XXXIX

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Mentre mi dirigo al Bureau tutto ciò che è successo in questi ultimi giorni mi appare surreale. Abbiamo scoperto l'identità della Dama Nera, risolto il caso, arrestato Saynor e io ho scoperto che la ragazza della quale sono innamorato non è mai stata chi ha sempre detto di essere. Insomma, un paio di giornate davvero tranquille e rilassanti passate a bere un cocktail in riva ad una piscina a Miami. 

Entrando all'interno dell'ufficio il ricordo della notte passata nella stanza degli interrogatori si fa sempre più vivo nella mia mente. Inizio quasi a pensare che tutto questo non serva a niente e che un semplice ultimo indizio non mi farà cambiare idea; ma la figura di Atkins attira immediatamente la mia attenzione.  

Non posso tirarmi indietro ora, devo andare fino in fondo.

"Atkins!"
Lo richiamo facendo in modo che si giri nella mia direzione con un'espressione confusa in volto, probabilmente non aspettandosi la mia presenza.

Dopo l'ultimo confronto con Kara e la mia uscita di scena così fulminea, mi ha detto che, se ne avessi avuto bisogno, sarei potuto rimanere a casa; ma trovare questo ultimo biglietto dal mio appartamento risulta alquanto complicato, quindi sono dovuto tornare per forza.

"Ho bisogno di vedere uno dei quadri della mia collezione. Il Paul Cèzanne"
Affermo una volta che gli sono di fronte, non permettendogli di fare nessun commento o nessuna domanda riguardate il motivo per il quale mi trovo qui questa mattina. 

"Hanno smantellato ieri la mostra, quindi adesso tutti i quadri sono custoditi nel reparto prove fino a domani, cioè quando saranno riconsegnati ai proprietari"
Spiega tranquillamente, appoggiando la sua tazza colma di caffè sul tavolino vicino al quale stiamo parlando. 

"Ho bisogno di vedere quel quadro"
Ripeto ferreo mentre lui mi osserva con la sua tipica espressione da Agente Federale, attraverso la quale spera di apparire minaccioso e, allo stesso tempo, riuscire a ricavare maggiori informazioni. 

"So che hai ascoltato la conversazione con Kara. Devo vedere quel quadro per trovare quel biglietto"
Alla mia spiegazione, forse non troppo esaurente per i suoi gusti, alza gli occhi al cielo prima di guardarsi intorno, constatando che nessuno si stia impicciando, prima di farmi segno di seguirlo. 

Sorrido sollevato solo una volta che mi ritrovo davanti al quadro. Atkins è ancora al mio fianco e osserva scrupolosamente tutte le mie mosse; ma ora come ora non ci faccio nemmeno caso.

Studio il capolavoro che ho di fronte per forse un paio di minuti, arrivando quasi immediatamente alla conclusione che se c'è qualcosa che Kara ci ha lasciato, sarà sicuramente sul retro; così lo prendo in mano e lo giro.

La tela sul retro sembra immacolata, se non fosse per la piccola sbeccatura in alto a destra. Mentre le proteste di Atkins continuano ad essere sempre maggiori, io cerco con tutta la delicatezza che posseggo di accentuare quella sbeccatura, rivelando ad entrambi un doppio foglio. Senza ulteriori indugi e altri rimproveri, tolgo definitivamente quella copertura sul retro, rivelando una mappa nascosta di Manhattan. 

Ci sono solo tre punti evidenziati: Il Bureau con un numero uno, la posizione dove si trovava la nostra finta mostra con un numero due e un ultimo punto che non ho idea di cosa sia con un tre; quasi come se fosse una caccia al tesoro. 

"Credi che sia opera di Kara?"
Chiede Atkins avvicinandosi maggiormente probabilmente per ispezionare la zona evidenziata. 

"Sicuramente, e devo assolutamente andare a fondo a questa storia"
Annuncio con l'intenzione di uscire dalla stanza e dirigermi verso la nostra vecchia mostra, ma prima che io possa farlo, Atkins mi prende per il polso e mi fa girare. A giudicare dal suo sguardo severo, inizio a pensare che me lo voglia impedire; ma le sue parole mi fanno ricredere. 

TUTTA COLPA DI SHAWN MENDESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora