CAPITOLO 9 "Messo alla prova"

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Seduto sul marciapiede si teneva le gambe strette al petto mentre la pioggia scendeva cupa. Il cielo era un ammasso di nuvole e il nero della notte veniva squarciato dal susseguirsi di lampi dai toni viola e dal blu. Persino il tempo, pensò Dominic, si stava ribellando. I biondi capelli lisci gli accarezzavano il viso, bagnati erano come spilli sottili che graffiavano le sue candide carni. Non cercò riparo poiché quel tempo esternava alla perfezione quel che lui provava interiormente in quel preciso momento. Era sempre stato un fedele servitore, uno dei migliori angeli alla guardia dello specchio, l'angelo che aveva condotto il maggior numero di anime al regno pur abitandolo da poco meno di un secolo. Le anime, una volta purificate sarebbero rinate nuovamente sulla terra, solo chi, aveva ricevuto "il dono" nella sua vita da essere mortale però avrebbe potuto abitare il regno, divenendo un angelo inferiore: i così detti Troni.

A vegliare e governare Heaven era uno degli angeli più antichi della cerchia dei Serafini, l'arcangelo Gabriele. Dominic era stato da subito uno dei prescelti, in lui il sovrano aveva visto qualcosa di unico. Il giovane angelo si era elevato a tutti gli altri. Di norma, i Serafini (gli angeli più antichi e potenti) davano gli incarichi agli angeli Cherubini, secondi nella scala ma, con l'arrivo di Dominic nel regno dei cieli le cose cambiarono repentinamente. Vi fu una protesta da parte dei Cherubini millenari, loro che, dopo secoli si videro scavalcare da un angelo di rango inferiore, nessuno tuttavia poté ribellarsi alla parole dell'arcangelo Gabriele poiché questa era sacra e inequivocabile.

A Dominic fu affidato un incarico che mai, prima di allora era stato assegnato ad uno dei troni, fu messo alla guardia dello specchio delle anime, solo i Cherubini se non i Serafini stessi avevano avuto in precedenza quel compito. Lo specchio delle anime era un oggetto sacro e rappresentava il cuore pulsante del paradiso, vegliarlo era estremamente importante. Dominic accettò l'incarico con orgoglio. Nel corso degli anni mantenne la sua posizione ma, un giorno, l'arcangelo Gabriele lo chiamò in udienza e decise di mandarlo sulla terra, l'angelo ne restò sorpreso, voleva rivedere il mondo, eppure era spaventato all'idea che una vita appesa al filo del rasoio era stata messa nelle sue mani. Con il passare del tempo Dominic divenne sempre più sicuro di se ed il compito che gli era stato assegnato non gli pareva più così spaventoso.

Ogni anima può essere salvata: questo divenne il suo unico scopo.

L'angelo dagli occhi color del cielo, i capelli luminosi come il sole e il viso raffinato aveva sempre seguito le regole mostrandosi diligente e ben addestrato. Tuttavia, un giorno, accadde qualcosa che neppure Dominic sebbene le sue capacità e il suo controllo riuscì a gestire. Inviato sulla terra per salvare una giovane anima si imbatté in uno dei figli di Lilith. Non era una novità, purtroppo capitava spesso di imbattersi nei demoni, gli era già capitato ma quella volta fu diverso... Il figlio di Lilith che si presentò sotto ai suoi occhi lui lo conosceva già, non lo aveva visto in una delle missioni no, quel demone apparteneva al suo passato, il demone che aveva dinnanzi apparteneva alla sua vita da essere umano. Quando Dominic lo vide restò pietrificato, era bello e raggiante, nessun demone, nessun altro dei figli di Lilith aveva la sua grazia, la sua eleganza e la sua disarmante bellezza. Era diverso da tutti gli altri, lui era speciale. Gli angeli non provavano più sentimenti eppure Dominic restò ammutolito dinnanzi alla figura scura che gli si era presentata sotto gli occhi. Abitava il regno ormai da tempo e mai avrebbe pensato che un regno abitato da angeli potesse essere meschino e vigliacco con uno dei suoi stessi abitanti. Perché lo avevano mandato lì? Cosa speravano di ottenere mettendolo faccia a faccia con qualcuno che faceva parte del suo passato? Qualcuno che, per Dominic, era stato molto importante. Quella fu una cattiveria gratuita che il sovrano gli fece, non lo meritava, era sempre stato diligente, aveva sempre seguito le regole ma adesso iniziava a dubitare di ogni cosa, persino del regno.

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