14.Lasciami essere quel qualcuno.

1K 51 3
                                    

"Jane", sussurrò mio padre, accendendo la luce.

Scattai in piedi, asciugandomi alla bell'e meglio le lacrime.
"P-papà...".
Lui mi osservò per un attimo e corrugò leggermente la fronte.
"I-io lo so, non sarei dovuta andare alla festa. Non ti ho ascoltato e...mi dispiace. Scusa...".
"Ehi, ehi, piccola, non ti scusare. Ma che è successo? Oh, vieni qui", fece lui, correndomi incontro per abbracciarmi.
Lo strinsi forte e ricominciai a piangere.

"Tesoro, non piangere. Dai, sediamoci così mi racconti che ti è successo", continuò, accompagnandomi fino al divano.

Tirai su col naso e mi passai una mano sul viso bagnato dalle lacrime.
"Io...".
Oh, ma che volevo fare? Di certo non avevo voglia di parlare di Zayn a mio padre.

"Niente...", dissi, alzando le spalle, facendo per andarmene.
Mio padre sospirò pazientemente e mi bloccò per la vita, riattirandomi sul divano.

"Vederti così mi fa stare male. Soprattutto quando so che è colpa mia...", commentò, accarezzandomi una guancia.
"Non è colpa tua", iniziai io, ma lui mi zittì con un dito sulle labbra.
"Eri così felice in America, avevi così tanti amici e poi Tyler, beh non mi piaceva granchè, ma ti faceva stare bene. Non avrei dovuto accettare questa promozione. Sono stato avido ed egoista".

Lo interruppì, appoggiando la mia mano sulla sua.
"L'hai fatto per noi. Me e la mamma. E non ci vedo niente di egoista", dissi io, cercando di sorridergli, incoraggiante.
"Voi due siete tutto per me. Perciò se adesso mi dici che non vuoi stare qui io faccio qualche telefonata ed entro lunedì saremo di nuovo a casa. Beh, l'altra casa".

Abbassai la testa e sospirai.

Forse era quello che volevo, ma non ne ero sicura.
Mi alzai in piedi e rivolsi un sorriso a mio padre.

"E' stata una brutta giornata, ma mi riprenderò", conclusi, lasciandogli un bacio sulla fronte.

"Buonanotte"

"'Notte, tesoro"

Passai il sabato e la domenica in casa, non tanto perché non avevo voglia di vedere nessuno, ma, piuttosto, perché diluviava e non ero potuta uscire a fare due passi.

Sarebbe stata una buona idea chiamare Maggie e invitarla a dormire da me, ma questa idea non mi era passata neanche per l'anticamera del cervello.

Beh, non mi erano venute molte idee in mente, anche perché avevo cercato di reprimere ogni pensiero che riguardasse la mia vita e mi ero concentrata sullo studio.

Dopo questi due giorni, il professor Doyle non avrebbe potuto lamentarsi per il mio scarso studio della sua materia.
Tirai un colpo di tosse e presi un lungo respiro prima di entrare a scuola.
Mi aspettava un'intera giornata con Zayn.

Ero al settimo cielo, proprio.
Mi sistemai la borsa in spalla ed entrai nell'aula.
Zayn era già lì, il che mi infastidì leggermente, non so perché.
Lo ignorai completamente, anche quando alzò lo sguardo e i suoi occhi incrociarono i miei e per poco non mi sciolsi.

Non erano più duri e freddi come la sera della festa, ma insicuri, forse.
Scossi la testa e mi sedetti il più lontano possibile da lui.

Si voltò un secondo a guardarmi e aprì leggermente la bocca, ma, quando fui certa che avrebbe parlato, si voltò e iniziò a picchiettare una penna sul banco.

Presi un lungo respiro e tirai fuori il libro di storia che avevo portato per ripassare. Di certo, non avevo alcuna voglia di fare un progetto con Zayn, quindi avrei semplicemente studiato. Ancora.

Non ci avevo mai pensato, ma era davvero un ottimo modo per distrarsi.
"Buongiorno a tutti, splendete, raggi di sole", trillò una voce, quando la porta si aprì, sbattendo contro il muro.

wrong z.mDove le storie prendono vita. Scoprilo ora