Chapter t h i r t y - s e v e n

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Luxury hotel,
Paris, France 🇫🇷

A notte fonda...

Era tanto difficile non pensare alla mia Helena, era quasi impossibile, perché lei tornava sempre, nella mia mente, dimenticarla poi , una faccenda d'altro mondo.

Dopo una lunga serata di concerto, con la mia band , mi concessi un lungo bagno,ero distrutto.

Ero rilassato, mi accadeva ultimamente, con gli occhi chiusi pensavo a mondi assurdi, nascosti dietro alle mie palpebre.
L'acqua si muoveva nella vasca,
la schiuma invece assomigliava all' odore di vaniglia, il quale mi ricordava Helena, il profumo dei suoi vestiti dei, suoi capelli.

D'altronde quei sali erano suoi, di
Helena.
Ricordo quando era pensierosa stava seduta su uno sgabello accanto alla vasca.
Nemmeno sorrisi, solo velati sguardo di rimpianto per l'amore che non erano ancora stati in grado di esprimere. Chiusi gli occhi, successivamente indossai il mio pigiama e mi sedetti sul letto dell'hotel.

Sono lontano dalla mia famiglia e a quel pensiero ci fu qualcosa in me che mi rese infelice, forse era solo nostalgia, o forse avevo bisogno soltanto di un po' di affetto.

Sono stato due ore coricato sul divano e credo di non aver pensato ad altro che a te, Helena, sai mi duole la mente dal tanto immaginarti qui, al mio fianco.

Mi misi nel letto, guardavo attentamente il soffitto, così vuoto, così candido, fino a che le mie palpebre si chiusero completamente, ormai dormivo profondamente, ma ad un tratto...
Quell'auto, si quell'auto maledetta, di colore grigio, si stava avvicinando, quella voce, Dio se mi mancava, era così dolce ma agitata, una luce abbagliante, un rumore, uno scontro, sangue, urla, grida,e ancora suoni, quell'orribile -bib  il qual'è non ha più pausa, medici che corrono, la mia mente è confusa, la mia voce che chiede aiuto, i miei occhi che lacrimano, il cuore distrutto, la mia voce rimbomba, ormai non c'era più speranza.

Mi svegliai di botto.
Ancora quell'incubo.
Sono passati quattro anni da quando se n'è andata, mi manca tanto. Troppo.
Ho provato a dimenticarla, ma non ci sono riuscito è troppo difficile.
Stavo facendo il solito incubo, se c'era una cosa che non sopportavo era svegliarmi nel cuore della notte con la paura addosso.
Sentivo il mio viso bagnato, stavo piangendo, ancora una volta.

Rimasi sveglio per più di due ore, con gli occhi puntati su quella foto, posta sul comodino, la foto che portò sempre con me dal giorno in cui ci siamo incontrati, era così bella, giovane, fresca, osservavo i suoi lineamenti e proprio in quella foto sembrava Darcy in persona.

«E Dio, i tuoi occhi, i tuoi capelli, le tue labbra... chissà se avrò mai la fortuna di rivederli un giorno.»

Pensai tra me.
La distanza non mi aiutava affatto, anzi peggiorava solamente le cose, ma infondo questo è il mio lavoro,
cantare dal vivo è sempre stata parte che preferisco e la parte che gli mancava di più.

Sentivo una specie di nodo alla gola, legato a un senso di solitudine, era diverso dal solito.

Iniziavo a preoccuparmi, così, decisi di accendere una delle mie candele profumate, che avevo portato con me; per quando sono lontano da casa, ovunque mi trovi, una volta accese, il profumo diventa familiare.

Presi un foglio, una penna e lasciai trasportarmi dalla musica con i pensieri scrivendoli su carta.
Lasciavo che le parole piene di inchiostro venissero assorbite dalla carta.

Il modo in cui rifletto sulle cose e il modo mi distrugge.

«L'ho persa, ho perso il tempo, ho perso la vita, l'amore, l'anima, ho perso me stesso, come sabbia tra le dita.»

Mi alzai, presi un bicchiere di cristallo, e con l'altra mano stappai la bottiglia di vino rosso, il Château Margaux, 1787; un vino pregiato e molto costoso, lo presi tra le mani e lo versai con cautela in esso.

Alzai il bicchiere con una mano a livello delle mie labbra mentre assaporavo il gusto, chiusi gli occhi, solamente per sentire quel liquido rosso percorrere il mio corpo, dalla gola fino ad arrivare nel mio stomaco.

Senza pensarci, uscì di casa.
Era diventata un'abitudine.
Starsene lì su quelle scale di ferro, a volte senza proferire parola, a volte parlando fin troppo.
Era bello.
E non avrei più voluto farne a meno.

L'acqua fece aderire i miei vestiti al corpo, gravandomi di un peso che era una carezza. La pioggia mi toccava come non aveva più permesso a nessuno di fare.
Per la prima volta da tanto mi venne da sorridere.
L'acqua stava lavando via il dolore, permettendomi di respirare.
Con gli occhi chiusi, rivolti ad un cielo che prometteva la notte, non si accorsi della macchina che si avvicinava a me.

«Harry? Che stai facendo tutto solo sotto alla pioggia?»

«Lascio che il dolore svanisca.»

«Sei tutto bagnato! Sono certa che capirai che un passaggio in macchina in mezzo alla pioggia è un colpo di fortuna.»

«La pioggia mi piace, grazie.»

«Oh certo, anche a me, ma credo che la febbre alta, presa durante un tentavo di fuga, ti piacerà molto meno.»

«Se salgo mi porterai dove dico io? Senza fare domande?»

«Ovunque tu mi dica, ma non prometto sulle domande.»

«Non prometti?» iniziò davvero ad alterarsi.

«Non faccio mai promesse che non sono sicura di poter mantenere.»

​Mi guardò per qualche istante, guardava i miei occhi verdi come la speranza e freddi come il ghiaccio, così salì in macchina, senza dire niente.

«Ci sono i paparazzi, dannazione!»

Solo in quel momento la ragazza alzò lo sguardo e vide dei fotografi nascosti dietro agli alberi a pochi metri da loro.
C'era la nebbia,la strada era umida per il violento temporale della notte ...

Quella ragazza mi stava torturando: il modo in cui si raggomitolava su se stessa, lasciando scoperte le gambe, pelle bianca indifesa sotto il vestito rosa, e suoi capelli ancora bagnati, che sembravano riflettere le ombre.

«gira a destra.»
«perché?»
«fallo e basta.»

Dissi a voce alta, ero agitato, non volevo ricadere in quell'orrore, non volevo creare la stessa dinamica dell'incidente, per colpa di quei dannati paparazzi.
Dopo aver percorso la città in auto con i paparazzi tra i piedi, arrivammo a destinazione, il cielo sembrava essere sereno dopo la tempesta.
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Writer Space :
Hei, lasciate commenti e stelline per farmi sapere cosa ne pensate, inoltre volevo dirvi che posterò più frequentemente!
All the love. M

After She Died |H.S.| - #Wattys2017 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora