29.Capisci di amare qualcuno quando lo odi perché senti la sua mancanza.

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"Che ne dici di questo?", chiesi ad Harry, mostrandogli un vestitino verde.

Lui alzò gli occhi dal mio diario, che stava tranquillamente leggendo sul mio letto e fece una smorfia.

"Nah, non sta bene con la tua carnagione. Prova quello rosso", mi suggerì, tornando a curiosare tra le pagine del mio diario, che in teoria avrebbe dovuto essere segreto.

Sbuffai, irritata dal suo comportamento, ma accettai il consiglio e mi andai a cambiare in bagno.
Louis dava una festa, quella sera, e, nonostante sapessi che Zayn sarebbe venuto, volevo andarci. Volevo dimostrare a tutti di averlo dimenticato, anche se era passata una sola notte da quando l'avevo visto l'ultima volta e mi aveva chiesto di lasciarlo andare. Benissimo, era quello che stavo facendo. Niente più Zayn, assolutamente, mi ripetevo di continuo, convincendomi di qualcosa che mai avrei potuto realmente accettare.
Uscii dal bagno, sistemandomi il vestito e sospirai.

"Non credo che mi stia molto bene", commentai, guardandomi allo specchio.
Harry alzò gli occhi, inizialmente con nonchalance, poi schiuse le labbra e deglutì a fatica, alzandosi e lasciando sul letto il diario, che prima gli aveva provocato tanto interesse.
Si avvicinò e mi rivolse un sorriso a trentadue denti.

"Wow...sei bellissima", sussurrò, facendomi fare una giravolta.
Ricambiai il sorriso.
"Davvero?".
"Cavolo, sì!", esclamò lui, tornando ad osservarmi.

Restammo in silenzio per un po', poi mi ricordai che la sera prima era uscito con Maggie e non gli avevo chiesto niente.
"Oddio, che stupida, mi ero quasi dimenticata! Com'è andata ieri con Maggie?", chiesi, iniziando a sciogliermi i capelli con il pettine.
Lui si sedette di nuovo sul letto e alzò le spalle.
"Beh, inizialmente è stato imbarazzante e ho pensato per tutto il tempo a come avrei potuto ucciderti...".
Risi e lui con me.
"E poi?".
"E poi, invece, è cambiato tutto: lei ha iniziato a parlare...e...cavolo, è davvero interessante quando parla di sé, dovrebbe farlo più spesso...poi il cibo era ottimo, la musica pure...abbiamo fatto un giro per Londra e tu sai quanto amo Londra di notte. Poi l'ho accompagnata a casa e...ehm...", si fermò, mordendosi il labbro e io lo guardai per incitarlo a parlare.
"E...?".
"Beh...l'ho baciata...", disse, grattandosi la testa.
Spalancai la bocca.
"Cosa? Oddio, ma è fantastico!", esclamai, sorridente.
Ero davvero felice per lui.
Harry alzò le spalle e mi sorrise, poi tornò serio.
"Jane, sarai la più bella della festa", commentò, incrociando le braccia.
Ridacchiai.
"Non se rimango con questi capelli", dissi, osservandoli.
"Finisco di prepararmi, faccio presto", aggiunsi, tornando in bagno.
Quel 'faccio presto', si tramutò in un'ora e mezza e quando uscii, Harry si era addormentato.
Gli tirai uno scossone e lo trascinai fuori di casa.

"Harry! E' verde, ti vuoi muovere?", sbottai, indicandogli il semaforo.
"Sì, sì, l'ho visto", disse lui, con voce impiastricciata, passandosi una mano sul viso.
"Metti la freccia, alla prossima dobbiamo girare...", continuai, battendo nervosamente un piede per terra.
Lui mugolò qualcosa, ma obbedì e, per poco, non andammo a sbattere contro un'altra auto.
"Attento! Potevamo essere morti!", gridai, tirandogli un colpo.
"Lo saremo di sicuro se continui a urlarmi nelle orecchie", borbottò, sbadigliando.
"Tieni gli occhi sulla strada", gli ricordai, tirandogli un altro colpo sulla spalla.
Sbuffò.
"Jane...".
"Harry, la prossima, la prossima! Ecco, l'abbiamo persa, ma che stai facendo?", esclamai, acida.
"Giriamo a quella dopo, ma che problemi ci sono?", chiese lui, facendo una smorfia.
"Così rischiamo di arrivare tardi...".
"Se certo non ci avessi messo due ore per truccarti", commentò, sbuffando.
"Stai zitto e cerca piuttosto di stare attento a dove vai", sbottai, incrociando le braccia.
"E, per tua informazione, ci ho messo un'ora e trentacinque minuti", gli ricordai, facendo un sorrisino irritato.
"Oh, scusa tanto".
Roteai gli occhi e mi misi a guardare fuori dal finestrino.
"Sono irritante, eh?", chiesi, sospirando.
"Sì...", rispose lui, secco. Poi, si voltò a guardarmi e addolcì lo sguardo.
"No...no. Ti capisco...", sussurrò, pizzicandomi la guancia.
"Cerca di rilassarti e lascia guidare me. Credo di essere abbastanza bravo in questo", disse, sorridendomi.
Ricambiai il sorriso.

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