Capitolo XXIV

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"Furan pov's"

Riaprì piano gli occhi bagnati dalle amare lacrime che erano scese alla notizia di Malcom.

Vidi David davanti a me che mi teneva la mano e anche...

Axel!

Mi alzai di scatto ma ebbi un giramento di testa.

Axel mi strinse a se come per abbracciarmi.

"Non toccarla!"

David mi prese per un braccio e mi strinse verso di lui.

"Non toccarla Blaze, Furan, come stai? Come ti senti?"

Io intanto ero immobile, non stavo provando niente in quel momento, solo un profondo senso di vuoto.

Mi scostai da David e camminando lentamente uscì dalla stanza e percorsi il corridoio dell'ospedale.

Scesi le scale e uscì da quella struttura infernale.

Attraversai la strada e andai verso la collinetta della torre.

Sentivo delle voci, probabilmente quelle di David e di Axel che mi dicevano di fermarmi o mi chiedevano dove stessi andando.

Io ormai, sentivo solo il vuoto del mio cuore, non sentivo nient'altro, ero come una bambola di porcellana.

Passai davanti alla vetrina di un negozio e mi specchiai, guardai i miei occhi.

Vuoti, bianchi, totalmente inespressivi, sapevo che riuscivano a cambiare tonalità a seconda dell'umore fino a diventare grigi, ma non era mai successo che diventassero pallidi.

Dopo essermi guardata continuai a camminare verso la collina.

Quando la raggiunsi salì sulla torre col fulmine e guardai il tramonto.

Il paesaggio era veramente splendido, il rosso del sole, con qualche sfumatura di rosa e arancione mi regalava pace.

La brezza leggera del vento, mi accarezzava delicatamente come per cullarmi.

La città era ai miei piedi.

Guardai in basso, vidi David urlare il mio nome.

Di Axel nessuna traccia.

"Mi spiace David"

Sussurai.

"Perdonami Malcom"

Un altro sussurro che si andò a perdere nel vento.

Stranamente, sorrisi.

Ma era un sorriso amaro come le lacrime che stavano di nuovo solcando il mio viso.

Non era da me piangere, sopratutto così tanto in un giorno.

Feci un passo, poi un altro.

Superai la ringhiera di ferro che mi separava dal vuoto e mi ressi con le braccia ad essa e i piedi alla pedana.

Guardai in alto.

Io ero la Bomber d'Acqua, colei che mai si sarebbe arresa, colei che avrebbe annientato chiunque.

O almeno è quello che avrei dovuto essere.

Ripensandoci, il mio elemento era l'aria, e infatti io amavo il vento.

Era libero.

Fresco.

Caldo.

Ma poteva anche essere furioso.

Guardai in basso verso David e vidi le lacrime solcare il suo viso.

"Ti voglio bene David, non dimenticarlo mai!"

Gridai per farglielo sentire.

"Furan! Torna qui da me! Ti prego"

Mi rispose lui.

"Non posso"

Sussurrai.

"Oramai io, non sono niente"

Le ultime parole che dissi prima di lasciare la ringhiera e saltare nel vuoto.

Il vuoto che mi avrebbe tolto la vita per sempre.

Lo stesso vuoto che mi sentivo dentro.

Il vuoto che mi accolse tra le sue letali braccia.

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Ta ta taaaaaaaaaaaaa, non so che dire.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se volete datemi la vostra opinione sulla storia o sul mio modo di scrivere.
Ci tengo.
Baci

Francis

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