Quarrels

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«Nash» ringhiò Crawford, tenendomi ancora stretta a se.
«Crawford» rispose il ragazzo, guardando entrambi, «lei non era quella ragazza con cui non saresti mai stato? Cos'è successo? Non resisti proprio ad una vagina?»
Mi alzai di scatto dal letto, avanzai verso il ragazzo che aveva appena parlato e senza pensarci gli mollai uno schiaffo sulla guancia destra.
Lui sembrò non accorgersene subito, ma quando ebbe metabolizzato il tutto, mi guardò con aria stupefatta.
«Sono venuto a cercare Alex, forse è meglio che vada.» disse, «Si, è meglio che tu vada.» concordai.
Uscì dalla stanza e non esitò quando chiusi la porta davanti al suo naso.
«Wow, ragazzina, non ti credevo così audace» disse Crawford, che mi aveva raggiunta.
Mi girai verso di lui «Cosa intendeva con la frase "lei non era la ragazza con cui non saresti mai stato?"» chiesi, guardandolo dritto negli occhi, che lui prontamente spostò su tutto tranne che su di me.
«Beh...» cominciò lui «stavamo parlando di ragazze ed è uscito anche il tuo nome, lui ha detto che ti avrebbe portata a letto volentieri, io ho risposto che non...» si bloccò, «Che non?!» lo incitai, lui mi posò una mano sulla guancia «Piccola, è successo prima che io potessi conoscerti davvero» cercò di giustificarsi, io mi scansai «Parla.» dissi solamente.
Lui si rassegnò «Ho risposto che non avrei avuto nemmeno il coraggio di toccarti, figuriamoci portarti a letto, non mi piacevi, ti credevo una come tutte le altre, una poco di buono, insomma» terminò.
Io ci riflettei su.
«Praticamente mi credi una puttana» sputai fuori, calma.
I suoi occhi si fecero più cupi.
«Assolutamente no!»
Cercò di difendersi, facendo un passo verso di me, che prontamente arretrai.
«È quello che hai appena detto, Collins!» ribattei, perfetto, stava per venirmi un attacco di panico.
Mi accasciai leggermente contro la porta in legno, portandomi una mano sul petto, che si abbassava ed alzava troppo velocemente rispetto al normale.
Crawford capì cosa stava succedendo.
Mi si avvicinò, ma io lo feci arretrare allungando un braccio per tenerlo lontano da me.
«Lascia che io ti aiuti» mi supplicò, tentando di avvicinarsi ancora, io riuscii, a stento, ad aprire la porta, ma lui mi bloccò per un braccio, chiuse la porta e mi fece stendere sul letto.
Si coricò di fianco a me, poi portò una mano sul mio fianco facendomi alzare di poco dal letto e posizionandomi sopra di lui, in modo da avere la mia testa sul suo petto.
Cominciò ad accarezzarmi i capelli, baciandomi di tanto in tanto la testa.
Riusciva sempre a farmi calmare.
Era la ragione della mia malinconia, ma anche la soluzione.
Era incredibile come potesse farmi così male, ma così bene allo stesso tempo.
«Mi dispiace» sussurrò al mio orecchio.
Quando riuscii a respirare regolarmente, girai la testa verso di lui, e senza dire niente, portai le mie labbra sulle sue.
Ci baciammo delicatamente, niente lingua, nessuna pressione, ci mettemmo meno passione del solito, ma in un certo senso fu...più vero.
Ci volevamo tanto da riuscire a controllarci.
Lui mi portò sotto di se, cominciò a baciarmi il collo, sapevo mi aveva lasciato il segno quando era arrivato in camera, ma non me ne importava.
Passò le sue mani su tutto il mio corpo, quando arrivò al mio seno, indugiò, tornando indietro.
Apprezzavo il fatto che non mi desse pressioni, che non volesse che io mi sentissi a disagio.
Lo baciai, ancora e ancora, portai una mano tra i suoi capelli, e li tirai, un gemito strozzato uscì dalle sue labbra, sapevo che adorava quando lo facevo.
