4.Confusa.

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Era domenica. Avevo passato tutto il sabato a riflettere su quello che mi sarebbe successo se Zayn non avesse fermato quei tre ed ero giunta alla conclusione di doverlo ringraziare.
Bussai alla porta di casa sua e mi aprì lui, ancora assonnato e con il ciuffo appiattito sulla fronte, in tuta, ma comunque bellissimo.
"Oddio, sul serio? Come cavolo hai trovato casa mia?", chiese, sbuffando.
Gli sorrisi.
"Ho chiesto in giro, a quanto pare, sei molto popolare".
Roteò gli occhi e si appoggiò alla porta.
"Che vuoi? Sai, stavo dormendo", sbottò, nervoso.
"Oh, ti ho portato una cosa, per ringraziarti...", sussurrai, alzando verso di lui un pacchetto di patatine.
Alzò un sopracciglio.
"Wow, dovrei assumerti per fare regali alla gente", commentò, sarcastico.
"Scusa se è l'unica cosa che ho trovato in casa!", esclamai, risentita.
Lui roteò gli occhi e mi strappò il pacchetto di mano, facendomi cenno di entrare.
"Chiudi la porta, dopo di te", disse, sparendo in una stanza.
Osservai il salotto, era piccolo, ma accogliente.
Sorrisi appena e poi lo seguii in quella che scoprii essere la cucina.
"E' carino qui. Vivi con i tuoi?", chiesi, mentre lui cercava qualcosa da bere in frigo.
"No, vivo con...cioè da solo", rispose, scuotendo la testa.
Corrugai la fronte.
"Che c'è? Non vuoi dirmi con chi vivi?", lo provocai, sorridendo maliziosamente.
Lo sentii sbuffare e tirò fuori due birre.
"Ti va bene una birra?".
Annuii e mi sedetti al tavolo, con lui.
Mangiammo le patatine in silenzio e fu abbastanza imbarazzante. Mi maledii un paio di volte per averle portate.
"Non sei così male come vuoi far credere a tutti, sai?", commentai, dopo interminabili minuti di silenzio.
"Tu invece sei davvero una rompicoglioni come ti presenti", ribatté, facendomi un sorrisino da stronzo.
"Grazie", sussurrai, alzandomi dal tavolo.
"Non smetterò di esserlo, visto che ti piace tanto", aggiunsi, andando in salotto.
Lui mi seguì, ma si bloccò sulla porta, incrociando le braccia al petto.
"Che fai?", mi chiese, confuso.
"Curioso", risposi, sorridendogli.
Poi, posai gli occhi su una foto che ritraeva Zayn con una ragazza, una bella ragazza. Ma la cosa che mi colpì di più, fu l'espressione del moro. Sembrava così felice, così rilassato. Neanche quando l'avevo visto sorridere era riuscito a nascondere un po' di tristezza, ma in quella foto, ah, in quella foto, era il ritratto della felicità.
La presi in mano, sorridendo appena.
"E' la ragazza che stavi disegnando in classe, vero?".
Zayn non mi rispose e mi voltai verso di lui. Aveva gli occhi fissi sul tappeto ed era immobile, se non avesse respirato, avrei potuto scambiarlo per una statua.
"Chi è?", continuai, curiosa, posando la foto e continuando a passare le mani sul ripiano, colmo di foto e oggetti.
Una cosa mi colpì più delle altre: un piccolo specchietto con la cornice d'argento. Aveva degli strani segni incisi sopra, ma appariva così delicato ed elegante.
Lo presi e mi ci specchiai, sorridendo.
"NON TOCCARLO!", urlò lui, catapultandosi contro di me e togliendomelo di mano con violenza.
Indietreggiai di qualche passo, spaventata dal suo scatto e dal suo tono di voce.
"Ma che ti prende?", sbottai, portandomi una mano al petto.
Lui sembrava perso nei suoi pensieri, guardando nervosamente nello specchio.
"Dovresti andartene", disse, con voce bassa, continuando a tenere lo sguardo sul piccolo oggetto.
"Ma...".
"Vattene, cazzo!", gridò, pieno di rabbia, guardandomi male.
Spalancai gli occhi e corsi via, chiedendomi perché avesse avuto quella reazione.

