Chapter fourty -three

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New York, United States 🇺🇸
Birch Coffee.

Mi ritrovo qui in questo bar, come ogni pomeriggio da due settimane a questa parte.
Sono seduto al solito tavolino,
vicino alla grande vetrata, intento a scrivere sulla mia agenda in pelle nera ,ormai rovinata.
Sto scrivendo l'ennesima poesia, l'ennesima lettera.
Scrivere come ben sapete, per me è uno sfogo interiore.

Il mio modo di scrivere era particolare, scrivevo i miei sentimenti e i miei sogni anche se ero a conoscenza del fatto che la maggior parte di essi erano irrealizzabili, io scrivevo comunque, perché nonostante il destino della mia abbia deciso un altra strada non mi sono mai arreso, ho continuato a lottare, con qualche lacrima sul viso, e domande, ma non ho mai smesso di sognare.
Non ho mai smesso di credere...
Credere in me, credere nelle favole, grazie a mia figlia, e la sera prima di andare a dormire, infondo ritornavo anch'io per qualche istante, un bambino.

Voltai la pagina, era vuota, color bianco candido, ma ben presto venne scritta, sporcata e macchiata da inchiostro.

« Oh piccolo raggio di sole che illumini le mie giornate più buie, sento il dolore della tua mancanza giorno dopo giorno, sai, suppongo sia un dolore incurabile, persistente e presente fino al mio ultimo respiro.
Se solo potessi volare per cercarti tra quel ammasso soffice di nuvole e ribaciati un'altra volta, un ultima volta.
Oh se avessi soltanto un paio di ali per poterti raggiungere... Quando smetterai di giocare a nascondino come una ragazzina?
Tesoro, mostrami nuovamente il tuo volto ed io riuscirò a togliere ogni pensiero dalla mia mente. »

*Flashback *

Mi ritrovavo in quel bar, nel centro di Parigi, assieme a Caroline, era bellissimo passare il tempo con lei, le lasciavo sempre dei messaggi mentre beveva il suo milkshake preferito che ordinava tutti i giorni, lo facevo perché riuscivo ad amare ancora.
E come sottofondo, c'era la nostra canzone, dalle nostre voci che cantavano le frasi della canzone che accompagnava la nostra relazione, ossia la mia canzone preferita,
'The Girl Of My Best Friend' di Elvis Presley.'

* fine flashback *

«Buongiorno, stellina.»

Dissi appena entrò dall'ingresso con mia madre.

«buon giorno papà.»

Disse la piccola, stropicciandosi gli occhietti assonnati.

«Buon giorno Mamma»
Dissi baciandole la guancia.

«Buon giorno anche a te, tesoro»
Ricambiò il saluto sedendosi sulla sedia  di legno.

«Papà,
perché hai il viso bagnato?
Stavi piangendo?»

«No Darcy va tutto bene, ero solo un po' triste, ma ora sono felice perché sei arrivata tu.
Come hai dormito, amore mio?»

Le sue piccole mani, ricoprivano 
le mie guance .

«Oh, tutti questi baci per me?»
la baciai dolcemente prima che la cameriera posò la tazza di caffè sul tavolo.

«Hai fame, Darcy?»
Affermò con un cenno di testa, mentre si aggrappava al mio fianco.

Ordinai tre croissant al cioccolato , un cappuccino e un latte con il cacao.

La tazza di latte, scivolò dalle mani della piccola Darcy, cadendo sul pavimento, mi alzai per tranquillizzare mia figlia, ormai in lacrime, presumo per lo spavento.

Sospirai  di nuovo, con le dita spingendo i riccioli di mia figlia.

«Darcy... »
osservò mentre alzò la testa, sussurra come faceva.

«Niente più lacrime, principessa.
Va tutto bene.»

«Mi  sono solo spaventata un po', papà»

esclamò lei, aveva il labbro inferiore avvolto e gli occhi lucidi.

«Lo so, non ti devi  spaventare,
sono cose che succedono,
non è niente di grave.
Papà è qui, non devi piangere.
Ti voglio bene piccola.»

Si appoggiò sulle mie gambe per premere un bacio sulla guancia, facendo un rumore scioccante prima di allontanarsi e appoggiarsi contro la spalla.
Sorrideva, e vederla sorridere, mi faceva tornare la voglia di vivere.

Mia madre raccolse i pezzi di ceramica ormai rotti , mentre la cameriera asciugava il  liquido latte sparso sul pavimento.

mormorai a voce piena, sorrisi, consapevole della mia solitudine, mentre ammiravo la bellezza sfavillante e gioviale di mia figlia.
Mia figlia mi guardava, si vedeva tutta la gioia provata in quell'istante, dagli occhi capí che per lei ero fondamentale, d'altronde ero suo padre.

le sorrisi, stringendola più forte a me quasi da sollevarla da terra.
Mia madre mi raggiunse dopo pochi secondi, dopo aver portato i resti della tazza al bancone, godendosi il meraviglioso abbraccio di famiglia, rimase in silenzio, immobile.

«Mamma, che fai lì immobile, unisciti a noi, vogliamo sentire il tuo affetto!»

Mi piace pensare che possa ancora passare del tempo con la mia mamma, con la mia piccola Darcy, insomma con la mia famiglia.

— Every day my love for you grows, my heart is singing my love for you, you are my sun, my hope, my everything.—
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Volevo sapere che ne pensate, soltanto un piccolo commento può aiutarmi ad essere più creativa, ditemi la verità!
Spero vi sia piaciuto
All the love.
|Martina|

After She Died |H.S.| - #Wattys2017 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora