IV

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Passo la maggior parte del pomeriggio ricontrollando i fogli lasciati da Juliet, ma fra tutti i possibili schemi che ho preso in considerazione, nessuno riesce a convincermi pienamente.
Dio, è molto piú brava di quanto possa mai accettare.

Mordicchio la penna, continuando a leggere attentamente tutti quei dettagli.
I quadri che ha rubato non hanno nulla a che vedere l'uno con l'altro e nessuno di loro puó essere collegato in qualche modo ad un'altro.
Potrebbero essere semplicemente gusti artistici, ma lo dubito fortemente.

Mi alzo dalla sedia, rimettendo i fogli a posto, prima di infilarmi la giacca sopra la camicia ed uscire dall'ufficio.

Mentre attraverso la sala principale mi accorgo che alcuni dei miei quadri sono giá appesi alle pareti e, non posso evitare di notare, quanto facile sarebbe rubarli nuovamente. Nessun sistema d'allarme sulla cornice. Nessun sensore che potrebbe scattare se si allontanano dalla parete. Assolutamente nulla. Rubarli ancora sarebbe davvero semplice, soprattutto perchè le telecamere non sono ancora in funzione e non ci sono molti dipendenti, ma il vero problema sarebbe fuggire.

Commettere un crimine è facile, cavarsela è complicato.

Riconosco il quadro di Rufino Tamayo che trasportavano oggi quei due disgraziati a fianco ad un quadro che ammiro particolarmente di Edgar Degas.

El día e la Noche accanto a Dancers in blue. Strana combinazione. Devo assicurarmi che questi quadri siano disposti con piú senso artistico e non ampiamente a caso.

Appena esco dall'edificio l'aria pungente di Ottobre mi colpisce in pieno mentre mi affretto a chiamare un Taxi.

Non appena un tassista mi nota, accosta, permettendomi di entrare in un luogo decisamente piú caldo.

Lascio detto l'indirizzo per poi rilassarmi quasi completamente sui sedili posteriori della macchina.

L'FBI aveva provveduto alla mia sistemazione, ma non era esattamente un luogo di mio gusto, cosí ho semplicemente seguito il loro consiglio. Appena tirato fuori di prigione mi hanno detto che se avessi trovato qualcosa che mi giovasse maggiormente, allo stesso prezzo, avrei potuto trasferirmi e cosí è stato. Forse per fortuna o forse per puro caso mi sono ritrovato a conoscere una donna anziana, Sarah, che sembrava piú a suo agio con me che con qualsiasi altra persona all'interno di un negozietto di antiquarato. L'intesa fra noi è scattata subito e, il fatto che le ricordassi il marito defunto, mi ha permesso di trasferirmi in uno dei suoi appartamenti allo stesso prezzo concesso dall'FBI.

Se questo non è merito del mio fascino, non so davvero cosa sia.

Ringrazio il tassista, porgendogli i soldi dovuti per poi iniziare a salire le scale verso il mio appartamento.

È abbastanza spazioso per una persona. Ha una cucina, un piccolo salotto, una camera ed un bagno, non potrei chiedere di meglio viste le perfette condizioni.

Infilo le chiavi all'interno della serratura, facendola scattare per poi superare la porta e richiuderla alle mie spalle.

"Chi non muore, si rivedere"
Sento esclamare da una voce proveniente dal salotto ancora buio.

Sorriso ampiamente, accendendo la luce, rivelando la figura che è comodamente sdraiata sul mio divano.

"Potrei dire lo stesso per quanto riguarda te, Jax"
A questa mi affermazione, si alza dal divano, venendomi incontro ed abbracciandomi.

"Non sei cambiato di una virgola, comprendendo questi vestiti orrendi"
Esclama, mentre ci dirigiamo entrambi verso la cucina.

"Si chiama eleganza"
Ribatto, difendendo i miei adorati vestiti.

TUTTA COLPA DI SHAWN MENDESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora