Rain

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«Nash?» sibilai, il ragazzo dagli occhi azzurri si girò verso di me, la sigaretta ancora tra le labbra.
«Ciao, Clara» rispose.
Non lo guardai neanche, mi diressi verso gli spalti, sedendomi a guardare fisso il cielo che si stava sempre più trasformando.
Di lì a poco ci sarebbe stata una bufera.
«Tu sai troppo» cominciò il ragazzo, porgendomi la sigaretta.
Io la afferrai velocemente, evitando ogni contatto tra le nostre dita, la posizionai tra le mie labbra e inspirai avidamente.
Mi era mancata la sensazione che il fumo mi dava quando era in circolo nel mio organismo.
«Io so un sacco di cose» replicai, sempre tenendo i miei occhi lontani dai suoi, «Sai cose che non dovresti sapere» affermò, irritato.
«Senti» disse «non devi dire a nessuno quello che hai visto tra me e Alex, è già complicato così, non c'è bisogno che la nuova arrivata lo vada a sbandierare ai quattro venti»
Mi girai, infastidita.
«Mettiamo in chiaro una cosa» risposi «io non sono quel tipo di ragazza che appena sa un'informazione la va ad annunciare neanche fosse un segreto di stato. Me ne sto per i fatti miei, e non me ne frega niente se voi due ve la spassate all'insaputa di Ethan, tanto lo verrà a sapere comunque, con o senza il mio aiuto.»
Buttai la sigaretta per terra e mi alzai.
Il biondo non seppe cosa rispondere, rimase lì, a torturarsi le labbra con i denti.

Rientrai nell'istituto, dimenticandomi per qualche istante il lancinante dolore che provavo per tutta la schiena.
«Hey» una mano si posò sulla mia spalla, mi girai ed un paio di occhi castani incontrarono l'azzurro delle mie iridi.
«Ciao, Nina» risposi, cercando di essere il più gentile possibile, quel giorno ero davvero troppo irascibile.
«Tutto bene? Ho saputo che ieri sei stata beccata» distolsi lo sguardo, puntandolo sul pavimento.
«Si, sto bene, non è successo niente.» continuavo a non guardarla, ma sapevo che il mio tono di voce mi aveva appena tradita.
«Vieni con me» affermò, tirandomi per un braccio.
Ci fermammo solo quando raggiungemmo una porta, con il numero 17 attaccato sopra.
Avevo notato, da quando ero in quel posto, che leggere i numeri che erano sulle porte mi rilassava, arrivavo fino al pezzo di legno che si trovava alla fine del corridoio, e poi ricominciavo.
Nina inserì la chiave, girando poi il pomello.
Doveva essere la sua camera, pensai.
«Siediti, vediamo cosa è successo» disse, dopo aver posato le chiavi sul comodino vicino al letto su cui mi ero seduta.
Io mi immobilizzai.
«Avanti, ragazza, so che ti ha fatto qualcosa, lo fece anche a me. Lo fa solo alle ragazze, i ragazzi neanche li sfiora, sa che potrebbero reagire» continuò a parlare, avvicinandosi.
Il mio respiro si fece sempre più affannato.
Cominciai a preoccuparmi, non volevo che qualcuno vedesse ciò che mi era successo.
Mi alzai di scatto dal letto, dirigendomi verso la porta, la aprii «Sto bene, davvero» dissi, chiudendola alle mie spalle.

Era già ora di pranzo, mi diressi verso la mensa, la "chiacchierata", se così si poteva chiamare, avuta con Nina mi risuonava ancora nella mente.
Lo fa solo alle ragazze, i ragazzi neanche li sfiora, sa che potrebbero reagire.
Una volta aperta la porta della sala da pranzo, un ammasso di voci arrivò alle mie orecchie, fui felice di trovarmi di nuovo in mezzo alla gente, nessuno avrebbe potuto farmi del male.
Individuai una chioma corvina in mezzo alla massa, e la raggiunsi, sapevo di dovergli delle scuse.
«Hunter» sussurrai, toccandogli delicatamente la spalla destra, lui si girò, e mi guardò, con quei suoi enormi occhi smeraldo.
«Smith.» rispose, distaccato, io sbuffai.
«Oh, andiamo! Senti, mi dispiace di essermi comportata in quel modo, non volevo, è solo che non mi piace quando la gente insiste con me. Sto bene, basta, d'accordo?»
Lui prese un vassoio, porgendomelo, lo riempii con cose completamente a caso e si diresse, facendomi segno di seguirlo, verso un tavolo vuoto.
Finalmente mi sorrise. Mi accorsi di quanto mi fosse mancato il suo sorriso. Sorrisi anch'io, cominciando a mangiare, sempre in silenzio, ciò che Hunter aveva messo nel mio vassoio.
Dopo un po', una voce non ancora del tutto matura, ci raggiunse «Ragazzi!» vidi Jacob venire verso di noi, con un vassoio in mano.
Lo salutammo, continuando ad ingozzarci.
«Clara, come va?» mi chiese, sedendosi difronte a me, accanto al suo compagno di stanza.
«Non mi lamento» dissi scherzosamente «mi dispiace per come mi sono comportata stamattina, scusa Jack» affermai, guardandolo negli occhi, che si illuminarono, quando lui sorrise «Non fa niente, è tutto apposto» affermò, cominciando a mangiare anche lui.
Vidi con la coda dell'occhio un ragazzo entrare in mensa, mi girai, immobilizzandomi.
Crawford stava parlando animatamente con Tay, con bacio finale in aggiunta.



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