Finally

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I giorni passavano tutti in modo uguale e monotono.
Avevo cominciato a conoscere meglio Cameron, era un ragazzo davvero meravigliosa.
Una sera, un venerdì, durante la partita di calcio, mi aveva portata dietro gli spalti, e mi aveva baciata.
Non avrei mai potuto credere di poterlo fare, e invece avevo risposto al bacio, in quel momento mi era parsa la cosa più giusta da fare.
Non avevo pensato a Crawford, non avevamo più parlato, non ci eravamo guardati; quando ci incontravamo per i corridoi ci ignoravamo.
Non sapevo cosa provasse, né se gli mancassi.
Lui mi mancava.
Mi mancava davvero tanto, era una mancanza straziante e lenta, un'agonia atroce, ma non potevo darlo a vedere.

«Hey» sentii delle calde mani posarsi sulle mie spalle, e delle labbra baciare il mio collo.
«Ciao» risposi, continuando a guardare il vassoio davanti a me.
«Tutto bene?» mi chiese Cameron sedendomisi di fronte.
Io sorrisi «Tutto okay, tranquillo»
Scrutai attentamente la massa di persona che si trovavano intorno a noi, e potei notare, con grande soddisfazione, degli occhi color bronzo fissi su di me.
Ricambiai lo sguardo, e lui non resse il confronto.
Ero cambiata, da quando ero in quel posto.
Me n'ero resa conto.
«Sicura che vada tutto bene, Clara?»
«Si, Dallas, smettila di chiedermelo!» sputai acida.
Mi ricomposi subito.
«Scusa...»
«Non fa niente, è evidente che hai bisogno di tempo per stare da sola.»
Prese il suo zaino e se ne andò, evidentemente irritato.
Mi sentii in colpa, ma alla fine sapevo cosa ero diventata.
«Vieni» sentii un sussurro al mio orecchio.
Sentire quella voce dopo così tanto tempo mi provocò brividi, che al momento furono dolorosi e parvero non volessero finire.
Non seppi perché, ma feci come mi era stato chiesto.
Mi alzai, Crawford mi porse la sua mano, la afferrai e mi feci guidare da lui, perché mi fidavo, tanto, troppo.




Non sapevo perché lo stessi facendo, una mattina mi ero svegliato, e prima di qualunque altra cosa, il cibo, la scuola, il sonno, mi era venuta in mente lei.
Le avevo detto di seguirmi, e così aveva fatto, mi aveva sorpreso.
Arrivati sugli spalti, presi una sigaretta dal pacchetto che nascondevo nella tasca dei pantaloni e gliela porsi, non se lo fece ripetere due volte, la accesi e successivamente se la portò alle labbra.
Aspirò avidamente, facendo uscire un po' di fumo dal naso.
Mi piaceva guardarla fumare.
Era così tranquilla, pensierosa, era poesia.
Nel suo silenzio, nella sua semplicità, era tutto ciò di cui avessi mai avuto bisogno.
«Voglio stare con te.» ammisi, a bassa voce.
Lei si girò di scatto, la sigaretta tra le dita, gli occhi spalancati.
«Ripetilo»
Io scossi la testa, ero troppo orgoglioso.
«Ad alta voce.»
«Voglio stare con te...» ripetei, alzando di poco il tono della mia voce.
Lei rimase in silenzio, stava pensando, aveva quell'aria confusa che tanto le si addiceva.
Sorrise.
Ed io persi un respiro.
Mi si avvicinò.
E ne persi un altro.
Mi baciò.
Ed il mio cuore esplose totalmente.
La strinsi tra le mie braccia, talmente forte che avrei potuto spezzarla, ma sapevo quanto fosse forte.
Ci baciammo, ancora e ancora, sempre più forte.
«Quindi cosa siamo, io e te?»
Io la guardai, mi presi qualche secondo per aggiustarle una ciocca di capelli ribelli.
«Noi» risposi.
«Cosa?» chiese confusa.
«Non "io e te" ma "noi"»
Lei sorrise, posò delicatamente le sue labbra sulle mie e riprese a baciarmi.
Per una volta, sapevo di aver detto la cosa giusta, nel momento giusto, alla persona giusta.





So che sono mancata per taaaaanto tempo, ma spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo. Vi voglio bene!

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