CAPITOLO 4 "Anime perdute"

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Dominic e Oliver si trovavano all'interno dell'ennesimo fast food di turno. Seduti ad un tavolino angolare lontano dal chiasso. Sebbene fosse sabato sera il giovane umano aveva adocchiato un posticino tranquillo, lontano dalle feste di compleanno dei bambini e dalla musica di Frozen a tutto volume, se solo avesse ascoltato anche solo un'altra volta "Let it go" avrebbe dato di matto, serrò la mascella e si concentrò focalizzando con la mente quale era il suo obbiettivo. Si accomodò per primo, Dominic prese posto subito dopo di lui sedendosi dalla parte opposta. Il tavolino tra i due era di legno pino chiaro, sulla sua superfice un po' irregolare vi erano delle scritte indelebili.

Oliver guardò per un lungo istante l'angelo, poi parlò:

- Senti, ci conosciamo da un po' e credo che tu debba dirmi tutto. Insomma, è vero, all'inizio ero riluttante all'idea che tu fossi il mio angelo custode... -

- Non sono il tuo angelo custode. Io sono qui per... - Oliver lo interruppe portando gli occhi al cielo in modo teatrale.

- Si si quello che è. Il punto è: Sei un angelo, ti sembra normale per noi comuni esseri mortali? Una cosa che accade tutti giorni? -

- In realtà ogni giorno migliaia di anime vengono assegnate agli angeli -

Oliver ripeté il gesto di poco prima imbronciato, sospirò lasciandosi scivolare sullo schienale imbottito color rosso cremisi.

- Dominic, ascolta ti prego. Posso accettare che tu sia un angelo. Nessuno è come te, nessuno è perfetto come lo sei tu. Se sei un angelo però, devi provarmelo, devi raccontarmi tutto... Non puoi negarmelo, è giusto che io sappia. - Aggiunse in fine. Dominic lo guardò solo per un istante poi allungò le braccia e, con le lunghe mani affusolate da far invidia al miglior pianista strinse i polsi dell'umano che sobbalzò appena per il contatto. La pelle dell'abitante di Heaven era così calda, delicata, il suo tocco era così gentile, così familiare. Oliver restò piacevolmente sorpreso quando un'aura celestiale lo strinse a se. Un lampo ambrato colpì i suoi occhi e, l'attimo dopo Oliver era diventato astratto, incorporeo...

Si ritrovò sdraiato su un immensa distesa verdeggiante, quando riaprì gli occhi il sole lo abbagliò, portò un braccio sulla fronte per farsi da scudo e, con occhi socchiusi si issò. Con il palmo della mano spazzò via la terra dai suoi blu jeans, con stupore notò di essere scalzo, inarcò un sopracciglio titubante, di colpo si voltò guardandosi intono. Lo ricordava bene: era seduto in un sedile all'interno di un fast food, con lui c'era Dominic ma, in quel preciso istante, in quel posto, Oliver era completamente solo. In lontananza si udiva il suono incessante dello scorrere dell'acqua, sicuramente nei pressi vi era un laghetto o un fiume. Prese a camminare curioso volendo esplorare quel posto, l'erba umida e liscia gli faceva il solletico alle piante dei piedi, sorrise debolmente quando, dinnanzi a se vide spuntare maestosi alberi dalla grossa corteccia massiccia, davano vita a numerosi rami interamente coperti di fiori e foglie variopinti. Quello era un sogno ne era certo. Tanta bellezza e purezza non appartenevano al mondo che lui abitava. Proseguì il cammino arrivando al fiume che, lento, sinuoso e vellutato, danzava morbido facendo sì che alcune goccioline d'acqua andassero a scontrarsi con i piccoli massi che vi erano tutt'intorno. Cos'era quel sogno? Gli era capitato di sognare, specialmente sotto l'effetto degli stupefacenti ma, una cosa del genere...mai!

Al di là del fiume Oliver vide un bagliore, qualcosa luccicava, con fronte corrugata decise di voler attraversare il fiume per scoprire cosa fosse. Si immerse nell'acqua e, con suo immenso stupore si sentì leggero come una piuma, come se il fiume stesso lo stesse conducendo in quella direzione. Con i vestiti zuppi si fece strada, quel bagliore era sempre più vicino. Quando fu faccia a faccia con la "luce" Oliver fece un'espressione schifata - tutto qui? Uno specchio? -

D'innanzi a lui vi era un sontuoso specchio tondeggiante estremamente antico con una cornice in oro tutta lavorata. Rifletteva la sua figura fino a mezzo busto, il ragazzo guardò quello specchio come se stesse cercando qualcosa e, fu in quel preciso istante che un bagliore pallido e tiepido lo colpì, la sua immagine incominciò a distorcersi come riflessa su una superficie irregolare come quella del mare. Quello specchio era "vivo". Al suo interno Oliver riconobbe il viso di Dominic, il suo angelo. Immagini disordinate e sconnesse colpirono i suoi occhi, Oliver li chiuse tramortito, si portò entrambe le mani alle tempie ed ebbe un capogiro, cadde lentamente sull'erba come a rallentatore, come se, qualcuno invisibile ai suoi occhi lo stesse adagiando sul prato. Improvvisamente spalancò gli occhi, aveva il fiatone e respirò lunghe boccate d'aria.

