...", sussurrai, sospirando.
In realtà, non stavo bene per nulla. Non avevo alcun pensiero felice in testa, soltanto brutte emozioni.
Mi rannicchiai sotto le coperte e strinsi con forza gli occhi.
Mia madre si sedette sul letto e mi accarezzò la guancia.
"E' colpa mia...", ripresi, deglutendo a fatica, senza il coraggio di aprire gli occhi.
"Che dici, tesoro?".
"Sì, è colpa mia. Se solo non ci avessi litigato...lui...lui starebbe bene".
Aprii gli occhi, umidi, e la guardai.
"Chi è questo tuo amico?", intervenne la voce di mio padre.
Alzai la testa verso la porta e lo vidi ricambiare lo sguardo con le braccia incrociate.
"E' il tuo ragazzo?", continuò, dato che non gli avevo risposto.
"No...è un amico", risposi, incerta.
"Uhm...perché non me l'hai presentato?".
"Sean, ti sembra questo il momento?", lo riprese mia madre, dura.
Mio padre roteò gli occhi e sbuffò, prima di mandarmi un bacio e andarsene.
"Grazie...", sussurrai, sospirando.
Mia madre mi sorrise e mi lasciò un bacio sulla fronte.
"Hai bisogno di riposarti e di lasciare da parte tutto per un attimo", commentò, rimboccandomi le coperte.
"Perciò, dormi", aggiunse, sorridendomi ancora una volta prima di andare.

Non so come, ma riuscii ad addormentarmi.
Passai una notte strana, senza incubi, ma strana.
Al mio risveglio, Harry era fermo sulla porta, che mi fissava, con le braccia incrociate al petto.
Mi stiracchiai e lo fissai per un attimo, mettendomi seduta.
"Buongiorno", mi salutò, accennando un sorriso.
Grugnii qualcosa di incomprensibile e mi alzai velocemente per vestirmi, senza preoccuparmi che lui mi vedesse in pigiama.
"Da quanto sei lì?", chiesi, armeggiando nel mio armadio.
"Uhm...un po'. Sei dolce quando dormi, sai?", commentò, ridacchiando.
Lo guardai male e presi una felpa e un paio di jeans.
"Perché non mi hai svegliato?", brontolai.
"Calmati, sono soltanto le sette".
"Beh, potevamo andare da Zayn anche prima", sbottai, avvicinandomi a lui per mandarlo fuori dalla mia stanza dato che dovevo cambiarmi.
"Ci sono un sacco di altre persone che si preoccupano per lui, non serve che tu sia sempre lì. Hai bisogno di rilassarti, sei al limite", riuscì a dire, prima che gli sbattessi la porta in faccia.
"E sei stressata e lo stress causa questa tua...acidità che non mi piace per niente", continuò a parlare, nonostante avessi chiuso la porta.
Roteai gli occhi e mi vestii. Legai i capelli in una coda e uscii di fretta.
"Dai, muoviti, idiota, dobbiamo andare", dissi, afferrando Harry per un braccio.
"Ecco, vedi a cosa mi riferivo?", borbottò, lanciandomi un'occhiataccia.
"Se vuoi che sia dolce e carina, accompagnami a prendere un caffé e poi dopo subito da Zayn", dissi, ricambiando la sua occhiata.

Passai i due giorni successivi in ospedale.
Non avevo chiuso occhio e quindi ero distrutta. Ma non mi importava: tutto ciò che volevo era stare con Zayn.
"Devo ripeterti per l'ennesima volta di andare a casa?", brontolò Harry, guardandomi male.
Sospirai, sistemandomi sulla sedia, dato che mi ci ero quasi sdraiata sopra.
"Sto bene", risposi, secca, sistemandomi i capelli.
"Sembri un fantasma! No, che non stai bene!".
"Harry ha ragione", si intromise Louis, dopo aver bevuto un goccio d'acqua.
"Cos'è? Una sorta di congiura contro di me?", commentai, alzando un sopracciglio.
"No, è solo che...".
"Jane! Ehi...", lo interruppe una voce.
Ci voltammo tutti e tre verso la proprietaria: Maggie.
"Margaret?", feci io, confusa, alzandomi con un po' di fatica.
"Oh, ciao", sussurrò lei, abbracciandomi.
"Da quanto sai di Zayn? Io l'ho appena saputo e ho pensato che sarebbe stato carino passare...anche se non siamo amici. Insomma...ehm...frequentiamo lo stesso corso di storia".
Si distanziò e sospirò.
"Non si dà mai peso a queste cose, ma quando succede a persone che conosci...beh...è davvero brutto", aggiunse, guardandomi.
"Già", sospirai.
Lei si guardò intorno e posò gli occhi su Louis e poi su Harry, su cui rimase forse più del necessario.
"Oh, loro sono Louis e Harry", li presentai, indicandoli.
I ragazzi le sorrisero.
Harry la squadrò da capo a piedi, senza smettere un attimo di sorriderle.
"Ehm...ciao", li salutò lei, timidamente.
Poi, si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e tornò a guardare me.
"I-io vado...".
"Oh, sì, vai pure", sussurrai io, tornando a sedermi accanto ad Harry, che non aveva ancora smesso di fissare il punto in cui era stata Maggie.
"Vuoi il suo numero di telefono?", ridacchiai, tirandogli una gomitata amichevole.
"Cosa? No!", esclamò lui, tornando in sé.
Alzai un sopracciglio.
"Ok, è carina, anzi, molto più che carina, ma...boh, non saprei".
Sorrisi maliziosamente e guardai Louis che se la rideva di gusto.
"Amore a prima vista, quanto sei romantico, Styles!", lo canzonò.
"Ah, sta' zitto, Lou".
"R-ragazzi, lui...".
Maggie li interruppe: aveva gli occhi sgranati e il respiro irregolare.
Balzammo in piedi, preoccupati.
"Oddio, che succede?", feci io, col cuore a mille.
Lei mi guardò e si aprì in un lieve sorriso.
"E' sveglio", esclamò Niall, sbucando da dietro la porta.
Per un attimo, pensai che fosse uno scherzo o, forse, un sogno.
Pensai che fosse troppo bello per essere vero.
Poi, realizzai che non era così quando tutti si catapultarono nella stanza.
Rimasi per un secondo fuori, ancora incredula, poi li seguii a ruota.
Zayn era lì. Ma aveva gli occhi aperti, respirava normalmente, sorrideva.
Schiusi le labbra in un sorriso sollevato e mi passai una mano sul viso.
Ancora non riuscivo a crederci.
"Oddio, tesoro, mi sei mancato così tanto", mormorò sua madre, stampandogli un'infinità di baci.
"Mamma, per favore, ho una dignità da mantenere!", si lamentò lui, passandosi una mano sulla guancia, schifato.
Tutti risero, anch'io mi lasciai andare ad una breve risata.
Poi, non resistetti e mi catapultai contro di lui, soffocandolo in un abbraccio.
"Non ci credo, sei ancora qui!", esclamai, felicissima.
"Non per molto, se continui a stringermi!", si lamentò lui, dolorante.
Mi morsi il labbro e mi allontanai appena, con un sorrisetto divertito sul volto.
Non sarei potuta essere più felice.

"Probabilmente questa roba fa schifo, ma da quanto ho fame non lo sento nemmeno", commentò Zayn, mentre mangiava.
Sorrisi, osservandolo.
Eravamo rimasti soli, sembrava quasi di essere in un sogno: un sogno meraviglioso, dove non c'è altro che felicità.
"Come mai così silenziosa?", continuò, aggrottando la fronte.
Alzai le spalle.
"Sono felice che tu stia bene, tutto qui...", sussurrai, prendendogli la mano.
Ricambiò il mio sorriso e finì di mangiare.
"Pensi davvero quello che mi hai detto?", chiese, mentre giocherellavo con la sua mano.
Lo guardai, confusa.
"Che sono felice? Certo".
"No, intendo quello che mi hai detto mentre ero in coma".
Schiusi le labbra e sentii le guance diventare bordeaux.
Aveva sentito tutto?
"Io...sì, sì, le penso davvero", risposi, imbarazzata.
Lo vidi fare un sorrisetto malizioso.
"Baciami", ordinò dolcemente.
Corrugai la fronte e feci per parlare, ma lui mi precedette.
"Baciami, Jane", disse, stringendomi la mano.
Mi avvicinai e poggiai delicatamente le mie labbra sulle sue, lasciandogli un bacio leggero, lo sfiorai appena.
"Oh, quanto mi è mancato", commentò, sorridendo.
Mi allontanai e lui rimase con gli occhi chiusi, per aprirli, poi, lentamente e lanciarmi uno sguardo intenso.
"Mi dispiace di averti trattato male, io...".
"Jane, non ora", sussurrò lui, accarezzandomi la guancia.
"Ma è stata colpa mia se...".
"Non lo pensare nemmeno!", esclamò, interrompendomi ancora.
"Giurami che non ti senti in colpa per quello che è successo", continuò, stringendomi entrambe le mani.
Abbassai la testa.
Lui sospirò e mi avvicinò a sé per baciarmi.
"Sarai stanca, è meglio se vai a casa a riposare", commentò, quando mi distanziai.
"Voglio stare con te".
"Vai a casa, sei uno straccio".
"Oh, grazie tante", commentai, ridacchiando.
Lui rise, ma tornò subito serio.
"Dai, vai e non ti azzardare a tornare senza aver dormito almeno dieci ore", disse, con tono autoritario.
Roteai gli occhi e gli lasciai un bacio sulla guancia.
"Vedi di riposare tu, piuttosto", sussurrai, andando verso la porta.
Poi, feci per uscire, ma mi resi conto di una cosa e tornai indietro.
"Hai detto di aver sentito quello che ti ho detto, ma allora hai sentito anche Harry!", esclamai, guardandolo.
Lui annuì con nonchalance.
"E allora?".
"E allora sai come si sente. Dovresti parlargli".
"Un po' di sensi di colpa non gli fanno male", borbottò, duro.
Sbuffai e alzai un sopracciglio.
"Te lo mando, vedi di trattarlo bene".
"Cosa? Andiamo, Jan-", non lo lasciai finire e uscii dalla stanza.
Poi, andai da Harry.
"Zayn vuole vederti", gli dissi, sorridendogli, incoraggiante.
"Eh?". Harry alzò un sopracciglio, confuso, ma, ancor di più, incredulo.
"Beh...diciamo che l'ho convinto, sì, ok, l'ho obbligato io, ma tu vai da lui", dissi, spingendolo.

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