CAPITOLO 3 "Straniero"

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Erano trascorsi alcuni giorni e, seppur con riluttanza Oliver dovette accettare la natura di Dominic. L'angelo mandato dalla città celeste, l'abitante di Heaven si sarebbe preso cura di lui ed avrebbe salvato la sua anima dalla via della perdizione.

Oliver aveva escogitato un piano perfetto, la madre, Thara sarebbe rientrata in città quel week-end dopo un lungo periodo trascorso in Florida con i suoi colleghi per discutere sulla nuova campagna pubblicitaria alla quale avrebbe lavorato. Il ragazzo si inventò una storia e la raccontò all'angelo così che lui potesse restare a casa sua senza far trapelare nulla alla madre. Dominic si sarebbe dovuto fingere un ragazzo straniero (inglese) arrivato a Toronto per visitare l'università in cui Oliver si era iscritto. Probabilmente gli avrebbe detto che sarebbero stati compagni di stanza al dormitorio o qualcosa del genere, dopotutto, apparentemente Dominic dimostrava la sua stessa età. Mentre Oliver parlava escogitando piani Dominic se ne restò seduto sul divano del salotto a guardarlo con interesse e attenzione.

La casa in cui abitava Oliver era molto grande. Faceva parte di una serie di villini a schiera dalle pareti bianche ed i tetti arancioni. Le porte d'ingresso erano di un marone scuro lavorate a zig zag lungo tutto il bordo, dalle finestre principali di casa sua si vedevano le tende svolazzanti. Da dove si trovavano i due, la luce irrompeva nella grande sala. Le porta finestre aperte facevano sì che il venticello leggero e fresco si intrufolasse nell'abitazione accarezzando con dolcezza le sottili tende di seta color sabbia. Il divano a tre posti posto al centro della sala era di un panna sbiadito, ai suoi piedi vi era un basso tavolino con la base in legno e la parte superiore in spesso vetro impolverato, qualche rivista qua e là. Sulla parete di fronte al divano vi era un enorme camino e su di esso una manciata di foto, Dominic notò con stupore che alcune di esse erano state coperte mettendo la cornice a faccia in giù, probabilmente né Oliver né la madre avevano avuto il tempo di togliere definitivamente i ritratti del reverendo Wilson.

- Hai capito? Faremo in questo modo. Tanto sembri un diciottenne, non è una grossa bugia. - disse Oliver rivolgendosi a Dominic

- Beh... in realtà ne ho qualcuno in più. - replicò pacato

- Ti ho già detto che sono etero vero? -

- Si. Anche quando sei a letto. Nella notte continui a ripetere "non sono gay, non sono gay, è l'empatia" -

- Mi spii mentre dormo? Questo è... oh mio Dio non farlo mai più! -

- Perché? Io veglio su di te... -

- In molti direbbero che sei uno stalker Dom -

- Stalker? Non mi sembra una buona cosa. -

Gli pneumatici strisciarono sul brecciolino presente sull'asfalto nel vialetto di casa Wilson, il suv grigio metallizzato si arrestò, quando lo sportello del conducente fu chiuso si udirono dei passi. Un rumore di tacchi picchiettava sull'asfalto, ed ecco nuovamente il rumore di uno sportello - Oliver! Tesoro aiuti la mamma con la spesa? - la signora Fehr era arrivata, dopo il divorzio si era ripresa il suo cognome da signorina, non voleva avere più nulla a che spartire con Allan Wilson il padre di Oliver. Era una donna minuta, dalla corporatura esile, doveva essere in parte messicana dedusse Dominic quando la vide, aveva lunghi capelli neri che le cadevano morbidi e sinuosi sino alla schiena, grandi occhi della stessa tinta e un dolcissimo naso all'insù. Indossava un tailleur con gonna color perla e una lunga collana che le arrivava sotto il seno con perle ambrate. Non si accorse di Dominic presa com'era dalle buste della spesa. Le appoggiò sul bancone e prese a dividere il loro contenuto tra frigo e dispensa. Per l'occasione l'angelo indossava una maglietta (rigorosamente bianca) con lo scollo tondo e dei blu jeans, gli stavano così bene i pantaloni e le maglie aderenti... facevano risaltare il suo bellissimo corpo. Oliver faceva capolino con lo sguardo dalla madre a Dominic che appariva tranquillo e sereno, lui invece, non lo era per niente, fece un gesto fulmineo all'angelo e lo pregò di alzarsi e raggiungerlo. Quando fu al suo fianco Oliver tossì richiamando l'attenzione della madre.

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