XI

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Le ore senza Juliet passano piú velocemente di quanto avessi mai pensato e, dopo pranzo, inizio ad abbozzare qualche idea su un possibile codice, non arrivando, peró, a nessun risultato concreto.

Sono convinto che Saynor nasconda qualcosa e che, quel qualcosa, ci sará di fondamentale aiuto.

Non appena prendo in considerazione di mettere a confronto le date nelle quali sono stati rubati i quadri, il nome del pittore e il nome dell'opera, la porta si apre di scatto, facendo comparire la figura di Juliet.

"Sono altamente incazzata, quindi non provare a proferire nemmeno una parola"
Esclama non appena mette piede all'interno dell'ufficio.

Ridacchio leggermente, ricevendo da parte sua uno di quei tipici sguardi assassini che mi fa portare l'indice e il pollice alle labbra, imitando la chiusura di una cerniera.

A questo mio gesto mi fa un sorriso forzato, sospirando pesantemente.

Appoggia la sua ventiquattrore sul pavimento e successivamente si siede su quella che è diventata la sua sedia, tirando fuori il suo computer portatile.
Rimango ad osservarla, con il tappo della penna fra i denti, mentre lo accende ed inizia a scrivere qualcosa.

È estremamente concentrata in ció che sta facendo e non posso fare a meno di pensare a cosa sia successo in quella riunione.
Probabilmente sarei tenuto a saperlo visto che faccio parte della missione, ma ho come l'impressione che se iniziassi a parlare Juliet mi strozzerebbe a mani nude o mi punterebbe una pistola alla testa.

Devo dire che grazie al suo insegnamento pratico, del quale la mia schiena ne risente ancora, posso affermare che non oserò contraddirla ancora. Non direttamente almeno.

"Smettila"
Esclama, rompendo il silenzio.

"Non sto facendo niente"
Mi difendo appoggiando la penna sulla scrivania.

"Mi stai fissando e mi metti in soggezzione"

"Tu ti senti in soggezzione?"
Sono stupito. Non pensavo fosse possibile.

"È difficile non sentirsi in soggezione quando una persona ti fissa insistentemente"

"Mi hai detto che dovevo stare zitto, non sapevo cos'altro fare"
Mi giustifico, facendo in modo che il suo sguardo diventi piú minaccioso.

"Lavorare, forse?"
Chiede con espressione sconcertata.

"Sono arrivato ad un punto morto. Mi servono delle nuove informazioni"
Ammetto, facendole chiudere il portatile.

"A te non sevono nuove informazioni. Tu vuoi quelle che speri di ricavare da Saynor"

"Era implicito"
Ribatto, facendole alzare gli occhi al cielo.

"Mendes, sei un gran bastardo in pricipio, ma sappi che se veniamo scoperti e ci rimetto, finisce molto male per te"

È un suo privilegio quello di mettere in chiaro le cose, e mi piace. Peccato che mi piaccia meno quello che ha appena detto.

Arriccio il naso, in segno di dissenso, proprio mentre lei ricomincia a parlare.

"Mentre ero in runione hai fatto qualcosa?"

"Non sarei ad un punto morto se non avessi fatto niente"
Ribatto leggermente irritato dal suo tono cosí accusatorio.

Perchè nessuno riesce a capire che non sono così poco affidabile? Saró anche un ladro, ma prendo il mio lavoro molto seriamente e, ora, mi sto impegnando ad aiutare l'FBI a risolvere questo caso. Ormai è anche diventata una scommessa personale. Quella ladra non può essere davvero piú brava di me. Quando riuscirò a prenderla, mi metteró il cuore in pace.

TUTTA COLPA DI SHAWN MENDESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora