Hunter era andato in camera, aveva affermato di volermi far sfogare, da sola.
Io avevo acconsentito, senza storie, volevo stare da sola veramente.
Presi una sigaretta dal pacchetto che mi aveva regalato Alex e la accesi, la portai alle labbra e aspirai avidamente, non ero una con il vizio del fumo, lo usavo solo come pretesto per scaricarmi e rilassarmi.
Feci uscire, lentamente, una piccola nuvoletta dalle mie labbra, che si diresse subito verso il cielo contornato dalle nuvole di fine settembre.
Non avrei dovuto comportarmi in quel modo.
Sarei dovuta rimanere lì, e controbattere, ma il solo pensare di guardare Crawford negli occhi, mi aveva fatto salire una sensazione allo stomaco che minacciava di non andarsene.
La cosa che mi aveva fatto più male era che, la sera prima, sembravamo così in sintonia, non mi aveva provocata neanche una volta, era stato tutto, tranne che cattivo.
Ma a quanto pareva la notte, per Crawford, era come l'alcool. Gli faceva fare cose che durante il giorno non avrebbe neanche minimamente pensato di fare.
Quando sentii qualcosa sfiorarmi una spalla, la sigaretta era ancora a metà.
Mi girai, pensando fosse Hunter, che era tornata per vedere come stavo.
E invece no.
Quegli occhi, quei dannatissimi occhi che apparentemente non avevano nulla di così speciale, ma che per me erano una tortura.
«Posso?» chiese solo, Crawford, indicando la sigaretta che avevo ancora tra le labbra, io annuii, e quando le sue dita, sfiorarono la mia bocca, mi sentii pervadere da un calore forte. Troppo forte.
La prese e la posizionò tra le sue labbra, aspirando più intensamente di quanto avessi fatto io poco prima.
Sapevo che non era venuto per chiedermi scusa, non sembrava un tipo che chiedeva perdono.
«Quindi conoscevi già Tay?» mi sorpresi quando quelle parole uscirono tanto spavalde dalle mie labbra.
Lui buttò fuori il fumo dalle labbra, e si girò, finalmente, per guardarmi.
«Siamo stati insieme, quando sono arrivato»
La semplicità con cui disse quelle parole mi colpì, come se stesse parlando del tempo.
«Bella scelta, Collins, davvero» sputai sarcastica, disgustata al solo pensiero di lui e quella bionda insieme.
Non potevo essere gelosa, non avrebbe avuto senso.
«È stata l'unica persona in grado di prendermi nel modo giusto. Poi è diventata come tutte le altre, voleva solo una cosa da me, insomma, hai capito» replicò, io cercai di guardarlo negli occhi, ma non ci riuscii, e così «si, ho capito.» mi limitai a dire.
«E tu?» cominciò lui «quanti ragazzi hai avuto, nei tuoi diciassette anni di vita»
Finalmente trovai la forza di guardarlo.
«Sedici, anni» lo corressi, lui sbuffò «si, è uguale. Allora, quanti?»
Tecnicamente Christian non era il mio ragazzo, non lo avrei mai incluso in quella categoria.
«Neanche uno, Collins, e levati quel sorrisetto dalle labbra» dissi acida.
Lui non sembrò sorpreso da quella mia
affermazione, e quel suo sorriso fastidioso si allargò ancora di più.
«Mai dato il primo bacio?» continuò, alzai gli occhi al cielo «Certo che l'ho dato, idiota.»
«Ma se hai detto di non aver mai avuto un ragazzo» sembrava irritato «Non l'ho dato al mio fidanzato. Era per provare, tutto qui»
Restammo in silenzio per qualche minuto, a contemplare il cielo.
«Ed il tuo, di primo bacio?» chiesi, spavalda.
«L'ho dato a dodici anni, ad una ragazza delle medie che mi faceva impazzire, neanche me lo ricordo»
Passarono altri minuti.
«Raccontamelo» disse dopo Crawford.
«Cosa?» chiesi, non capendo, lui alzò gli occhi al cielo «il tuo primo bacio, ragazzina»
Lasciai passare qualche altro minuto, poi andai a sedermi sugli spalti, seguita dal ragazzo.
La sigaretta era ormai finita, ma lui si ostinava a non lasciarne neanche un po'.
Feci finta di niente.