- E' tutto ok Oliver - pronunciò Dominic poggiandogli una mano sulla spalla – respira -. L'umano, ancora sconvolto per l'accaduto restò in silenzio mentre riprendeva fiato. Cos'è che Dominic gli aveva mostrato? Quando riprese le forze guardò l'angelo prima di proferire parola.

- Quel posto dove sono stato... - l'angelo sospirò, poi rivolse un debole sorriso all'umano.

- Si, sei stato ad Heaven. - disse di colpo, Oliver sobbalzò.

- Mi hai mostrato il regno celeste? - domandò con voce un po' troppo alta, talmente alta che tutti i presenti del fast food, sebbene distanti da loro, si voltarono a fissarli. Oliver tossì piano e fece spallucce per scusarsi con Dom. Abbassò la voce di qualche ottava e proseguì:

- Perché? Perché mi hai mostrato Heaven? -

- Volevi sapere. E tutto ha inizio da lì. Dal mio regno. Il fiume rappresenta la vita che scorre. Ciò che c'è al di là del fiume è lo specchio delle anime. E' lì che ho visto il tuo viso per la prima volta. Lo specchio non dorme mai, lavora di continuo e di continuo cerca anime da salvare. E' questo il suo compito. Trovare le anime, a salvarle dobbiamo pensarci noi, è questo il nostro compito. -

- E tutte quelle immagini? Ho guardato attraverso lo specchio per quanto? Un secondo? - Dominic rise, Oliver si fece dritto sulla schiena - cos'hai da ridere? -

- E' normale che tu non possa vedere attraverso lo specchio. Sei un umano! -

- E allora? -

- Sei vivo. Lo specchio delle anime è per... le anime - rise ancora divertito

- Di grazia, come avrei dovuto saperle queste cose? Non ho letto il tuo manuale d'istruzioni! -

- Il mio manuale? -

- Si. Come far funzionare il tuo angelo. Quei ragazzi che abbiamo visto fuori dal locale, cosa intendevi dire quando mi hai detto che purtroppo non arrivate sempre per primi? – l'angelo s'incupì

- Sono anime perdute o anime dannate che dir si voglia. Sono anime logore inghiottite dal peccato. Può sembrarti assurdo ma, vedi, come ci sono gli angeli, ci sono i demoni. Se da una parte noi salviamo le anime dall'altra loro le corrodono e le divorano. Ma per parlare di questo, non penso che questo sia il posto più adatto. Ne riparleremo una volta a casa. - Dominic guardò Oliver di sottecchi poi gli fece un cenno del capo e i due si alzarono in contemporanea, si diressero all'uscita del locale quando, una bambina paffutella, con capelli neri come pece raccolti in una treccia, con indosso l'abito della principessa dei ghiacci Elsa corse verso Dominic, gli rivolse un sorriso gigantesco, rivelando una dentatura nascente – Ciao - gli disse, lui si chinò e le poggiò il palmo della mano sulla testolina - Ciao piccola anima -. Oliver guardò l'angelo e poi la bambina, c'era qualcosa di strano in tutto ciò. Una giovane donna bionda e longilinea si avvicinò ai due - Scusatela, Brittany vieni subito qui! - la madre della piccola la richiamò, con le guance paffute ed il viso a cuore la piccola si diresse verso la madre ma, non prima di rivolgere un altro bellissimo sorriso a Dominic.

Fuori dal fast food Dominic si appoggiò con la schiena al muro come se gli fosse mancata l'aria. Oliver aveva fatto qualche passo in avanti, si arrestò vedendo l'angelo visibilmente scosso. Con il passare del tempo Dominic appariva ai suoi occhi sempre più... "umano". Lo raggiunse spostando lo sguardo dal bellissimo volto di lui molto più paonazzo del solito al locale che avevano appena lasciato, attraverso le grandi vetrate riusciva ancora a scorgere la piccola creatura che gli era andata incontro poco prima salutando Dominic. Improvvisamente Oliver capì...

- Chi è quella bambina? - gli domandò. Dominic esitò per un istante guardando il ragazzo dritto negli occhi, poi rispose alla sua domanda:

- E' una delle anime che ho condotto al regno celeste rinata nel vostro tempo - confessò.

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