Continuammo quell'agonia fin quando non ci mancò il respiro.
Ci staccammo l'uno dall'altra, ansimanti.
«Hai perso il respiro per me» sorrise lui, io gli tirai uno schiaffo sul petto «Finiscila» scherzai, «sono ancora arrabbiata con te» terminai, ritornando seria.
Il ragazzo era ancora sopra di me, le sue braccia erano ai lati della mia testa, la sua bocca ad un centimetro dalla mia.
Me la sfiorò con la sua, facendo finta di non aver sentito, ma non gliel'avrei data vinta.
Sgusciai via dal suo corpo e mi sedetti compostamente sul letto di Alex.
Lui sbuffò, e si sedette sul mio letto, in modo tale da essere l'uno difronte all'altra.
«Ti ho già detto che mi dispiace» cominciò subito lui, io alzai gli occhi al cielo «Hai pensato che io fossi una poco di buono, un "mi dispiace" non sistemerà tutto, Collins» lo informai, lui sbuffò nuovamente «ma in fondo...» cominciai io, e lui mi guardò di nuovo negli occhi, potevo leggerci la speranza, «anche io ho pensato che tu fossi uno come tutti gli altri» conclusi, sorridendo provocatoriamente.
Lui socchiuse gli occhi «Io come tutti gli altri?» il suo tono sembrava offeso, ma anche divertito.
«Si, insomma, voi pensate tutti solo ed esclusivamente ad una cosa sola» continuai io, «A cosa, precisamente, signorina Smith?» chiese lui, con il suo tono di sfida.
Io mi alzai dal letto, lo avrei provocato.
Il suo sguardo era attento ad ogni mio movimento.
Mi sedetti a cavalcioni su di lui, il suo sorrisetto si fece più provocatorio.
Misi le mie braccia intorno al suo collo, avvicinando i nostri bacini.
Il suo fiato cominciò a rallentare.
«Pensate...» cominciai io, muovendo di poco i miei fianchi, lui ansimò, mettendo le mani sulla mia vita «Clara...» io non mi fermai, continuai a muovere il mio bacino finché non sentii una sporgenza sotto di me.
Vidi gli occhi di Crawford chiusi, stava facendo di tutto per controllarsi, ma non ci sarebbe riuscito.
Decisi di stuzzicarlo un altro po'.
Mossi più velocemente i fianchi, le sue mani li stringevano saldamente, la sporgenza si fece più insistente, lo sentii sotto di me.
Mi fermai, gli baciai una guancia, e mi alzai.
La sua faccia era un misto di piacere e confusione, abbassai lo sguardo e vidi il cavallo dei suoi pantaloni notevolmente rialzato.
«Vatti a fare una doccia fredda» affermai, girandomi per prendere una sigaretta dal
pacchetto di Alex.
Sentii qualcosa sfiorarmi il sedere, e due mani pizzicarmi i fianchi, il suo respiro fece muovere i miei capelli «Non puoi lasciarmi così, a metà» sibilò al mio orecchio, facendomi girare verso di lui.
«Oh sì che posso, dolcezza» ammiccai, lui mi baciò improvvisamente, la sua erezione toccava violentemente contro la mia intimità, coperta dai jeans, le sue mani si posarono sul mio sedere, stringendolo, io ansimai.
«Lo vuoi quanto lo voglio io» sussurrò lui sulle mie labbra.
Io mi staccai, con qualche difficoltà «Placa i bollenti spiriti e metti a freno gli ormoni, Collins» ribattei, «io vado a farmi un giro, quando hai finito di...calmarti» dissi, indicando il cavallo dei suoi pantaloni «chiudi la porta della mia camera» conclusi, vidi un sorriso formarsi sul suo volto, mi diede un ultimo bacio e poi scomparì dietro la porta del bagno.
Io uscii dalla stanza.
Mai avrei pensato di poter fare una cosa del genere.

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