CAPITOLO 19 "Come le fiamme dell'inferno"

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AVVISO: Volevo avvisare tutti i lettori che questo capitolo è assai più forte rispetto ai precedenti. Se siete pronti a tutto... Buona lettura!






Nuda. Stretta su se stessa. Rintanata come una lumaca all'interno del suo guscio, Barbarah se ne stava indifesa seduta sul pavimento. Aveva la schiena appoggiata al muro che finiva ad angolo, lei, piccola com'era ci si era accoccolata. Con le braccia strinse al petto le gambe, cullandosi avanti e indietro. Un lamento gli sfuggì dalle labbra. Aveva i capelli intrinseci di sudore appiccicati alla fronte. Il suo viso era una maschera di dolore.

Hunter seduto al solito posto, guardava una partita alla tv...

Barbarah ebbe un fremito quando percepì una carezza tiepida sulla spalla. Mosse la testa non vedendo nessuno. Respirò affannata e parlò:

- Chi sei? – domandò al nulla. Il patrigno si voltò per guardare con chi stesse parlando e rise divertito

- pazza. – disse tra sé. Barbarah non era pazza, non lo era affatto. La figura di Nicolai piano divenne visibile ai suoi occhi. Il viso della giovane si illuminò repentinamente, Nicolai gli fece un sorrisetto, lei ricambiò accettando la giacca che il galante demone gli offrì per coprirsi. Lui si tirò in su sbottonandosi i bottoni sulle maniche dell'impeccabile camicia, tossendo, rivelò la sua presenza. Hunter si voltò e trasalì, rabbuiandosi si alzò puntando il demone con lo sguardo:

- E tu chi cazzo sei? – domandò mentre sputava lo stecchino che teneva tra le labbra sul pavimento, Nicolai si sistemò la camicia con nonchalance

- Oh certo. Perdonatemi. – disse teatralmente spalancando le braccia – il mio nome è Ialocin ma potete chiamarmi Nicolai, e sono... il primogenito di Lilith. – Il patrigno di Barbarah scoppiò a ridere lasciandosi cadere su una sedia malconcia posta al fianco di un tavolino altrettanto malridotto

- Il figlio di Satana? – rise ancor più rigorosamente, Nicolai inclinò lievemente il capo studiando l'uomo grassoccio e stempiato dinnanzi a sé

- Lo trovate divertente? –

- Sei un amico della puttana? –

- Puttana? Oh no, non ho mai conosciuto vostra madre. – Hunter sgranò gli occhi furibondo

- Togliti dal cazzo! Togliti subito dal cazzo! – ringhiò

- Il vostro vocabolario non è molto vario... Comunque sia, non posso. Prima devo porre fine alla vostra inutile esistenza. – Hunter si paralizzò ed osservò come ipnotizzato Nicolai. I suoi occhi ardenti erano diventati completamente neri nascondendo l'iride. L'uomo indietreggiò e Liv, la madre di Barbarah restò impassibile ancora immobile sul divano. Barbarah alle spalle del demone si tirò su e indossò la giacca che pocanzi lui gli aveva dato. Tramortita restò ad osservare.

- Bambolina. – pronunciò Nicolai dandole le spalle – Recupera i tuoi fratelli e portali fuori di qui. –

- Cosa farai? – gli chiese con timbro debole ed esitante

- Questo non ti riguarda. Va! – Barbarah obbedì schizzando in camera. I suoi fratelli con la valigia già pronta l'aspettavano seduti sul letto. Si diresse verso il gemello e si affrettò a sollevarlo ma, quando provò a fare forza sulle sue braccia queste gli cedettero. Era troppo debole e stanca per sollevarlo. Eric continuava a parlare ma Barbarah non ascoltava, le sue parole erano solo fischi nelle sue orecchie. Tutto era ovattato, tutto era distante e surreale. Prese il viso del fratello tra le mani e guardandolo fisso negli occhi gli chiese di uscire dalla roulotte portando Sam e la valigia con sé. Dapprima Eric cercò di obbiettare poi, sbuffando fece quanto chiestogli dalla sorella maggiore. Lei li seguì con lo sguardo fino a quando non oltrepassarono la porta d'ingresso della roulotte. Solo allora si voltò a guardare il suo gemello che adesso, con occhi aperti persi nel vuoto era cosciente. Gli accarezzò i capelli. Dopo quella sera comprendava a pieno cosa lui aveva subito per tutta una vita. Era sbagliato. Era ingiusto. Hunter aveva iniziato ad abusare di lui e a picchiarlo da quando era solo un bambino. Il più quieto, il più bisognoso. Barbarah odiava Hunter. Non sapeva cosa Nicolai avesse fatto ma sapeva che lui era a conoscenza di ogni cosa. Era bastato toccarla solo per un istante per vedere attraverso i suoi occhi demoniaci cosa era accaduto in tutti quegli anni. La ragazza afferrò dei pantaloni di tuta che trovò per terra e se li infilò. Si bloccò appena notando il sangue sulle sue mani, tra le sue gambe... Tirò su col naso serrando la mascella. Portava ancora ai piedi i suoi anfibi borchiati. Sollevò Thomas con il busto e si sedette al suo fianco:

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