«Christian è una delle persone a me più care. È stato l'unico a rimanermi davvero vicino nel periodo più brutto della mia vita, e no, non te lo racconterò.» lo sentii trattenere una risata, per il modo in cui avevo pronunciato quelle ultime parole, «comunque, avevo tredici anni, era appena cominciata la pubertà, il periodo del cambiamento, delle nuove scoperte. Lui ha due anni più di me, al tempo aveva quindici anni» lui sospirò «li so fare anche io, i calcoli, grazie» mi interruppe, gli tirai un pugno sulla spalla «sta zitto, o non ti dico nulla» intimai, lui alzò le braccia al cielo, scherzosamente.
«Okay, si, eravamo a casa sua, come sempre, ovviamente lui aveva già dato il suo primo bacio. Stavamo parlando di cose a caso, quando, non so come, uscì quell'argomento»«Tu lo hai già dato, il tuo primo bacio, Chris?» la voce di quella ragazzina era così innocente, mentre guardava il ragazzo dai capelli dorati, molti centimetri più alto di lei, che si girava per guardarla meglio negli occhi «Ovvio che l'ho dato, Lala, ho quindici anni» quel nomignolo lo aveva inventato lui, quando erano ancora piccoli, e aveva continuato a chiamarla in quel modo, oppure con altri appellativi. Il suo preferito era "piccolina", alla ragazzina non dava fastidio, quando lui la chiamava in quel modo, perché sapeva che lo faceva con affetto.
«Io non l'ho mai dato» aveva affermato la ragazza, che al tempo aveva ancora i capelli color cenere.
Erano seguiti minuti di silenzio, interrotti solo da piccoli sospiri, «vuoi provare?» aveva chiesto il ragazzo, completamente a suo agio, insieme a lei.
La ragazza, timidamente, aveva annuito.
Lui le si era inginocchiato davanti, in modo tale da essere alla stessa altezza.
Le aveva messo una mano sulla morbida guancia e si era avvicinato. Lei era completamente immobile, non sapendo cosa fare.
«Fidati di me» aveva detto Christian, mentre si avvicinava sempre di più, sfiorandole il naso con il suo.
«Chiudi gli occhi» e così aveva fatto.
Quando lui aveva posato dolcemente le labbra sulle sue, improvvisamente non aveva più paura, le sembrava quasi familiare, quello che stavano facendo.
Le loro bocche erano in totale sintonia, mentre si muovevano le une sulle altre.
Il ragazzo le aveva solleticato il labbro inferiore con la sua lingua, incitandola a schiuderle di poco, e lo fece.
Con il passare dei secondi quel bacio si era fatto sempre più complesso e intenso.
E sembrava che nessuno dei due, voleva che finisse.Finito di raccontare, mi sembrò di aver perso qualcosa dentro di me, una parte del mio passato, che non avevo mai condiviso con nessuno.
«Però» commentò Crawford sorridendo maliziosamente «primo bacio con la lingua a tredici anni, chi lo avrebbe mai detto» io feci scontrare la mia spalla sinistra con la sua spalla destra, ridendo.
«Mi sorprendi ogni giorno di più, ragazzina»
Ammiccò lui, spostandomi una ciocca ribelle, e portandola dietro il mio orecchio.
Rabbrividii, Collins mi guardò «hai freddo?»
Io scossi la testa, e rimasi a guardare il cielo, che ormai aveva perso ogni traccia di luminosità.
«Rientriamo?» chiesi io, un po' titubante.
«Vai tu, ti raggiungo dopo» aveva affermato lui, buttando, finalmente, la sigaretta.
Io non dissi nulla, mi alzai silenziosamente, e mi diressi verso l'entrata del grande istituto. No, ricordai a me stessa. Riformatorio.—————————————————–—–———
Hey! Finalmente Christian si rivede. Come avrete notato sto cambiando un po' di età. Ma la storia è mia, faccio quello che mi pare.Okay, a parte gli scherzi, spero vi piaccia questo capitolo🌞
E soprattutto grazie per le 100 views! Vi voglio bene!
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Reformatory
Fanfiction-Mi guardò, a volte si prendeva delle pause per guardarmi, non mi dava fastidio, al contrario degli altri, lui non mi guardava come se fossi una creatura strana proveniente da un altro pianeta, lui mi guardava semplicemente perché gli piaceva guarda...