The beginning

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Era come se il tempo si stesse prendendo gioco di me. Una così bella giornata, totalmente contrastante con ciò che provavo.
Potevo ancora sentire quelle parole riecheggiarmi nella testa.
Non diventare come tuo padre.
Era da tanto che mia madre non usava quella parole per definire l'uomo che ormai da 14 anni se n'era andato, lasciando mia madre, quella donna che aveva promesso di amare per sempre, pur non avendola mai sposata.
Le parole di Ed Sheeran si sostituirono a quelle di mia madre, e ne fui grata.
Sentii un auricolare scivolare via dal mio orecchio e mi affrettai a rimetterlo al suo posto, non avrei tollerato di sentire il mondo esterno.
Una donna anziana mi passò davanti, aveva il carrellino della spesa vuoto, eppure era appena uscita dal supermercato.
Mi fissò, ci feci poco caso, la gente aveva il brutto vizio di guardarmi sempre qualche secondo di troppo, non lo sopportavo.
Probabilmente era per i miei capelli viola, un colore completamente differente dal mio genere, ma quando si sbaglia la tinta, e si ha poca voglia di comprarne un'altra, ci si accontenta; e dovevo ammettere che quel colore non mi dispiaceva affatto.
Oppure era per gli occhiali, due volte più grandi della mia faccia, e che adoravo proprio per quello.
È davvero triste essere persi a sedici anni.
«Clara!»
Non piangevo, non piangevo mai, ma chissà perché, proprio in quel momento, proprio con quella canzone di sottofondo, proprio con quello strano ragazzo che mi stava chiamando; qualche lacrima rigó il mio volto.
«Clara..»
Mi abbracciò, mi abbracciò come se volesse ricomporre i pezzi che si stavano sgretolando dentro di me.
Non era una novità che Christian fosse così protettivo nei miei confronti, ma dopo tanto tempo, non mi ero ancora abituata.
Ricambiai la stretta, insignificante in confronto a quella del ragazzo, possente, decisa.
«È arrivata.»
Lo informai.
«Quando?»
Continuava a stringermi a se.
«Stamattina.»
Mi guardò, sorpreso.
«E allora?»
Sapevo me lo avrebbe chiesto.
«Me ne vado domani.»

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