Zayn era davvero lunatico. Non riuscivo proprio a capirlo.
Prima era gentile, poi faceva lo stronzo, poi, di colpo, diventava triste.
Scossi la testa, cercando, inutilmente, di trattenere le lacrime, ancora offesa per come mi aveva trattata.
In fondo, non avevo fatto niente di male.
"Ehi, ehi, ehi. Perché piangi?", chiese un ragazzo, che stava per salire in auto.
Lo guardai e mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, alzando le spalle.
"Dev'essere il vento", risposi, asciugandomi le lacrime.
Lui mi osservò per un attimo, riflettendo su cosa dire, poi si avvicinò.
"Abiti lontano? Posso darti un passaggio se vuoi", disse, sorridendomi.
Era davvero carino: aveva i capelli corti e gli occhi castani e un sorriso dolce sulle labbra.
"Ehm...no, grazie, vado a piedi", risposi, riprendendo a camminare.
"Dai, lo faccio volentieri", disse alle mie spalle, facendomi voltare.
"Senza offesa, ma non ti conosco nemmeno", ribattei, scuotendo la testa.
Lui mi sorrise e mi venne incontro, porgendomi la mano.
"Liam Payne. Vent'anni. Coglione di prima categoria e violentatore di ragazze a cui offro un passaggio", si presentò scherzosamente.
Io scoppiai a ridere e gli strinsi la mano.
"Jane Harper", dissi, divertita.
"Beh, signorina Harper, vuole fare un giretto sulla Liamobile?".
Sorrisi e annuii.
"Allora, dove abiti?", chiese, quando partimmo.
"Oh, qui vicino, tutto a dritto", risposi, alzando le spalle.
"Ah, peccato, speravo di conoscerti un po'".
"Conoscermi?".
"Sì, sai, magari davanti ad una bella tazza di caffé fumante", commentò, sorridendo.
"Mi stai chiedendo un appuntamento?", feci io, alzando un sopracciglio.
"Uhm...sì, sì...troppo diretto?", chiese, guardandomi.
"No, direi che sei stato carino", dissi.
"Quindi...è un 'sì'?".
"Sì, certo".
Liam era carino. Insomma, non lo conoscevo bene, ma si parte sempre così, no? E poi avevo davvero bisogno di farmi qualche amico, dato che Zayn non sembrava interessato.

Il giorno dopo, a scuola, mi sentivo già più parte di Londra.
Qualcuno dei miei compagni mi riconosceva e mi salutava o mi sorrideva e mi bastava, almeno per il momento.
L'unica cosa che mi rovinò la giornata fu l'ora di storia insieme a Zayn.
Quel coglione mi ignorò totalmente, anche peggio del primo giorno.
Ma io feci lo stesso, proprio come se lui non fosse esistito.
Come se non fossi stata curiosa di voltare lo sguardo verso i suoi disegni, verso di lui; come se non avessi voluto guardarlo negli occhi.
Per passare il tempo, decisi di sfogarmi, scrivendo.
"Caro pezzo di foglio strappato diario,
di solito non sono il tipo che si mette a scrivere quello che fa durante la giornata o dei sentimenti che prova, ma adesso sto cambiando, credo.
E' cambiato tutto, la scuola, i vicini, le persone.
E poi c'è lui, il coglione di turno: quel ragazzo che ti fa innervosire a tal punto che lo prenderesti a pugni; quel ragazzo che ti urla contro; quel ragazzo che ti ignora; quel ragazzo che vorresti conoscere meglio, ma te lo impedisce.
Quel ragazzo che vorresti ammirare per giornate intere, ma non hai il coraggio di voltarti per paura di quello che potrà pensare, o, semplicemente, per orgoglio; quel ragazzo misterioso e così intrigante; quel ragazzo bellissimo. No, non mi piace Zayn, sia chiaro, è un bastardo. Vorrei solo capire cosa prova, perché si comporta come se odiasse il mondo intero.
Sono così curiosa di conoscerlo, il problema è che lui continua ad allontanarmi. Anche adesso è accanto a me, ma mi sta ignorando, non mi ha nemmeno guardato per un secondo. Come dovrei sentirmi a riguardo? Come dovrei comportarmi? Dovrei lasciarlo perdere? Forse. O forse no.
Sono confusa. E, no, ti ripeto che non mi piace. Sì, sono confusa, ma non mi piace. Credo che sia bellissimo, ma non mi piace. Lo odio.
Ah, che enorme cazzata. Non so nemmeno perché continuo a scrivere e a parlare ad uno stupido pezzo di carta stropicciata, mi sento un'idiota.
Sarò anche cambiata, ma mettere per iscritto ciò che provo non mi riesce ancora bene. Però è sempre meglio che ascoltare i discorsi del prof. di storia. Ok, sto divagando. Io voglio soltanto sfogarmi. Lui non mi piace. Non mi piace. Non mi piace. Non mi piace. Oddio, sì, cazzo, mi piace, mi piace da morire. Ok, l'ho detto. Zayn mi piace. E voglio scoprire che diavolo l'ha reso com'è adesso.
Addio, per ora,
Janey."

wrong z.mDove le storie prendono vita. Scoprilo ora