CAPITOLO 25 "Padri"

38 1 0
                                    



Le lezioni anche per quel giorno erano terminate. Oliver rimise tutti i suoi appunti nello zainetto e lo mise in spalla. Salutò i suoi compagni e si diresse verso casa. Avrebbe voluto occupare una stanza all'interno del campus ma... in quel periodo vivere da solo, sbrigare faccende e tutto ciò che comportava non poteva gestirlo. Prese la metro e cercò di mettere in pausa il cervello. Preso posto si mise le grandi cuffie alle orecchie. La musica a palla. Non aveva più sentito nessuno degli amici della band da quando si erano esibiti alle porte degli inferi. Aveva ricevuto parecchi messaggi e audio whats app ma aveva cancellato tutto senza neppure visionarlo. Sbuffò quando la metro si riempì talmente tanto da togliergli il respiro. Scese urtando su una donna grassoccia. Tirò dritto per la sua strada come niente fosse. Si mise le mani dentro le tasche della giacca a vento verde militare che indossava. Superò la via che lo conduceva a casa arrestandosi quando riconobbe l'auto del padre di Clay dinnanzi al vialetto di casa sua. Allungò il collo per vedere meglio. Era Alexis. La sorella minore di Clay era andata a vivere per un periodo con il padre. I genitori di Clay non erano separati eppure vivevano sotto lo stesso tetto solo per le ricorrenze come Natale o Pasqua essendo loro di religione cattolica. Oliver ricordava molto bene Alexis. Portava l'apparecchio l'ultima volta che l'aveva vista. I capelli a caschetto con la frangia e i vestiti sempre due taglie più grandi. Amava l'hip hop e indossava sempre felpe e pantaloni di tuta tutti colorati. Adesso, dinnanzi a sé c'era una giovane donna. Lunghi capelli castani, occhi verde/azzurro, naso all'insù e fisico snello. Come la sorella non era molto alta. Ma, a differenza di Clay che usava spesso e volentieri tacchi alti, Alexis indossava delle scarpe di ginnastica. Oliver restò sorpreso di vederla così cresciuta, così diversa, così... bella. La ragazza si piegò con la schiena e prese un altro scatolone dal cofano della macchina. Indossava dei blu jeans aderenti, una canotta bianca ed una camicia jeans sbottonata sopra. Oliver mise via le cuffie raggiungendo la ragazza. Quando Alexis lo vide gli rivolse un sorriso. I denti erano bianchissimi e perfetti. Sul viso non vi era più neppure un brufolo. Somigliava a Clay ma era diversa al contempo. Il suo sorriso fece sì che Oliver sorridesse ancora di più andandole incontro.

- Olly! – esclamò lei baciandolo sulle guance – sei sempre lo stesso. –

- Tu sei cambiata completamente invece! – rispose lui accarezzandole una spalla – sei tornata? Resterai questa volta? Niente fughe improvvise per concerti di Eminem e 50 cent? – Alexis gli fece la linguaccia

- Ho sedici anni ora. Sono cresciuta e no... purtroppo non ci sono concerti in calendario... -

- Ma che terribile notizia... - ridacchiarono insieme – posso aiutarti con gli scatoloni? – chiese Oliver

- No tranquillo. Ha già preso quasi tutto papà e poi... - fece un gesto con il capo verso la porta di casa – Eric adesso vive da me. – Oliver corrugò la fronte

- Eric? Il fratello di Barbarah? Lo conosci? –

- Eh? Non te ne ricordi? – lui scosse il capo - quell'idiota che mi tirava i sassolini quando andavo sulla bici da piccola... quell'idiota che alle elementari mi ha tagliato le trecce costringendomi a tagliare tutti i capelli quasi a zero. –

- Cioè quello a cui ho tirato contro la mia mazza da baseball è Eric? – domandò confuso ricordando un avvenimento passato, Alexis fece sì con la testa

- Sarà tremendo averlo in casa... - sospirò

- Beh. Per quel che vale. Io sono alla porta accanto. Se ti serve qualcuno che lo prenda a sprangate... sai dove suonare. - .

Oliver entrò in casa lasciando scivolare lo zainetto sul parquet. Si protrasse in avanti guardando oltre la porta che lo separava dalla cucina. Si tolse le scarpe ed infilò le pantofole. Raggiunta la cucina lesse appeso al frigo un bigliettino scrittogli dalla madre: "Olly sono tornata a lavoro. Credo sia giusto dopo tre giorni di assenza... Richiama tuo padre. Ti ha cercato parecchie volte oggi. E' impaziente di vederti sabato e credo che questo lo agiti. Dominic è in camera tua. Ho provato a farlo alzare ma niente. Cos'è accaduto a quel ragazzo ieri sera? Stagli vicino. Ha bisogno di un amico. Nel forno c'è il pasticcio di patate e zucchine. Scaldalo prima di mangiarlo. Se hai bisogno di qualcosa chiamami al cellulare. Ti voglio bene. Mamma.". Oliver lesse mentre addentava una merendina al cioccolato. Era troppo pigro per scaldare il pasto che gli aveva preparato la madre. Salì gli scalini lentamente picchiettando con le dita lungo il muro. Raggiunta camera sua accese la luce. Le persiane erano chiuse e le tende tirate. Scosse il capo puntando il dosso sul suo letto. Dominic era acciambellato su sé stesso. La testa completamente nascosta dalle coperte. Il giovane umano lo raggiunse e gli tirò giù le coperte di colpo. L'angelo aveva le gambe strette al petto. I capelli appicciati al viso e le guance impiastricciate di lacrime.

HeavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora