CAPITOLO 28 "Nuove verità"

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Il suv della madre di Oliver presto in prestito dal ragazzo raggiunse la sua meta. L'auto superato il grande cancello nero che separava la villa dalla campagna circostante si arrestò. Oliver spense il motore e prima di poter scende dall'auto lanciò un occhiata al suo angelo. Chiuso lo sportello alle sue spalle fischiò osservando la villa. Era molto grande. Tutta in pietra dai tetti cremisi e le porte di spesso legno e vetri colorati. Salì gli scalini che lo speravano dal portico e giunto alla porta bussò un po' riluttante. Il reverendo Wilson spalancò la porta gioendo. Era un uomo basso, un poco stempiato con gli occhi dello stesso colore del figlio. Si gettò tra le braccia di Oliver dandogli dei colpetti sulla schiena.

- Figlio mio. – disse – è così bello rivederti. – guardò Dominic e poi nuovamente il figlio

- oh lui è Dominic un mio amico. – si affrettò a dire il ragazzo

- ma certo. E' un piacere Dominic. – pronunciò il reverendo stringendogli la mano. L'angelo percepì subito qualcosa, ma non riuscì a capire cosa ora che i suoi poteri erano andati. I due, l'angelo e il giovane umano, si accomodarono in un immenso salone. Dai maestosi divani in velluto color pesco. Grandi tappetti che coprivano gran parte di un parquet lucidissimo e tende drappeggianti tutte lavorate con disegni di fiori e foglie in oro. Il lampadario era un gigantesco candelabro pieno di brillanti che illuminavano le pareti di mille sfumature.

- Però. – disse Oliver fissando il grande pianoforte a coda – mio padre si divertiva a suonare di tanto in tanto. – aggiunse indicando il piano. Il reverendo tornò in salone con un vassoio – oh papà non c'era bisogno. –

- è solo un po' di spremuta per rinfrescarvi. – porse un bicchiere a Dominic e uno a Oliver – perdonatemi ma non ho molto da poter offrire. Non credevo saresti venuto sul serio... Ne sono lieto. Davvero. – Oliver bevve la sua spremuta versata in un ampio bicchiere di cristallo e fece mezzo sorriso forzato al padre.

- Voi vivete qui da solo? – chiese Dominic – voglio dire... - si corresse – adesso. Vivrete qui da solo? – L'uomo sospirò sedendosi al fianco dell'angelo

- non so cosa il buon Dio abbia in serbo per me. Posso solo dirvi che io non ho nulla a che fare con questa faccenda. Son certo che qualcuno mi voglia incastrare. – Oliver si fece ritto sulla schiena a quelle parole, posò il bicchiere sul vassoio d'argento e rivolse la sua attenzione al padre

- chi ti vorrebbe incastrare scusa? – gli domandò

- Oliver questa è opera del maligno. – il ragazzo portò gli occhi al cielo

- oh signore ti prego no! Benvenuto al sermone casalingo di mio padre! – esclamò sbuffando

- cosa intende dire? – volle sapere Dominic. Il reverendo lo puntò con i suoi occhi, erano così simili a quelli di Oliver che a Dominic parve di guardare lo stesso ragazzo tra una manciata d'anni.

- tu non sei umano. – disse di colpo. Oliver sgranò gli occhi. Il reverendo guardò dapprima il figlio poi, posò nuovamente lo sguardo sull'angelo. – ne ho conosciuti come te. – disse – non ci ho mai parlato. Ma ho sempre saputo della vostra esistenza. –

- cosa sarebbe Dominic secondo te? – chiese Oliver al padre

- la sua aura diversa. Nonostante possa confondersi con un umano dato che respira... sono quasi certo che sia un figlio del regno celeste. – Oliver restò attonito udendo quelle parole. Nel frattempo anche Barbarah e Clay li avevano raggiunti alla villa. Alexis si era dovuta assentare... era di guardia alla bara dell'arcangelo Michele in camera di Oliver. Il reverendo fu felice di rivedere Clay dopo tempo. Quando anche le ultime arrivate presero posto in salone Oliver aggiornò loro con le ultime rivelazioni del padre.

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