CAPITOLO 13 "Ali"

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Era sera e il canto delle cicale riecheggiava all'interno della sala da pranzo nella casa di Oliver. Il caldo era asfissiante ragion per cui Barbarah si era permessa di spalancare tutte le vetrate. Gregor non si era mosso neppure di un centimetro. Oliver con la fronte zuppa di sudore fissò l'angelo di sottecchi, era così dannatamente irritante! Tutto per benino, con la sua giacca blu e i suoi capelli perfetti, non era affatto come Dominic pensò. Il suo angelo era speciale, il suo lato umano era ancora vivo in lui. Gregor invece, pareva uno spaventapasseri, uno bellissimo ovviamente. I tre restarono in silenzio, Oliver nervosamente picchiava con il piede sul parquet, Barb appollaiata sul divano si era tirata su la canotta nera che indossava lasciando la pancia scoperta, sull'ombelico risplendeva un piccolo brillantino. Si sciolse i capelli boccheggiando per il caldo li tirò sulla nuca e li raccolse in uno chignon disordinato usando l'elastico. Il suono dell'orologio a parete che ticchettava riecheggiava nell'aria facendosi eco.

- Forse – disse Oliver interrompendo quel silenzio – dovresti chiamarlo di nuovo. – Barbarah si limitò a sbuffare e allungare le corte gambe sul tavolinetto dinnanzi a se'. Le tende svolazzarono di colpo, Oliver si protrasse in avanti, non c'era neppure un filo d'aria. Ci fu un bagliore pallido e poi, dal nulla, come per magia la figura di Dominic da invisibile diventava visibile. Indossava ancora i vestiti di quella sera al locale, i capelli erano in disordine, sul bel viso si vedeva una leggera barba nascente. Gli occhi color del cielo erano stanchi e scavati in profonde occhiaie violacee. Le labbra secche ed il viso stanco. Oliver, impietrito ed ammutolito lo fissò. Barbarah si alzò di scatto, pareva quasi che una molla l'avesse spinta in alto, sorrise a trentadue denti e si diresse verso Dominic, sorprendendo tutti i presenti e forse, persino se stessa si lanciò tra le braccia dell'angelo. Dominic l'accolse stringendola al suo petto, la cullò tra le sue grandi braccia per qualche istante.

- Dominic. – pronunciò Gregor mettendosi sull'attenti – hai un aspetto a dir poco vergognoso. – Oliver gli lanciò un occhiataccia, quell'angelo era antipatico! Riusciva sempre a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato! Adesso si spiegava perché l'amica era riluttante all'idea di averlo come angelo protettore. L'abbraccio tra Dominic e Barbarah si sciolse, lei lo guardò studiando il suo bel viso, lui però non stava guardando lei, la sua attenzione era rivolta verso Oliver. Il giovane umano si era messo in piedi restando fermo con il capo chino, quegli occhi profondi come oceani lo stavano fissando, le gambe gli divennero molli e per poco non cadde, deglutì rumorosamente e si toccò il naso, quel gesto era comune in Oliver quando qualcosa non andava, quando si sentiva colpevole. Era colpevole per quanto successo lo sapeva ed era proprio per questo che non riusciva a sostenere lo sguardo dell'angelo. Quando Dominic percepì la sua tensione si fece in avanti annullando la distanza che li separava. Nonostante fossero vicinissimi il giovane non era ancora riuscito ad affrontare lo sguardo dell'angelo.

- Oliver. – pronunciò Dominic con voce dolce e vellutata – sono qui. –

-Mmm- era stata la sua risposta.

- Andiamo! – esclamò Barbarah – abbraccialo! – Oliver alzò la testa di scatto e guardò l'amica.

- Adesso non esageriamo! – disse – sono felice di vederlo, ma... – sul bellissimo viso di Dominic prese forma un sorriso, sorriso che illuminò l'intera sala, Oliver finalmente lo guardò - Perdonami – pronunciò tutto d'un fiato – avrei tanto voluto che le cose andassero diversamente... -

- Lo so. – rispose l'angelo mantenendo quel suo tono caldo e amichevole – non devi dartene una colpa Oliver. Roma non è stata costruita in un giorno. Ti serve tempo, è normale, non mi aspettavo che tutto cambiasse con il mio arrivo. Sarò pure un angelo ma... non so fare i miracoli – Oliver sorrise a quelle parole

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